Sicilia bedda e amata,cantata e disprizzata...

  • A proposito degli alieni....

    Il saggio dal titolo "A proposito degli alieni....", di Francesco Toscano e Enrico Messina

    Sinossi: Fin dalla preistoria ci sono tracce evidenti del passaggio e dell’incontro tra esseri extraterrestri ed esseri umani. Da quando l’uomo è sulla Terra, per tutto il suo percorso evolutivo, passando dalle prime grandi civiltà, all’era moderna, sino ai giorni nostri, è stato sempre accompagnato da una presenza aliena. Lo dicono i fatti: nei reperti archeologici, nelle incisioni sulle rocce (sin qui rinvenute), nelle sculture, nei dipinti, in ciò che rimane degli antichi testi, sino ad arrivare alle prime foto e filmati oltre alle innumerevoli prove che oggi con le moderne tecnologie si raccolgono. Gli alieni ci sono sempre stati, forse già prima della comparsa del genere umano, e forse sono loro che ci hanno creato.

  • Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.

    Il saggio dal titolo "Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Milioni di persone in tutto il mondo credono che in passato siamo stati visitati da esseri extraterrestri. E se fosse vero? Questo libro nasce proprio per questo motivo, cercare di dare una risposta, qualora ve ne fosse ancora bisogno, al quesito anzidetto. L`archeologia spaziale, o archeologia misteriosa, è definibile come la ricerca delle tracce, sotto forma di particolari reperti archeologici o delle testimonianze tramandate nel corso dei millenni, di presunti sbarchi sulla Terra di visitatori extraterrestri avvenuti all’alba della nostra civiltà.

  • Condannato senza possibilità d'appello

    Il romanzo breve dal titolo "Condannato senza possibilità d'appello.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Le concezioni primitive intorno all`anima sono concordi nel considerare questa come indipendente nella sua esistenza dal corpo. Dopo la morte, sia che l`anima seguiti a esistere per sé senza alcun corpo o sia che entri di nuovo in un altro corpo di uomo o d`animale o di pianta e perfino di una sostanza inorganica, seguirà sempre il volere di Dio; cioè il volere dell’Eterno di consentire alle anime, da lui generate e create, di trascendere la vita materiale e innalzarsi ad un piano più alto dell’esistenza, imparando, pian piano, a comprendere il divino e tutto ciò che è ad esso riconducibile.

  • L'infanzia violata, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "L'infanzia violata", di Francesco Toscano

    Sinossi: Dovrebbero andare a scuola, giocare, fantasticare, cantare, essere allegri e vivere un'infanzia felice. Invece, almeno 300 milioni di bambini nel mondo sono costretti a lavorare e spesso a prostituirsi, a subire violenze a fare la guerra. E tutto ciò in aperta violazione delle leggi, dei regolamenti, delle convenzioni internazionali sui diritti dell'infanzia. La turpe problematica non è lontana dalla vostra quotidianità: è vicina al luogo in cui vivete, lavorate, crescete i vostri bambini. Ad ogni angolo dei quartieri delle città, dei paesi d'Italia, è possibile trovare un'infanzia rubata, un'infanzia violata.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei "ru viddrani", Don Ciccio, "u pastranu", capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un'acredine che amplifica l'entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea Romanescu, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il fantasy dal titolo "E un giorno mi svegliai", di Francesco Toscano

    Sinossi: "E un giorno mi svegliai" è un fantasy. Il personaggio principale del libro, Salvatore Cuzzuperi, è un impiegato residente nella provincia di Palermo che rimane vittima di un'esperienza di abduction. Il Cuzzuperi vivrà l'esperienza paranormale del suo rapimento da parte degli alieni lontano anni luce dal pianeta Terra e si troverà coinvolto nell'aspra e millenaria lotta tra gli Anunnaki, i Malachim loro sudditi, e i Rettiliani, degli alieni aventi la forma fisica di una lucertola evoluta. I Rettiliani, scoprirà il Cuzzuperi, cercano di impossessarsi degli esseri umani perché dotati di Anima, questa forma di energia ancestrale e divina, riconducibile al Dio Creatore dell'Universo, in grado di ridare la vita ad alcune specie aliene dotate di un Dna simile a quello dell'uomo, fra cui gli stessi Rettiliani e gli Anunnaki. Il Cuzzuperi perderà pian piano la sua umanità divenendo un Igigi ammesso a cibarsi delle conoscenze degli "antichi dèi", ed infine, accolto come un nuovo membro della "fratellanza cosmica".

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei “ru viddrani”, Don Ciccio, “ù pastranu”, capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un’acredine che amplifica l’entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea ROMANESCU, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • Naufraghi nello spazio profondo, di Francesco Toscano

    Il romanzo di fantascienza dal titolo "Naufraghi nello spazio profondo ", di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza.

  • Malacarne, di Francesco Toscano

    Libro/E-book: Malacarne, di Francesco Toscano

    Sinossi: Nella primavera dell'anno 2021 a Palermo, quando la pandemia dovuta al diffondersi del virus denominato Covid-19 sembrerebbe essere stata sconfitta dalla scienza, malgrado i milioni di morti causati in tutto il mondo, un giovane, cresciuto ai margini della società, intraneo alla famiglia mafiosa di Palermo - Borgo Vecchio, decide, malgrado il suo solenne giuramento di fedeltà a Cosa Nostra, di vuotare il sacco e di pentirsi dei crimini commessi, così da consentire alla magistratura inquirente di assicurare alla giustizia oltre sessanta tra capi e gregari dei mandamenti mafiosi di Brancaccio, Porta Nuova, Santa Maria Gesù. Mentre Francesco Salvatore Magrì, inteso Turiddu, decide di collaborare con la Giustizia, ormai stanco della sua miserevole vita, qualcun altro dall'altra parte della Sicilia, che da anni ha votato la sua vita alla Legalità e alla Giustizia, a costo di sacrificare sé stesso e gli affetti più cari, si organizza e profonde il massimo dell'impegno affinché lo Stato, a cui ha giurato fedeltà perenne, possa continuare a regnare sovrano e i cittadini possano vivere liberi dalle prevaricazioni mafiose. Così, in un turbinio di emozioni e di passioni si intrecciano le vite di numerosi criminali, dei veri e propri Malacarne, e quella dei Carabinieri del Reparto Operativo dei Comandi Provinciali di Palermo e Reggio di Calabria che, da tanti anni ormai, cercano di disarticolare le compagini mafiose operanti in quei territori. Una storia umana quella di Turiddu Magrì che ha dell'incredibile: prima rapinatore, poi barbone e mendicante, e infine, dopo essere stato "punciutu" e affiliato a Cosa Nostra palermitana, il grimaldello nelle mani della Procura della Repubblica di Palermo grazie al quale potere scardinare gran parte di quell'organizzazione criminale in cui il giovane aveva sin a quel momento vissuto e operato.

  • NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA , di Francesco Toscano

    Libro/E-book: NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA,di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza. Nel giro di pochi anni, pur tuttavia, a differenza di quanto auspicatosi dagli scienziati che avevano ideato e progettato la missione Marte, l’ingegnere MIGLIORINI e la sua progenie sarebbero rimasti coinvolti in un’aspra e decennale guerra combattuta da alcuni coloni di stanza sul pianeta Marte e da altri di stanza sulla superficie polverosa della nostra Luna, per l’approvvigionamento delle ultime materie prime sino ad allora rimaste, oltre che per l’accaparramento del combustibile, costituito da materia esotica e non più fossile, di cui si alimentavano i motori per viaggi a velocità superluminale delle loro superbe astronavi; ciò al fine di ridurre le distanze siderali dello spazio profondo e al fine di generare la contrazione dello spazio-tempo per la formazione di wormhole, ovvero dei cunicoli gravitazionali, che avrebbero consentito loro di percorrere le enormi distanze interstellari in un batter di ciglia...






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giovedì 11 novembre 2010

Il pane c'a meusa.

Il pane c'a meusa
11 Novembre 2010.

Pietanza tipica del cosiddetto "cibo da strada"

Il pane c'a meusa (panino con la milza) è un esempio di tradizione gastronomica italiana nel campo del cosiddetto "cibo da strada", precursore dell'odierno fast food. Questa pietanza, tradizione esclusiva di Palermo, consiste in una pagnotta morbida, sormontata da una spruzzata di sesamo, che viene imbottita da pezzetti di milza e polmone di vitello. La milza e il polmone vengono prima bolliti e poi, una volta tagliati a pezzetti, soffritti brevemente nella sugna. Il panino può essere integrato con caciocavallo grattuggiato (maritato) oppure semplice (schietto-celibe). 

Tipica l'attrezzatura del meusaro: una pentola inclinata
Dalle mani di un abile artigiano nasce una bontà succulenta.

Tipica l'attrezzatura del meusaro: una pentola inclinata all'interno della quale frigge lo strutto mentre in alto attendono le fettine di milza e polmone che devono essere fritte solo al momento. Una forchetta con due denti per carpire le fettine fritte, che vanno scolate brevemente e ficcate nella vastella anch'essa calda, e per questo custodita sotto un telo. Il panino va servito caldo, in mano all'avventore, in carta di pane. La maggior parte dei meusari sono ambulanti e si trovano nei mercati come la Vucciria. Il più famoso è l'Antica Focacceria San Francesco, che risale al lontano 1834, il cui proprietario ha fatto della battaglia contro il pizzo una coraggiosa scelta di vita denunciando i suoi estortori mafiosi.

Storia

L'origine di questo panino sembra risalire al medioevo, quando gli ebrei palermitani, impegnati nella macellazione della carne, non potendo percepire denaro per fede religiosa per il proprio lavoro, trattenevano come ricompensa le interiora che rivendevano come farcitura insieme a pane e formaggio. Cacciati da Ferdinando II di Aragona detto il cattolico, questa attività venne continuata dai caciottari palermitani. In realtà, il consumo di interiora, particolarmente diffuso a Palermo, è tipico di quelle comunità ove, al consumo di carne dovuto alla presenza di famiglie nobiliari, corrispondeva un utilizzo degli scarti della macellazione da parte del popolo. Il cibo pronto da strada è anche una tipicità araba. Si pensi al kebab, e a Palermo, accanto al panino con la milza, troviamo per strada anche il panino con panelle e/o crocchè (cazzille), le stigghiola, la frittola, il musso, i polipari, l'aringa, e tutta una serie di pietanze da consumere in piedi: arancine, calzoni, spiedini, ravazzate.

fonte:
  • tratto da: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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In Sicilia abbondano da sempre i cereali.

I cereali
11 Novembre 2010.

In Sicilia abbondano da sempre i cereali: lenticchie, fave, ceci e fagioli crecevano bene sull'isola e furono, per secoli, la base dell'alimentazione non solo contadina. Bastava un filo d'olio a farne piatto degno di un re. Un vero mistero si cela dietro il fagiolo: chi potrebbe mai immaginare che nello sfarzo del Rinascimento italiano, si potesse regalare un sacchetto di fagioli come dono di nozze? Eppure non furono poveri contadini a pensare a quell'insolito dono: è quanto fece, nel 1533, Alessandro de' Medici quando sua sorella Caterina andò sposa a Henri II, re di Francia. Capita sovente di leggere che quella pianta annua, erbacea delle Papilionacee, sia stata l'ultima arrivata nella cucina italiana assieme ad altre quattromila piante giunte dall'America: patate, arachidi,tabacco, pomodoro, cacao, mais ecc. ecc.

Il mistero sta nel fatto che in tutta la Sicilia si mangiavano fagioli neri già da alcuni secoli. Erano stati i musulmani, giunti in Sicilia nel IX secolo, a portarli da quel territorio chiamato "Mezzaluna fertile" e che va identificato oggi con Siria-Libano-Egitto. Lo scoprì nel 1949 il Professor Maxime Rodinson ricercando documenti arabi relativi alla cucina di corte dei secoli XII e XIII dove s'illustra l'evoluzione alimentare, e quindi, i cambiamenti degli usi gastronomici dell'immenso impero islamico. Si cita anche il riso: originario dell'India, arrivò in Sicilia ma trionfò a Palermo. Come pure la canna da zucchero, introdotta nelle zone iraniane dall'India e poi coltivata felicemente nell'Isola, particolarmente sulla fascia costiera della provincia di Palermo: da Villabate a Bagheria, e poi su tutta la costa occidentale dove nel 1410 i Beccadelli, principi di Camporeale, crearono il primo impianto industriale per la sua lavorazione. Un "trappetum cannamelarum" che darà il nome al comue di Trappeto. Naturalmente l'alimentazione " di corte ", quindi la cucina araba ricca, divenne ricercata e varia, spesso sontuosa per l'impegno di prodotti costosissimi. Si distinsero cuochi egiziani e turchi, ricercatissimi dai vari signori.

Furono ritenuti prodotti destinati all'èlite: il riso, lo zucchero, i fagioli e le lenticchie. Quelle dell'isola di Ustica sono, oggi, celebri e universalmente riconosciute come prodotto di grande interesse. Quando ai territori della "Mezzaluna fertile" si aggiunsero terre di Sicilia, ricche di acque e con clima più temperato, i fagioli ne trassero beneficio per la facilità di coltivazione, tanto da abbassarne il prezo rendendoli popolari. In un testo dell'arabo Al Jahiz, i fagioli sono indicati come "cibo plebeo" e finirono con l'essere ignorati nei successivi manoscritti di "alta cucina". Che i fagioli siciliani fossero già alimento pregiato della cucina europea, prima della fatidica scoperta dell'America, è documentato ampiamente. Nel celebre "Mènagier de Paris" della fine del XIV secolo, sono descritti ventiquattro menù; fra i "cibi per iniziare" c'è un "passato di fagioli". In ricettari tedeschi e francesi coevi, si consigliava un "impasto di fagioli e piselli" per farcire di magro animali da cuocere interi, allo spiedo: anatre, oche, galline e capponi, ma pure maialini e cinghiali. Lo conferma un attento studio del Professore Terence Scully in "The art of cookery in the Middle Age" pubblicato in USA nel 1995.

I contadini siciliani erano certi che facessero un gran bene. La tisana di baccelli riduce il colesterolo, la pressione alta ed ha azione antidiabetica. Applicati esternamente, sia il decotto che la farina di fagioli, sono ritenuti, nella medicina popolare, ottimi rimedi contro l'eczema cutaneo. Nei progetti del CNR (Centro Nazionale delle Ricerche) c'è pure il nostro fagiolo da cui si sta tentando di recuperare alcune proteine di grande interesse per l'alimentazione del futuro. Il fagiolo sembra essere di buon auspicio: in italiano, si dice "capitare a fagiolo", "andare a fagiolo" e pure "sfagiolare" nel senso di gradire, andare a genio... In siciliano il fagiolo è femminile. Si dice "fasòla" nome pure di un'antica danza popolare. Purtroppo c'entra poco con il fagiolo: il curioso nome viene dalle battute musicali Fa-sol-La. Peccato.

Ai musulmani si deve pure l'arrivo del riso in Sicilia. Lo conoscevano benissimo i Sicelioti, con il nome di "oryza",costosa medicina che veniva dall'Oriente. Sicuramente dal Giappone proveniva quello che attecchì in epoca araba: "oryza sativa japonica", per i botanici. Si parla e si scrive tanto sulle coltivazioni del riso in varie parti dell'Isola, ma non c'è un solo documento in proposito. E' da supporre che il riso, probabilmente, fu soltanto commercializzato e non prodotto. A Palermo non si è mai trasformato in fumanti risotti. Nella cucina raffinata dei "Monsù", invece, prese le sembianze di profumatissimi timballi. In quella popolare è elemento fondamentale per minestre di verdure e sublimi arancine ripiene di ragù di carne.

Tratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storia e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web.
L'azienda è presente sul web all'indirizzo:

I formaggi siciliani: il pecorino.

I formaggi siciliani
11 Novembre 2010.

Il più illustre dei formaggi siciliani, il pecorino, ha un testimonial letterario di tutto rispetto: Omero. Sissignori. Quando Ulisse ed i suoi compagni entrano nell'antro di Polifemo, sull'Etna, trovano "cacio, latte e tanta uva". Con quell'uva faranno il vino con cui ubriacheranno il ciclope, fuggendo nascosti nel vello delle pecore. Quindi quel cacio era un "pecorino". Si produce nel Palermitano - non solo sulle pendici dell'Etna - perchè l'ovinicoltura è una delle grandi ricchezze del territorio, con un arco di maggiore produzione nelle zone di Godrano, Cinisi e in alcuni Comuni limitrofi. Si produce pure il famoso caciocavallo, che deve la curiosa assonanza equestre perchè messo "a cavallo delle canne" per asciugare. E' prodotto con il latte delle "Cinisare", mucche allevate allo stato brado, sfruttando i pascoli naturali della zona di Cinisi, ricchi di essenze foraggere tipiche dell'ambiente mediterraneo. Già nel 1412, come si rileva dal calmiere imposto per i mercati della città di Palermo, si distingue tra "cacio vacchino" e "caciocavallo". Dal 1549 al 1553 è indicato nella "dieta delle suore" del monastero di San Castrenze di Monreale, e lo ritroviamo, in data 23 febbraio 1679, in un "rinfresco" aristocratico. Re Ferdinando di Borbone, da Palermo, inviava "casicavalli", come pegno d'amore, alla sua favorita, Donna Lucia Migliaccio duchessa di Floridia. Palermo è la capitale dei pecorini: ricotta, primosale, tuma e cannestrato riescono a soddisfare i palati più esigenti.

Tratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storia e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web.
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La pasta nella provincia di Palermo.

La pasta con le sarde
11 Novembre 2010.
A Palermo la pasta è un pezzo di storia. Furono i musulmani a creare, nei primi anni del X secolo a Trabia - a pochi chilometri dal capoluogo - il pirmo impianto per la produzione di "itria", gli spaghetti, da cui deriverebbe il nome del paese. Pare che li abbia portati Marco Polo dal lontano Catai: sarà anche vero, ma questo succedeva alla fine del XIII secolo ed i palermitani mangiavano spaghetti già da trecento anni. Si esportavano, in epoca normanna, "nelle Calabrie". Termine che indicava non solo la Calabria, ma pure Puglia, Basilicata e Campania. Fu con il pane, la prima "materia plastica" alimentare che non aveva più alcun rapporto con l'elemento di provenienza: un prodotto del'ingegno umano.


PASTE CON LE SARDE

ingredienti(4 persone):
Bucatini gr. 400, sarde fresche gr. 800, finocchietto di montagna gr. 500, uva passa gr. 30, pinoli gr. 30, due sardine sottosale, una grossa cipolla, un bicchiere di vino bianco, mezzo bicchiere di olio di oliva, una bustina di zafferano, sale e pepe.

La "pasta con le sarde" è una esperienza unica perchè pranzo completo. Comprende la pasta, pesce e verdura; fu il primo piatto "mari e monti" della storia, nato oltre mille anni fa. Entrò in tutte le case e finanche nei conventi. La sua variante più celebre, la "pasta alla palina" fu creata nel palermitano convento di San Francesco di Paola: i Padri Paolini, la cui Regola prevede l'osservanza più stretta nel "mangiare di magro", tolsero pure le sarde. Poichè i "Paolini" sono dialettalmente intesi "Palini", quel piatto si effeminò in "palina". Altra delizia palermitana: gli "anelletti al forno", immancabili compagni di pic nic in campagna e giornate sulle spiagge al fresco riparo di un ombrellone. Occasione di competizioni fra suocere e nuore visto che la ricetta è, ancora oggi, affidata alla personale interpretazione. A Casteldaccia ed a Corleone soprattutto - in provincia di Palermo - continua, fortunatamente, l'antica tradizione dei maestri pastai. Piccole aziende continuano a fare la pasta con il buon grano duro, come si faceva un tempo, per la gioia degli estimatori. Altri primi meno "unici", ma altrettanto sostanziosi includono la pasta con le acciughe, al nero di seppia, , alla carrettera (aglio, olio, peperoncino e pecorino), con i broccoli o alla Norma (pomodoro e melanzane). Tra le minestre da provare il maccu di fave (con finocchietto e pomodoro).


Ttratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storia e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web.
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Le verdure: Asparagi,lattughe,cicoria....

11 Novembre 2010.

Asparagi,lattughe,cicoria,borragine,spinaci,cavoli,cavolfiori,broccoli,indivia,ortica,scarola,finocchio,sedano:furono cibo e medicina, oggi un modo per riflettere su una scelta di vita a tavola.Non dimentichiamo che la verdura fu cibo dei palermitani più poveri e dei contadini che non disponevano di carni o pesci freschi, sia per l'alto costo che per la mancanza di sistemi di refrigerazione.Furono le verdure ed il pinolo ad evitare pericolose intossicazoini, fungendo da antisettico, vermifugo e, comunque, da antidoto.Verdure e ortaggi hanno un loro sovrano nel territorio palermitano: il carciofo. Cresceva spontaneo (ancora oggi) il cardo, tipico dei terreni aridi e sassosi: "plernix" per i greci. Più tardi per gli arabi fu "Karsciuf", una delizia anche per gli angioini che, in francese naturalmente, lo chiamavano "chardon". Per indicare quello spazio dove ne crescevano tanti spontaneamente, fra la città e il Monte Pellegrino, dissero "où il y a les chardons", cioè dove ci sono i cardi. Oggi è celebre, universalmente, come Ucciardone, una delle prigioni cittadine. Le varietà di carciofi sono numerosissime, ma lo "spinoso di Palermo" resta una vera delizia che vi serviranno sott'olio, sott'aceto, al naturale e in oltre cento ricette, come è possibile assaggiare a Cerda, "capitale del carciofo", a due passi da Palermo.
Il medico di re Luigi XIV, La Framboisière, scrisse che "il carciofo scalda il sangue e lo eccita ai combattimenti amorosi". Nel Medioevo fu proibito alle fanciulle "inducendo il suo succo alle tentazioni del demonio" ....Lo stesso succo fu usato come test di gravidanza: infatti Castore Durante scrisse: " Alla donna si dia da bere il succo di foglie di carciofo, se essa lo vomiterà è segno che è gravida...Provare per credere.

Verdure bollite, pronte da portare a casa, si vendevano già 2500 anni fa nel "thermopolion" delle città greche di Sicilia. Le verdure dai mille sapori raggiunsero un'elevata dignità gastronomica grazie al gustoso olio d'oliva siciliano. Più tardi si accompagnarono egregiamente con una salsa molto economica in uso preso le comunità ebraiche siciliane e cioè l'aglio soffritto nell'olio d'oliva. Una salsa apprezzata dai "Monsù", ideale per "assaisonner", ossia per condire verdure, dando vita ai numerosi piatti "assassunati" della cucina palermitana.

Tratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storia e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web.
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Il pesce nella cucina palermitana.

11 Novembre 2010.

Palermo e la sua provincia onorano il pesce cucinato in modo semplice e antico per poterne esaltare tutta la freschezza.

Lessato e accompagnato da olio extra vergine d'oliva, succo di limone fresco e prezzemolo; arrostito sulla brace, con un profumato "salmoriglio"; fritto croccante, sfumato all'aceto, marinato nel succo di limone, in agrodolce, alla pescatore, oppure al forno su un verde, delicato cuscino di alghe. E poi ancora zuppe e brodini dove lo zafferano rimanda ad orientali profumi da bazar arabo. Agli amanti del pesce, Palermo offre piatti magici in una passerella di colori, sapori, odori sempre diversi: calamari, totani,gamberi, aragoste, polpi, sogliole, pagelli, ricciole, orate, dentici, branzini, cernie, triglie, sgombri, boghe, scorfani, sardine...Ma anche lo squalo, sotto le mentite spoglie di palumbo, gattuccio ecc. ritenuti indispensabili in una zuppa di pesce. Tonno e pescespada sollecitano la fantasia di abilissimi chefs che inventano sempre nuove tentazioni: basta leggere gli invitanti menù di ristoranti e trattorie. Il tonno sott'olio fu invenzione tutta palermitana quando il tonno era la carne dei poveri. Naturalmente il migliore è stato sempre quello dalla "pinna rossa". La precisazione è d'obbligo. Si comprava per San Giovanni o San Pietro perchè costava poco: in effetti basta immaginare in che condizioni fosse il tonno, pescato normalmente nel mese di maggio, alla data del 24 o del 29 giugno. In epoco in cui non esistevano sistemi di refrigerazione. Quel maleodorante tonno era bollito e conservato sott'olio con foglie di alloro e grani di pepe: una manipolazione che lo trasformava in un autentico peccato di gola. Delizia delle serate estive quando si ha poca voglia di stare davanti ai fornelli. Poi finì in scatola e oggi, si spezza con un grissino.... Provate, invece, ad assaggiare quello scuro, quasi marrone, profumatissimo e che un grissino non riuscirà mai a intaccare!

LE ANTICHE TONNARE

Nel tratto di mare che va da Terrasini fino a Cefalù, lungo la costa palermitana, esistettero decine di antichissime "tonnare"


Le ultime tonnare, quella di mondello e di trabia, hanno resistito fino agli anni Cinquanta. Al Museo Mandralisca di Cefalù è conservato un antico boccale siceliota, lavorato a Lipari, su cui è riprodotto un venditore di tonno, nell'atto di affettare le carni del pesce, mentre discute con un cliente che, nella desra, mosra la moneta per il pagamento. Una tradizione millenaria che, ogni anno, si rinnova a maggio e che riflette una plurisecolare civiltà. Come un codice di identificazione: da una parte c'è la civiltà del maiale, del grasso, del burro; dall'altra, invece, quella del tonno, del sale, dell'olio d'oliva. Sia il maiale che il tonno sono stati utili allo sviluppo dell'umanità. Intanto perchè ci hanno nutriti, e ci nutrono ancora, con le loro carni fresche, e poi perchè ci hanno fornito proteine in tempi di carestie e penurie alimentaricome "cibo conservato". Di loro non si butta via niente. Non per nulla i palermitani chiamarono il tonno "maiale di mare". Con le code si fabbricarono le scope; con le spine più grosse, legate assieme, spzzoloni per pulire le carene dei bastimenti.

IL TONNO OGGI


Oggi i tonni con si pescano più nelle "tonnare" , ma in mare aperto e per tutto l'anno. Fino agli ultimi anni Cinquanta erano 32 gli "stalli", cioè le parti in cui si divideva la carne, poi ridotti a 25 fino a metà degli anni Settanta. Oggi, purtroppo, il tonno viene lavorato in blocco togliedo soltanto la testa, la coda, le pinne e le interiora. Le parti più pregiate si mangiano ancora oggi fresche: affettate e cotte sulla brace con un battuto di olio, limone, origano e menta, come consigliava Archestrato di Gela, vissuto attorno al III sec. a.C. Assicura, nei suoi versi, che l'odore di quel piatto "farà venire l'acquolina in bocca anche agli dei dell'Olimpo". Tagliato a grossi tocchi si fa ancora " a ragù", con salsa di pomodoro, aglio e menta. Una delizia... Un tempo, le parti magre meno nobili si tagliavano in tranci, si mettevano sotto sale e si stivavano in botti di legno; attraverso un foro si "rinnovava " la salamoia per 40 giorni. Poi si spedivano nel mondo intero. Il mercato non lo richiede più perchè il sale, come è noto, provoca ipertensione. E di quella, nel mondo, pare che ce ne sia già troppa.


Tratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storia e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web.
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Dalle economiche melanzane un piatto tipico: "La caponata"

11 Novembre 2010.

Della cucina popolare siciliana "la parmiciana" e la "caponata" sono i piatti tipici palermitani più conosciuti. Le economiche melanzane furono trasformate dal popolo in quaglie: bastarono due spacchi ai lati e il gambo lasciato intero a ricordare un ipotetico collo senza testa. Affettate e fritte furono disposte in una teglia rettangolare in modo da sembrare una "parmiciana" che in dialetto è la persiana. Altro che cacio di Parma. Con le stesse economiche melanzane, il popolo creò il vero capolavoro della cucina popolare palermitana: la caponata. Qui i tocchetti di melanzane fritte affogano nell'antichissima salsa "agrodolce" in compagnia dei profumati capperi e delle olive verdi carnose. Questo piatto, considerato "la regina" della cucina popolare, è uno dei grandi misteri della sua storia gastronomica. Il consumo delle melanzane, nelle diverse qualità, fu introdotto dai musulmani: furono affettate e fritte in olio d'oliva, arrostite sulla brace, impanate come cotolette, usate come scodelle per contenere pasta corta. Il suo trionfo in cucina, però, fu decretato quando si coniugò con una antichissima salsa che veniva dalla Persia pre -islamica: l'agrodolce. Una salsa nata da un concetto filosofico-religioso. Infatti, secondo gli insegnamenti di Zarathustra, la dinamicità che la materia trasse dal nulla, destò una forza opposta da cui nache lo spirito del "Male", distruttore dell'armonia dell'Universo. L'uomo, quindi, doveva tendere a ristabilire l'equilibrio delle energie: fra sole e luna, fra bianco e nero, fra dolce e aspro...L'agrodolce, dunque, fu salsa "armoniosa" con il giusto equilibrio per arrivare all'anima.

Le origini e i misteri di una insalata fantastica

I misteri circa la caponata riguardano il nome e la data di nascita: essendo divenuto cibo da poveri non venne mai preso in considerazione dai letterati, cosa non rara per buona parte dei piatti della cucina dell'Isola. Il nome compare per la prima volta in "Etymologicum siculum", stampato a Messina nell'anno 1759: alla voce "caponata" si legge " piatto fatto di cose varie"!
Nel 1853, Vincenzo Mortillaro, illustre studioso di cose siciliane, scrisse che fra gli ingredienti, oltre il pesce, ci sono melanzane o carciofi, capperi e olive. Come mai pure il pesce?
Secondo alcuni studiosi, quella salsa agrodolce veniva acquistata dai marinai dalle taverne (cauponae, in latino) e serviva a condire l'insipida galletta di bordo, biscotto duro e senza sale. I naviganti, spiritosamente, avevano chiamato quel biscotto "cappone di galera" e lo mangiavano arricchendolo (e ammorbidendolo...) con verdure cotte, pesce e quanto di più eterogeneo ed a buon mercato riuscivano a trovare. Insomma una insalata. E come tale, tecnicamente, viene ancora oggi considerata. Altri, invece, sostengono che il nome derivi dalla cucina dei "Monsù" perchè quella salsa fu usata per una conservazione " a breve" di fagiani, lepri e soprattutto di capponi. Da qui "capponata", ridotta a "caponata" dai poveraci che vi affogarono tocchetti di melanzane fritte ivece dei più nobili ingredienti. Quella salsa, inoltre, fu ritenuta ottima per "appareiller", in francese "mettere assieme" cose diverse, e così finì per diventare "apparecchio", cioè una salsa per condire a freddo sia cernie che carciofi: trance di "cernia apparecchiata" o "carciofi apparecchiati" si servono a Palermo ancora oggi come estive delizie. Si contano ben 37 ricette di caponata, tutte rigorosamente documentate storicamente. La caponata, sicuramente la più antica, prevede: gallette da marinario, capperi sotto sale, olive verdi snocciolate, acciughe salate, filetti di tonno sotto sale, olio d'oliva, aceto di vino bianco, un pò di miele e sale. Quanti tipi di caponata si fanno ai nostri giorni? Un numero infinito, certamente, perchè l'interpretazione è ancora affidata alla fantasia e alla creatività di chiunque. Conseguenza dello spiccato individualismo isolano.
Tratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storia e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web.
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La parmiciana.

11 Novembre 2010.

La cucina da noi è stata da sempre un grande sistema di comunicazione, e la comunicazione avveniva attraverso i servi di casa, per cui la cameriera arrivava a casa al piano di sotto e la mamma gli chiedeva: "Chi manciau u signor baruni?" e la cameriera: "Manciau i beccaficu!", spiegando cos'erano. Al che la madre per copiare i nobili prese le sarde fituse, costavano di meno, li avvolse, lascio il codino a V, e invece di condirle di interiora, li condì con mollica di pane, un poco di odore di arancia o di limone, per cercare di confondere il puzzo del pesce puzzolente, e prudentemente ci mise i pinoli. In tutta la cucina popolare il pinolo è presente perchè rappresenta nella medicina popolare l'unico deterrente contro l'intossicazione alimentare, praticamente è una bivitasi preventiva. E quindi nasce la sarda a beccafico. La stessa sarda viene elevata al rango di lenguado, i nobili mangiavano lenguado, da noi si parlò spagnolo fino al 1741. Il lenguado in spagnolo è la sogliola, per cui anche li per copiare le sogliole si prese una sarda, aperta, deliscata, ed ecco le sarde al lenguado, allinguata, la fregatura era che non ci si potevano mettere i pinoli, allora bagnetto d'aceto, ed avevano risolto il problema. Sempre in questa cucina di rappresentazione, i nobili mangiavano le quaglie, allora si prese una melanzana tutta intera con il gambo, che rappresentava un collo senza testa, due tagli a fare le ali, quattro botte sul di dietro, per fare il culo piumato della quaglia, fritta e servita su un piatto sembrava una quaglia, la quaglia di melanzane. Con le stesse melanzane un'altro piatto importante forse fondamentale della nostra cucina, la parmiciana, con la "c" e non con la "g", che altro non è che una persiana, quella con le scalette, allora le fette di melanzane fritte venivano disposte a scaletta, volendo rappresentare proprio una persiana, si condiva con una spolverata di caciocavallo fresco, che simulava il polverone della strada, a cui più tardi si aggiunse un pochino di salsa di pomodoro, ma questo avvenne alla fine dell''800. Addirittura se vogliamo fare la ricerca etimologica, che viene dalle piccole cose, c'era una bellissima taverna in corso dei Mille, gestita da una signora, a dir poco giunonica, matrimoniale a due piazze, immensa, enorme, e il suo giovane garzone di bottega, aveva una settantina d'anni, era alto un metro e cinquanta, tanto è vero che d'inciuria (ndr: soprannome) faceva "naticchio", che in siciliano non è altro che il nottolino di rame con cui si chiude la persiana, la signora quando arrivava in sala la teglia con la parmiciana, perchè si serve sempre nella teglia rettangolare, diceva: "Arriva la parmiciana cu naticchio".

di Gaetano Basile scrittore giornalista storico delle tradizioni popolari.

Quale cucina? Patrizia, baronale o dei "Monsù".

11 novembre 2010. C'è quella patrizia, baronale o dei "Monsù" (siciliana riduzione di Monsieur le Chef...), quella popolare o di reinvenzione spiritosa e, ancora, quella di strada o dei "buffittieri". Come si disse, derivandolo dal francese buffet. Il " Monsù" cioè signore della cucina oltre che capo, era colui che dava l'impronta di originalità ed eleganza ad ogni piatto. È proprio dai Monsù di corte che i giovani apprendisti siciliani hanno appreso i segreti sui tempi di cottura, sul dosaggio degli ingredienti e soprattutto sulla presentazione delle varie portate. Il titolo di Monsù era un vanto e si tramandava da padre in figlio anche se, bisogna precisare che negli anni, i Monsù della nascente e ricca borghesia poco o nulla hanno apportato di nuovo nella cucina siciliana. I"Monsù" ammannirono ai loro raffinati datori di lavoro, sogliole, cernie, fagiani, pavoncelle, capponi, lepri, cinghiali, caprioli, agnelli e capretti con gelatine, patès, glaces, soufflès, medaillons di aragoste, foie gras o gibier; mousses di fegatini, agnelli al cognac, capretti in fricassé, solenni ragouts, spaghetti in terrine, maccheroni in crosta profumati di burro e di lontano, carissimo, parmigiano... Gli odori e le descrizioni meravigliose di quei piatti, raccontati dalla servitù, arrivarono agli abitanti dei vicoli che, con fantasia e ingegno, li reinventarono con ingredienti poveri, sovente miserabili. Il pesce, per esempio, lo compravano quando già puzzava perchè costava di mneo e così le sarde, aperte e deliscate, assursero al rango di prelibate sogliole: "sarde a linguata" furono battezzate, giacché " lenguado", nella lingua spagnola degli aristocratici, era la sogliola. Opportunamente acconciate diventarono anche beccafichi, uccelletti simili alle capinere che i "Monsù" servivano " in bellavista" per farne un solo boccone. Il pan grattato servì a dare u pò di consistenza mentre i pinoli si aggiunsero per evitae una sicura intossicazione alimentare. Nella medicina popolare, infatti, il pinolo è antidoto antichissimo contro ogni sorta di intossicazione. Tratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storia e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web. L'azienda è presente sul web all'indirizzo: www.palermotourism.com

La cucina Palermitana: Raffinata opera d'arte perchè sinfonia.

11 Novembre 2010. La cucina palermitana offre un curioso, intrigante viaggio nella sua lunga storia ed è anche raffinata opera d'arte perchè sinfonia. Armonia perfetta dei diversi apporti. Conoscere la cucina di questa provincia può essere anche, per il viaggiatore attento e cuirioso, una divertente e intrigante chiave di lettura delle società che l'usarono come "sistema di comunicazione". Le su ricette, raffinate e aristocratiche, semplici e popolari, oppure contadine, rivelano gli usi alimentari di sicelioti (come si chiamarono i greci di Sicilia) arabi, ebrei, normanni, francesi, aragonesi e catalani che da qui passarono. Sono vivissimi, ancora oggi, i riferimenti culturali e la ragnatela di richiami che un piatto, compreso il modo in cui viene pesentato e mangiato, spande attorno a sé. Scorrendo un menù di un ristorante palermitano si ha la sensazione di sfogliare un manuale di storia. Cedri, limoni, aranci e mandarini modificarono per sempre il paesaggio palermitano, tinteggiandolo come Conca d'oro. Il loro irresistibile aroma penetrò nelle cucine e il succo di limone e d'arancio divenne elemento indispensabile nei piatti. Gli agrumi si sposarono felicemente con le aringhe, con le olive, con i finocchi, in deliziose insalate sempre presenti sulle tavole palermitane. Arance e limoni, per chi viene da Palermo, rappresentano qualcosa che va oltre gli ingredienti della cucina di tradizione. Li troverete nel bagaglio a mano di professionisti, imprenditori, studenti ed emigranti che vanno "in continente". Se li portano dietro, come i superstiziosi che non possono fare a meno dell'amuleto o i fumatori dei pacchetti di sigarette. Forse soltanto per sentirne l'odore. Che è l'odore di casa. Testo tratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storiadelle e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web. L'azienda è presente sul web all'indirizzo:

Cucina: storia e tradizioni,l'arte del gusto.

11 novembre 2010. "Palermo la ghiotta" è definita con caratteristica proverbiale, perché i suoi abitanti hanno sempre ritenuto il cibo non solo alimento fisiologico, ma pure appagamento del gusto. I palermitani non si nutrono, mangiano. La città ha quasi tremila anni, ma non li dimostra. Il primo insediamento umano al riparo del Monte Pellegrino - in una tranquilla caletta dove sfociavano due ruscelli - fu opera di Fenici, Sicani, Greco-ciprioti e mercenari provenienti da ogni angolo del Mediterraneo. Una città emporio per i commerci, con un cosmopolitismo che continuò anche quando arrivarono i Romani, e che influenza ancora oggi la cucina derivante proprio da quelle antiche culture. Occidente e Oriente qui fusero spirito e materia: attorno a Palermo confluì quel corredo. Per conseguenza, anche la cucina è un immenso giacimento culturale. La tavola può diventare, così, luogo di introspezione delle differenti civiltà che si sono avvicendate. Testo tratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storia delle e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web. L'azienda è presente sul web all'indirizzo: 

Il Palermo calcio in Europa dal 2005 al 2008.

11 Novembre 2010.

Il Palermo riesce a qualificarsi per la prima volta in una coppa europea nella stagione 2004/2005, l'anno del suo ritorno in serie A dopo 31 anni.

Stagione 2005/2006

La prima avventura del Palermo in coppa Uefa comincia contro la squadra dell'Anorthosis Famagosta: il doppio confronto avviene il 15 settembre ed il 29 settembre 2005 ed è una doppia vittoria per il Palermo, in casa vince 2-1 e stravince in trasferta 4-0, il primo storico goal nella competizione viene segnato dal capitano Eugenio Corini su punizione, nello stadio amico, raddioppierà poi Franco Brienza su rigore, mentre nel secondo tempo i ciprioti dell'Anorthosis dimezzeranno lo svantaggio. Il ritorno in terra cipriota sarà una valanga rosanero, infatti andranno a segno Andrea Caracciolo, due volte Stephen Makinwa e Mario Alberto Santana. I rosanero si qualificano quindi alla fase a gironi, la prima partita contro il Maccabi P.T. verrà vinta in trasferta dal Palermo (risultato finale 1-2), poi in casa un pareggio a reti inviolate contro i russi del Lokomotiv Mosca, quindi si vola a Barcellona dove l'Espanyol pareggia all'ultimo minuto di recupero una partita che il Palermo stava vincendo (risultato finale 1-1); infine in casa contro i danesi del Brondby il Palermo vince nuovamente (risultato finale 3-0). In virtù di questi risultati, con 8 punti, la squadra si qualifica prima nel girone ed accede ai sedicesimi. Ai sedicesimi il Palermo incontra i cechi dello Slavia Praga, l'andata in trasferta il 15 febbraio si perde di misura (2-1) con goal di Giovanni Tedesco; al ritorno il 22 febbraio vince il Palermo 1 a 0 con goal di Denis Godeas: in virtù del goal in trasferta è il Palermo ad accedere agli ottavi. Gli avversari sono i forti tedeschi dello Shalke 04 Gelsenkirchen. L'andata si gioca a Palermo il 6 marzo 2006: un goal di Brienza illude i rosanero che vincono 1 a 0. Il ritorno in Germania il 16 marzo è una disfatta: allo scadere del primo tempo, per fallo di mano in area, con il pallone che stava terminando in rete, viene espulso il capitano Eugenio Corini e fischiato un rigore contro il Palermo, poi realizzato: la partita terminerà 3 a 0 per lo Shalke 04 Gelsenkirchen. Si conclude così la prima avventura europea del Palermo.

Il Palermo comincia con una vittoria la sua avventura in Europa superando la formazione cipriota dell'Anorthosis Famagosta per 2-1.

Stagione 2006/2007

La seconda stagione consecutiva in Coppa Uefa inizia con un preliminare di lusso, il 14 settembre, a Londra contro il West Ham United: il Palermo riesce a vincere con un goal di Andrea Caracciolo; il ritorno in casa è una festa del goal, il 28 settembre il Palermo vince 3 a 0 con doppietta di Fabio Simplicio e goal di David Di Michele.

Si passa alla fase a gironi, i primi avversari del Palermo sono i tedeschi dell'Eintracht Francoforte sul Meno, in trasferta il 19 ottobre Franco Brienza e Cristian Zaccardo saranno i marcatori per il 2 a 1 finale per il Palermo. Sembra il preludio per una nuova avventura europea; in realtà negli incontri successivi il sogno svanirà con la vittoria per 1 a 0 del Newcastle United a Palermo, la vittoria per 3 a 0 del Fenerbhace Istanbul in Turchia e il pareggio 1 a 1 in casa, in rimonta, contro il Celta Vigo.

Il Palermo con 4 punti arriva quarta nel girone e non si qualifica per la fase successiva.

Stagione 2007/2008

Il Palermo vince la prima partita in trasferta contro il Mlada Boleslav grazie ad un goal di Bosko Jankovic negli ultimi minuti. Ma incredibilmente si fa eliminare al ritorno, ai calci di rigore (sbagliati da Edinson Cavani e Fabio Caserta, (contro un solo errore degli avversari cechi), dopo aver perso la gara interna in virtù di un goal in fuorigioco subito negli ultimi secondi del recupero. Enorme la delusione dei tifosi.

La storia del Palermo calcio, dal 26.04.2008 al 18.05.2008.

PALERMO vs ATALANTA

26/04/2008 14. 41. 32 Palermo: Con l’Atalanta un pareggio "estivo" Primo pareggio del Colantuono bis sulla panchina del Palermo. Dopo due vittorie e due sconfitte nella seconda gestione con il tecnico di Anzio, i rosanero nella trentacinquesima giornata non vanno oltre lo 0-0 in casa contro l’Atalanta che torna a muovere la classifica dopo tre sconfitte consecutive. Prova nel complesso positiva dei rosanero che dopo un primo tempo brillante sul piano della intensità e dello sviluppo della manovra, nella ripresa accusano una involuzione sul piano della freschezza atletica affacciandosi di rado dalle parti di Coppola che non corre, in pratica, alcun pericolo. Atalanta propositiva nelle fasi iniziali del secondo tempo: gli orobici creano due occasioni da rete con Doni la cui conclusone viene respinta in tuffo dal portiere rosanero e con Floccari che controlla bene dal limite dell’area ma di sinistro manda alto sopra la traversa. Nella ripresa il Palermo arretra il baricentro lasciando l’iniziativa all’avversario che manovra con lucidità non rinunciando a qualche pericolosa sortita offensiva alimentata da Doni che al 17’ sfiora il vantaggio mancando il tap-in vincente su un cross insidioso di Bellini dall’out di sinistra. Ritmi di gioco non particolarmente sostenuti nel secondo tempo di una gara che dopo un primo tempo godibile sotto il profilo dello spettacolo, nella ripresa non ha riservato particolari emozioni. Da segnalare tra i rosanero l’esordio in serie A del giovane Luca Di Matteo entrato al posto di Caserta e dell’attaccante Edgar Cani al posto di un evanescente Cavani. L’ex esterno offensivo del Pescara, pur senza strafare ha tenuto la posizione con diligenza proponendosi in un paio di circostanze con buona personalità. L’attaccante albanese, inserito in un contesto particolare della partita con il Palermo proiettato in avanti ala ricerca del vantaggio, non riesce ad incidere non adeguatamente supportato da Miccoli, l’unico capace con i suoi colpi di cambiare il volto della gara. In virtù di questo pareggio il Palermo fa un piccolo passo avanti in classifica al termine di una gara che se da un lato non cambia gli equilibri nell’economia della stagione, dall’altro ha dato utili indicazioni sul valore e sulle potenzialità di quei giocatori che fanno parte del progetto Palermo anche in prospettiva futura. Tratto dal sito:www.stadionews.it

Al ‘Barbera’, Palermo ed Atalanta non si fanno del male e non vanno oltre lo 0-0, in una gara avara di emozioni. La sfida degli allenatori a panchine invertite si gioca in un clima sereno, complice anche la giornata primaverile. Le due squadre, senza apparenti obiettivi di classifica, si affrontano a mente libera e senza troppi tatticismi. I primi a rendersi pericolosi sono i rosanero, che si fanno vedere al 3’ con una conclusione di Cavani dai 20 metri, bloccata da Coppola, e al 6’ con lo stesso uruguaiano che, lanciato in profondità da Miccoli, incespica sul pallone al momento della conclusione e l’azione sfuma. Gli ospiti replicano al 13’ con un tentativo da distanza proibitiva di Ferreira Pinto che Agliardi blocca, poi è di nuovo la squadra di casa a farsi avanti grazie ad un Miccoli scatenato: al 22’ Guana a centrocampo serve di tacco il fantasista che fa slalom fra tre avversari e prova il cucchiaio, sfiorando la traversa; un minuto dopo il numero 10 rosa, lanciato sulla destra, crossa al centro per Caserta che prova la deviazione in tuffo di testa ma spedisce a lato; al 30’ Jankovic affonda sulla destra e mette in mezzo per Cavani, che stacca indisturbato, ma devia sul fondo; infine, al 42’, ancora il ‘Romario del Salento’ prova la botta su punizione dalla distanza, ma manda alto. Poi non accade più nulla e si va quindi al riposo sul risultato di 0-0. Nella ripresa parte forte l’Atalanta, che cerca di mettere paura ad Agliardi già al 1’ con una conclusione dal limite di Doni, respinta dall’estremo rosa, ci ritenta al 4’ con una botta dai 25 metri di Floccari, che termina alta, e infine al 18’ con una conclusione in scivolata all’interno dell’area piccola dello stesso Doni, che non centra la porta. Il Palermo risponde un minuto dopo con un calcio piazzato da sinistra di Miccoli, che sfiora il palo, poi ci prova ancora l’Atalanta con Ferreira Pinto, che al 29’ conclude dal limite con un diagonale rasoterra, che termina però sul fondo. Nel frattempo, Colantuono cerca di vivacizzare la manovra dei suoi mandando in campo prima Di Matteo (al posto del dolorante Caserta) e poi Çani (per Cavani), entrambi all’esordio in Serie A, ma la gara non cambia perché le squadre attaccano senza mai sferrare il colpo decisivo. Le uniche azioni degne di nota, di marca atalantina, sono, al 43’, una girata in area di Marconi su azione d’angolo, che termina alta, ed un tiro dal limite di Doni, anch’esso fuori misura. Finisce quindi 0-0, un punto che accontenta entrambe le squadre, che mantengono le rispettive posizioni in classifica. 
Tratto dal sito:www.ilpalermocalcio.it

Vittoria a sorpresa del Palermo all'Olimpico contro la Lazio. Fa tutto Amauri

dom, 04 mag 20:08:00 2008.Passata in vantaggio con un rigore di Pandev al 25', la Lazio si fa rimontare nella ripresa dal Palermo grazie a una doppietta del brasiliano che segna all'82' e al 92' e riscatta il penalty fallito nel primo tempo. Poteva vincere con il minimo sforzo, la Lazio, che forse pensava di avere di fronte un Palermo sceso in campo con il piglio vacanziero di chi ha ormai la testa alla prossima stagione. E invece è una doppietta di Amauri, che pure dopo il vantaggio di Pandev dal dischetto aveva fallito un rigore, a ribaltare il risultato e sbancare l'Olimpico. La Lazio resta a 40 punti, e da lì - per il gioco degli scontri diretti - ottiene comunque la certezza matematica della salvezza. Ma non è certo giorno di festa biancoceleste. In un Olimpico non troppo gremito, la squadra di Delio Rossi offre anche scampoli di bel gioco e, nonostante il primo vero caldo della stagione, riesce anche a esprimersi su certi ritmi. Il confronto avrebbe potuto regalare tanti gol, sia a favore dell'una che dell'altra squadra, soprattutto nei primi 45', ma alla fine è solo il Palermo a gioire e a coccolarsi il suo bomber Amauri. Nella ripresa il conto delle palle-gol si è quasi azzerato e alla fine sono risultati decisivi il rigore trasformato da Pandev, cui non ha fatto seguito la trasformazione dagli 11 metri di Amauri, e una doppietta di testa dello stesso brasiliano, decisivo, incontenibile e implacabile come spesso è accaduto da quando ha iniziato la sua avventura in Sicilia. Pur priva di sei elementi (Behrami, Rocchi, Radu, Ballotta, Dabo e Siviglia), fra infortuni e squalifiche, con alcuni big (Bianchi, Mauri e De Silvestri) in panchina, la Lazio è comunque apparsa pronta a giocarsi mercoledì ad armi pari con l'Inter la qualificazione per la finale di Coppa Italia. Per sperare, però, dovrà essere meno svagata e imprecisa di oggi, soprattutto in difesa. Il Palermo è apparso più squadra fino alla fine, Zamparini e i suoi dovranno lavorare parecchio per ridare un volto a un organico troppe volte riassemblato nelle ultime stagioni, ma la base di partenza è buona. Nelle prime battute si ha la sensazione di assistere a una partita quasi del tutto priva di schemi, fra due squadre che fanno della spregiudicatezza il loro verbo, tanta e tale è la facilità con la quale saltano gli sbarramenti difensivi e vanno al tiro. Comincia il Palermo, al 2', con Simplicio (blocca Muslera), prosegue la Lazio, che colpisce un palo con Manfredini, ben servito in area di testa da Tare. Sembra un continuo botta e risposta quasi senza soluzione di continuità: tocca al Palermo che ci prova con Amauri, ma Rozenhal ferma il centravanti con un intervento falloso che l'arbitro non giudica da ultimo uomo. Poi è ancora Simplicio a cercare la via della rete, ma la sua conclusione non inquadra la porta. Il Palermo appare in buona forma, ma scarsamente preciso, la Lazio prova a giocare di rimessa e appena ci riesce sono dolori. Anche perché, se presa in contropiede, la difesa ospite non appare impeccabile. Ma questa non è una novità. Al 9' è ancora Amauri a farsi notare: entra in area dalla sinistra, supera di slancio Rozenhal e incrocia da sinistra a destra, senza però indovinare la porta. La Lazio capisce che non è il caso di tirarla troppo per le lunghe e sale in cattedra: dal 13' al 35' i biancocelesti dominano la scena, costruendo una lunga serie di palle-gol. Apre Pandev e chiude Tare che, solo davanti ad Agliardi, manda fuori. In mezzo c'é spazio anche per il gol del vantaggio dei padroni di casa, ma anche per una protesta su un intervento col volto e non con il braccio di Balzaretti su colpo di testa di Rozenhal. Il rigore dell'1-0 è ineccepibile, come quello concesso al Palermo, per un mani in area dell'ex rosanero Mutarelli, al quale l'arbitro Marelli risparmia il secondo giallo, dunque l'espulsione. Sul dischetto va Amauri che, come nel match dell'andata del 23 dicembre 2007, sbaglia: nel Barbera aveva caciato alto (in porta c'era Ballotta), oggi calcia basso, Muslera però si allunga sulla propria sinistra e devia. Prima dell'intervallo c'é ancora spazio per il mancato pareggio di Bresciano. Nella ripresa la Lazio potrebbe chiudere il conto al 20', ancora con Pandev che si libera con un 'sombrero' di a Balzaretti, ma spara su Agliardi in uscita. Poi torna in cattedra il Palermo e assesta l'uno-due finale che manda al tappeto gli uomini di Delio Rossi e dà il via ai cori dei tifosi contro Lotito e contro i calciatori che vengono brutalmente invitati ad "andare a lavorare". [Fonte Eurosport]

Palermo - Sampdoria Il dopo partita: sintesi

Il Palermo perde l’ultima sfida casalinga della stagione contro la Sampdoria per 2-0 (reti di Cassano e Maggio) e dice addio all’obiettivo Intertoto. Ma, nonostante la sconfitta, la giornata è stata comunque una festa per la squadra e per i tifosi che hanno salutato il gruppo di Colantuono ma soprattutto Amauri, Barzagli e Zaccardo, giunti con ogni probabilità al termine del loro ciclo in rosanero. I ventimila del ‘Barbera’ sono tutti per lui, per stringerlo in un grande abbraccio: Carvalho De Oliveira Amauri gioca l’ultima partita davanti alla sua gente con la fascia di capitano. E i palermitani hanno voluto ancora una volta dimostrargli il loro affetto con una vera e propria ovazione quando lo speaker annuncia il suo nome. Il bomber brasiliano entra in campo insieme ai suoi figli, come tutti i giocatori fanno con i propri familiari, e la gente li accoglie tra gli applausi, trasformando il prepartita (nel corso del quale si svolge anche la premiazione dei ragazzi delle scuole calcio della Provincia) in una vera e propria festa. Il clima galvanizza i rosa che partono bene, costringendo la Sampdoria ad arretrare il proprio baricentro, ma si espongono così al contropiede dei blucerchiati che mettono paura ad Agliardi al 7’ con una botta dal limite di Pieri che termina alta e all’8’ con una conclusione ravvicinata di Maggio bloccata dall’estremo di casa. La gara prosegue sul filo dell’equilibrio, poi sono gli uomini di Colantuono a rendersi pericolosi al 21’ con un cross di Cassani per Amauri che viene anticipato da Sala al momento della deviazione e, nel proseguimento dell’azione, con una conclusione dalla distanza di Balzaretti bloccata da Mirante. Il Palermo ci prova ancora al 25’ con una rasoiata di Jankovic dal limite che si spegne a fil di palo, tre minuti dopo con una punizione dai venticinque metri di Miccoli bloccata dal portiere blucerchiato e al 32’ con un colpo di testa in area di Jankovic che termina sul fondo. La squadra di Mazzarri fa venire i brividi al numero 1 rosa al 40’ quando Cassano serve in area Bellucci che, per un soffio, fallisce una facile deviazione sotto porta, mentre Caserta prova a rispondere al 44’ con un tentativo dai venti metri che termina abbondantemente sul fondo. Poi non accade più nulla e si va al riposo sul risultato di 0-0. In avvio di ripresa gli ospiti si fanno vedere in avanti con due cross di Cassano, entrambi neutralizzati da Agliardi, poi è ancora Palermo al 7’ con Simplicio, la cui botta dai trenta metri termina altissima, e al 12’ con una bella conclusione dalla sinistra di Amauri che Mirante devia in corner. Quando i padroni di casa sembrano in grado di dare una svolta alla gara, però, la Sampdoria passa in vantaggio: Cassano, fino a quel momento poco ispirato, si inventa al 16’ una magia delle sue e scavalca la barriera su calcio di punizione dalla distanza infilando la sfera all’incrocio dei pali. Colantuono cerca di dare vivacità ai suoi inserendo Cavani e Tedesco rispettivamente per Jankovic e Simplicio, ma i cambi non sortiscono l’effetto sperato perché i rosa non riescono più a pungere, poi perde Balzaretti, fermato dal mal di schiena e sostituito con Zaccardo. Al 31’, quando i rosa sono alla ricerca del bandolo della matassa, i blucerchiati raddoppiano con il solito Maggio, che solo in area devia di testa in rete un corner dalla sinistra di Palombo. Nonostante il doppio svantaggio, i ragazzi di Colantuono non mollano e vanno vicini al gol dell’1-2 al 34’ con un’azione convulsa in area che vede Mirante fermare miracolosamente una conclusione di Amauri e Miccoli centrare il palo dal limite, poi al 41’ con un colpo di testa in area di Amauri bloccato a terra dall’estremo doriano. Nei 4 minuti di recupero concessi dal direttore di gara non accade più nulla, ma dopo il fischio finale il risultato del campo lascia spazio al lancio di palloni al pubblico del Barbera da parte di tutta la squadra rosanero e al saluto per Amauri. La punta brasiliana ringrazia i tifosi che lo acclamano a gran voce e il suo giro di campo tra le lacrime per ricambiare il loro affetto è la conclusione migliore di una stagione che sarà ricordata anche per il segno che questo campione ha saputo lasciare. [Fonte www.ilpalermocalcio.it]

Siena vs Palermo - Il dopo partita: sintesi

Si chiude con un pareggio a Siena il campionato del Palermo. Il 2-2 finale, frutto della doppietta di Maccarone e delle reti di Jankovic e Caserta, fa scivolare la squadra di Stefano Colantuono all’undicesimo posto in classifica. Inizia subito a ritmi sostenuti l’ultima gara della stagione che i rosanero giocano all’Artemio Franchi, sotto un sole quasi estivo. Un veloce contropiede dei bianconeri, infatti, dopo solo un minuto e mezzo di gioco, consente a Maccarone di segnare il gol del vantaggio, portando il giocatore del Siena a quota 12 reti, il numero più alto mai raggiunto da un marcatore della squadra toscana in Serie A. Il Palermo reagisce immediatamente ed una serie di calci d’angolo impegnano il portiere Eleftheropoulos. Al sesto minuto di gioco una punizione di Miccoli, assegnata per un fallo di Riganò, non centra l’obiettivo del pareggio e la partita prosegue per un quarto d’ora senza grandi emozioni, con il Palermo che non riesce a trovare lo spazio per inserirsi e raggiungere la porta difesa da Eleftheropoulos. Al ventunesimo Riganò prova una conclusione da lontano, lanciando la sfera alla destra della porta difesa da Agliardi, mentre al ventitreesimo Portanova devia in angolo un passaggio di Jankovic destinato a Miccoli. Un minuto dopo un passaggio filtrante di Migliaccio per Jankovic consente al serbo di segnare la rete dell’1-1 e rimettere tutto in discussione. Torna a pressare il Siena che al 25’ costringe Agliardi a deviare in angolo un tiro di Maccarone. Ma al 29’ un rinvio lungo di Guana raggiunge Caserta che vede Miccoli lasciato solo in area bianconera: il fantasista salentino colpisce di testa e porta in vantaggio il Palermo, raggiungendo il personalissimo traguardo dei 100 gol in campionati italiani. La partita, a questo punto, si riaccende ed al 32’ Riganò colpisce una traversa, mentre il Palermo non sfrutta un paio di occasioni prima con Cavani e poi con Miccoli. Al 42’ Caserta, colpito da un pallone, viene portato fuori dal terreno di gioco del Franchi, lasciando i rosanero in inferiorità numerica. Non riescono ad approfittarne i senesi che mancano un’occasione data da un bellissimo cross di Alberto per la testa di Riganò che, però, colpisce male e manda la palla sopra la traversa. Caserta rientra al 45’, giusto per giocare l’ultimo minuto di gioco: al 46’ l’arbitro Stefanini fischia la fine del primo tempo. Le squadre rientrano in campo senza avere effettuato alcun cambio ed il Siena batte il calcio d’inizio. È passato solo un minuto di gioco che Cassani viene ammonito per un fallo ai danni di Alberto, che batte la punizione verso il centro dell’area palermitana ma trova un Caserta pronto a respingere. Si riparte con qualche occasione per il Palermo, Jankovic prova anche un passaggio di tacco a Miccoli che, però, non riesce a servire in avanti. Al 7’ della ripresa la prima sostituzione è per i padroni di casa con Forestieri che entra al posto di Vergassola. Due minuti dopo il Siena si rende pericoloso con un tiro di Kharja ed al 9’ Riganò serve benissimo Maccarone che tira costringendo Agliardi ad un intervento che salva la porta rosanero mandando in angolo. Il Siena continua a pressare, all’11’ viene ammonito Riganò per proteste ed al 12’ Maccarone pareggia dopo avere saltato Zaccardo e Rinaudo, siglando una doppietta che lo porta a 13 reti. Al 15’ lascia il campo Rinaudo ed entra Barzagli, sostituzione seguita da quella tra le fila del Siena al 17’ quando Guadalupi fa il suo debutto in Serie A sostituendo l’applauditissimo Alberto. Ancora un pericoloso intervento di Maccarone mentre al ventesimo della ripresa Tedesco sostituisce Caserta che continua ad accusare problemi. Il ritmo sembra adesso un po’ calato, da segnalare solo le sostituzioni; al 25’ il Siena manda in campo il giovane portiere Jaakkola al posto di Eleftheropoulos ed al 29’ un contatto tra Zaccardo e Riganò lascia a terra il giocatore bianconero senza gravi conseguenze. Al 34’ è il momento del debutto per il giovane Carbonaro che entra in campo al posto di Jankovic. Al 37’ Kharja spedisce in tribuna un pallone dopo avere tentato una difficile conclusione da grande distanza. Il resto della partita non fa registrare niente di particolare, al 44’ Portanova lascia il campo, il Siena finisce la gara in 10. Non c’è recupero ed al 45’ Stefanini fischia la fine della gara: Siena - Palermo si chiude con un pareggio. [Fonte www.ilpalermocalcio.it]


Classifica finale

La storia del Palermo calcio, dal 30.03.2008 al 19 Aprile 2008.



NAPOLI, 30 marzo 2008

L’incantesimo notturno del San Paolo continua. Il Napoli trova la settima vittoria stagionale in casa sotto i riflettori grazie a un gol di Hamsik arrivato in pieno recupero, quando la partita contro il Palermo sembrava ormai destinata a concludersi con un pareggio. Una vittoria che esalta la squadra di Reja e che è sicuramente troppo penalizzante per i rosanero, apparsi rinati dopo il ritorno di Colantuono e sicuramente più spigliati nella prima parte della gara. PALERMO PUNGENTE - Reja deve rinunciare all'ultimo momento a Santacroce (problema muscolare), in difesa c’è Contini. Blasi regista, davanti Calaiò in tandem con Lavezzi. Colantuono, che debutta nuovamente sulla panchina rosanero, conferma Amauri unica punta con Simplicio a supporto. Parte meglio il Palermo, ma la prima palla gol capita al Napoli: Domizzi schiaccia di testa da due passi, Fontana si salva in angolo. La replica rosanero è immediata: percussione centrale di Balzaretti che fa partire un bolide di sinistro che si stampa sulla traversa. Colantuono è costretto a rinunciare subito a Zaccardo (problema intestinale), debutta in A il baby Cossentino. Il Palermo insiste: Simplicio impegna Gianello dal limite, poi Amauri ci prova di testa (due volte) e con un diagonale di destro senza fortuna. CONFUSIONE A CENTROCAMPO - Il Napoli fa fatica a riordinare le idee (a metà campo pesa l’assenza di Gargano), soffre sugli esterni con Grava e Savini, raccoglie poco da Lavezzi. La squadra di Colantuono invece è più efficace e va vicina al vantaggio anche con un tiro-cross di Migliaccio che mette i brividi a Gianello. Amauri sembra incontenibile e punge prima in scivolata sotto misura, poi con destro dal limite. La replica del Napoli in un destro di Pazienza dai 20 metri respinto da Fontana, che poi si oppone anche alla ribattuta dalla lunga distanza di Savini. Molto meglio il Palermo nel primo tempo. LAVEZZI SPRECA - Nella ripresa il Napoli prova subito ad accelerare. Calaiò inventa per Lavezzi, che tutto solo davanti a Fontana spara alle stelle. Dopo un giallo per proteste a Domizzi, Reja prova a cambiare le carte in tavola: fuori gli spenti Grava e Savini, dentro Garics e Bogliacino, con quest’ultimo che si va a piazzare dietro le punte. Si spengono due gruppi di riflettori al San Paolo (partita sospesa per un minuto), ma ad accendere la luce ci prova Hamsik su punizione: Fontana si salva. ASSALTO FINALE - Il Napoli cresce e si butta in avanti, Colantuono decide che è arrivato il momento di Bresciano (fuori Simplicio). Reja invece richiama Calaiò (buona la sua prova) e fa entrare Sosa. Si fa ammonire anche Blasi, era diffidato, salterà Catania e da ora in poi sarà squalificato a ogni cartellino essendo arrivato al tredicesimo giallo. Il Napoli preme nell’ultimo quarto d’ora: Fontana sbaglia in uscita, ma Sosa non riesce ad approfittarne. La partita sembra destinata allo 0-0, ma in pieno recupero succede di tutto. Su un lungo rilancio di Gianello, la palla spizzata da Sosa e prolungata da Lavezzi, viene insaccata di testa in rete da Hamsik. E’ il minuto 92, il San Paolo esplode. E per poco non viene giù quando Sosa, un attimo prima del fischio finale, centra la traversa con un sinistro al volo. L’incantesimo notturno del San Paolo continua, il Napoli può godersi i suoi 40 punti in classifica.

Palermo, domenica 06 Aprile 2008

A Palermo, nel posticipo serale, è andato in scena un vero e proprio spettacolo calcistico che ha visto protagoniste la Juventus di Ranieri ed il Palermo di Colantuono. Ad iniziare le danze è Amauri, unica punta rosa-nero, che all' 11', in contropiede, sblocca il risultato tirando dal vertice sinistro dell' area e sfoderando un colpo di biliardo a giro imprendibile per Buffon. A metà del primo tempo problemi per Guana e Nevded, che si sono scontrati battendo la testa: costretti ad uscire, i due tecnici hanno mandato in campo Iaquinta e Tedesco, ma il copione della partita non è cambiato: Palermo all' attacco, Juve un po' impacciata e macchinosa che si affida alle giocate dei singoli ed ai tiri da lontano di Chiellini. Mancano 3' al duplice fischio quando da un cross sulla sinistra di Caserta stacca Amauri ed insacca con un potente colpo di testa: Buffon tocca, ma non riesce a compiere il miracolo. Si va negli spogliatoi, con un Amauri devastante, sulle ali dell' entusiasmo dell' ufficializzazione dell' interesse proprio della Juventus ad acquistarlo. Ma il secondo tempo si apre con un autentico arrembaggio dei bianco-neri, guidati da un ispiratissimo Sissoko che sfonda, viene atterrato in area, l' arbitro concede il vantaggio e Del Piero, a due passi dalla linea di porta batte Fontana. Match riaperto. Il copione della ripresa non cambia, la Juventus spinge, e ci prova pure Legrottaglie, con un missile che sorvola il palo alla destra di Fontana; ma è questione di minuti: è il 27' quando Trezeguet invita al miracolo il portiere palermitano, e sulla respinta arriva ancora lui, Alex Del Piero, a ribadire in rete, per il 2-2. Ma c'è ancora tempo, il tempo necessario per la beffa: è il 40', Cassani (ex primavera juventina) riceve un pallone volante al limite dell' area e si inventa un tiro di esterno sinistro che si infila dritto dritto all' incrocio dei pali, lasciando Buffon di stucco. La partita si chiude, tra emozioni e ribaltoni, per quello che è stato uno dei più bei posticipi della stagione 2007/2008. Per la Juventus, resta il rammarico per le tante occasioni sprecate dopo aver agguantato il pareggio, mentre il Palermo può considerarsi soddisfatto, per aver messo al tappeto una delle squadre più in forma del campionato e per esser finalmente uscita dalla striscia di sconfitte che la bloccava da 4 partite.

Palermo, 12 Aprile 2008

“Il Palermo vince il derby contro il Catania al ‘Barbera’, dove si impone con il risultato di 1-0 grazie ad un magnifico gol su punizione di Miccoli all’84’. È “la partita”, quella che per carica emotiva supera qualsiasi incontro in calendario. La sfida tra Palermo e Catania vale punti ma non solo, perché entrambe le squadre tengono ad affermare la propria superiorità. Manca il pubblico avversario e il ‘Barbera’ fin da inizio gara si trasforma in una bolgia a favore dei padroni di casa. L’undici di Colantuono, che perde Fontana per una lombalgia avvertita in fase di riscaldamento, con Agliardi dunque tra i pali, parte concentrato e dopo appena quattro minuti si presenta davanti a Polito su iniziativa di Jankovic che, defilatissimo sulla destra, conclude, ma Polito blocca. I rosa in avvio sembrano più pimpanti degli ospiti e si rendono pericolosi ancora al 7’, con Amauri che spedisce a lato dal limite, e al 14’, con una mezza rovesciata di Caserta in mischia che termina sul fondo, mentre gli etnei provano a rispondere al 19’ con Biagianti che, imbeccato da Spinesi, si incunea in area e conclude alto. Al 23’ ci tenta Bresciano con un rasoterra dal limite, fermato con facilità dall’estremo rossazzurro, poi cerca di farsi avanti il Catania: gli etnei si fanno vedere dalle parti di Agliardi al 27’ con Tedesco, che prova la botta dal limite ma non centra la porta, quindi un minuto dopo con Spinesi che, servito in area da Izco, conclude da breve distanza, ma trova la provvidenziale deviazione di Giovanni Tedesco sopra la traversa, quindi sul corner successivo con Terlizzi, che devia di testa poco sopra la traversa. Passato il momento di sofferenza il Palermo torna in cattedra, spinto dall’incessante tifo del ‘Barbera’, e mette paura a Polito al 31’ con un colpo di testa di Giovanni Tedesco sul secondo palo, che termina sul fondo, quindi al 33’ ancora di testa con Amauri, che l’estremo etneo blocca, e un minuto dopo con un cross a tagliare di Jankovic sul quale si avventa Amauri, che però manca la deviazione vincente di un soffio. Con il passare dei minuti le squadre si bloccano a centrocampo e non accade più nulla: si va quindi al riposo sul risultato di 0-0. La ripresa comincia con i rosanero pericolosi già al 2’ con Tedesco che, al termine di un batti e ribatti in area, irrompe sul secondo palo per cercare la deviazione vincente, ma non trova la sfera. Gli ospiti, però, non vogliono soccombere e provano a rispondere due minuti dopo con un colpo di testa di Spinesi su cross di Giacomo Tedesco, che Agliardi devia in corner, e al 7’ con una punizione dal limite di Vargas, che si infrange sulla barriera. Il Palermo vuole vincere e Colantuono manda in campo Miccoli al posto del dolorante Tedesco: ed è proprio il ‘Romario del Salento’ a fare quasi esplodere il ‘Barbera’ all’11’, quando riceve palla al termine di una bella combinazione Amauri - Jankovic e conclude di destro, sfiorando il palo. Al 14’ ci tenta ancora il Catania con Izco, che manda alto dal limite, poi si fanno nuovamente sotto i rosanero che vanno vicini al vantaggio al 22’ con Miccoli, che viene anticipato in corner al momento della deviazione vincente dopo che Amauri aveva impegnato di testa Polito, qualche secondo dopo con una conclusione di Jankovic che termina alta, al 28’ con un rasoterra di Jankovic bloccato da Polito, e al 30’ con un colpo di testa di Migliaccio su punizione di Miccoli che sfiora il palo. I padroni di casa riescono finalmente a passare nove minuti dopo: Edusei stende Miccoli all’altezza dei venti metri, Dondarini concede la punizione che lo stesso fantasista batte con un destro preciso che scavalca la barriera e supera Polito. 1-0 e il ‘Barbera’ esplode di gioia per il suo bomber. I rosa a questo punto gestiscono il risultato, senza che il Catania riesca mai a rendersi pericoloso, anzi è ancora Miccoli a sfiorare il bis al 48’ con una bella conclusione a girare, che termina a lato. Finisce dunque 1-0 per il Palermo, che esce dal terreno di gioco del ‘Barbera’ osannato dal proprio pubblico e che, con questa vittoria, sale a quota 42 punti, portandosi momentaneamente in ottava posizione in classifica, a pari merito con il Genoa.”

Firenze 19 Aprile 2008

Al Palermo non riesce il tris e così per i rosanero dopo due vittorie consecutive arriva la battuta d’arresto sul difficile campo di Firenze dove la Fiorentina vince per 1-0 grazie al gol messo a segno nel primo tempo da Donadel. Al contrario di quanto ipotizzabile Colantuono decide di schierare una sola punta sacrificando Miccoli che probabilmente non ha ancora i novanta minuti nelle gambe. I rosa partono subito bene e dopo neanche sessanta secondi vanno vicini al gol con una girata di Caserta che termina di poco a lato. Immediata la reazione dei padroni di casa che ci provano con Pazzini, la cui conclusione è deviata da Rinaudo, Kuzmanovic, che chiama Agliardi ad una bella parata di piede, ma soprattutto con Mutu che al 19’ colpisce in pieno il palo alla destra dell’estremo difensore rosanero. Il Palermo gioca bene per venticinque minuti e con Amauri, ammonito al 25’ e costretto così a saltare il prossimo impegno casalingo contro l’Atalanta, tiene sempre in apprensione la retroguardia viola. Poco prima della mezz’ora arriva la svolta della gara. Donadel conquista un pallone al limite dell’area e da posizione angolata lascia partire una gran botta che si insacca a fil di palo con Agliardi che non riesce ad intervenire. Al 39’ i rosa vanno vicinissimi al pari con Jankovic protagonista di una grande azione conclusa con un tiro deviato da Dainelli che sfiora il palo. A quattro minuti dal termine Colantuono è costretto a rivedere la squadra perché Migliaccio si fa male, problema muscolare alla coscia sinistra, e lascia il posto a Tedesco. Resta invece in campo Caserta nonostante anche lui risenta di qualche problema fisico. Al 7’ della ripresa il tecnico rosa è costretto ancora una volta a far ricorso alla panchina perché un intervento scomposto di Mutu mette ko Biava il cui posto viene preso da Cassani. Per assistere alla prima conclusione dei secondi quarantacinque bisogna attendere il 14’ quando Amauri su cross di Jankovic prova una bella acrobazia senza però impattare bene il pallone. Un minuto più tardi spazio a Miccoli che rileva Caserta nella speranza di centrare il centesimo gol italiano. Ed è proprio il fantasista salentino a servire al 17’ Jankovic la cui conclusione è respinta con difficoltà da Frey. La Fiorentina favorita dal vantaggio si limita a controllare il gioco faticando non poco ad arrivare dalle parti di Agliardi. Al 28’ Rinaudo ferma fallosamente Pazzini rimediando il secondo giallo e rendendo ancor più difficile il tentativo di rimonta del Palermo che quasi diventa impossibile se non fosse che al 29’, dopo la punizione respinta da Agliardi, Vieri sbaglia incredibilmente a porta vuota. Per poco al 32’ il Palermo non trova il pari prima con Miccoli e poi con Bresciano la cui conclusione è deviata sul palo. Nonostante l’inferiorità numerica i rosa non rinunciano a giocare e al 37 ci provano ancora una volta con Amauri che non riesce però ad imprimere forza al pallone. Allo scadere il direttore di gara ammonisce anche Bresciano che come Amauri non ci sarà nella prossima gara di campionato. Nonostante il generoso forcing finale però i rosa non riescono a trovare un pari che il Palermo avrebbe probabilmente meritato per l’impegno e l'orgoglio mostrato anche contro la corazzata viola. 

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