Sicilia bedda e amata,cantata e disprizzata...

  • A proposito degli alieni....

    Il saggio dal titolo "A proposito degli alieni....", di Francesco Toscano e Enrico Messina

    Sinossi: Fin dalla preistoria ci sono tracce evidenti del passaggio e dell’incontro tra esseri extraterrestri ed esseri umani. Da quando l’uomo è sulla Terra, per tutto il suo percorso evolutivo, passando dalle prime grandi civiltà, all’era moderna, sino ai giorni nostri, è stato sempre accompagnato da una presenza aliena. Lo dicono i fatti: nei reperti archeologici, nelle incisioni sulle rocce (sin qui rinvenute), nelle sculture, nei dipinti, in ciò che rimane degli antichi testi, sino ad arrivare alle prime foto e filmati oltre alle innumerevoli prove che oggi con le moderne tecnologie si raccolgono. Gli alieni ci sono sempre stati, forse già prima della comparsa del genere umano, e forse sono loro che ci hanno creato.

  • Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.

    Il saggio dal titolo "Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Milioni di persone in tutto il mondo credono che in passato siamo stati visitati da esseri extraterrestri. E se fosse vero? Questo libro nasce proprio per questo motivo, cercare di dare una risposta, qualora ve ne fosse ancora bisogno, al quesito anzidetto. L`archeologia spaziale, o archeologia misteriosa, è definibile come la ricerca delle tracce, sotto forma di particolari reperti archeologici o delle testimonianze tramandate nel corso dei millenni, di presunti sbarchi sulla Terra di visitatori extraterrestri avvenuti all’alba della nostra civiltà.

  • Condannato senza possibilità d'appello

    Il romanzo breve dal titolo "Condannato senza possibilità d'appello.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Le concezioni primitive intorno all`anima sono concordi nel considerare questa come indipendente nella sua esistenza dal corpo. Dopo la morte, sia che l`anima seguiti a esistere per sé senza alcun corpo o sia che entri di nuovo in un altro corpo di uomo o d`animale o di pianta e perfino di una sostanza inorganica, seguirà sempre il volere di Dio; cioè il volere dell’Eterno di consentire alle anime, da lui generate e create, di trascendere la vita materiale e innalzarsi ad un piano più alto dell’esistenza, imparando, pian piano, a comprendere il divino e tutto ciò che è ad esso riconducibile.

  • L'infanzia violata, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "L'infanzia violata", di Francesco Toscano

    Sinossi: Dovrebbero andare a scuola, giocare, fantasticare, cantare, essere allegri e vivere un'infanzia felice. Invece, almeno 300 milioni di bambini nel mondo sono costretti a lavorare e spesso a prostituirsi, a subire violenze a fare la guerra. E tutto ciò in aperta violazione delle leggi, dei regolamenti, delle convenzioni internazionali sui diritti dell'infanzia. La turpe problematica non è lontana dalla vostra quotidianità: è vicina al luogo in cui vivete, lavorate, crescete i vostri bambini. Ad ogni angolo dei quartieri delle città, dei paesi d'Italia, è possibile trovare un'infanzia rubata, un'infanzia violata.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei "ru viddrani", Don Ciccio, "u pastranu", capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un'acredine che amplifica l'entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea Romanescu, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il fantasy dal titolo "E un giorno mi svegliai", di Francesco Toscano

    Sinossi: "E un giorno mi svegliai" è un fantasy. Il personaggio principale del libro, Salvatore Cuzzuperi, è un impiegato residente nella provincia di Palermo che rimane vittima di un'esperienza di abduction. Il Cuzzuperi vivrà l'esperienza paranormale del suo rapimento da parte degli alieni lontano anni luce dal pianeta Terra e si troverà coinvolto nell'aspra e millenaria lotta tra gli Anunnaki, i Malachim loro sudditi, e i Rettiliani, degli alieni aventi la forma fisica di una lucertola evoluta. I Rettiliani, scoprirà il Cuzzuperi, cercano di impossessarsi degli esseri umani perché dotati di Anima, questa forma di energia ancestrale e divina, riconducibile al Dio Creatore dell'Universo, in grado di ridare la vita ad alcune specie aliene dotate di un Dna simile a quello dell'uomo, fra cui gli stessi Rettiliani e gli Anunnaki. Il Cuzzuperi perderà pian piano la sua umanità divenendo un Igigi ammesso a cibarsi delle conoscenze degli "antichi dèi", ed infine, accolto come un nuovo membro della "fratellanza cosmica".

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei “ru viddrani”, Don Ciccio, “ù pastranu”, capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un’acredine che amplifica l’entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea ROMANESCU, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • Naufraghi nello spazio profondo, di Francesco Toscano

    Il romanzo di fantascienza dal titolo "Naufraghi nello spazio profondo ", di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza.

  • Malacarne, di Francesco Toscano

    Libro/E-book: Malacarne, di Francesco Toscano

    Sinossi: Nella primavera dell'anno 2021 a Palermo, quando la pandemia dovuta al diffondersi del virus denominato Covid-19 sembrerebbe essere stata sconfitta dalla scienza, malgrado i milioni di morti causati in tutto il mondo, un giovane, cresciuto ai margini della società, intraneo alla famiglia mafiosa di Palermo - Borgo Vecchio, decide, malgrado il suo solenne giuramento di fedeltà a Cosa Nostra, di vuotare il sacco e di pentirsi dei crimini commessi, così da consentire alla magistratura inquirente di assicurare alla giustizia oltre sessanta tra capi e gregari dei mandamenti mafiosi di Brancaccio, Porta Nuova, Santa Maria Gesù. Mentre Francesco Salvatore Magrì, inteso Turiddu, decide di collaborare con la Giustizia, ormai stanco della sua miserevole vita, qualcun altro dall'altra parte della Sicilia, che da anni ha votato la sua vita alla Legalità e alla Giustizia, a costo di sacrificare sé stesso e gli affetti più cari, si organizza e profonde il massimo dell'impegno affinché lo Stato, a cui ha giurato fedeltà perenne, possa continuare a regnare sovrano e i cittadini possano vivere liberi dalle prevaricazioni mafiose. Così, in un turbinio di emozioni e di passioni si intrecciano le vite di numerosi criminali, dei veri e propri Malacarne, e quella dei Carabinieri del Reparto Operativo dei Comandi Provinciali di Palermo e Reggio di Calabria che, da tanti anni ormai, cercano di disarticolare le compagini mafiose operanti in quei territori. Una storia umana quella di Turiddu Magrì che ha dell'incredibile: prima rapinatore, poi barbone e mendicante, e infine, dopo essere stato "punciutu" e affiliato a Cosa Nostra palermitana, il grimaldello nelle mani della Procura della Repubblica di Palermo grazie al quale potere scardinare gran parte di quell'organizzazione criminale in cui il giovane aveva sin a quel momento vissuto e operato.

  • NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA , di Francesco Toscano

    Libro/E-book: NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA,di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza. Nel giro di pochi anni, pur tuttavia, a differenza di quanto auspicatosi dagli scienziati che avevano ideato e progettato la missione Marte, l’ingegnere MIGLIORINI e la sua progenie sarebbero rimasti coinvolti in un’aspra e decennale guerra combattuta da alcuni coloni di stanza sul pianeta Marte e da altri di stanza sulla superficie polverosa della nostra Luna, per l’approvvigionamento delle ultime materie prime sino ad allora rimaste, oltre che per l’accaparramento del combustibile, costituito da materia esotica e non più fossile, di cui si alimentavano i motori per viaggi a velocità superluminale delle loro superbe astronavi; ciò al fine di ridurre le distanze siderali dello spazio profondo e al fine di generare la contrazione dello spazio-tempo per la formazione di wormhole, ovvero dei cunicoli gravitazionali, che avrebbero consentito loro di percorrere le enormi distanze interstellari in un batter di ciglia...






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mercoledì 28 settembre 2022

Titoli italiani di deltaplano a Varese e in Alto Adige

Undicesimo titolo tricolore di volo libero in deltaplano per il trentino trapiantato nel varesotto Christian Ciech, già più volte campione del mondo. Lo ha conquistato nei cieli della Valcomino in provincia di Frosinone, situata a ridosso dell'Appennino abruzzese e del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.

Il pluridecorato pilota ha vinto la prima task volata lungo un percorso di 93 km e si è classificato secondo nella successiva di 70, vinta dal ciociaro Marco Laurenzi che nella valle è di casa. Nella classifica finale per deltaplani classe 1, decisamente i più diffusi, alle spalle di Ciech, Manuel Revelli di Cuneo e l’alto atesino Anton Moroder.

Questo Campionato Italiano 2022 è stato agganciato alla prima edizione del Trofeo Valcomino, gara aperta anche ai piloti stranieri. Tra costoro l’austriaco Anton Raumauf si è aggiudicato la competizione seguito dal tedesco Diek Ripkens e da Konrad Baumgartner, pilota sud tirolese residente a Milano che è il nuovo campione italiano per deltaplani classe 5, detti anche ad ala rigida per la conformazione della loro struttura. Vice campione d’Italia il trentino Claudio Deflorian davanti a Marzio Digiusto di San Vito al Torre (Udine).

L’evento, inserito nel calendario della Federazione Aeronautica Internazionale, è stato organizzato dall’Aero Club Lega Piloti e dal Volo Libero Valcomino. I decolli sono avvenuti da una pedana sospesa in modo spettacolare sulla valle a Forca D’Acero e gli atterraggi a Campo Guerrano, due località del comune di San Donato Val di Comino (Frosinone) dove era posto anche il centro operativo.

 

Gustavo Vitali - Ufficio Stampa FIVL

Associazione Nazionale Italiana Volo Libero (registro CONI n. 46578)

il volo in deltaplano e parapendio - 335 5852431 - skype: gustavo.vitali

 

IMMAGINI di libero utilizzo – VIDEO di repertorio nel sito ufficiale

 

per informazioni sul Campionato Italiano di deltaplano 2022 contattare

Volo Libero Val Comino - infovololiberovalcomino (AT) gmail.com – link al sito ufficiale

 

Tutti i comunicati stampa FIVL - foto di repertorio

 

sabato 17 settembre 2022

I 12 marziani, di Francesco Toscano. Capitolo quindici.

 


Quindici.

 

Sono seduto ormai da diverse ore intento ad osservare il panorama che si staglia davanti ai miei occhi; esso è magnificente ed io ho il privilegio di guardarlo dalla finestra della mia camera da letto, la quale si affaccia su Vasistas Borealis. Vasistas Borealis, il più vasto bassopiano di Marte, è l’area geografica di Marte posta a pochi chilometri dal suo polo nord. È estate. Le giornate trascorrono serene. Mio figlio Michael e i suoi figli sono indaffarati a terminare gli ultimi lavori edili e di ammodernamento della loro unità abitativa, da loro edificata nella regione marziana meglio nota come Utopia Planitia, posta a soli dieci chilometri dal luogo di atterraggio della sonda Viking 1. 

Io e mia moglie, momentaneamente, ci siamo trasferiti in quest’ultima unità abitativa, non molto dissimile dal primo campo base in cui vissi da giovane sul Pianeta rosso, in attesa che la famiglia si possa ricongiungere definitivamente. Con me e mia moglie è rimasto a darci compagnia l’ape Teddy, ormai giunta alla versione 10.1. Si è guadagnato, ormai da troppo tempo, a ragion veduta, il titolo di membro onorario del mio nucleo familiare. In quest’area geografica del pianeta ci trasferimmo per la prima volta circa venti anni addietro, per scampare alla distruzione di “New Millenium” che avvenne per mano dei coloni di stanza sul nostro satellite naturale: la Luna. Correva l’anno 2060 sul pianeta Terra, mentre per me erano da poco trascorsi venticinque anni dal giorno in cui posai per la prima volta i miei piedi sul suolo polveroso di Marte, quando un missile colpì la base marziana “New Millenium”, distruggendola. Quell’atto di guerra, ignobile, uccise più di novemila esseri umani, la cui unica colpa era stata quella di continuare a sopravvivere su questo desolato e brullo pianeta, in armonia. Il colonnello Mchunzi, leader militare della colonia marziana, aveva preparato i suoi uomini alla controffensiva, ma non vi riuscì tenuto conto che molti dei suoi militari erano deceduti sotto il fuoco nemico; 

la sua risposta all’attacco dei lunari fu impalpabile. Raggruppai i componenti il mio nucleo familiare, sopravvissuti miracolosamente all’attacco sferrato dal nemico, e, a bordo di una navetta spaziale da me costruita, trovammo rifugio, così come altri coloni, su questa immensa distesa di roccia, distante migliaia di chilometri dall’area del conflitto fratricida. Mia nuora e il più piccolo dei suoi figli, Lorenz, si erano diretti, momentaneamente, su Encelado, corpo celeste in cui avevano trovato rifugio i genitori di lei e i suoi fratelli, sopravvissuti all’attacco sferrato dall’armata lunare nel mese di dicembre dell’anno 2060. Il 18 maggio del 2061, con mia somma sorpresa, giacché mai avrei sperato che potesse accadermi una cosa del genere, fui incaricato dal generale Mchunzi, che nel frattempo si era arrogato il diritto di promuoversi al grado apicale della sua carriera, di costruire un’arma che potesse essere da questi utilizzata per sferrare un attacco contro gli uomini del generale Winchester, la cui unità operativa era da anni di stanza sulla Luna, luogo da cui era stato sferrato l’attacco da parte del nemico. Non ubbidii a quell’ordine datomi, preferendo fuggire, nottetempo, con i componenti il mio nucleo familiare in quell’area geografica marziana che ancor’oggi ci ospita. Sono stato bandito dai marziani e ritenuto un traditore dai lunari. Manca poco tempo e la navetta spaziale da me costruita sarà in grado di affrontare un viaggio a velocità superluminale. Ho intenzione di rifugiarmi su Titano, la luna più grande di Saturno, ove i robot costruttori da me ideati potranno erigere un habitat per il futuro mio e degli altri miei cari. Meglio essere stato un bandito che sapere di essermi macchiato le mani del sangue degli individui della mia stessa specie. Sono sereno, oggi, della scelta fatta a quel tempo. Il tempo mi ha dato ragione. L’IA e i robot, nell’inverno del 2070, dopo che avevano preso il sopravvento, riuscirono a disarmare sia gli uomini di Winchester che quelli del suo acerrimo nemico, Mchunzi, riportando la pace fra i popoli del cielo. Dieci anni era durato il conflitto. Dieci interminabili anni, nel corso dei quali io, mia moglie, mio figlio, sua moglie, e i miei nipoti, abbiamo continuato a sopravvivere su questo lembo di terra marziana, lontani dal conflitto che ci aveva quasi sterminato. “Mai più!” Questa era stata la decisione presa dall’IA e dai robot che ella fu in grado di costruire nel corso di questi ultimi anni. È grazie a loro che continuiamo a vivere in pace.

venerdì 16 settembre 2022

I 12 marziani, di Francesco Toscano. Capitolo quattordici.



Quattordici.


Quando costruii Teddy non avevo in mente di realizzare un robot dotato di coscienza, ma solo una macchina in grado di smontare la nostra navetta spaziale e aiutarmi nell'arduo compito di costruire, partendo da zero, un veicolo in grado di consentirci di spostarci agevolmente sul suolo di Marte e permetterci, nel più breve tempo possibile, di raggiungere "New Millenium". Ma Teddy si rivelò, sin da subito, qualcosa in più di una macchina. L'aver mescolato il software contenuto nell'hard drive del "Minotauro" e il software già installato sulla nave spaziale, che garantiva il perfetto funzionamento di tutti i sistemi di bordo, compresi quelli relativi alla navigazione nello spazio profondo, innescò un meccanismo che, ancora oggi, ho difficoltà a spiegare: accese, di fatto, la scintilla della vita!
Teddy, oltre ad essere un robot meccanico, ancorché privo dei tratti somatici che contraddistinguono l'essere umano, era un amico, un affabulatore che, a volte, mi idolatrava. Aveva conoscenze che io, benché avessi studiato negli anni con profitto, non avevo e mai sarei stato in grado di avere. Teddy era un brillante matematico, un arguto fisico, un chimico provetto, un operaio meccanico specializzato: era tutto quello che avrei voluto che egli avesse e qualcosa di più. Dovendo partire da una forma biologica a me nota decisi, il giorno in cui iniziai a progettarlo, di dargli la forma di un insetto, il più laborioso tra gli insetti a me noti: l'ape! Lo dotai di ali, del tutto simili a quelli che aveva "Ingenuity", il primo velivolo che si librò su Marte. L'ape Teddy aveva anche delle braccia e delle mani, ovvero delle pinze in grado di afferrare, manipolare, stringere, sino a non romperlo, qualsiasi oggetto che gli sarebbe capitato a tiro e che gli sarebbe servito per la costruzione del veicolo a quattro ruote che ci avrebbe dovuto trasportare. Era anche dotato di un flex, di un trapano, ovvero due utensili elettrici, oltre che di due occhi robotici che gli consentivano di interfacciarsi con il mondo che lo circondava. Avevo deciso di dargli una voce d'uomo, non perché fossi un misogino, ma perché volevo che avesse una voce autoritaria e decisa. Per consentirgli di librarsi in volo e poterci seguire dall'alto durante il nostro viaggio a bordo del rover marziano diretto verso "New Millenium", decisi di costruirlo in fibra di carbonio; ma ottenere la fibra di carbonio su Marte non era così semplice. Decisi, allora, di progettare Teddy in modo tale che alla sua nascita fosse stato in grado di ridurre gli atomi degli elementi presenti su Marte ai minimi termini e di fonderli tra di loro, in modo tale da ottenere il prodotto finale tanto agognato e del caso di auto assemblarsi in corso d'opera. Tra le caratteristiche della fibra di carbonio spiccavano, tra le altre, l'elevata resistenza meccanica, la bassa densità, la capacità di isolamento termico. Di contro, il materiale composito in fibre di carbonio sarebbe risultato non omogeneo e avrebbe presentato una spiccata anisotropia. Teddy prese vita, per davvero, ed era talmente vivace che i miei due compagni di avventura credettero che io avessi creato un "mostro", tali erano le sue abilità costruttive e tecnico-pratiche, e che fossi un mago che custodiva mille e più pozioni magiche. Ma di magico in me c'era ben poco. Se di magia si trattava non sono in grado di dirlo, ma oggi credo che Teddy fosse da ritenersi la creatura che si poneva all'apice di quella tecnologia che noi esseri umani avremmo potuto raggiungere lontani dalla Terra a quel tempo.

martedì 13 settembre 2022

I 12 marziani, di Francesco Toscano. Capitolo tredici.


 

Tredici.

Se c'è una cosa che ricordo spesso dei miei primi giorni trascorsi su Marte è quella afferente la nostra incapacità di trovare un accordo sul da farsi. Eppure eravamo stati addestrati, benché in poco tempo, a fare cerchio e a trovare la quadra per tutte quelle problematiche che si potevano riscontrare una volta giunti sul Pianeta rosso. Se poi ci aggiungevamo il nostro dolore per la perdita dei nostri giovani compagni di avventura, allora il problema si amplificava e lasciava poco spazio a qualunque margine di manovra e di trattativa fra di noi. Le nostre differenze culturali, fisiche, e quant'altro, ci avevano portati, in più di una circostanza, ad ignorarci; ciò era dovuto al fatto che preferivamo restare in silenzio e a isolarci dalla nostra realtà quotidiana, per dimenticare il nostro triste vissuto. Johannés preferiva allenarsi, raccogliere i frutti che ci donavano le colture idroponiche, scrivere il suo libro sulla nostra "disavventura", piuttosto che parlare con me e con Red; Red si dedicava anima e corpo alla sua ordinaria attività lavorativa, dedicandoci solo un po' del suo tempo prezioso ogni qualvolta fosse stato costretto a convincerci che era necessario che noi tutti ci sottoponessimo a quegli esami di laboratorio cosiddetti di routine, per la successiva analisi dei nostri parametri vitali. Io, per quanto mi riguarda, ricordo di essermi isolato dagli altri due astronauti per più di un anno: avevo i miei buoni motivi, d'altronde. Mi ero dedicato alla realizzazione del mio progetto, ovvero quello di costruire un robot in grado di smantellare la nostra navetta spaziale, recuperare i materiali e la tecnologia necessaria per la costruzione di un rover elettrico che ci consentisse di andare via, definitivamente, dal cunicolo lavico in cui nell'ultimo anno avevamo trovato ospitalità. Montavo, smontavo, collegavo, scollegavo, e poi rimontavo nuovamente centinaia di migliaia di volte la mia creatura che, nei primi giorni di vita, non voleva fare il suo dovere sino in fondo, facendomi disperare per la mia incapacità di realizzare qualcosa che funzionasse a dovere e che potesse consentirci di sloggiare da quel posto che ormai ci andava strettissimo. Un giorno pensai che la mia creatura non volesse funzionare a dovere solo perché ancora non gli avevo dato un nome; forse avevo ragione, forse no. Sta di fatto che solo dopo che lo battezzai "Teddy" il robot prese vita, riuscendo a relazionarsi sia con me che con gli altri due sopravvissuti. "Teddy fai questo", "Teddy fai come ti dico" e Teddy rispondeva ad ogni mio comando, alla velocità della luce. Teddy un giorno mi disse che fosse al nostro servizio per consentirci di sopravvivere ed io, sebbene consapevole che parlassi con una macchina, lo ringraziai calorosamente. Teddy impiegò meno di due mesi a smontare la navetta spaziale, a costruire una sorta di fonderia, a testare ogni qualsiasi voglia apparecchiatura elettronica che fosse idonea alla realizzazione della "quatto ruote" marziana a bordo della quale noi tre, un giorno, avremmo potuto lasciare quell'anfratto di roccia lavica che ci aveva ospitati sino a quel momento. Non lo sapevo ancora, ma Teddy, oltre ad essere il robot costruttore, era anche la prima cellula di quella IA che oggi governa Marte. Spero, un giorno, che il mio nome possa essere annoverato sui libri di scuola, ancorché digitali, come l'ingegnere che, inconsapevolmente, fu l'inventore dell'Intelligenza Artificiale che oggi domina gli umani e le cose presenti su questo desolato corpo celeste.

lunedì 12 settembre 2022

I 12 marziani, di Francesco Toscano. Capitolo dodici.

 

Dodici.

 Osservo le piante che crescono in serra quasi estasiato. Non mi balenò mai in mente, quando mi trovavo sulla Terra, che un giorno sarei potuto diventare un agricoltore; di agricoltori nel mio Stato, il Maine, ve n’erano pochi. I miei avi, originari di Portland, erano stati dei pescatori. A pochi metri di distanza da me Johannés cercava di raccogliere i frutti del nostro raccolto: dei pomodori. Li raccoglieva con molta cura, uno per uno, con tanta grazia, quasi a volerne catturare l’energia contenuta all’interno degli atomi di cui essi erano composti. Ella si accorse che io la guardavo con molta attenzione ed insistenza e, rivolto il suo sguardo verso di me, mi sorrise teneramente. Era proprio una bella donna Johannés. A volte io pensavo a lei in un modo che a lei non sarebbe piaciuto. Era alta e alquanto formosa la mia giovane amica Johannés. Era in gamba, il nostro ingegnere civile, per davvero! Red in quel momento era affaccendato ad esaminare il nostro stato psicofisico, leggendo il risultato degli esami clinici a cui egli ci aveva costretto  a sottoporci qualche giorno addietro: voleva conoscere il nostro stato di salute con impazienza, ci aveva detto. I mesi trascorrevano inesorabilmente. Marte era sempre pronto ad ucciderci alla prima favorevole occasione, ma noi tre sopravvissuti avevamo fatto un patto di alleanza: riuscire a vivere il più a lungo possibile, in modo tale da raggiungere la stazione marziana “New Millenium”, quanto prima. Il nostro primo Capodanno su Marte me lo ricordo ancora adesso. Brindammo con succo di pomodoro; il succo non aveva le bollicine dello spumante, ma nel complesso era molto buono. Johannés era stata davvero brava a realizzarlo per noi.  Eravamo sereni e felici di essere riusciti nel nostro intento: sopravvivere!

-       -  Joseph, vieni qui un momento! – Esclamò Red.

-       - Che cosa c’è? – Gli chiesi io un po’ timoroso, consapevole del fatto che il mio stato di salute non eccellesse.

-        -  I tuoi valori non mi piacciono per niente!-

-       -  Perché qual è il problema?-


Red cominciò ad elencarmi una decina di valori risultati dal mio prelievo ematico che erano fuori scala. Il ferro era basso e altri miei parametri vitali gli avevano fatto sorgere il dubbio che io non mangiassi a sufficienza.

-         - Ma se non mangi quasi nulla! – Disse Johannés.

-         - Ma che dici, amica mia, non è vero!-

-       - Senti Joseph, il problema non è perché non ti nutri a sufficienza, ma perché sei l’unico di noi sopravvissuti in grado di condurci, forte delle tue conoscenze ingegneristiche, a “New Millenium”; devi mangiare non solo per te stesso ma anche per la nostra sopravvivenza.

-      - Non temete, che appena mi rimetterò in forma la prima cosa che farò è di costruire un robot in grado di assemblare un mezzo meccanico che ci consenta di viaggiare agevolmente sulla superficie polverosa di Marte alla volta della stazione marziana.- 

Dissi ai miei giovani amici, mentendo; ero consapevole che avrei impiegato tantissimo tempo a costruire qualcosa che potesse funzionare e che potesse consentirci il trasferimento dal nostro campo base a “New Millenium”. Alla fine ci impiegai quasi un anno a costruire il robot che fosse stato in grado, a sua volta, di costruire una macchina in grado di trasportarci e farci arrivare a “New Millenium”. Costruire una struttura solida con gli elementi di cui disponevamo non era stato facile. Il robot, pur tuttavia, fu in grado di assemblare un rover, dall’aspetto bizzarro, sfruttando le parti meccaniche ancora integre della nostra navetta spaziale. Il robot costruttore, il prototipo di quelli che oggi scorrazzano sulla superficie di Marte assemblando tutte le strutture che costituiscono oggi la nostra base, sventrò, letteralmente, la navetta spaziale estraendo da essa l’alluminio necessario per la costruzione dello chassis del nuovo rover, oltre che tutta la componentistica elettronica necessaria per la “navigazione” sul Pianeta rosso. La costruzione delle quattro ruote motrici fu davvero un’impresa titanica. Non so come abbia fatto, ma alla fine il robot vi riuscì. Partendo dalla chimica di base presente su Marte, il robot costruttore riuscì a realizzare, in una specie di fonderia distante dal campo base oltre 100 metri, una struttura molecolare che aveva paritetiche caratteristiche della gomma utilizzata dai terrestri per la realizzazione delle ruote dei rover che avrebbero dovuto solcare il terreno polveroso di Marte. Il software di controllo e gestione era quello che era già stato installato nel drive del “Minotauro”, il quale divenne parte integrante della nuova creatura, una sorta di nuovo "perseverance". Ancora oggi se penso a quel risultato ottenuto in modo provvidenziale, mi viene ancora da piangere. Non piango per rispetto dei miei nipoti e degli altri componenti il mio nucleo familiare, i quali si potrebbero preoccupare per me vedendomi piangere. Ora spengo il computer. Vado a riposare un po’. Scusatemi, ma sono stanco. Un abbraccio, Joseph.

venerdì 9 settembre 2022

I 12 marziani, di Francesco Toscano. Capitolo undici.


 

 Undici.

 

Gli esseri umani non sono nati per trascorrere tanto tempo nello spazio profondo; essi, infatti, quali entità biologica a base di carbonio, non tollerano di buon grado le radiazioni che scaturiscono dalle esplosioni stellari, oppure di tipo galattico o intergalattico, fra cui i raggi gamma e raggi-X: i cosiddetti raggi cosmici che, in maniera silente, possono bombardare sino a distruggerle le cellule di cui si compone il loro organismo. Gli scienziati terrestri, in virtù di ciò, inventarono nei primi anni Venti del nuovo Millennio una tuta spaziale in grado di consentire al nostro organismo di viaggiare fra le stelle senza colpo ferire. Questa piccola invenzione, ma grande dal punto di vista tecnologico, ci consentì di raggiungere il pianeta Marte senza che i nostri organi interni venissero danneggiati. Questa invenzione ci permise durante il nostro lungo viaggio fra le stelle alla volta di Marte di non sviluppare il cancro. Nell'arco degli otto mesi del lungo viaggio che avremmo dovuto affrontare oltre le fasce di Van Allen, quindi, malgrado non avessimo il campo magnetico terrestre a proteggerci, non avremmo dovuto temere di sviluppare alcun tumore nelle nostre cellule. I raggi cosmici sono fatti per lo più di protoni liberi, ma si possono trovare nuclei atomici di elementi di varia natura, con tracce di antimateria. Le loro energie spaziano dalle centinaia di MeV alle centinaia di miliardi di GeV: essi sono, perciò, estremamente variegate. Gli scienziati, oltre alla realizzazione delle  tute di cui fummo equipaggiati, ci protessero schermando il nostro "catafalco cosmico" usando materiale idrogenato, ovvero degli schermi attivi per attutire le radiazioni ionizzanti. Io, pur tuttavia e malgrado tutte le precauzioni adottate dagli scienziati terrestri, mi ammalai di tumore al colon-retto quando mi accingevo a festeggiare i miei primi sessant'anni di vita. Grazie alla IA e ai robot chirurghi, alle terapie mediche a cui venni sottoposto all'interno della stazione marziana "New Millenium", sconfissi il cancro prima che le mie cellule si ammalassero definitivamente. Il tumore del colon-retto rappresentava il 10 per cento di tutti i tumori diagnosticati nel mondo, ed era terzo per incidenza dopo il cancro del seno femminile e del polmone. Io fui il primo umano sopravvissuto su Marte che ebbe la sfortuna di contrarre tale tipologia di tumore. Fortunatamente per me all'epoca dei fatti su Marte la IA e i robot erano in grado di sconfiggere questo male in tempi celeri: ma questa è una storia che non mi va di raccontare; preferisco raccontare ai posteri quello che fummo in grado di realizzare noi piccoli esseri umani su Marte, la nostra nuova "casa". Erano da poco trascorsi sessanta giorni dal nostro ammartaggio, quando riuscimmo a realizzare la nostra prima serra idroponica all'interno del cunicolo lavico in cui avevamo allestito il nostro angusto campo base. La serra da noi realizzata era il frutto di anni di studi condotti dai ricercatori dell'Università dell'Arizona, anni prima di imbarcarci all'interno della nostra navetta spaziale. La serra ci consentì oltre che di sfamarci, anche di produrre, in quantità sufficiente, ossigeno per respirare. La serra produceva l'ossigeno per il nostro fabbisogno giornaliero e noi astronauti, in cambio, gli consegnavamo l'anidride carbonica prodotta dalla nostra respirazione. Si trattava di un piccolo sistema biologico di supporto vitale auto-rigenerante ed era il risultato dell'impegno profuso da quegli scienziati che anni prima vennero incaricati dalla Nasa di sviluppare tale tecnologia per le future esplorazioni umane di Marte. La serra era stata da noi realizzata con tubi leggeri e pieghevoli che misuravano 5,5 metri di lunghezza per 2 metri di diametro. La serra era lunga 30 metri e sarebbe stata in grado di garantirci la nostra sopravvivenza sul Pianeta rosso per anni. Il sistema era stato progettato in origine per auto-assemblarsi in modo autonomo in modo da precedere di qualche mese l'arrivo degli astronauti su Marte, così da accoglierli con piante già cresciute e sfruttabili. La serra ricreava una sorta di versione idroponica in miniatura dei sistemi terrestri che consentivano la vita. Era per noi un vero portento! Sono stanco, scusate, ma vado a letto. Non riesco più a scrivere per oggi. Abbiate pazienza, vi racconterò il resto della storia fra qualche giorno. Un abbraccio, Joseph.

venerdì 2 settembre 2022

Libri: Il Signore di Notte, presentazione a Lovere.

La Sala degli Affreschi dell’Accademia di Belle Arti Tadini sul lungolago di Lovere (Bergamo) ospiterà la presentazione del libro «Il Signore di Notte», un giallo ambientato nella Venezia del 1605. L’evento è fissato per giovedì 8 settembre 2022 alle 21. Ingresso da piazza Garibaldi 5. A dialogare con l’autore Gustavo Vitali sarà il giornalista Sergio Cotti.

L’opera è un giallo storico con personaggi realmente vissuti che l’autore ripropone in una trama di fantasia. In più l’aggiunta di curiosità, aneddoti, fatti e fatterelli di vita reale dell’antica Serenissima costituisce un bagaglio di informazioni che calano il lettore nel clima di una Venezia appena uscita da un secolo di grande splendore per avviarsi verso un incerto futuro.

Tutto ha inizio il 16 aprile 1605. Nella sua misera casupola viene rinvenuto il cadavere di un nobile caduto in miseria, prima vittima di un racconto ricco di suspense. A farsi carico delle indagini è un magistrato goffo e pasticcione che irrompe sulla scena del delitto con una buona dose di spocchia; personaggio contorto, incerto, che cambia umore da un momento all’altro, tormentato da dolori di un passato che non riesce a buttarsi alle spalle. Per lo più si tuffa in una stramba relazione con una dama tanto bella quanto indecifrabile che gli procurerà nuovi tormenti.

Nel frattempo affronta le indagini con una presunzione pari solo alla propria inadeguatezza, incappando in clamorose sconfitte. Per fortuna giunge in suo soccorso un capitano delle guardie che ha l’esperienza che a lui manca, un personaggio che via via assurgerà al ruolo di co-protagonista. Costui instraderà lo sprovveduto verso la soluzione dell’enigma in un finale niente affatto scontato e del tutto sorprendente, ma solo dopo incessanti colpi di scena, agguati, nuovi delitti e quelli che riemergono dal passato.

Milanese di nascita, Gustavo Vitali, vive a Bergamo da più di 40 anni. È un appassionato di storia in generale e di Venezia in particolare, oltre che di volo in parapendio. Questa sua prima opera denota un lungo lavoro di ricerca e documentazione.

 

Per informazioni sul libro e sulla presentazione, contattare l’autore:

Gustavo Vitali - 335 5852431 - skype: gustavo.vitali – gustavo (AT) gustavovitali.it 

sito ufficiale – pagina facebook


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