Quindici.
Sono seduto ormai da diverse ore intento ad osservare il panorama che si staglia davanti ai miei occhi; esso è magnificente ed io ho il privilegio di guardarlo dalla finestra della mia camera da letto, la quale si affaccia su Vasistas Borealis. Vasistas Borealis, il più vasto bassopiano di Marte, è l’area geografica di Marte posta a pochi chilometri dal suo polo nord. È estate. Le giornate trascorrono serene. Mio figlio Michael e i suoi figli sono indaffarati a terminare gli ultimi lavori edili e di ammodernamento della loro unità abitativa, da loro edificata nella regione marziana meglio nota come Utopia Planitia, posta a soli dieci chilometri dal luogo di atterraggio della sonda Viking 1.
Io e mia moglie, momentaneamente, ci siamo trasferiti in quest’ultima unità abitativa, non molto dissimile dal primo campo base in cui vissi da giovane sul Pianeta rosso, in attesa che la famiglia si possa ricongiungere definitivamente. Con me e mia moglie è rimasto a darci compagnia l’ape Teddy, ormai giunta alla versione 10.1. Si è guadagnato, ormai da troppo tempo, a ragion veduta, il titolo di membro onorario del mio nucleo familiare. In quest’area geografica del pianeta ci trasferimmo per la prima volta circa venti anni addietro, per scampare alla distruzione di “New Millenium” che avvenne per mano dei coloni di stanza sul nostro satellite naturale: la Luna. Correva l’anno 2060 sul pianeta Terra, mentre per me erano da poco trascorsi venticinque anni dal giorno in cui posai per la prima volta i miei piedi sul suolo polveroso di Marte, quando un missile colpì la base marziana “New Millenium”, distruggendola. Quell’atto di guerra, ignobile, uccise più di novemila esseri umani, la cui unica colpa era stata quella di continuare a sopravvivere su questo desolato e brullo pianeta, in armonia. Il colonnello Mchunzi, leader militare della colonia marziana, aveva preparato i suoi uomini alla controffensiva, ma non vi riuscì tenuto conto che molti dei suoi militari erano deceduti sotto il fuoco nemico;
la sua
risposta all’attacco dei lunari fu impalpabile. Raggruppai i componenti il mio
nucleo familiare, sopravvissuti miracolosamente all’attacco sferrato dal
nemico, e, a bordo di una navetta spaziale da me costruita, trovammo rifugio,
così come altri coloni, su questa immensa distesa di roccia, distante migliaia
di chilometri dall’area del conflitto fratricida. Mia nuora e il più piccolo
dei suoi figli, Lorenz, si erano diretti, momentaneamente, su Encelado, corpo
celeste in cui avevano trovato rifugio i genitori di lei e i suoi fratelli,
sopravvissuti all’attacco sferrato dall’armata lunare nel mese di dicembre
dell’anno 2060. Il 18 maggio del 2061, con mia somma sorpresa, giacché mai
avrei sperato che potesse accadermi una cosa del genere, fui incaricato dal
generale Mchunzi, che nel frattempo si era arrogato il diritto di promuoversi
al grado apicale della sua carriera, di costruire un’arma che potesse essere da
questi utilizzata per sferrare un attacco contro gli uomini del generale
Winchester, la cui unità operativa era da anni di stanza sulla Luna, luogo da
cui era stato sferrato l’attacco da parte del nemico. Non ubbidii a quell’ordine datomi,
preferendo fuggire, nottetempo, con i componenti il mio nucleo familiare in
quell’area geografica marziana che ancor’oggi ci ospita. Sono stato bandito dai
marziani e ritenuto un traditore dai lunari. Manca poco tempo e la navetta spaziale
da me costruita sarà in grado di affrontare un viaggio a velocità
superluminale. Ho intenzione di rifugiarmi su Titano, la luna più grande di
Saturno, ove i robot costruttori da me ideati potranno erigere un habitat per
il futuro mio e degli altri miei cari. Meglio essere stato un bandito che
sapere di essermi macchiato le mani del sangue degli individui della mia stessa
specie. Sono sereno, oggi, della scelta fatta a quel tempo. Il tempo mi ha dato
ragione. L’IA e i robot, nell’inverno del 2070, dopo che avevano preso il
sopravvento, riuscirono a disarmare sia gli uomini di Winchester che quelli del
suo acerrimo nemico, Mchunzi, riportando la pace fra i popoli del cielo. Dieci
anni era durato il conflitto. Dieci interminabili anni, nel corso dei quali io,
mia moglie, mio figlio, sua moglie, e i miei nipoti, abbiamo continuato a
sopravvivere su questo lembo di terra marziana, lontani dal conflitto che ci
aveva quasi sterminato. “Mai più!” Questa era stata la decisione presa dall’IA
e dai robot che ella fu in grado di costruire nel corso di questi ultimi anni.
È grazie a loro che continuiamo a vivere in pace.
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