Sicilia bedda e amata,cantata e disprizzata...

  • A proposito degli alieni....

    Il saggio dal titolo "A proposito degli alieni....", di Francesco Toscano e Enrico Messina

    Sinossi: Fin dalla preistoria ci sono tracce evidenti del passaggio e dell’incontro tra esseri extraterrestri ed esseri umani. Da quando l’uomo è sulla Terra, per tutto il suo percorso evolutivo, passando dalle prime grandi civiltà, all’era moderna, sino ai giorni nostri, è stato sempre accompagnato da una presenza aliena. Lo dicono i fatti: nei reperti archeologici, nelle incisioni sulle rocce (sin qui rinvenute), nelle sculture, nei dipinti, in ciò che rimane degli antichi testi, sino ad arrivare alle prime foto e filmati oltre alle innumerevoli prove che oggi con le moderne tecnologie si raccolgono. Gli alieni ci sono sempre stati, forse già prima della comparsa del genere umano, e forse sono loro che ci hanno creato.

  • Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.

    Il saggio dal titolo "Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Milioni di persone in tutto il mondo credono che in passato siamo stati visitati da esseri extraterrestri. E se fosse vero? Questo libro nasce proprio per questo motivo, cercare di dare una risposta, qualora ve ne fosse ancora bisogno, al quesito anzidetto. L`archeologia spaziale, o archeologia misteriosa, è definibile come la ricerca delle tracce, sotto forma di particolari reperti archeologici o delle testimonianze tramandate nel corso dei millenni, di presunti sbarchi sulla Terra di visitatori extraterrestri avvenuti all’alba della nostra civiltà.

  • Condannato senza possibilità d'appello

    Il romanzo breve dal titolo "Condannato senza possibilità d'appello.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Le concezioni primitive intorno all`anima sono concordi nel considerare questa come indipendente nella sua esistenza dal corpo. Dopo la morte, sia che l`anima seguiti a esistere per sé senza alcun corpo o sia che entri di nuovo in un altro corpo di uomo o d`animale o di pianta e perfino di una sostanza inorganica, seguirà sempre il volere di Dio; cioè il volere dell’Eterno di consentire alle anime, da lui generate e create, di trascendere la vita materiale e innalzarsi ad un piano più alto dell’esistenza, imparando, pian piano, a comprendere il divino e tutto ciò che è ad esso riconducibile.

  • L'infanzia violata, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "L'infanzia violata", di Francesco Toscano

    Sinossi: Dovrebbero andare a scuola, giocare, fantasticare, cantare, essere allegri e vivere un'infanzia felice. Invece, almeno 300 milioni di bambini nel mondo sono costretti a lavorare e spesso a prostituirsi, a subire violenze a fare la guerra. E tutto ciò in aperta violazione delle leggi, dei regolamenti, delle convenzioni internazionali sui diritti dell'infanzia. La turpe problematica non è lontana dalla vostra quotidianità: è vicina al luogo in cui vivete, lavorate, crescete i vostri bambini. Ad ogni angolo dei quartieri delle città, dei paesi d'Italia, è possibile trovare un'infanzia rubata, un'infanzia violata.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei "ru viddrani", Don Ciccio, "u pastranu", capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un'acredine che amplifica l'entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea Romanescu, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il fantasy dal titolo "E un giorno mi svegliai", di Francesco Toscano

    Sinossi: "E un giorno mi svegliai" è un fantasy. Il personaggio principale del libro, Salvatore Cuzzuperi, è un impiegato residente nella provincia di Palermo che rimane vittima di un'esperienza di abduction. Il Cuzzuperi vivrà l'esperienza paranormale del suo rapimento da parte degli alieni lontano anni luce dal pianeta Terra e si troverà coinvolto nell'aspra e millenaria lotta tra gli Anunnaki, i Malachim loro sudditi, e i Rettiliani, degli alieni aventi la forma fisica di una lucertola evoluta. I Rettiliani, scoprirà il Cuzzuperi, cercano di impossessarsi degli esseri umani perché dotati di Anima, questa forma di energia ancestrale e divina, riconducibile al Dio Creatore dell'Universo, in grado di ridare la vita ad alcune specie aliene dotate di un Dna simile a quello dell'uomo, fra cui gli stessi Rettiliani e gli Anunnaki. Il Cuzzuperi perderà pian piano la sua umanità divenendo un Igigi ammesso a cibarsi delle conoscenze degli "antichi dèi", ed infine, accolto come un nuovo membro della "fratellanza cosmica".

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei “ru viddrani”, Don Ciccio, “ù pastranu”, capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un’acredine che amplifica l’entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea ROMANESCU, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • Naufraghi nello spazio profondo, di Francesco Toscano

    Il romanzo di fantascienza dal titolo "Naufraghi nello spazio profondo ", di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza.

  • Malacarne, di Francesco Toscano

    Libro/E-book: Malacarne, di Francesco Toscano

    Sinossi: Nella primavera dell'anno 2021 a Palermo, quando la pandemia dovuta al diffondersi del virus denominato Covid-19 sembrerebbe essere stata sconfitta dalla scienza, malgrado i milioni di morti causati in tutto il mondo, un giovane, cresciuto ai margini della società, intraneo alla famiglia mafiosa di Palermo - Borgo Vecchio, decide, malgrado il suo solenne giuramento di fedeltà a Cosa Nostra, di vuotare il sacco e di pentirsi dei crimini commessi, così da consentire alla magistratura inquirente di assicurare alla giustizia oltre sessanta tra capi e gregari dei mandamenti mafiosi di Brancaccio, Porta Nuova, Santa Maria Gesù. Mentre Francesco Salvatore Magrì, inteso Turiddu, decide di collaborare con la Giustizia, ormai stanco della sua miserevole vita, qualcun altro dall'altra parte della Sicilia, che da anni ha votato la sua vita alla Legalità e alla Giustizia, a costo di sacrificare sé stesso e gli affetti più cari, si organizza e profonde il massimo dell'impegno affinché lo Stato, a cui ha giurato fedeltà perenne, possa continuare a regnare sovrano e i cittadini possano vivere liberi dalle prevaricazioni mafiose. Così, in un turbinio di emozioni e di passioni si intrecciano le vite di numerosi criminali, dei veri e propri Malacarne, e quella dei Carabinieri del Reparto Operativo dei Comandi Provinciali di Palermo e Reggio di Calabria che, da tanti anni ormai, cercano di disarticolare le compagini mafiose operanti in quei territori. Una storia umana quella di Turiddu Magrì che ha dell'incredibile: prima rapinatore, poi barbone e mendicante, e infine, dopo essere stato "punciutu" e affiliato a Cosa Nostra palermitana, il grimaldello nelle mani della Procura della Repubblica di Palermo grazie al quale potere scardinare gran parte di quell'organizzazione criminale in cui il giovane aveva sin a quel momento vissuto e operato.

  • NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA , di Francesco Toscano

    Libro/E-book: NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA,di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza. Nel giro di pochi anni, pur tuttavia, a differenza di quanto auspicatosi dagli scienziati che avevano ideato e progettato la missione Marte, l’ingegnere MIGLIORINI e la sua progenie sarebbero rimasti coinvolti in un’aspra e decennale guerra combattuta da alcuni coloni di stanza sul pianeta Marte e da altri di stanza sulla superficie polverosa della nostra Luna, per l’approvvigionamento delle ultime materie prime sino ad allora rimaste, oltre che per l’accaparramento del combustibile, costituito da materia esotica e non più fossile, di cui si alimentavano i motori per viaggi a velocità superluminale delle loro superbe astronavi; ciò al fine di ridurre le distanze siderali dello spazio profondo e al fine di generare la contrazione dello spazio-tempo per la formazione di wormhole, ovvero dei cunicoli gravitazionali, che avrebbero consentito loro di percorrere le enormi distanze interstellari in un batter di ciglia...






ULTIME NEWS DAL BLOG Sicilia, la terra del sole.


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sabato 29 marzo 2008

Cinema, biglietto a un euro in otto sale della città.

Palermo (Repubblica) - 27.03.2008 Non solo luoghi d'arte, musei, gallerie e siti archeologici. La decima edizione della Settimana della cultura promossa dal ministero per i Beni culturali lancia solo per oggi l'iniziativa dell'ingresso al cinema a 1 euro. In città aderiscono otto sale: l'Abc di via Emerico Amari, il King di via Ausonia e la sala 1 dell'Aurora di Tommaso Natale proiettano a 1 euro "Grande, grosso e... Verdone" , il film campione d'incassi della stagione. Aderisce anche l'Ariston di via Pirandello con "The water horse" nel pomeriggio e "Non è un paese per vecchi" per le proiezioni serali, mentre le altre sale dell'Aurora ospitano "La volpe e la bambina" in sala 2 e "Spiderwick" in sala 3.

I tifosi rosa scelgono il loro inno.

Palermo - (06 marzo 2008) Le urne internaute sono ancora aperte, ma i tifosi rosanero, che in questi giorni hanno ascoltato e votato il loro inno per il Palermo preferito tra i dodici in gara nel sondaggio lanciato da Repubblica. it, sembrano già aver decretato il vincitore: si tratta di Lucio Ciaramitaro con il suo "Forza Palermo!".Un brano che, un po´ a sorpresa, ha fatto breccia nei cuori dei supporter rosanero, raccogliendo il quarantanove per cento delle preferenze e scalzando dalla vetta quello che da molti palermitani è stato a lungo considerato l´inno ufficioso della squadra: "Ghiaccioli all´arancio, sapuri 'ri gol", scritto più di un ventennio fa dal duo comico Alamia e Sperandeo.

TEATRO: PALERMO, AL VIA LA V EDIZIONE DELLA RASSEGNA "TEATRANDO".

Palermo, 26 mar. - (Adnkronos) - Torna per il quinto anno consecutivo la rassegna "Teatrando", nata da un'idea di Giuseppe Sorgi e Marco Pupella e organizzata con il contributo della Provincia regionale di Palermo. Il cartellone e' stato presentato questa mattina in conferenza stampa al teatro Crystal. Sei gli spettacoli in programma in cinque palcoscenici della citta', compresi nel circuito di "Assoteatri", l'associazione di operatori culturali privati che la Provincia sostiene dal punto di vista economico e della comunicazione. Primo appuntamento venerdi' prossimo (e in replica il 29), alle 21.15 al teatro Crystal, con Salvatore Giuliano, scritto dal giornalista e autore Angelo Vecchio e dedicato alla vicenda del bandito piu' braccato d'Italia morto misteriosamente il 6 luglio del 50. Regia di Marco Pupella.Secondo appuntamento l'8 e 9 aprile, al teatro Orione (via don Orione 5), con 'Un problema alla volta', di Pippo Spicuzza e Giuseppe Sorgi, scapestrata commedia "coniugale" tutta giocata nella dimensione del teatro nel teatro, fino all'epilogo in bellezza con tanto di vecchie coppie che si ritrovano e di nuove coppie che nascono. Il 9 aprile in scena per un'unica rappresentazione "Sera d'autunno", al teatro Agricantus. Tratto da un radiodramma di Friedrich Durrenmatt e rivisitato per il teatro da Maurizio Spicuzza (che ne cura la regia) e Claudio Ambrosetti (che ne e' anche il protagonista, insieme a Paride Cicirello), lo spettacolo e' una burla grottesca che irride alla figura dell'artista e sbeffeggia il mito del "delitto perfetto", con toni comici o a tratti angoscianti.

lunedì 24 marzo 2008

Calcio: il Palermo esonera Guidolin

Al suo posto tornera' Stefano Colantuono
(ANSA) - PALERMO, 24 MAR - Il Palermo Calcio ha esonerato l'allenatore Francesco Guidolin. Al suo posto arrivera' Stefano Colantuono. Il tecnico romano torna sulla panchina dei rosanero dopo essere stato anche lui esonerato lo scorso novembre da Maurizio Zamparini. Lo conferma lo stesso presidente.

sabato 22 marzo 2008

Zamparini: "Guidolin è un bugiardo"

Zamparini spara alto e dice la sua a "sport mediaset" sulle dichiarazioni di Guidolin che aveva parlato di una contestazione orchestrata. "Guidolin è un bugiardo - ha detto il presidente del Palermo - i tifosi hanno sostenuto la squadra. Darò mandato al mio avvocato, visto che le sue dichiarazioni sono da deferimento". E ancora sulle parole di Guidolin: "E’ una cosa da deferimento. Il pubblico si è comportato benissimo. Guidolin ha rilasciato una dichiarazione falsa, sputtanando pubblico, società e presidente. Io non ho mai fatto nessuna dichiarazione. Ha fatto così anche a Bologna o da altre parti. Probabilmente lo fa apposta per farsi cacciare. Aspetto una sua telefonata per i chiarimenti".

Il Palermo, attraverso il proprio sito ufficiale, si è dissociato dalle dichirazioni rilasciate dall’allentore. Francesco Guidolin, dopo la partita con il Genoa:"La U.S. Città di Palermo, con riferimento alle dichiarazioni rese dal sig. Guidolin alle emittenti televisive nazionali al termine della odierna gara di campionato, a proposito di un preteso clima infernale nel quale sarebbe stata costretta a giocare la squadra e in particolare alle allusioni circa una presunta premeditazione o organizzazione dello stesso, si dissocia completamente dalle suddette affermazioni denunciandone la assoluta gravità.
Le stesse dichiarazioni hanno, infatti, offerto alla intera platea televisiva un quadro fuorviante e ingeneroso nei confronti di quel pubblico che - nonostante l’andamento deludente della stagione - ha continuato ad incitare, al di là di sporadiche e civili manifestazioni di dissenso, anche oggi a risultato già compromesso.
Inoltre, il riferimento ad una presunta premeditazione e/o organizzazione di tali manifestazioni di dissenso, favorisce il sospetto di una regia occulta che danneggia irrimediabilmente l’immagine della intera tifoseria palermitana - se riferita ai tifosi - o quella della Società - se riferita a quest’ultima. La Società pertanto si riserva sin d’ora ogni azione a tutela della propria immagine e onorabilità.
La Società - che, al termine della partita odierna aveva confermato la fiducia al sig. Guidolin direttamente attraverso il suo Presidente, nonostante l’ennesima sconfitta appena patita e le dichiarazioni rilasciate dal tecnico nel corso della conferenza stampa di ieri in risposta alle considerazioni svolte dallo stesso Presidente in seguito alla sconfitta di Parma - si riserva, alla luce della gravità dei fatti sopra descritti, ogni decisione in merito alla conduzione tecnica della squadra.
U.S. Città di Palermo"


Guidolin:Lunedì l'esonero poi Colantuono

E’ finita questo pomeriggio la quarta avventura di Francesco Guidolin sulla panchina del Palermo. Lunedì la società lo solleverà dalla guida tecnica della prima squadra. A sostituirlo, sarà Stefano Colantuno che, insieme al suo staff, martedì dirigerà l’allenamento della squadra. L’ex tecnico dell’Atalanta, ritornerà quattro mesi dopo l’esonero (il 26 novembre del 2007). Zamparini gli ha chiesto di guidare la squadra verso la salvezza e di far giocare con continuità i giovani.

giovedì 20 marzo 2008

CALCIO: TEDESCO, NIENTE ALIBI RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE

"DOBBIAMO FINIRE IL CAMPIONATO IN MANIERA DIGNITOSA" Palermo, 20 mar. (Adnkronos) - ''Ci dispiace molto quando il presidente parla di dimissioni. E' normale che sia amareggiato, ha fatto sacrifici e si aspettava di vivere un'annata diversa. Adesso e' inutile cercare alibi, dobbiamo rimboccarci le maniche e finire il campionato in maniera dignitosa, per la citta' e la nostra bella tifoseria". La sconfitta con il Parma ha evidenziato il momento 'no' del Palermo, tanto da spingere il presidente Maurizio Zamparini a parlare di dimissioni, mentre sono tornare a circolare le voci sul possibile esonero del tecnico Francesco Guidolin. Il centrocampista rosanero Giovanni Tedesco crede pero' che questo sia il momento di fare gruppo e cercare di chiudere nel migliore dei modi la stagione. "Al termine della stagione, poi, si tireranno le somme: non so se a giugno ci sara' una rivoluzione, e' una questione importante e delicata che dovra' valutare la societa' -dice Tedesco-. Questo, comunque, e' un gruppo che nei momenti importanti ha tirato fuori gli attributi e puo' dare ancora tanto. Certo, siamo consapevoli che ieri non abbiamo fatto una bella figura e mi dispiace che sia stato tirato in ballo anche l'allenatore: lui e' la certezza piu' importante di questa squadra e la persona che ha meno colpe".

giovedì 13 marzo 2008

TEATRO: A CATANIA IL DRAMMA POPOLARE 'DI CRISTU LA MORTI E PASSIONI'

Catania, 13 mar. (Adnkronos/Adnkronos Cultura) - "Di Cristu la morti e passioni" e' il titolo del dramma popolare, recitato e cantato, dedicato alla Passione di Gesu' che inaugurera' domani, nella Chiesa di Sant'Agata La Vetere, la sezione Arte di Etnafest 2008 diretta da Angelo Scandurra. Nel recital, le voci di Cristo, della Madonna, di Giuda, Maddalena e del popolo sono interpretate da Ida Carrara, Nuccio Caudullo, Nellina Lagana', Ileana Rigano, Aldo Toscano, per la coordinazione di Federico Magnano San Lio e le musiche di Roberto Fuzio.Questo dramma, di ''unu Nnuccenti ca acchiana o' patibulu'', ripercorre le parti salienti di una storia che ci accompagna con il suo significato da piu' di duemila anni. A sostenere il racconto e' la ricchezza della scrittura siciliana, che attraverso rievocazioni e rimandi crea atmosfere di liricita', ora con la voce universale di Cristo, ora con quella amorevole di Maria, ora con quella travagliata di Giuda.

martedì 11 marzo 2008

I Comuni della Provincia di Palermo: Alimena


Alimena è un comune di 2.724 abitanti della provincia di Palermo.


 


Storia

Piccolo centro rurale inserito nel paesaggio delle Madonie. E' posto ad una altitudine di m 100. Si distinguono la chiesa Madre in stile barocco eretta nel 1724, con il campanile della stessa epoca e gli altari arricchiti da tele del '700.

Municipio
*indirizzo: Via Catania,35

*cap: 90020

*telefono: 0921.568012-646505

*fax:0921.646470

Proloco

La Pro Loco di Alimena, presieduta da Calogero Ciappa, promuove le tradizioni del territorio e dei prodotti della zona, supportando varie iniziative culturali, tra cui sottolineiamo il Concorso letterario ‘Alimena sotto le stelle della letteratura’ e ‘Alimena espone’, in cui la Pro Loco si propone di valorizzare e far conoscere gli artisti locali attraverso la presentazione delle loro opere. La Pro Loco di Alimena contribuisce alla raccolta fondi di Trenta Ore per la Vita attraverso iniziative di sensibilizzazione sul territorio. Info Tel: 0921/646542. Indirizzo: Via Roma,49

Video su Alimena:


La mappa di Alimena:

I Comuni della Provincia di Palermo: ALIA

Alia è un comune di 4.184 abitanti della provincia di Palermo, facente parte della Diocesi di Cefalù e dell'unione Valle del Torto e dei Feudi.

Storia



Il primo insediamento nel luogo dove nascerà Alia si ha durante la dominazione araba. In quello che è il feudo di Lalia, nascono i casali di Yhale', Gurfa, Ottumarrano e Kharse. Nel 1296 viene annotato il casale di Yhale' nel censo dei feudatari. Nel 1366 Rainaldo Crispo da Messina acquisisce il casale, l'abitato si svuota e rimane solo il feudo. Nel 1408 il feudo di Lalia ricomincia ad essere abitato. Nel 1537 Vincenzo Imbarbara s'investe del feudo di Lalia. Nel 1568 Giovanni Crispo e Villarant, barone di Prizzi, s'investe del feudo di Lalia. Nel 1600 Pietro Celestri, marchese di Santa Croce, s'investe del feudo di Lalia. Nel 1617 Donna Francesca Cifuentes, ormai vedova del Celestri, diventa baronessa di Lalia, ottenendo dal re spagnolo Filippo III la concessione di colonizzare il feudo, edificare case, carceri, chiese, nominare il castellano, il capitano, il giudice e altri ufficiali. Nasce il comune di Alia. Nel 1820 scoppia un'insurrezione carbonara contro i borboni con assalto alla casa del giudice distrettuale e rogo dei documenti notarili. Nel 1848 scoppia un'altra insurrezione popolare contro i borbonici. Vengono bruciati i documenti di legge. Nel 1857 ai Celestri succede il principe di Sant'Elia. Nel 1860 prendendo parte ai moti per la riunificazione dell'Italia, anche ad Alia sventola il tricolore italiano. Nella cappella di Santa Rosalia (detta "la nica") viene rappresentata la santa con in mano una bandiera tricolore. Nel 1862, esattamente il 2 agosto, giungeva ad Alia, e vi pernottava, Giuseppe Garibaldi.


Grotte della Gurfa


Si tratta di un complesso rupestre artificiale realizzato scavando una rupe di arenaria rossa. Si trovano a circa 4 km dall'abitato e costituiscono un'attrazione turistica notevole. Le Grotte della Gurfa sono composte da 6 camere (da cui deriva il nome, dal termine arabo Ghurfa che significa camera) articolate su due piani. La camera maggiore a forma di campana (tholos) è illuminata dall'alto da un oculo circolare. Resta controversa la datazione e l'attribuzione dell'intero complesso. La ipotesi più affidabili datano, almeno parte del complesso, all'età del rame.


Santuario - Parrocchia Maria SS. delle Grazie
Ad Alia vi è anche un Santuario dedicato a Maria SS. delle Grazie (probabilmente dedicatole per grazia ricevuta) costruito tra il 1630 e il 1639. L'edificio era previsto a tre navate e con due campanili, ma per mancanza di fondi fu costruita solo la navata centrale e un campanile, quella di sinistra nel 1900 e l'altra nel 1960. Sotto il coro della navata centrale fu costruita una cripta, ora chiusa, dove vennero seppelliti donna Francesca Cifuentes e il figlio Giovanni Battista Celestri. La festa della Patrona si festeggia il 2 luglio, attirando, oltre che molti fedeli, anche moltissimi emigrati che per l'occasione ritornano al paese natìo. Gli emigrati negli USA hanno fatto costruire una copia identica al simulacro conservato in Alia e la festeggiano anch'essi, impossibilitati a partecipare in Alia, con molta fede e devozione.


Opere rilevanti:
* Ignoto, Assunta, secolo XVIII, olio su tela, cm 275x178. * Giambecchina, Crocifissione, 1988, olio su tela, cm 236x228. * Totò Bonanno, Giuditta ed Oloferne, 1983, affresco, diametro cm. 250. * Ignoto, simulacro "Maria SS. delle Grazie", 1833-34, legno dipinto, h. cm 160.



Parrocchia Sant'Anna
Sorge in Via Garibaldi. L'edificio, a croce latina, è passato attraverso numerose modifiche. L'edificio sorse nelle vicinanze di una edicola votiva dedicata alla Santa. La prima fase della costruzione è stata completata nel 1762, per volontà del sacerdote don Luciano Cardinale, e la chiesa fu per molto tempo destinata alla sepoltura. Ai primi dell'800, ci fu un intervento sulla facciata e sul campanile arabo-ispanico, che costutuisce una grande ricchezza per la parrocchia: è composto da mosaici colorati, tipico di molte chiese barocche siciliane. Nella chiesa si trova il monumento funebre di Benedetto Guccione.



Opere rilevanti:


* Ignoto, Immacolata Concezione, XVIII secolo, olio su tela, cm 170x92. * Benedetto Civiletti, Madonna Addolorata, fine XIX secolo, legno policromo, h. cm 165. * Rosario Bagnasco, San Francesco di Paola, fine secolo XIX, legno policromo, h. cm 170



Chiesa di Santa Rosalia


Sorge in Piazza Santa Rosalia, dove anticamente vi era una cappella votiva di ringraziamento per la peste scampata del 1624. Poiché la cappella originaria fu danneggiata a causa di una frana nel 1901, il Cav. Gioacchino Guccione e molti emigrati aliesi riedificarono la chiesa nelle forme attuali. L'edificio è a pianta ottagonale e la facciata a sesto acuto.



Opere rilevanti:


* Ignoto, simulacro Santa Rosalia, XVIII secolo, legno policromo, altezza 1, 65.



Chiesa di San Giuseppe



Sorge in Via Garibaldi, nelle adiacenze del municipio.



Altre Chiese



Inoltre ad Alia sono presenti, la cappella di Santa Rosalia detta 'a nica, il Calvario. Un'altra chiesa, in fase di costruzione, sarà dedicata a Maria SS. Assunta, nel villaggio "Chianchitelle", un borgo vicino al paese.



Archi del quartiere Sant'Anna



Sono legati alla potenza della famiglia Guccione. Nel 1852 don Benedetto Guccione e don Filippo Guccione fecero costruire questi archi sopra una pubblica strada allo scopo di mettere in collegamento le loro case e disporre di qualche vano in più. La tradizione vuole che siano stati costruiti di notte a lume delle torce perché il regolamento comunale ne impediva la realizzazione. Gli archi sono di asse curvilinea e realizzati in mattoni di cotto.



Palazzo Guccione



Nella piazza principale, dirimpetto alla chiesa Madre, sorge, su quello che era l'antico palazzo baronale, il palazzo Guccione. L'edificio risale al XIX secolo e fu fatto costruire dall'omonima famiglia, una delle più facoltose di Alia, in stile eclettico con forti riferimenti al Liberty siciliano della scuola di Ernesto Basile. Le balconate dei due ordini superiori presentano inferriate in ferro fuso a motivi fitomorfi di una certa rigidità vicina agli stilemi ottocenteschi; l'ingresso principale presenta un portale con coronamento in ferro battuto e due colonne con capitelli corinzi. L'edificio è sormontato da un belvedere. Di rilievo la decorazione a motivi geometrici sul soffitto del salone al primo piano, mentre le pareti sono a stucco lucido ad imitazione di varie qualità di marmo, ed il pavimento è di mattonelle in cemento colorato; i vetri sono policromi e decorati con lo stemma della famiglia. Le porte e gli infissi sono ispirati dagli stilemi modernisti elaborati da Basile per il mobilificio Ducrot di Palermo.



Musei



Museo Antropologico



È situato all'ingresso del paese, nel "Camposanto Vecchio". Nel 1996 sono ritrovati resti umani risalenti alle vittime del colera del 1837. Sono state oggetto di studio diretto dall'Università di Firenze, nel progetto "Alia-Trinacria", equipe guidata dal professore Brunetto Chiarelli, titolare della cattedra di antropologia dell'Università di Firenze e dal professor Goffredo Cognetti, titolare della cattedra di biologia della Facoltà di Scienze Naturali e Biologiche dell'Università di Palermo.



Museo Etnoantropologico



Si trova in Via San Giuseppe, è dedicato alla cultura materiale di Alia. È stato allestito dall'Istituto di Antropologia Culturale dell'Università di Palermo. Espone attrezzi ed utensili in uso nei secoli scorsi e nel nostro secolo per la lavorazione del ferro, del grano, alla cura del bestiame, alle creazioni artigianali, alla lavorazione dei prodotti caseari.



Istituti Religiosi


Ad Alia è presente la congregazione delle Suore Maestre di Santa Dorotea, figlie dei Sacri Cuori dal 1889.



Confraternite


* Maria SS. delle Grazie - presso la chiesa Madre * SS. Sacramento - presso la chiesa Madre * Maria SS. dei Sette dolori - presso la chiesa Sant'Anna * Opera Santa - presso la chiesa San Giuseppe



Associazioni di volontariato


* Misericordia Alia * Dayita ONLUS * Azione Cattolica. * Azione Cattolica Ragazzi. * A.C.L (Associazione Cattolica Lavoratori, ex A.C.L. I. ) * A. S. A. (Associazione Sportiva Alia) * Pro-Alia * Associazione Itaca ONLUS



Istruzione


In Alia è presente:


* Scuola Materna. * Scuola Primaria "Francesco Orestano" * Scuola secondaria di primo grado * Scuola secondaria di secondo grado, Istituto Tecnico Commerciale



Sport


Ad Alia, per lungo tempo, hanno giocato, prevalentemente nel campionato di terza categoria, le squadre dell'A.S.A. (Associazione Sportiva Alia, colori bianco-blu) e del Pro Alia (colori bianco-rosso). Nell'estate del 1976 la squadra di Alia, formata da giovani nati o residenti nel comune, vinceva il combattuto Torneo delle Madonie.



Quartieri


* Rabbatieddu: Parte superiore del paese. * Cozzu di Pippa: Parte centrale e storica del paese. * A Funtanedda: Parte inferiore del paese.



Feste - Ricorrenze - Tradizioni


* 19 marzo: Festa in onore di San Giuseppe * 2 luglio: Festa patronale in onore di Maria SS. delle Grazie. * in luglio: Festa in onore di San Pio. * prima domenica di agosto: Festa in onore della Madonna di mezz'agosto. * 16 agosto: festa in onore di Sant'Anna. * 4 settembre: festa in onore di Santa Rosalia. * Domenica vicina all'8 settembre: festa in onore della Madonna dell'Oratorio. * 20-21 settembre: festa in onore della Madonna Addolorata. (Chiesa S.Anna) * Venerdì Santo: Processione con Gesù morto (Chiesa Madre) e Madonna Addolorata (Chiesa San Giuseppe). * Corpus Domini: Processione per le vie del Paese. * Notte di Natale: tradizionale falò nella gradinata della Chiesa Madre (la vampa). * 1-15 agosto: nelle strade del paese, quindicina in onore della Madonna Assunta. * I Virginieddi, nella ricorrenza di San Giuseppe.



Vie di comunicazione


Alia dispone di una stazione ferroviaria. (Vedi Stazione di Roccapalumba-Alia)



Curiosità


L'appellativo di Alia è "Città Giardino".



Cittadini illustri


Francesco Orestano



Amministrazione comunale


Sindaco: Francesco Todaro dal 14/05/2007 Centralino del comune: 091 8210911



Bibliografia


Eugenio Guccione, Storia di Alia, Salvatore Sciascia editore, Caltanissetta.

mercoledì 5 marzo 2008

In provincia di Caltanissetta nasce un nuovo rally - La Ronde Città di Mussomeli debutta il 16 marzo

Palermo, 3 marzo – Il panorama rallistico siciliano si arricchisce di una nuova gara, il Rally Ronde Città di Mussomeli, in programma in provincia di Caltanissetta il 15 e 16 marzo. La gara, organizzata dal Team Palikè con il patrocinio della provincia Regionale nissena e dei Comuni di Mussomeli, Villalba, Sutera e Acquaviva si disputerà con la formula delle “ronde”, ovvero con una sola prova speciale da ripetersi più volte. Teatro di questa nuova gara sarà la selettiva ed impegnativa prova speciale di “Mappa”, lunga ben 10,80 km, che sarà ripetuta per quattro volte.In questo modo il pubblico potrà “godersi”, senza doversi spostare di un solo metro, ben quattro passaggi dei propri beniamini, che transiteranno ogni due ore sulla prova speciale di Mappa, in passato utilizzata per il Rally di Primavera. Si tratta in pratica di un grande “circuito” il cui percorso avrà inizio dinanzi al Municipio, dalla piazza Madonna di Fatima a Mussomeli, dove il rally scatterà alle ore 8,31 di domenica 16 marzo, toccherà la prova di Mappa e poi Villalba, dove è posto un controllo a timbro. Quattro i Parchi Assistenza previsti, tutti a Mussomeli in piazza MongibelloLe iscrizioni si chiuderanno lunedì 9 marzo, ma già si preannuncia una partecipazione oltremodo qualificata con la presenza della Fiat Grande Punto S2000 di Paolo Piparo, delle Renault Clio S1600 di Michele Giandalone, del locale Mingoia e dell’agrigentino La Rosa e delle Mitsubishi Lancer Evo di Di Lorenzo e del pilota di casa Territo.Le operazioni di verifica delle vetture e degli equipaggi iscritti si svolgeranno sabato 15 marzo presso l’Istituto Comprensivo 2° di Mussomeli dalle ore 9 alle 13,30, mentre le ricognizioni con vetture di serie si svolgeranno dalle 10,15 alle 16,00.L’arrivo è previsto per le ore 16,30, sempre in piazza Madonna di Fatima, dove i concorrenti giungeranno dopo aver affrontato i 162 km del percorso totale ed i 43 km delle 4 prove. La classifica sarà determinata dalla somma dei migliori tre passaggi realizzati. La premiazione prevista per le ore 18,30 presso la Palestra Comunale, concluderà la manifestazione.

TRAPANI: PESANTI TAGLI AGLI ORGANICI, 176 POSTI IN MENO

Ancora tagli per l’anno scolastico 2008/09. Gli organici del personale docente nella nostra provincia saranno “falcidiati” in tutti gli ordini di scuola dove saranno tagliati 176 posti così distribuiti: 91 scuola primaria, 42 scuola secondaria di primo grado, 43 scuola secondaria di secondo grado. Le OO.SS. hanno già espresso un giudizio negativo sui provvedimenti contenuti nella legge Finanziaria 2008 e sulla c.m. n. 19/08 che prevede che il numero delle classi prime si determini tenendo conto soltanto del numero complessivo degli alunni, indipendentemente dai plessi e dalle sezioni staccate, dai diversi indirizzi, corsi di studio e sperimentazioni, mettendo a rischio la loro sopravvivenza. L’effetto immediato è l’aumento, notevole, del numero di alunni per classe.

MUSICA: CATANIA, A 'ETNAFEST' IL PIANISTA DAVE BURRELL

Catania, 5 mar. - (Adnkronos/Adnkronos Cultura) - Dave Burrell, pianista e compositore americano di spicco della scena musicale contemporanea, sara' il protagonista di un concerto, domani presso il Centro Zo' di Catania, nell'ambito della sezione "Black is beautiful... e non solo'' di Etnafest. L'artista sara' accompagnato dalla voce di Leena Conquest, dal basso di Harrison Bankhead e dalla batteria di Guillermo E. Brown.Lo stile pianistico di Burrell raccoglie ispirazioni diverse: il jazz dei grandi maestri, Duke Ellington, Jelly Roll Morton e Thelonious Monk ma anche la tradizione europea, in particolare il repertorio operistico di Giacomo Puccini a cui ha dedicato una suite ''La Vie De Bohe'me''. Negli ultimi trent'anni di carriera, il pianista ha partecipato ad oltre 100 registrazioni, di cui venticinque a suo nome ed e' stato promotore di molti progetti fra cui "Leena Conquest Sings The Songs Of Dave Burrell", che presenta il lavoro di compositore di Burrell con i testi di Monika Larsson e la voce straordinaria di Leena Conquest in un'affascinante forma cabarettistica, di teatro-musica.

lunedì 3 marzo 2008

La Provincia di Palermo.



Una Provincia ora dolce, ora aspra e rocciosa.




La provincia di Palermo (82 comuni; 4992 km2; 1.275.000 ab.), la più vasta e popolosa fra quelle siciliane, si affaccia a N al Mar Tirreno con una lunga costa, che si articola nei golfi di Castellammare, di Carini, di Palermo e di Termini Imerese, ed è limitata all'interno dalle province di Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Enna e Messina: comprende la vulcanica isola di Ustica. Il territorio è prevalentemente montuoso, interessato a E, oltre la valle del f. Torto, dai rilievi delle Madonie (massima elevazione è il Pizzo Carbonara, 1979 m), e a W da una successione alquanto disordinata di rilievi montuosi formati da lunghi contrafforti incisi da brevi e profondi solchi vallivi. Le pianure si limitano per lo più ad ampliamenti della stretta cimosa costiera; le più estese sono la Conca d'Oro, nell'immediato retroterra del capol., e le piane di Partinico e di Termini Imerese. Il clima è tipicamente mediterraneo ma con sensibili variazioni tra le fasce costiere, che godono di estati calde e asciutte ma ventilate e di inverni assai miti e moderatamente piovosi, e le aree montuose dell'interno, che hanno inverni più freddi e piovosi ed estati fresche; le precipitazioni non sono copiose e limitate per lo più ai mesi invernali. Le portate dei corsi d'acqua sono quindi estremamente irregolari con piene invernali e prolungate magre estive. I fiumi principali, e cioè il Pollina, il Fiume Grande (o Imera Settentrionale), il Torto, il San Leonardo e l'Eleutero, tutti tributari del Mar Tirreno, hanno quindi regime torrentizio e possono essere scarsamente utilizzati per l'irrigazione. Importante è invece la circolazione delle acque sotterranee, che sono estratte mediante numerosi pozzi e sfruttate quindi per irrigare vasti e fertili comprensori. § La consistenza demografica tende costantemente ad aumentare con un ritmo, tuttavia, non così elevato come giustificherebbe il saldo positivo del movimento naturale della popolazione, in quanto ha ancora un certo peso l'emigrazione, fenomeno che negli ultimi anni si è molto attenuato ma non spento. Da segnalare è l'immigrazione stagionale (spesso clandestina) di Algerini e Tunisini, che trovano impiego nel settore agricolo o in quello della pesca. Sono proseguiti negli anni recenti gli spostamenti tradizionali dall'interno alla costa e alle aree pianeggianti, più fertili e meglio irrigate e dove sorgono i centri maggiori e più industrializzati. I centri principali, dopo il capol., sono Monreale, Carini, Partinico, Bagheria, Villabate, Misilmeri, Termini Imerese, Cefalù, Castelbuono, Gangi, Lercara Friddi e Corleone. § Nonostante la grave crisi in cui versa il settore per un complesso di fattori concomitanti di carattere ambientale, climatico e storico, l'agricoltura costituisce tuttora una delle componenti fondamentali della struttura economica provinciale. I principali prodotti, che si ottengono però dalle aree più fertili e irrigate, sono gli agrumi, l'uva da vino, gli ortaggi,la frutta e le olive; altrove è diffusa la cerealicoltura estensiva. Cospicua fonte di reddito è pure la pesca e in fase di notevole espansione è anche il turismo, che però è ostacolato dall'inadeguatezza delle attrezzature ricettive e delle vie di comunicazione. L'industria è sviluppata nei settori meccanico, alimentare, dell'abbigliamento e dell'edilizia, nei quali operano aziende per lo più di piccole e medie dimensioni, con qualche eccezione significativa (Termini Imerese).
I segni dell'arte nella Provincia di Palermo.

Se Palermo è, nel panorama artistico della provincia (e dell'intera Sicilia), il centro urbano eminente, altri luoghi, altri centri abitati nello stesso territorio provinciale propongono - nella diversità delle testimonianze custodite -depositi d'arte d'alto spessore, che ne fanno preziosi archivi di immagini estetiche. Per esse il vivace mondo espressivo dei centri minori offre la rappresentazione della comune civiltà artistica, squisito apparato di bellezze che partecipano alla composizione dell'articolato mosaico dell'Arte e della Storia. Movendo all'osservazione di un tale composito retablo di forme del passato, il visitatore sperimenterà allora nuove immagini del bello, raccoglierà altre interessanti espressioni figurative che ne soddisferanno umanisticamente l'impegno culturale. Scontato sarà iniziare la scorribanda alla conoscenza artistica della provincia palermitana da Monreale, la cittadina di origine normanna che , ormai conurbata con Palermo, dalle pendici del monte Caputo pittorescamente domina la Conca d'Oro e la stessa capitale. Qui capolavoro esclusivo, che vale da solo un viaggio in Sicilia, è il duomo normanno, struttura di compatto impianto romanico, fondato (1174-1176) dal re Guglielmo il Buono. La maestosa mole dell'edificio severamente prospetta nella marcata imponenza delle due torri angolari che serrano il settecentesco portico a tre arcate, al cui interno la splendida porta bronzea di Bonanno Pisano (1186) immette nel tempio; sul fianco destro è un'altra porta preziosamente scolpita da Barisano di Trani (1179); all'esterno, le absidi propongono una festosa decorazione policroma ad archi acuti intrecciati a tarsie di lava e calcare.Il miracolo è all'interno. Rifulge nella spaziosa aula basilicale l'aurea gloria dell'intenso addobbo musivo, che per una superficie di ben 6340 mq. riveste le pareti, svolgendo in una luminosa narrazione ricca di vividi cromatismi i cicli dell'Antico Testamento nella navata centrale, della vita di Cristo nelle navi minori, ed episodi seguiti all'Incarnazione del Verbo nelle pareti delle absidi, dominate nell'alto del cappellone dalla possente figura del Cristo Pantocratore. Sulla destra dell'edificio, lo squisito chiostro dell'antica abbazia benedettina, opera dalle fascinose evocazioni orientali, si offre con la ritmata sequenza delle sue cento arcate gotiche sorrette da 228 leggiadre colonnine binate, tutte di diverso ornato.
Partendo da Monreale, proseguendo per San Cipirello e successivamente in direzione di Carini.

Da Monreale, inoltrandosi lungo la "scorrimento veloce" per Sciacca, si perverrà dopo breve percorso ai resti di un'antica città: è Ietai, sul monte Iato,nei pressi di San Cipirello, ricostruita nel IV secolo a. C. su una precedente fondazione èlima e rasa al suolo nel 1246 da Federico di Svevia per reprimervi una rivolta delle popolazioni musulmane. Interessante il teatro sulla cima del monte, capace di tremila spettatori; pià in basso si apprezzano l'agorà circondatada portici, affiancata dalla "sala del consiglio" e i resti di varie abitazioni e di un tempio sacro a Venere. Si conservano nel piccolo museo civico di San Cipirello cinque buone statue in pietra che ornavano il teatro (due satiri, due baccanti e un leone) e altro materiale archeologico. Restiamo nell'immediato entrotera palermitano per raggiungere Carini.

La città si offrirà al visitatore con la prima significativa emergenza feudale: quel castello reso famoso dalla tragica storia di adulterio e di morte della baronessa Laura Lanza. Risultato di successivi inserti costruttivi e di diverse voghe stilistiche, l'edificio, di originario impianto normanno (107-90) ,mostra tracce di un vasto rifacimento trecentesco, cui nei secoli XV-XVI seguì la trasformazione in palazzo nobiliare; elementi rinascimentali si riconoscono nel salone delle feste con bel soffitto ligneo dipinto, nel cortile con finestre architravate, nella cappella e nei portali degli appartamenti; settecentesche sono le pitture decorative delle stanze. Nucleo eminente di una trama urbanistica che vene formandosi atorno a questa dimora, il castelo assolse a un ruolo propulsivo dell'arrichimento artistico del paese, che si esprime con latri significativi episodi: la chiesa madre dell'Assunzione (1492-1532), ristrutturata nel Settecento, con animata facciata compresa fra due campanili (uno dei quali mozzo) e addobbi neoclassici all'interno;l'oratorio del SS. Sacramento, ornato di vivaci stucchi di scuola serpottiana; la chiesa di San Vito (1532) con campanile d'epoca barocca. Una "Madonna dell'Itria" dello Zoppo di Gangi è nella chiesa omonima.
Le aree costiere ad Est di Palermo. Bagheria.

Ad altre rilevanti immagini, ad altri incontri d'arte conduce il percorso lungo le aree costiere a est di Palermo.Qui, sorta fra il Sei e il Settecento, in dipendenza da una aristocratica voga che sospinse la nobilità palermitana a realizzare fra le ubertose campagne della Conca d'Oro le proprie dimore estive, Bagheria è luogo di attrattive per le sue celebri ville patrizie, ormai riposte memorie di uno splendore perduto. La più famosa è la vialla Palagonia (1715-92), elegante e sfarzoso prodotto barocco con la surrealistica coreografia dei 62 mostri in pietra che ne coronano il recinto, al cui interno l'edificio si compone a ventaglio preceduto dalla movimentata scalea a duplice rampa. Altrettanto illustri sono: la villa Butera, la più antica di tutte (1658), dalla chiusa struttura feudale; la monumentale villa Valguarnera (1721) , scenograficamente preceduta da un ampio loggiato a tenaglia; la villa Trabia (1752),rigorosamente modellata dalla sua esasperata simmetria decoratia a geometrici riquadri, la villa Galletti-Inguaggiato (1777), illeggiadrita dai preziosi decori di facciata; la massiccia villa Cattolica, oggi sede della Galleria d'Arte Moderna, con opere di Guttuso e di altri contemporanei. Interessante complesso residenziale è anche la settecentesca villa San Cataldo, ristrutturata in stile neogotico nel primo Ottocento, affacciata con una elegante balaustrata sull'amabile prospettiva del golfo di Porticello.

Nei pressi, sul monte Catalfano, sono gli avanzi di Solunto, importante centro punico (VII secolo a.C.). Solunto, antica città fondata dai Fenici sulla costa settentrionale della Sicilia, sul monte Catalfano, a circa 2 Km da Santa Flavia, di fronte Capo Zafferano, nei pressi di Palermo. Preceduta sulla stessa area dall'insediamento fenicio di Kfra (700 a. C. ), la città venne fondata dai Cartaginesi nel IV secolo a.C. che ne mantennero il controllo per più di un secolo. Durante questo periodo divenne centro di traffico marittimo rivaleggiando con Palermo e Mozia. In seguito alla prima guerra punica (250 a.C circa) passò sotto il dominio Romano. Il declino della città iniziò nel I secolo col graduale abbandono della città a favore dei centri abitati della pianura sottostante, fino al saccheggio subito ad opera dei Saraceni nel VII secolo. l nome greco di Solunto, secondo il mito di fondazione, riportato da Ecateo di Mileto, deriverebbe da quello di un brigante, Solus, ucciso da Eracle. Il nome fenicio conosciuto dalle monete (Kfra = Kafara), significa "villaggio", mentre lo steso nome greco (Solus, corrispondente al latino Soluntum) potrebbe essere d'origine fenicia, e significherebbe "roccia", con un caratteristico riferimento alla natura del sito. La più antica notizia su Solunto ci è trasmessa da Tucidide (VI, 2, 6), secondo il quale il luogo sarebbe stato occupato dai Fenici (insieme a Mozia e Palermo) al momento della prima colonizzazione greca. La città è stata localizzata con certezza sul monte Catalfano, 20 km ad est di Palermo, ma lo scavo non ha finora trovato nulla d'anteriore al IV secolo a.C. Si era quindi supposto che il centro più antico fossa da identificare con la vicina località di Pizzo Cannita, da dove provengono due sarcofagi antropoidi punici (ora al Museo Archeologico Regionale di Palermo), ma la recente scoperta di tombe del VI secolo ai piedi del monte Catalfano ha riaperto la questione: la Solunto più antica va cioè localizzata nella stessa zona di quella più tarda, anche se ne ignoriamo il sito preciso (forse ai piedi del monte, e in vicinanza del mare, come ci aspetteremmo per un emporio fenicio, o piuttosto nella zona non scavata a monte del teatro, dove va localizzata l'acropoli). La città fu conquistata per tradimento da Dionigi il Vecchio nel corso della sua guerra contro i Cartaginesi (396 a. C.), insieme a Cefalù ed Enna. Già in precedenza il suo territorio era stato saccheggiato insieme a quello di altre due città rimaste fedeli ai Cartaginesi, Halyciae e Palermo (Diodoro, XIV, 48, 4; 78, 7). È probabile che in quest’occasione l'abitato sia stato gravemente danneggiato o distrutto, dal momento che non se ne parla più a proposito della seconda spedizione di Dionigi, nel 368. In ogni caso, è proprio immediatamente dopo tale data che la città venne ricostruita interamente, secondo un piano regolare, nella fortissima posizione sul monte Catalfano che rimase la sua sede definitiva. Sappiamo che nel 307 a. C. vi s’insediò, col benestare dei Cartaginesi, un gruppo di mercenari greci abbandonati da Agatocle in Africa (Diodoro, XX, 69, 3) dopo il fallimento della sua spedizione. La presenza di un forte nucleo ellenico è, del resto, confermata, oltre che dal carattere stesso delle costruzioni e della loro decorazione, dalla presenza d'iscrizioni in greco, e dal tipo delle magistrature e dei sacerdozi in esser ricordati: gli anfipoli di Zeus Olimpio e gli "hieròthytai" (i primi sembrano riprodurre un'istituzione siracusana, introdotta da Timoleonte nel 363 a. C. ). Nel 254, durante la prima guerra punica, la città passò ai Romani, come Iatai, Tindari ed altre (Diodoro, XXIII, 18, 5). Sappiamo da Cicerone che essa faceva parte delle "civitates decumanae" (Verrine, II 3, 103). La notizia più tarda si ricava dall'unica iscrizione latina scoperta a Solunto, una dedica della "res publica Soluntinorum" a Fulvia Plautilla, moglie di Caracalla. A giudicare dai materiali archeologici sembra che il sito, semideserto e in decadenza già dal I secolo, sia stato definitivamente abbandonato poco più tardi. Gli scavi realizzati nell'Ottocento avevano già liberato una parte della città, ma essi sono stati ripresi nel 1952, e portati avanti negli anni successivi. È così tornato alla luce un settore notevole del tessuto urbano, che permette di ricostruire la struttura riorganizzata integralmente intorno alla metà del IV secolo a.C. La città occupa il pianoro del monte Catalfano, che si digrada da ovest ad est (da un'altezza sul livello del mare da m 235 a 150), e in parte è franato sul lato nord. La superficie doveva essere originariamente di circa 18 ettari, ed era suddivisa regolarmente da una serie di strade orientate da nord-est a sud-ovest (tre delle quali sono state parzialmente scavate), intersecate da assi minori perpendicolari (larghi da 3 a 5, 80 m), i quali, essendo disposti perpendicolarmente alla pendenza, sono perlopiù costituiti da scalinate. Ne risultano isolati rettangolari, di circa 40 x 80 m, disposti con il lato minore sugli assi principali. Essi sono suddivisi a metà, in senso longitudinale, da uno stretto "ambitus" (m 0, 80-1), destinato a drenare gli scoli, che, in corrispondenza delle strade principali, si trasformano in canali sotterranei. Non esistevano fogne. La strada principale (nota col nome moderno di "via dell'Agorà") è larga da 5, 60 a 8 m, e conduce alla zona pubblica della città, situata nella zona nord. A differenza delle altre – che sono pavimentate in lastre di calcare – essa presenta, a partire dal terzo isolato, una pavimentazione in mattoni quadrati. In corrispondenza degli incroci, la carreggiata è occupata da tre blocchi allineati con incassi, forse destinati a sostenere ponticelli lignei d'attraversamento in caso d'inondazioni.La disposizione delle abitazioni riflette certamente diversi livelli sociali. Nelle zone periferiche, infatti, per quanto finora si conosce, gli isolati sono divisi in otto abitazioni, di 400 m2 al massimo, e perlopiù prive di peristilio, sostituito da un semplice cortile. Nell'area centrale gli isolati comprendono in genere sei case, la cui superficie arriva sino a 540 m2, e che sono perlopiù dotate di peristili e di ricca decorazione musiva e pittorica. L'impianto sembra essere sostanzialmente quello originario, della metà del IV secolo a.C., anche se naturalmente si notano numerosi rifacimenti d'età tardoellenistica e romana (che sembrano solitamente concentrati fra il II secolo a.C. e il I secolo, mentre scarsissime sono le aggiunte posteriori). Si tratta insomma di un tipico piano regolatore d'età tardoclassica, che ritroviamo anche altrove in Sicilia (Iatai, Tindari, Eraclea, Gela, Agrigento, probabilmente a Segesta ed a Taormina), derivato da modelli greci, verosimilmente dell'Asia minore, come quello di Priene.
Lungo la costa, Termini Imerese e poi Cefalù.

Più oltre, lungo la costa, Termini Imerese partecipa con interessanti testimonianze al repertorio della civiltà artistica. Si segnalano: la matrice di S. Nicola (secoli XVI-XVII), con facciata del 1912 e all'interno una vivida Croce ligna di Pietro Ruzzolone (1484);la chiesa di S. Caterina (sec. XV), con nervoso portale ogivale e interno vivacemente affrescato con quattrocentesche storie della Santa corredate da antiche diciture dialettali; la chiesa dell'Annunziata, con bel porale del 1634 e cupola maiolicata, la chiesa della Madonna della Consolazione, con gradinata barocca a duplice rampa nel prospetto e interno briosamente decorato di stucchi di scuola serpottiana.
Il Palazzo Comunale (1640 circa) presenta sulla compatta massa un rigoglioso portale e all'interno un loggiato e affreschi seicenteschi che illustrano episodi di storia locale. Il sito naturalmente fortificato dove sorge il nucleo più antico della città, fu abitato sin dalla preistoria grazie anche alla presenza di grotte e di ripari sotto roccia (Contino, 2007). Una stazione preistorica dell'Epigravettiano è documentata nel cosiddetto riparo del castello di Termini. Dopo la distruzione di Imera da parte dei Cartaginesi, nel 409 a. C. , l’insediamento fu ricostruito due anni dopo (407 a. C. ) a 12 km ad ovest del precedente, nel luogo dove oggi sorge Termini Imerese. Il nome che esso allora assunse Thermai Himeraìai (in latino Thermae Himeraeae) è dovuto all’esistenza nei pressi di sorgenti d’acque calde, ancor oggi utilizzate: le Terme moderne, nella città bassa, occupano lo stesso luogo di quelle romane, delle quali conservano ancora alcuni resti. Note già molto prima della distruzione di Iimera, queste acque sono, infatti, ricordate da Pindaro nella XII olimpica, in onore di Ergoteles di Imera. Secondo una leggenda, esse sarebbero sgorgate ad opere delle Ninfe, che volevano compiacere Atena: in esse si sarebbe bagnato per la prima volta Ercole, dopo la lotta contro Erice (Diodoro, V 3, 4). Le monete di Termini, che sul dritto hanno la testa di Ercole e sul rovescio tre Ninfe, s’ispirano a questo mito. Secondo Diodoro Siculo, la città sarebbe stata fondata dai Cartaginesi, con l’apporto di coloni libici (XIII 79, 8), ma Cicerone afferma che si trattava in realtà di superstiti di Imera (Verrine, II 2, 86): è probabile del resto che le due informazioni non siano contraddittorie, e che nella colonia punica siano successivamente confluiti gli esuli d’Himera. Ciò sembra confermato dal fatto che, quando Dionigi attaccò l’eparchia cartaginese, nel 397 a. C. , egli ottenne l’appoggio dei Termitani (Diodoro, XIV 47, 6). Nel 361 a. C. , quando la città era sotto il dominio cartaginese, vi nacque Agatocle, il futuro tiranno di Siracusa, figlio di un esule di Reggio (Diodoro, XIX 2, 2 sgg. ). Questi farà di Terme una delle sue basi nella lotta contro i Cartaginesi (Diodoro, XX 56, 3). Nel 260 a. C., nel corso della prima guerra punica, i Romani subirono presso la città una durissima sconfitta ad opera di Amilcare, ma successivamente riuscirono a conquistarla, nel 253. Da allora rimase fedele a Roma, e fu tra quelle soggette a tributo (civitas decumana: Cicerone, Verrine II 2, 90). Dopo la conquista di Cartagine, nel 146 a. C., Scipione Emiliano restituì a Terme le opere d’arte sottratte dai Cartaginesi ad Imera: tra queste era una statua di Stesicoro, che vi aveva soggiornato (Verrine II 2, 86; 4, 73). C’è pervenuta la base di una di queste statue, con parte dell’iscrizione (IG XIV 315). Nel corso delle guerre civili la città parteggiò per Mario (forse in essa vivevano molti di quei commercianti italici che costituivano una parte importante del partito mariano): Pompeo, nell’81 a. C., s’apprestava a punire duramente Terme, quando ne fu distolto dall’intervento del più influente cittadino, Stenio, che, da partigiano di Mario, divenne allora sostenitore ed amico di Pompeo (Plutarco, Vita di Pompeo, 10-11): il che non impedì a Verre di spogliare la casa di Stenio delle sue opere d’arte e d’intentargli un processo (Verrine, II 2, 83-112). Dopo la guerra con Sesto Pompeo Augusto vi dedusse una colonia: è probabile che questo fatto costituisse una punizione per la città, che, per legami clientelari, aveva abbracciato probabilmente il partito pompeiano. La radicalità dell’operazione risulta dalle numerose iscrizioni latine che ci sono pervenute, e soprattutto dalla presenza massiccia in esse di nomi romani ed italici: il vecchio fondo della popolazione sembra praticamente scomparire all’inizio dell’età imperiale. La continuità di vita attraverso il Medioevo ha probabilmente permesso la conservazione delle linee fondamentali dell’impianto primitivo. Il Foro corrispondeva probabilmente alla zona dell’attuale piazzale del Duomo (a nord della piazza Vittorio Emanuele), il cardo a via del Belvedere e il decumanus alle vie che conducono dal Duomo a San Giovanni. In un’iscrizione greca, conservata al Museo Civico, si ricorda l’opera di un ginnasiarca, che aveva fatto costruire alcuni edifici (tra i quali forse lo stesso ginnasio) e pavimentare una strada a partire da una porta in direzione del mare (IG, XIV 317). Resti di edifici furono visti in passato preso il Duomo, e identificati senza motivo con la casa di Stenio: si trattava probabilmente di costruzioni pubbliche annesse al Foro. A quest’ultimo appartiene verosimilmente un grande portico scoperto nel secolo scorso lungo il fianco sinistro del Duomo e la via del Belvedere: trattasi di un edificio allungato (m 130 x 18,40), preceduto da una gradinata con un colonnato ad est ed una serie d’ambienti ad ovest, pavimentati in signino, databile tra il II e il I secolo a. C. Un altro monumento superstite della città si trova nella Villa Palmeri (o Municipale), subito dopo l’ingresso da porta Palermo, a sinistra. Si tratta di resti di un edificio in opera cementizia, con paramento a blocchetti; falsamente identificato con la curia (ricordata da Cicerone: Verrine, II, 112). Non lontano è l'anfiteatro, uno dei tre conosciuti in Sicilia (oltre a quelli di Siracusa e di Catania): esso occupa la zona compresa tra via Garibaldi e via San Marco, dove un gruppo di case ne ha conservato la pianta. È in gran parte realizzato con paramento a blocchetti in opera cementizia, e presenta un doppio ambulacro, fatto notevole per un edificio così piccolo (m 98 x 75 circa). La cavea era in parte scavata e in parte costruita: resta una parte dell’ordine inferiore delle arcate, visibile sul alto occidentale (in via Anfiteatro). Non sappiamo se esistessero ordini superiori. L’anfiteatro, come gli altri simili della Sicilia, fu probabilmente realizzato in età augustea, in relazione con la deduzione della colonia. Negli stessi anni, e nella medesima occasione, dovette essere costruito l’acquedotto, il più importante e meglio conservato dell’isola. Le sorgenti si trovano 5 km ad est della città, alle falde del Monte Calogero. Qui, in località Brucato, si possono ancora vedere i resti delle due vasche di decantazione. Il passaggio del torrente Barratina avveniva in località Fontana Superiore. In un primo tempo dovette essere realizzato con un sifone lungo circa 600 m, del quale resta il castello di compressione a pianta esagonale, ben conservato, alto m 15,60 e poggiante su uno zoccolo quadrato di m 6 di lato. Su cinque dei lati si aprono finestre, e dal lato E partiva il condotto. Su questa torre era un tempo una grand’iscrizione, ora scomparsa: aquae Cornealiae ductus p. XX. L’ultima indicazione (“venti piedi”) corrisponde forse all’area di rispetto ai lati del manufatto. Più tardi sembra che l’acquedotto passasse più a valle: in contrada Figurella è ancora visibile un ponte a doppio ordine d’arcate (in origine nove nell’inferiore, quindici nel superiore: due archi per ogni ordine sono crollati), alto 14 m. La struttura, in opera cementizia con paramento in blocchetti, è la stessa dell’anfiteatro e della curia, e mostra d’appartenere allo stesso progetto edilizio, nel quale non si può identificare quello della colonia augustea. Nel Museo Civico, installato nell’ex-ospedale dei Fatebenefratelli (in via del Museo Civico, di fronte al Duomo), sono esposti numerosi ed importanti reperti provenienti dalla città e dal suo territorio. Tra questi, otto teste leonine della sima del Tempio della Vittoria a Himera.; due leoni in tufo del Foro; un mosaico con pesci; ritratti imperiali (ritratto giulio-claudio; di Agrippina maggiore; di Domiziano; di una dama traianea; statue togate). Inoltre, la ricchissima collezione epigrafica. Ad est di Termini, presso la foce del fiume Torto, è un rilievo roccioso (ultima propaggine del Monte Castellaccio) noto col nome di Mura Pregne, che raggiunge i 370 metri d’altezza. Ivi sono visibili cospicui resti di fortificazioni in opera poligonale appartenenti ad un centro antico. Resti d’occupazione a partire dall’età del Ferro (emersi in seguito ad alcuni saggi di scavo) dimostrano che si tratta di un centro indigeno, successivamente ellenizzato al momento della colonizzazione greca d’Himera, che è stato variamente identificato (Hippana, Kronion). Con la caduta dell'impero romano iniziò un periodo di decadenza della cittadina. Termini fu sede vescovile sino al XII secolo, anche se la serie dei vescovi presenta diverse lacune ed incertezze. Durante il dominio normanno divenne città regia e successivamente entrò a far parte delle città demaniali. Soprattutto dal medio evo e sino agli inizi del XIX secolo fu uno dei maggiori centri di raccolta ed imbarco del grano e di altre derrate che venivano stoccate e sottoposte a dazio in appositi magazzini (Regio Caricatore). La presenza del caricatore fece la fortuna della cittadina che divenne uno dei maggiori porti siciliani ed ebbe intensi rapporti commerciali con le repubbliche marinare (Contino & Mantia, 1997,1998, 2001 a, b; 2002a, b; 2003, 2004, 2005a,b,c) di Genova, Pisa e Venezia e con i maggiori porti mediterranei (Marsiglia,Barcellona etc.) e nel XVI secolo anche atlantici. Alla fine del Settecento fu sede della sezione Ereina Imerese dell'Accademia Ereina di Palermo e poco dopo dell'Accademia Euracea (per la storia di questo consesso si veda la voce Accademia Mediterranea Euracea). Nel XIX secolo la chiusura del Caricatore del Grano fu l'inizio di una profonda crisi economica che si attenuò solo alla fine del secolo quando si svilupparono attività artigianali e protoindustriali. Il calo demografico, legato soprattutto all'emigrazione verso le Americhe, fu compensato agli inizi del XX secolo da una immigrazione dall Agrigentino, dal Messinese e dal Ragusano.

Proseguendo in direzione di Messina, Cefalù, adagiata ai piedi della sua pittoresca rocca, appresta al visitatore un suggestivo repertorio d'arte. Tracce di frequentazione del sito risalgono all'epoca preistorica, in particolare in due grotte che si aprono sul lato settentrionale del promontorio su cui sorse la città. A un insediamento pre-ellenico si riferisce la cinta muraria di tipo megalitico, datata alla fine del V secolo a. C. , che circonda l'attuale centro storico ed è in gran parte ancora conservata, e il contemporaneo "tempio di Diana", un santuario costituito da un edificio megalitico, coperto con lastroni di pietra di tipo dolmenico che ospita una precedente cisterna più antica (IX secolo a.C.). Nel IV secolo a.C. i Greci diedero al centro indigeno il nome di Kefaloidion, dal greco kefalé, ovvero "capo"; riferito probabilmente al suo promontorio. Nel 307 a.C. venne conquistata dai Siracusani e nel 254 a.C. dai Romani, che le diedero in latino il nome di Cephaloedium. La città ellenistico-romana ebbe una struttura urbanistica regolare, formata da strade secondarie confluenti sul principale asse viario e chiusa ad anello da una strada che segue il perimetro della cinta muraria. Nel periodo del dominio bizantino l'abitato si trasferì dalla pianura sulla rocca e restano tracce di lavori di fortificazione di quest'epoca (mura merlate), oltre a chiese, caserme, cisterne per l'acqua e forni). La vecchia città non venne tuttavia del tutto abbandonata, come prova il recente rinvenimento di un edificio di culto cristiano, con pavimento in mosaico policromo risalente al VI secolo. Nell'858, dopo un lungo assedio, venne conquistata dagli Arabi, che le diedero il nome di Gafludi, e fece parte dell'emirato di Palermo. Di questo periodo si hanno tuttavia notizie scarse e frammentarie e mancano anche testimonianze monumentali. Nel 1063 fu liberata dai Normanni di Ruggero I e, nel 1131, fu rioccupato l'antico abitato sulla costa, rispettando la struttura urbana preesistente: a questo periodo risalgono parecchi dei monumenti cittadini, quali: * la chiesa di San Giorgio e il lavatoio di via Vittorio Emanuele * Il chiostro del duomo e il "Palazzo Maria" (forse domus regia di Ruggero II) in piazza del Duomo * l'Osterio Magno sul corso Ruggiero. Precisamente al 1131 è datata in particolare la basilica cattedrale. Tra la metà del XIII secolo e il 1451 passò sotto il dominio di diversi feudatari e da ultimo divenne possedimento del vescovo di Cefalù. La storia successiva di Cefalù si può assimilare a quella della Sicilia e del resto dell'Italia. Nel 1752 vi si iniziano a stabilire i consolati stranieri (Francia, Danimarca, Olanda, Norvegia e Svezia) e la città diventa meta del Grand Tour. Durante il Risorgimento vi venne fucilato il 14 marzo 1857 il patriota Salvatore Spinuzza. Dopo lo sbarco di Garibaldi la città proclamò la sua adesione al Regno d'Italia nel gennaio del 1861. Oggi è una località marina e una meta turistica per le sue spiagge e le opere d'arte che conserva.

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