Sicilia bedda e amata,cantata e disprizzata...

  • A proposito degli alieni....

    Il saggio dal titolo "A proposito degli alieni....", di Francesco Toscano e Enrico Messina

    Sinossi: Fin dalla preistoria ci sono tracce evidenti del passaggio e dell’incontro tra esseri extraterrestri ed esseri umani. Da quando l’uomo è sulla Terra, per tutto il suo percorso evolutivo, passando dalle prime grandi civiltà, all’era moderna, sino ai giorni nostri, è stato sempre accompagnato da una presenza aliena. Lo dicono i fatti: nei reperti archeologici, nelle incisioni sulle rocce (sin qui rinvenute), nelle sculture, nei dipinti, in ciò che rimane degli antichi testi, sino ad arrivare alle prime foto e filmati oltre alle innumerevoli prove che oggi con le moderne tecnologie si raccolgono. Gli alieni ci sono sempre stati, forse già prima della comparsa del genere umano, e forse sono loro che ci hanno creato.

  • Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.

    Il saggio dal titolo "Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Milioni di persone in tutto il mondo credono che in passato siamo stati visitati da esseri extraterrestri. E se fosse vero? Questo libro nasce proprio per questo motivo, cercare di dare una risposta, qualora ve ne fosse ancora bisogno, al quesito anzidetto. L`archeologia spaziale, o archeologia misteriosa, è definibile come la ricerca delle tracce, sotto forma di particolari reperti archeologici o delle testimonianze tramandate nel corso dei millenni, di presunti sbarchi sulla Terra di visitatori extraterrestri avvenuti all’alba della nostra civiltà.

  • Condannato senza possibilità d'appello

    Il romanzo breve dal titolo "Condannato senza possibilità d'appello.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Le concezioni primitive intorno all`anima sono concordi nel considerare questa come indipendente nella sua esistenza dal corpo. Dopo la morte, sia che l`anima seguiti a esistere per sé senza alcun corpo o sia che entri di nuovo in un altro corpo di uomo o d`animale o di pianta e perfino di una sostanza inorganica, seguirà sempre il volere di Dio; cioè il volere dell’Eterno di consentire alle anime, da lui generate e create, di trascendere la vita materiale e innalzarsi ad un piano più alto dell’esistenza, imparando, pian piano, a comprendere il divino e tutto ciò che è ad esso riconducibile.

  • L'infanzia violata, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "L'infanzia violata", di Francesco Toscano

    Sinossi: Dovrebbero andare a scuola, giocare, fantasticare, cantare, essere allegri e vivere un'infanzia felice. Invece, almeno 300 milioni di bambini nel mondo sono costretti a lavorare e spesso a prostituirsi, a subire violenze a fare la guerra. E tutto ciò in aperta violazione delle leggi, dei regolamenti, delle convenzioni internazionali sui diritti dell'infanzia. La turpe problematica non è lontana dalla vostra quotidianità: è vicina al luogo in cui vivete, lavorate, crescete i vostri bambini. Ad ogni angolo dei quartieri delle città, dei paesi d'Italia, è possibile trovare un'infanzia rubata, un'infanzia violata.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei "ru viddrani", Don Ciccio, "u pastranu", capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un'acredine che amplifica l'entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea Romanescu, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il fantasy dal titolo "E un giorno mi svegliai", di Francesco Toscano

    Sinossi: "E un giorno mi svegliai" è un fantasy. Il personaggio principale del libro, Salvatore Cuzzuperi, è un impiegato residente nella provincia di Palermo che rimane vittima di un'esperienza di abduction. Il Cuzzuperi vivrà l'esperienza paranormale del suo rapimento da parte degli alieni lontano anni luce dal pianeta Terra e si troverà coinvolto nell'aspra e millenaria lotta tra gli Anunnaki, i Malachim loro sudditi, e i Rettiliani, degli alieni aventi la forma fisica di una lucertola evoluta. I Rettiliani, scoprirà il Cuzzuperi, cercano di impossessarsi degli esseri umani perché dotati di Anima, questa forma di energia ancestrale e divina, riconducibile al Dio Creatore dell'Universo, in grado di ridare la vita ad alcune specie aliene dotate di un Dna simile a quello dell'uomo, fra cui gli stessi Rettiliani e gli Anunnaki. Il Cuzzuperi perderà pian piano la sua umanità divenendo un Igigi ammesso a cibarsi delle conoscenze degli "antichi dèi", ed infine, accolto come un nuovo membro della "fratellanza cosmica".

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei “ru viddrani”, Don Ciccio, “ù pastranu”, capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un’acredine che amplifica l’entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea ROMANESCU, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • Naufraghi nello spazio profondo, di Francesco Toscano

    Il romanzo di fantascienza dal titolo "Naufraghi nello spazio profondo ", di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza.

  • Malacarne, di Francesco Toscano

    Libro/E-book: Malacarne, di Francesco Toscano

    Sinossi: Nella primavera dell'anno 2021 a Palermo, quando la pandemia dovuta al diffondersi del virus denominato Covid-19 sembrerebbe essere stata sconfitta dalla scienza, malgrado i milioni di morti causati in tutto il mondo, un giovane, cresciuto ai margini della società, intraneo alla famiglia mafiosa di Palermo - Borgo Vecchio, decide, malgrado il suo solenne giuramento di fedeltà a Cosa Nostra, di vuotare il sacco e di pentirsi dei crimini commessi, così da consentire alla magistratura inquirente di assicurare alla giustizia oltre sessanta tra capi e gregari dei mandamenti mafiosi di Brancaccio, Porta Nuova, Santa Maria Gesù. Mentre Francesco Salvatore Magrì, inteso Turiddu, decide di collaborare con la Giustizia, ormai stanco della sua miserevole vita, qualcun altro dall'altra parte della Sicilia, che da anni ha votato la sua vita alla Legalità e alla Giustizia, a costo di sacrificare sé stesso e gli affetti più cari, si organizza e profonde il massimo dell'impegno affinché lo Stato, a cui ha giurato fedeltà perenne, possa continuare a regnare sovrano e i cittadini possano vivere liberi dalle prevaricazioni mafiose. Così, in un turbinio di emozioni e di passioni si intrecciano le vite di numerosi criminali, dei veri e propri Malacarne, e quella dei Carabinieri del Reparto Operativo dei Comandi Provinciali di Palermo e Reggio di Calabria che, da tanti anni ormai, cercano di disarticolare le compagini mafiose operanti in quei territori. Una storia umana quella di Turiddu Magrì che ha dell'incredibile: prima rapinatore, poi barbone e mendicante, e infine, dopo essere stato "punciutu" e affiliato a Cosa Nostra palermitana, il grimaldello nelle mani della Procura della Repubblica di Palermo grazie al quale potere scardinare gran parte di quell'organizzazione criminale in cui il giovane aveva sin a quel momento vissuto e operato.

  • NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA , di Francesco Toscano

    Libro/E-book: NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA,di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza. Nel giro di pochi anni, pur tuttavia, a differenza di quanto auspicatosi dagli scienziati che avevano ideato e progettato la missione Marte, l’ingegnere MIGLIORINI e la sua progenie sarebbero rimasti coinvolti in un’aspra e decennale guerra combattuta da alcuni coloni di stanza sul pianeta Marte e da altri di stanza sulla superficie polverosa della nostra Luna, per l’approvvigionamento delle ultime materie prime sino ad allora rimaste, oltre che per l’accaparramento del combustibile, costituito da materia esotica e non più fossile, di cui si alimentavano i motori per viaggi a velocità superluminale delle loro superbe astronavi; ciò al fine di ridurre le distanze siderali dello spazio profondo e al fine di generare la contrazione dello spazio-tempo per la formazione di wormhole, ovvero dei cunicoli gravitazionali, che avrebbero consentito loro di percorrere le enormi distanze interstellari in un batter di ciglia...






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martedì 25 giugno 2013

"CONDANNATO SENZA POSSIBILITA’ D’APPELLO." IL NUOVO ROMANZO DI FRANCESCO TOSCANO. Prima Edizione - Revisione del 21 luglio 2013.

CONDANNATO SENZA POSSIBILITÀ D'APPELLO


Di Francesco TOSCANO


Prima Edizione.
Giugno 2013.
Revisione del 21 Luglio 2013.


Questo libro è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono usati in maniera fittizia. Qualunque somiglianza con fatti, luoghi o persone reali, viventi o defunte, sono del tutto casuali.


Diritti esclusivi di sfruttamento economico nel diritto d’autore e diritti connessi.

Tutti i diritti letterari della presente opera sono di esclusiva proprietà dell’autore, Francesco Toscano, così come previsto dalla legge 22 maggio 2004, n. 128 sulla diffusione telematica abusiva delle opere dell'ingegno, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43 contenente disposizioni per l'università e la ricerca, dal DLGV 13 febbraio 2006, n. 118, dal DLGV 16 marzo 2006, n. 140 e dal DDL S861 approvato dal Parlamento il 21 dicembre 2007 che consente la libera pubblicazione attraverso la rete d’immagini o musiche a bassa risoluzione o degradate. Il diritto di pubblicazione (Art. 12) è il primo tra tutti i diritti esclusivi di sfruttamento economico e spetta all’Autore o agli Autori. E’ anche un diritto morale. L'autore ha il diritto esclusivo di pubblicare l'opera. E' considerata come prima pubblicazione la prima forma di esercizio del diritto di utilizzazione. L’Autore ha altresì il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l'opera in ogni forma e modo, originale o derivato, nei limiti fissati dalla legge, e in particolare con l'esercizio dei diritti esclusivi indicati in seguito. L'autore ha altresì il diritto esclusivo di pubblicare le sue opere in raccolta (Art. 18). L’Autore è l’unico che ha il diritto esclusivo di introdurre nell'opera qualsiasi modificazione (Art. 18). Per diritti di sfruttamento economico (Artt.12 e 19) s’intendono una serie di diritti di seguito elencati. Tutti questi diritti esclusivi previsti dalla legge (Art. 19)sono fra loro indipendenti. L'esercizio di uno di essi non esclude l'esercizio esclusivo di ciascuno degli altri diritti. Essi hanno per oggetto l'opera nel suo insieme e in ciascuno delle sue parti. I diritti di utilizzazione economica dell'opera durano tutta la vita dell'autore e sino al termine del settantesimo anno solare dopo la sua morte (Art. 25). Nel caso di morte spettano agli eredi. Il trasferimento o la cessione di tali diritti, si attua attraverso un contratto di cessione e ha una durata limitata nel tempo (Il massimo previsto per legge è comunque fissato in venti anni, vedi precedente (Art. 122 contratto di edizione). Diritti relativi a edizioni critiche e scientifiche di opere di pubblico dominio (Art. 85-quater). Senza pregiudizio dei diritti morali dell'autore, a colui il quale pubblica, in qualunque modo o con qualsiasi mezzo, edizioni critiche e scientifiche di opere di pubblico dominio spettano i diritti esclusivi di utilizzazione economica dell'opera, quale risulta dall'attività di controllo critica e scientifica (comma 1.). Fermi restando i rapporti contrattuali con il titolare del diritti di utilizzazione economica di cui al comma 1,spetta al curatore della edizione critica e scientifica il diritto alla indicazione del nome (comma 2.). La durata dei diritti esclusivi di cui al comma 1 è di venti anni a partire dalla prima lecita pubblicazione, in qualunque modo o con qualsiasi mezzo effettuata (comma 3.). Il diritto esclusivo di trascrivere (Art. 14) ha per oggetto l'uso dei mezzi atti a trasformare l'opera orale in opera scritta o riprodotta con uno dei mezzi indicati nell'articolo precedente. Il diritto esclusivo di riprodurre (Art. 13) ha per oggetto la moltiplicazione in copie diretta o indiretta, temporanea o permanente, in tutto o in parte dell'opera, in qualunque modo o forma, come la copiatura a mano, la stampa, la litografia, l'incisione, la fotografia, la fonografia, la cinematografia ed ogni altro procedimento di riproduzione. Il diritto esclusivo di eseguire, rappresentare o recitare in pubblico (Art. 15) ha per oggetto, la esecuzione, la rappresentazione o la recitazione, comunque effettuate,sia gratuitamente che a pagamento, dell'opera musicale, dell'opera drammatica, dell'opera cinematografica, di qualsiasi altra opera di pubblico spettacolo e dell'opera orale. Il diritto esclusivo di distribuzione (Art. 17) ha per oggetto la messa in commercio o in circolazione, o comunque a disposizione, del pubblico, con qualsiasi mezzo ed a qualsiasi titolo, dell'originale dell'opera o degli esemplari di essa e comprende, altresì, il diritto esclusivo di introdurre nel territorio degli Stati della Comunità europea, a fini di distribuzione, le riproduzioni fatte negli Stati extracomunitari. Il diritto esclusivo di comunicazione al pubblico su filo o senza filo dell'opera (Art. 16) ha per oggetto l'impiego di uno dei mezzi di diffusione a distanza, quali il telegrafo, il telefono, la radiodiffusione, la televisione ed altri mezzi analoghi, e comprende la comunicazione al pubblico via satellite e la ritrasmissione via cavo, nonché quella codificata con condizioni di accesso particolari; comprende altresì la messa disposizione del pubblico dell'opera in maniera che ciascuno possa avervi accesso dal luogo e nel momento scelti individualmente. Il diritto esclusivo di tradurre (Art. 18) ha per oggetto la traduzione dell'opera in altra lingua o dialetto. Il diritto esclusivo di elaborare (Art. 18) comprende tutte le forme di modificazione, di elaborazione e di trasformazione dell'opera previste nell'art. 4. Il diritto esclusivo di noleggiare (Art. 18-bis, comma 1) ha per oggetto la cessione in uso degli originali, di copie o di supporti di opere, tutelate dal diritto d'autore, fatta per un periodo limitato di tempo ed ai fini del conseguimento di un beneficio economico o commerciale diretto o indiretto. L'autore ha il potere esclusivo di autorizzare il noleggio da parte di terzi. Il diritto esclusivo di dare in prestito (Art. 18-bis, comma 2) ha per oggetto la cessione in uso degli originali, di copie o di supporti di opere, tutelate dal diritto d'autore, fatta da istituzioni aperte al pubblico, per un periodo di tempo limitato, a fini diversi dal noleggio. L’autore ha il potere esclusivo di autorizzare il prestito da parte di terzi. Alla Legge 633/1941 si affianca anche il Codice Civile, libro V titolo nono, capo I°, articoli da 2575 a 2583.

© 2013, Francesco TOSCANO.
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Uno.

Di quel dì in cui la mia vita e il mio destino cambiarono per sempre, ricordo solo che era un uggioso pomeriggio di fine febbraio, uno dei mesi più freddi nella provincia di Palermo, l'area geografica di questo piccolo globo in cui, sono nato, cresciuto, e più volte mi sono reincarnato. L'aria intrisa d'umidità, spinta da delle folate di un freddo vento di maestrale, entrava in maniera irruente nelle nostre ossa, poveri mortali, costringendoci a stringerci nei nostri scialli di lana di concia, a volte puzzolenti, sino quasi ad asfissiarci, e a imbacuccarci nei nostri paltò di panno robusto che coprivano i nostri pantaloni di fustagno che denotavano le misere condizioni socio economiche in cui eravamo costretti a vivere. Nulla di strano se ciò fosse avvenuto in un altro posto al mondo. Era molto strano per noi siciliani che, oltre a soggiacere alle intemperie, fossimo ancora costretti a marcire nella nostra miseria, nonostante l'Italia fosse stata creata e il governo monarchico ci avesse garantito, a più riprese, che da lì a qualche anno la nostra vita sarebbe migliorata. Purtroppo non avevamo fatto i conti con la "crisi di fine secolo", un periodo di recessione economica che contribuì, infatti, all'aumento della tensione sociale e politica, che si tradusse nella successione di undici governi nei dieci anni che seguirono. Correva l'anno 1893 e il primo governo Giolitti era già in parlamento da circa nove mesi, e lì vi sarebbe rimasto in carica, se non ricordo male, sino al mese di dicembre di quell'anno, per un totale di cinquecento settantanove giorni. Non so dirvi che cosa mi accadde quel giorno nefasto, e mai sarò in grado di spiegarlo ad alcuno, sebbene me l'abbiano chiesto in tanti in questi ultimi due secoli di oscurità.
Non credevo, prima di passar "a miglior vita", quando ancora mi trovavo sulla Terra, che l'Inferno esistesse, sebbene la mia cultura, e la religione da me professata sino a qualche anno prima che io morissi, mi avessero insegnato tutto il contrario. Quello era un Inferno più dantesco che cristiano, più allegorico che metafisico. La mia anima, pur tuttavia, allontanandosi in vita dalla Luce, così precipitando nel buio degli abissi tenebrosi, aveva avuto modo di conoscere e di sperimentare ciò che significasse, per davvero, vivere nella tristezza più assoluta, nell'estremo dolore, nell'enorme disperazione e tormento eterno. Facevo mille supposizioni del perché fosse successo proprio a me, alla mia anima, nel reincarnarmi in quelle nuove vite, chiedendomi ogni istante che cosa avessi potuto realizzare se fosse andata diversamente; per quale motivo la mia anima aveva fatto le stesse esperienze delle vite precedenti, così costringendomi a rimanere in quest'universo fatto di sofferenze e di malvagità?
«La Giuria!»
Tutte le anime che affollavano l'assemblea si alzarono dalle poltrone in cui sedevano, inchinandosi in direzione della Suprema Corte.
«Che l'imputato si alzi!» disse il giudice a latere che sedeva a fianco del Presidente della Corte. Non obiettai. Mi alzai in piedi pronto ad accettare la Sentenza di condanna che da lì a poco sarebbe stata emessa nei confronti della mia anima, forse per l'eternità.
«Che cosa ha da dichiarare a sua discolpa?» disse il Presidente della Corte, guardandomi quasi volesse procedere a un'introspezione psicologica.
«Nulla vossignoria!» dissi timidamente.
«Ammetto le mie colpe e chiedo la clemenza della Corte…», dando così sfogo, ed esternando, tutti i sentimenti di contrizione che in quegli ultimi anni avevo man mano concepito.
«Allora ammettete i fatti che vi vengono contestati? Vi dichiarate colpevole di aver trucidato la vostra famiglia, in un momento d'ira sfociato in un raptus omicida?»
«Sì!»
«Orbene, a conclusione di questi cento anni d'investigazioni, tenuto conto delle circostanze attenuanti ammesse, e in virtù dei poteri a me conferiti», disse il Presidente della Corte, «condanno quest'anima a espiare duecento anni di pena sul pianeta Terra, reincarnandosi per ben tre volte in una nuova vita.»
Continuando disse: «Quest'anima avrà cura di condurre queste altre tre vite nella preghiera e nella penitenza, al fine di lenire il dolore arrecato ad altre anime, le quali nel corso di questo processo hanno chiesto a questa Corte, in ragione dei sentimenti d'amore che vi legarono in vita, di esser assai clemente nel formulare questa Sentenza di condanna appena emessa nei vostri confronti.»
Non dissi nulla. Non replicai. Accettai di reincarnarmi per altre tre volte in una nuova vita sul mio pianeta d'origine. Ero consapevole del fatto che la mia anima mi avrebbe costretto a vivere nel pentimento, Ad maiorem Dei gloriam, di luterana memoria.
Prima di uscire dalla sala dell'assemblea, il Presidente disse: «Accompagnate quest'anima nella sala dell'oblio, affinché si possa reincarnare in una nuova vita.»
E ancora, rivolgendosi direttamente al mio spirito: «Ricordati che ti restano solo queste tre possibilità di redenzione, e che se dovessi fallire miseramente la prova di virtù che ti è stata assegnata, ti ritroverai a dover lottare con le fiere, i prossimi tuoi simili.»
Girai lo sguardo verso i miei due carcerieri che mi stavano per accompagnare nella sala dell'oblio quando, a un tratto, mi balenò in mente un ricordo di una vita da me già trascorsa, sintetizzabile in questa massima ricca di saggezza: «Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso.»
Mi feci coraggio, lasciandomi trascinare in quella nuova realtà e dimensione dell'essere.

mercoledì 24 novembre 2010

Le vie di Palermo: Via Maqueda.

24 Novembre 2010.

Il secolo XVI è segnato per tutto il suo corso da un'intensa attività di trasformazioni urbanistiche programmate e progettate, in gran parte, direttamente dal Senato palermitano e sostenute dal potere vicereale. In questi anni le iniziative urbanistiche sono più rilevanti e impegnative degli interventi architettonici: se infatti nei secoli passati la costruzione di un edificio (la cattedrale, lo Steri, il palazzo Ajutamicristo, ecc.) aveva avuto di riflesso un grande significato urbanistico, ora è al tracciato di una strada e di un incrocio che si subordina la costruzione di nuove fabbriche. Se prima, dunque, si era guardato alla parte per il tutto, ora è il vero e proprio operare dell'intervento urbanistico a conferire significato all'architettura. Non a caso il secolo inizia con l'apertura della "cruci" di via Lattarini con la Discesa dei Giudici e finisce con quella della corce - grande e solenne - del Cassaro con la via Maqueda.Altrettanto determinanti nella creazione di un nuovo disegno della città sono il rifacimento della cinta bastionata e la pubblicazione delle prime carte a stampa. Sono queste infatti la probante testimonianza del fatto che l'assetto della città di Palermo si è ormai istituzionalizzato in un disegno che merita di essere conosciuto e diffuso.

Pianta di Palermo del 1580 di Matteo Florini
Anche se la costruzione delle nuove mura non comporta una crescita delle dimensioni di Palermo è stato giustamente notato che l'immagine della "città murata " ha una cifra spiccatamente cinquecentesca "come immagine ancora non contaminata, non svuotata nelle sue forme dai valori che esse sottendono" (M. Giuffrè, Palermo "città murata" cit., pg. 41)Basta osservare alcune carte a stampa di Palermo fra cui quelle del Bonifazio (1580) e del Florini (1580 ca.)

La pianta del Bonifazio ancora nel 1962 era considerata perduta, malgrado si sapesse che un esemplare era stato acquistato nel 1936 da Nino Basile il quale però non fece in tempo a pubblicare o comunque a descrivere la carta. La pianta è stata pubblicata nel 1969 da Leonardo Benevolo che segnala pure una precedente indicazione bibliografica del 1939 (R.V. Tooley, Maps in Italian Atlases of the Sixteenth Century, in "Imago Mandi", II, 1939, p. 431)Benevolo fa notare come "l'orientamento della pianta , col mare in primo piano, e la presenza di due elementi ugualmente degni d'interesse ai due poli della città (il porto in basso, il nucleo monumentale con la Cattedrale e il Palazzo Reale in alto), rende opportuno un graduale cambiamento dell'angolo di proiezione, poco obliquo nella zona della città e molto obliquo nel paesaggio di sfondo. Ne risulta un suggestivo effetto di rotazione (analogo a quello delle moderne fotografie aeree riprese con l'obbiettivo sferico) che presenta quasi di fronte il piano topografico della città, e quasi di profilo l'ambiente paesistico circostante". (L. Benevolo, La città italiana cit., p. 87)Va sottolineato il fatto che l'orientamento della pianta sia radicalmente mutato (il nord è in basso a destra) per consentire al lungo tracciato rettilineo del Cassaro di divenire così allo stesso tempo asse principale della struttura urbana ed asse geometrico della stessa raffigurazione cartografica.
Le Porte di Palermo nell'antichità
Nel 1535 l'ingegnere militare Antonio Ferramolino venne nominato dal vicerè Don Ferrante Gonzaga, appena nominato vicerè, il responsabile della sistemazione delle mura della città affinchè le stesse venissero munite di bastioni che potessero reggere l'urto di un bombardamento proveniente da una artiglieria nemica. Il tracciato delle mura esistenti, tuttavia, non mutò sostanzialmente;era segno che la città aveva raggiunto durante la dominazione arabo-normanna una sostanziale estensione territoriale e che non era necessario che venissero ampliati i suoi confini. Il Gonzaga era convinto che Palermo "capo del regno et donde esce il verbo di tutte le provvisioni,così di denari come di tutte le altre cose", meritasse una sicura, fortissima cinta fortificata: a tal fine diede incarico ad Antonio Ferramolino di riprendere e completare i lavori e gli studi già iniziati nel 1534 e nominò una commissione, composta da un rappresentante della regia corte e da due rappresentanti del comune (tra cui don Pietro Bologna), cui affida la sorveglianza dei lavori che dovevano esser subito portati a buon fine.

Nel 1536 furono così avviati i lavori al bastione dello Spasimo e a quello presso la porta Carini, in sostituzione delle antiche torri delle vecchie mura. Seguirono il bastione di S. Giacomo sul Papireto, a fianco dell'antica porta Rota (la Bab ar Rutah degli arabi), quello detto di S. Vito o Gonzaga e quello di S. Giuliano. Furono portati avanti con alacrità anche i lavori per il rafforzamento del Castellammare, cominciati nel 1535 (finiti soltanto intonro al 1560), sotto il vicerè Medinaceli, e fu restaurato il castello del molo che don Ferrante Gonzaga unì più tardi, verso il 1539, all'antica torre della Tonnara del Monaco. Le fortificazioni di Palermo sono state tra le prime del Cinquecento. Infatti, quando ci si accorse della ormai non più procastinabile necessità di adeguare le cinte difensive all'uso dell'artiglieria, si cominciò con l'addossare alle vecchie cinte murarie i baluardi.Il numero dei baluardi che costituirono la nuova cinta difensiva di Palermo risultò alla fine di dodici, ma non tutti sorsero subito e non tutti furono terminati vivente il Ferramolino.
Pianta di Palermo di Mario Cartaro del 1581

Il Di Giovanni (cfr. V. Di Giovanni, Le fortificazioni di Palermo nel secolo XVI giusta l'ordini dell'ing. Antonio Ferramolino, Palermo 1896) ha cercato, con attento esame di documenti e cronache, di ricostruire l'ordine secondo il quale i baluardi furono effettivamentefortificazioni della Torre Rotonda o di S. Giacomo o di porta Carini (nel 1536); il baluardo di S. Giacomo sul Papireto a fianco dell'antica porta Rota (nel 1536-37), il baluardo di S. Pietro al Palazzo Reale (nel 1550-60), il baluardo detto di S. Vito o Gonzaga (nel 1536), l'altro detto di S. Giuliano (nel 1536); i baluardi della piazza del Castello a mare incominciati nel 1535". Come per il passato anche nel XVI secolo a Palermo lo spazio della vita collettiva per eccellenza era il Cassaro: l'asse centrale della città fenicia e romana. E al Cassaro, alla sua trasformazione, si dedicò tutto l'impegno urbanistico di cui la classe dirigente palermitana fu capace. Il risultato fu di alta qualità scenografica, architettonica ed urbanistica tanto che Giovanni Botero, uomo di grande erudizione e profonde conoscenze geografiche, poteva scrivere nel 1588 che in Palermo " più degne sono due cose moderne: l'una è la strada, che traversa tutta la città, di drittura, larghezza, lunghezza e bellezza di fabriche tale, che non so in qual città d'Italia ne sia una simile; l'altra è il molo, fatto con spesa inestimabile, per cui beneficio quella città ha un capacissimo porto: fabrica veramente degna della magnanimità romana". (G. Botero, Delle cause della grandezza e magnificenza delle città, Roma 1588, libro II, XII)

Per chi scendeva il Cassaro dal punto più alto verso il mare si presentavano a destra il piano del Palazzo, il largo Aragona, la piazza Pretoria, il piano della Marina; a sinistra il piano della Cattedrale e - appena protetto da una quinta di case - lo specchio d'acqua costituito dalla Cala su cui affacciava il Castellammare. Al di fuori delle prospettive e delle scenografie del Cassaro la città medievale era rimasta pressochè intatta con le sue lunghissime strade dirette da sud a nord, i suoi mercati, gli slarghi imprevisti; ma nella strada rinnovata si affermava - pur nel rispetto della tradizione di penetrazione dal mare al territorio - la nuova maniera di intendere lo spazio urbano. La sistemazione, già così imponenente e ricca, è conclusa dalla creazione delle due porte a monte ed a valle della strada: la porta Nuova e la porta Felice. Questa sequenza prospettica, che attraversa in tutta la sua ampiezza la città, è una soluzione di raro fascino. Mai come in questo caso le porte di una città sono servite a sottolineare l'apertura di un centro urbano verso il contesto ambientale esterno. La porta Nuova è progettata nel 1569 ma realizzata solo a partire dal 1583, la porta Felice a partire dal 1582. Il Cassaro, come si è visto, portava all'estreme conseguenze il concetto di penetrazine dal mare verso il territorio che aveva contraddistinto l'impianto fenicio e l'espansione araba, che si era sviluppata a fuso lungo quell'asse. Le porte , se fosse possibile, sottolineano ancora di più questo carattere: la prima, la porta Nuova, con l'inquadrare l'abbazia di Monreale, la seconda, la porta Felice, con l'aprirsi sul mare e con la sua stessa singolare tipologia.

Negli ultimi anni del secolo si progetta da parte del Senato palermitano il taglio di una strada che intersecandosi con il Cassaro divida Palermo " in quattro nobili parti". Si tratta di un disegno astratto, progettato a freddo, e chiaramente ispirato al celebre precedente romano delle Quattro Fontane. La formazione della croce, con il taglio della nuova strada, che sarà chiamata Maqueda in onore del vicerè (Don Bernardino Cardines duca di Maqueda), pone le basi di uno sviluppo di Palermo contrario all'originaria tendenza mare-territorio, ma in ogni caso non si può dire che "appartiene a una categoria di opere pubbliche ormai standardizzate e diffuse". ( L. Benevolo, Storia dell'architettura del Rinascimento, Laterza, Roma- Bari 1973, p. 594.)

Oggi della città bastionata restano solo pochissime tracce in quanto nel corso dei secoli le stesse sono state demolite per creare nuovi spazi ed arredi urbani. Palermo è oggi, così com'è successo nelle altre città "millenarie",il risultato di tutti gli stili architettonici susseguitisi nel corso dei secoli sino ad arrivare ai giorni nostri. Baluardi della cinta muraria di Palermo ancora esistenti sono: Baluardo di S. Vito - Il baluardo di San Vito, che si trova tra porta Carini e il teatro Massimo, fu conosciuto in passato anche con il nome di Gonzaga o di “S. Agata delle mura”. Realizzato nel 1536, nel 1781 fu concesso al monastero di S. Vito che vi impiantò un giardino con vari padiglioni. Del baluardo resta visibile ancora il “mergolone”, anche se occultato da numerosi corpi di fabbrica ottocenteschi.Baluardo di S. Pietro - Il baluardo di San Pietro al Palazzo Reale, eretto tra il 1550 e il 1560, prende il nome dalla cappella di S. Pietro o cappella Palatina . Fu conosciuto in passato anche con il nome di “flora di porta di Castro”. Il baluardo, nel XVIII sec., venuta meno la sua funzione difensiva divenne un bell’esempio di giardino pensile.Baluardo dello Spasimo - Il baluardo dello Spasimo alla Kalsa, realizzato a partire dal 1536, prende il nome dalla chiesa omonima realizzata dai padri Benedettini Olivetani nel 1509. E’ uno dei più integri e begli esempi di ripari misti, di muratura e terra, progettati dagli strateghi e Ingegneri militari del XVI sec.Baluardo Guccia o del Papireto - Il baluardo Guccia o del Papireto in Corso Alberto Amedeo, fu realizzato nel 1536-37. Il toponimo nel corso dei secoli e cambiato numerose volte. Da una piantina del 1571 sappiamo che fu chiamato di San Jacopo e dal Villabianca, porta d’Ossuna o della Balata. Il toponimo attuale di Guccia deriva dall’omonimo palazzo ottocentesco che vi è stato sopra edificato.

Baluardi demoliti

Baluardo di porta Mazara o Pescara - Il baluardo di porta Mazara o Pescara, fu realizzato nel 1536 ed ampliato nel 1569 dal Viceré Francesco Ferdinando Avalos de Acquino Duca di Pescara. Fu conosciuto in passato anche come bastione di porta Montalto, per celebrare l’apertura nel 1638 dell’omonima porta da parte del Viceré D. Luigi Moncada Duca di Montalto. Nel 1885 il bastione fu demolito assieme alla porta, dopo le opere di demolizioni, fu riscoperta la porta Mazara rimasta occultata dal 1569. Baluardo Aragona - Il baluardo Aragona fu realizzato verso il 1570. Dalla cartina del 1571ricaviamo la notizia che si chiamava di pipirito. Successivamente prese il toponimo da Don Carlo Aragona Presidente del Regno. Il baluardo fu interessato nel 1637 da un notevole ampliamento. Altro toponimo con cui fu conosciuto in passato è quello di baluardo della Concezione, perché in possesso del monastero della Concezione. Il bastione ospiterà nel XVIII sec. il primo orto botanico di Palermo che sarà successivamente trasferito nel piano della Vigna del Gallo nei pressi del Piano di S. Erasmo alla Kalsa . Baluardi Vega e Tuono - I baluardi Vega a quello del Tuono o Terremoto furono realizzati uno accanto all’altro verso il 1550 dal Viceré Giovanni de Vega.

L’Auria, nell’Historia Cronologica delli Signori Vicerè di Sicilia, scrisse a tal proposito:

”…Eresse in Palermo il bastione vicino al mare presso porta Felice chiamato volgarmente Tuono, e l’altro gran baluardo appresso a quello dal suo cognome Vega appellato, nel mezzo del quale in alto vi è uno scudo di marmo con queste parole

“Vega dedit nomen et formam …”.

La funzione difensiva del bastione Vega era di proteggere le cortine murarie e il bastione dello Spasimo, nonché l’accesso della nuova porta dei Greci;

Il bastione del Tuono, aveva la funzione invece di difendere la cortina muraria del fronte a mare (Foro Colonna, oggi Foro Italico).

Del bastione del Tuono atterrato nel 1754, oggi non rimane alcuna traccia, mentre del bastione Vega, demolito nel 1784, rimane visibile “l’orecchione” tondo, inglobato nel’hotel Jolly.

Baluardo di S.Antonio - Il baluardo di S.Antonio poi di Vicari, edificato in una data posteriore al 1536 e anteriore al 1571, fu demolito tra il 1789 e il 1790.

Baluardo di S. Giuliano - Il baluardo di S.Giuliano edificato nel 1536 è stato demolito nel 1780. Il suo toponimo nel tempo è stato anche di Macqueda o della Donna D’Itria o Vidua.

martedì 2 dicembre 2008

PALERMO:DOMANI PER "I MERCOLEDI' DELL'ARCHIVIO" INCONTRO CON GIUSEPPINA MAZZOLA.

Palermo, 2 Dicembre 2008.
Ultimo appuntamento autunnale, domani, con "I Mercoledì dell'Archivio": Giuseppina Mazzola parlerà su Il marchese Haus, la figura di un educatore dell'Ottocento. L'appuntamento è alle 16.30, nella Sala Almeyda dell'Archivio storico comunale (via Maqueda, 157). "I Mercoledì dell'Archivio" sono un ciclo di incontri a cadenza settimanale finalizzati al potenziamento degli scambi culturali fra l'Archivio storico comunale e l'Università per la diffusione della cultura e delle attività didattiche. L'iniziativa è promossa dall'Archivio storico insieme al dipartimento di Arti e Comunicazioni dell'Università e al Provveditorato agli Studi di Palermo, ed è coordinata dal professore Salvatore Zarcone dell'Università di Palermo, assieme al direttore dell'istituzione comunale, Eliana Calandra. Condotti da docenti delle facoltà di Scienze della Formazione e di Lettere e Filosofia, gli incontri cercano di stimolare la partecipazione con interventi e dibattiti per aprire un confronto su temi specifici. Sono di tipo seminariale e aperti al pubblico (ingresso libero), ma diretti principalmente agli insegnanti delle scuole medie superiori; per loro, hanno carattere di corso d'aggiornamento ed è previsto un attestato di partecipazione alla fine della frequenza.

mercoledì 26 novembre 2008

PALERMO: ALL'ARCHIVIO STORICO COMUNALE INCONTRO CON IVANO CAVALLINI.

Palermo, 26 Novembre 2008.
Terzo appuntamento autunnale, oggi, con "I Mercoledì dell'Archivio": Ivano Cavallini parlerà su Poesia e musica - Fiori e giardini nella Roma barocca. L'appuntamento è alle 16.30,nella Sala Almeyda dell'Archivio storico comunale (via Maqueda,157). "I Mercoledì dell'Archivio" sono un ciclo di incontri a cadenza settimanale finalizzati al potenziamento degli scambi culturali fra l'Archivio storico comunale e l'Università per la diffusione della cultura e delle attività didattiche. L'iniziativa è promossa dall'Archivio storico insieme al dipartimento di Arti e Comunicazioni dell'Università e al Provveditorato agli Studi di Palermo, ed è coordinata dal professore Salvatore Zarcone dell'Università di Palermo, assieme al direttore dell'istituzione comunale, Eliana Calandra. Condotti da docenti delle facoltà di Scienze della Formazione e di Lettere e Filosofia, gli incontri cercano di stimolare la partecipazione con interventi e dibattiti per aprire un confronto su temi specifici. Sono di tipo seminariale e aperti al pubblico (ingresso libero), ma diretti principalmente agli insegnanti delle scuole medie superiori; per loro, hanno carattere di corso d'aggiornamento ed è previsto un attestato di partecipazione alla fine della frequenza.
Fonte: Comune di Palermo .

mercoledì 12 novembre 2008

ARCHIVIO STORICO COMUNALE, DOMANI ANELLO SU "LE RIVISTE SULLA SICILIA ANTICA".

Palermo, 11 Novembre 2008.

Secondo appuntamento autunnale, domani, con "I Mercoledì dell'Archivio". Pietrina Anello parlerà su "Le riviste sulla Sicilia antica". L'appuntamento è alle 16.30, nella Sala Almeyda dell'Archivio storico comunale (via Maqueda, 157). "I Mercoledì dell'Archivio" sono un ciclo di incontri a cadenza settimanale finalizzati al potenziamento degli scambi culturali fra l'Archivio storico comunale e l'Università per la diffusione della cultura e delle attività didattiche. L'iniziativa è promossa dall'Archivio storico insieme al dipartimento di Arti e Comunicazioni dell'Università e al Provveditorato agli Studi di Palermo.

mercoledì 29 ottobre 2008

PALERMO: RIPRENDONO OGGI ALL'ARCHIVIO STORICO "I MERCOLEDÌ DELL'ARCHIVIO".

Palermo, 29 Ottobre 2008.

Con la conferenza di Michela Sacco, dal titolo Letteratura italiana,questioni epistemologiche, riprendono oggi alle 16.30, nella Sala Almeyda dell'Archivio storico comunale (via Maqueda, 157), "I Mercoledì dell'Archivio", ciclo di incontri a cadenza settimanale finalizzati al potenziamento degli scambi culturali fra l'Archivio storico comunale e l'Università per la diffusione della cultura e delle attività didattiche. L'iniziativa, che aveva preso il via nello scorso maggio, è promossa dall'Archivio storico insieme al dipartimento di Arti e Comunicazioni dell'Università e al Provveditorato agli Studi di Palermo, ed è coordinata dal professore Salvatore Zarcone dell'Università di Palermo, assieme al direttore dell'istituzione comunale, Eliana Calandra. Condotti da docenti delle facoltà di Scienze della Formazione e di Lettere e Filosofia, gli incontri cercano di stimolare la partecipazione con interventi e dibattiti per aprire un confronto su temi specifici. Sono di tipo seminariale e aperti al pubblico (ingresso libero), ma diretti principalmente agli insegnanti delle scuole medie superiori; per loro, hanno carattere di corso d'aggiornamento ed è previsto un attestato di partecipazione alla fine della frequenza. I temi degli incontri vanno dai manoscritti medievali ai concetti d'identità e memoria collettiva, dal "narrare la città" all'esplorazione delle riviste di storia siciliana antica; da questi argomenti emerge la felice corrispondenza fra i contenuti trattati ed il luogo che fa loro da cornice, l'Archivio storico, che conserva le fonti originali di sette secoli di storia cittadina, dal Duecento alla metà del Novecento, e che si pone come punto di riferimento insostituibile per ogni ricerca volta a recuperare le nostre radici culturali. Dopo l' appuntamento di ottobre, seguiranno: Giusto Picone, che parlerà sul tema Costruzione della memoria e costruzione dell'identità nell'epica e nella storiografia latina (5 novembre); Pietrina Anello (Le riviste sulla Sicilia antica, 12 novembre); Ivano Cavallini (Poesia e musica - Fiori e giardini nella Roma barocca, 26 novembre); e Giuseppina Mazzola (Il marchese Haus, la figura di un educatore dell'Ottocento, 3 dicembre).

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