Sicilia bedda e amata,cantata e disprizzata...

  • A proposito degli alieni....

    Il saggio dal titolo "A proposito degli alieni....", di Francesco Toscano e Enrico Messina

    Sinossi: Fin dalla preistoria ci sono tracce evidenti del passaggio e dell’incontro tra esseri extraterrestri ed esseri umani. Da quando l’uomo è sulla Terra, per tutto il suo percorso evolutivo, passando dalle prime grandi civiltà, all’era moderna, sino ai giorni nostri, è stato sempre accompagnato da una presenza aliena. Lo dicono i fatti: nei reperti archeologici, nelle incisioni sulle rocce (sin qui rinvenute), nelle sculture, nei dipinti, in ciò che rimane degli antichi testi, sino ad arrivare alle prime foto e filmati oltre alle innumerevoli prove che oggi con le moderne tecnologie si raccolgono. Gli alieni ci sono sempre stati, forse già prima della comparsa del genere umano, e forse sono loro che ci hanno creato.

  • Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.

    Il saggio dal titolo "Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Milioni di persone in tutto il mondo credono che in passato siamo stati visitati da esseri extraterrestri. E se fosse vero? Questo libro nasce proprio per questo motivo, cercare di dare una risposta, qualora ve ne fosse ancora bisogno, al quesito anzidetto. L`archeologia spaziale, o archeologia misteriosa, è definibile come la ricerca delle tracce, sotto forma di particolari reperti archeologici o delle testimonianze tramandate nel corso dei millenni, di presunti sbarchi sulla Terra di visitatori extraterrestri avvenuti all’alba della nostra civiltà.

  • Condannato senza possibilità d'appello

    Il romanzo breve dal titolo "Condannato senza possibilità d'appello.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Le concezioni primitive intorno all`anima sono concordi nel considerare questa come indipendente nella sua esistenza dal corpo. Dopo la morte, sia che l`anima seguiti a esistere per sé senza alcun corpo o sia che entri di nuovo in un altro corpo di uomo o d`animale o di pianta e perfino di una sostanza inorganica, seguirà sempre il volere di Dio; cioè il volere dell’Eterno di consentire alle anime, da lui generate e create, di trascendere la vita materiale e innalzarsi ad un piano più alto dell’esistenza, imparando, pian piano, a comprendere il divino e tutto ciò che è ad esso riconducibile.

  • L'infanzia violata, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "L'infanzia violata", di Francesco Toscano

    Sinossi: Dovrebbero andare a scuola, giocare, fantasticare, cantare, essere allegri e vivere un'infanzia felice. Invece, almeno 300 milioni di bambini nel mondo sono costretti a lavorare e spesso a prostituirsi, a subire violenze a fare la guerra. E tutto ciò in aperta violazione delle leggi, dei regolamenti, delle convenzioni internazionali sui diritti dell'infanzia. La turpe problematica non è lontana dalla vostra quotidianità: è vicina al luogo in cui vivete, lavorate, crescete i vostri bambini. Ad ogni angolo dei quartieri delle città, dei paesi d'Italia, è possibile trovare un'infanzia rubata, un'infanzia violata.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei "ru viddrani", Don Ciccio, "u pastranu", capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un'acredine che amplifica l'entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea Romanescu, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il fantasy dal titolo "E un giorno mi svegliai", di Francesco Toscano

    Sinossi: "E un giorno mi svegliai" è un fantasy. Il personaggio principale del libro, Salvatore Cuzzuperi, è un impiegato residente nella provincia di Palermo che rimane vittima di un'esperienza di abduction. Il Cuzzuperi vivrà l'esperienza paranormale del suo rapimento da parte degli alieni lontano anni luce dal pianeta Terra e si troverà coinvolto nell'aspra e millenaria lotta tra gli Anunnaki, i Malachim loro sudditi, e i Rettiliani, degli alieni aventi la forma fisica di una lucertola evoluta. I Rettiliani, scoprirà il Cuzzuperi, cercano di impossessarsi degli esseri umani perché dotati di Anima, questa forma di energia ancestrale e divina, riconducibile al Dio Creatore dell'Universo, in grado di ridare la vita ad alcune specie aliene dotate di un Dna simile a quello dell'uomo, fra cui gli stessi Rettiliani e gli Anunnaki. Il Cuzzuperi perderà pian piano la sua umanità divenendo un Igigi ammesso a cibarsi delle conoscenze degli "antichi dèi", ed infine, accolto come un nuovo membro della "fratellanza cosmica".

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei “ru viddrani”, Don Ciccio, “ù pastranu”, capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un’acredine che amplifica l’entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea ROMANESCU, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • Naufraghi nello spazio profondo, di Francesco Toscano

    Il romanzo di fantascienza dal titolo "Naufraghi nello spazio profondo ", di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza.

  • Malacarne, di Francesco Toscano

    Libro/E-book: Malacarne, di Francesco Toscano

    Sinossi: Nella primavera dell'anno 2021 a Palermo, quando la pandemia dovuta al diffondersi del virus denominato Covid-19 sembrerebbe essere stata sconfitta dalla scienza, malgrado i milioni di morti causati in tutto il mondo, un giovane, cresciuto ai margini della società, intraneo alla famiglia mafiosa di Palermo - Borgo Vecchio, decide, malgrado il suo solenne giuramento di fedeltà a Cosa Nostra, di vuotare il sacco e di pentirsi dei crimini commessi, così da consentire alla magistratura inquirente di assicurare alla giustizia oltre sessanta tra capi e gregari dei mandamenti mafiosi di Brancaccio, Porta Nuova, Santa Maria Gesù. Mentre Francesco Salvatore Magrì, inteso Turiddu, decide di collaborare con la Giustizia, ormai stanco della sua miserevole vita, qualcun altro dall'altra parte della Sicilia, che da anni ha votato la sua vita alla Legalità e alla Giustizia, a costo di sacrificare sé stesso e gli affetti più cari, si organizza e profonde il massimo dell'impegno affinché lo Stato, a cui ha giurato fedeltà perenne, possa continuare a regnare sovrano e i cittadini possano vivere liberi dalle prevaricazioni mafiose. Così, in un turbinio di emozioni e di passioni si intrecciano le vite di numerosi criminali, dei veri e propri Malacarne, e quella dei Carabinieri del Reparto Operativo dei Comandi Provinciali di Palermo e Reggio di Calabria che, da tanti anni ormai, cercano di disarticolare le compagini mafiose operanti in quei territori. Una storia umana quella di Turiddu Magrì che ha dell'incredibile: prima rapinatore, poi barbone e mendicante, e infine, dopo essere stato "punciutu" e affiliato a Cosa Nostra palermitana, il grimaldello nelle mani della Procura della Repubblica di Palermo grazie al quale potere scardinare gran parte di quell'organizzazione criminale in cui il giovane aveva sin a quel momento vissuto e operato.

  • NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA , di Francesco Toscano

    Libro/E-book: NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA,di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza. Nel giro di pochi anni, pur tuttavia, a differenza di quanto auspicatosi dagli scienziati che avevano ideato e progettato la missione Marte, l’ingegnere MIGLIORINI e la sua progenie sarebbero rimasti coinvolti in un’aspra e decennale guerra combattuta da alcuni coloni di stanza sul pianeta Marte e da altri di stanza sulla superficie polverosa della nostra Luna, per l’approvvigionamento delle ultime materie prime sino ad allora rimaste, oltre che per l’accaparramento del combustibile, costituito da materia esotica e non più fossile, di cui si alimentavano i motori per viaggi a velocità superluminale delle loro superbe astronavi; ciò al fine di ridurre le distanze siderali dello spazio profondo e al fine di generare la contrazione dello spazio-tempo per la formazione di wormhole, ovvero dei cunicoli gravitazionali, che avrebbero consentito loro di percorrere le enormi distanze interstellari in un batter di ciglia...






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venerdì 25 gennaio 2008

Da Corso Calatafimi a Monreale.

25 Gennaio 2008.

Antiche cronache arabe narrano che tutto il nord della città era un'oasi di sogno dove si viveva alla raffinata maniera orientale. Testimonianza più fulgida dell'epoca è il Castello della Zisa, (da Aziz, in arabo:splendida) edificata nel 1154, sotto il regno di Guglielmo I, su modello arabo. E' una costruzione rettangolare ornata di arcate e di feritoie. L'interno, che evoca i fasti decorativi dei Palazzi Orientali, ha una sala a volta con stalattiti, preceduta da un atrio. Lungo le pareti corre un fregio in mosaico che rappresenta cacciatori e pavoni. Nelle cripte del Convento dei padri Cappuccini, del XVII secolo, si estende un cimitero noto come le Catacombe dei Cappuccini, che custodisce circa 8.000 salme, imbalsamate fino al 1881. I corpi, appartenenti all'alta borghesia palermitana e al clero, sono divisi per categorie sociali o professionali. In corso Calatafimi, all'ingresso della Caserma Tukory, si scopre un edificio rettangolare chiamato la Cuba, costruito nel 1180 da artisti arabi. Doveva il suo nome alla sua alta cupola ora crollata. La chiesa di S. Spirito, o dei Vespri, è l'armonioso risultato di una contaminazione fra gli stili arabo normanno e gotico. Essa prende il nome per ciò che vi successe il giorno di Pasqua nel 1282, mentre si cantava il Vespro, quando un soldato francese recò offesa all'onore di un giovane siciliana e la reazione dei presenti diede vita alla celeberrima rivolta contro il dominio angioino, conosciuta con il nome di rivolta dei Vespri Siciliani. Ad otto chilometri dalla città, Monreale è il principale centro turistico dei dintorni di Palermo, noto soprattutto per la sua Cattedrale e lo splendido Chiostro. L'interno della Cattedrale presenta la più vasta superficie coperta da mosaici nel mondo, dopo quella di Santa Sofia di Instanbul. Eseguiti tra il XII e il XIII secolo culminano nel Cristo Pantocratore, che occupa tutta la conca dell'abside centrale e rappresenta il punto di convergenza del poema teologico. Il Chiostro benedettino annesso è un quadrato di 47 metri di lato, porticato con una teoria continua di arcate a sesto acuto sostenute da 228 colonnine abbinate e decorate da intarsi moreschi tutti differenti. Diversi l'uno dall'altro sono anche i capitelli, ornati mirabilmente con motivi antropomorfici, fitomorfici e con altri elementi di fantasia tradizionali dell'immaginario medievale. Il corso si trova tra porta Nuova e la strada provinciale. Fa parte del quartiere Palazzo Reale - Monte di Pietà, Mezzomonreale-Villatasca. Il largo si trova nel corso Calatafimi. Chiamato originariamente lo "stradone" di Mezzo Monreale", prese il nome di corso Calatafimi dopo l'annessione della Sicilia al Regno d'Italia, in onore di Garibaldi, vincitore della battaglia di Calatafimi,che, dopo aver sconfitto le truppe borboniche a Pioppo, venne a Palermo proprio attraverso questa strada. Sulla data di costruzione, il prof. La Duca, nella Città perduta, espone i dubbi tuttora esistenti: infatti Gaspare Palermo, nella sua Guida, annota che ne fu autore il vicerè Marcantonio Colonna, nel 1580, mentre il Villabianca, in Palermo d'oggigiorno, cita come anno di inizio il 1583 e come anno di completamento il 1595. La Duca ritiene che fu Marcantonio Colonna ad avere l'idea di costruire questa strada contemporaneamente al prolungamento del Cassaro sino al mare , e che essa venne realizzata in seguito. Fatto sta che, alla fine del XVI secolo, esisteva già una "via diritta che conduceva dalle falde del Monte Caputo sino al mare, attraversando la città. La strada , larga e ombreggiata dagli alberi fatti piantare dal pretore Aleramo del Carretto per proteggere dal sole i monrealesi che andavano e venivano da Palermo, giungeva sino alla scala di Monreale. Doveva essere bella e grande se i palermitani la chiamavano "lo stradone" e vi si recavano a passeggiare. E se la memoria popolare - che è memoria storica - ne ha conservato per secoli il ricordo, come testimonia un "cantu di carretteri", certamente tramandato da padre in figlio, che dice: "Che bedda chista via di Monriali. / Ci su li chiuppi filari fileri / e 'intra lu mezzu li quattru funtani/ pi l'arrifriscu di li passeggeri. "Li quattru funtani" a cui la nenia popolare si riferisce - e che erano in realtà cinque - furono costruite nel 1630, quando il vicerè Francesco Fernandez, duca di Albuquerque, completò la costruzione della strada e, per il ristoro dei passeggeri, la fece ornare di artistiche fontane di pietra di Billiemi su disegno dell'architetto Mariano Smiriglio. Di esse una sola è sopravvissuta: la seconda, detta "fontana dei Dragoni", che si trova accanto all'Educandato "Maria Adelaide", di fronte all'Albergo delle Povere (e perciò fu detta anche "dell'Albergo"). E' posta al centro di una esedra, chiusa da una provvidenza cancellata in ferro battuto , aggiunta in epoca posteriore. Al di là di questa, circondata da un sedile semicircolare in pietra,l'imponente vasca di forma ovale, adorna ai due lati di due massicci dragoni dalle ali spiegate, che sembrano volersi affrontare. Delle altre si ha solo qualche notizia dalla descrizioni degli storici e da qualche antico disegno. La prima era situata nel piano di Santa Teresa (oggi piazza Indipendenza): aveva nel mezzo una colonna, sostenuta da quattro leoni dalla cui bocca fuoriusciva l'acqua, e terminava con una torre, dalla cima della quale uscivano quattro getti d'acqua. La terza sorgeva accanto al convento della Vittoria (oggi Caserma "Tukory"). Circondata da un anfiteatro, ornata di marmi bianchi e pietre grigie, era strutturata a forma di scalinata,lungo la quale scendeva l'acqua che andava a raccogliersi dentro una conca. La quarta era all'inizio della strada dei Cappuccini (oggi via Pindemonte) contornata da sedili, circondata da pioppi, cipressi e altri alberi ombrosi, offriva frescura e riposo a quanti vi si spingevano nelle loro passeggiate. La quinta, detta "fonte della Scaffa", era quasi al termine della strada.

LA NECROPOLI

Il sottosuolo di Corso Calatafimi, nella parte che va da piazza Indipendenza all'incrocio con via Pindemonte, è occupato dal più vasto e completo cimitero ipogeo della città, databile tra la seconda metà del VII secolo a।C. e il III secolo d.C. Le tombe sono per lo più a camera, con pianta rettangolare o trapezoidale, cui si accedeva per mezzo di una scalinata; il vano era chiuso da un lastrone molto grande, dinanzi al quale, talvolta era posto un cippo a forma di piramide. Nel vano erano contenuti uno o due sarcofaghi di calcare, coperti per lo più da lastre, talvolta da tegole di terracotta; a terra, il corredo funerario: anfore, ciotole, lucerne, vasetti, qualche gioiello.

Castello della Zisa

Piazza Guglielmo il Buono - tel. 0916520269. Feriali ore 9.00-19.30, festivi ore 9.00 - 19.00 fino al 29.07.2005. Ingresso intero € 3,00 - Ingresso ridotto € 1,50. Ingresso gratuito per i 65enni.

Catacombe Cappuccini

Via Cappuccini,1 - tel. 091212117. Tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 12.00 e dalle 15.00 alle ore 17.30. Annuale - ingresso € 1,50.

(La) Cuba

C.so Calatafimi,100 - tel. 091590299. Da lunedì a Sabato dalle ore 9.00 alle ore 19.00. Festivi ore 9.00 - 19.00. Ingresso intero € 2,00 - ingresso ridotto € 1.

Chiesa dei Vespri

Via Santo Spirito - Cimitero S. Orsola . Tel. 091422691. Tutti i giorni dalle ore 8.00 alle ore 14.00 Annuale.

Duomo di Monreale

Piazza Duomo - tel. 0916404413. Ingresso al Duomo gratuita, tutti i giorni dalle ore 08.00 alle ore 18.00. Tesoro e terrazze dalle ore 08.00 alle ore 12.30 e dalle ore 15.30 alle ore 18.00. Tesoro € 2,07, terrazze € 1,55.

Chiostro Monreale di Santa Maria la Nuova

Piazza Guglielmo il Buono - tel. 0916404403. Da lunedì a sabato dalle ore 09.00 alle ore 19.00. Festivi dalle ore 9.00 alle ore 19.00 fino al 29.07.2005. Ingresso Chiostro : intero € 6,00 - ridotto € 3,00. Gratuito per i 65enni.

Linkografia:-

L’opera dei Pupi è la forma più visitata del Teatro di Figura.

25 Gennaio 2008.

Teatro di marionette popolari siciliane che rappresenta le gesta eroiche dei paladini di Francia e in genere dei personaggi del mondo cavalleresco comuni al repertorio dei cantastorie. Le marionette sono alte sino a un metro e più, indossano vivacissimi costumi e rutilanti armature e vengono mosse non solo con i fili, ma, nei duelli a colpi di spada, con un'asta di ferro. I p., forse di origine spagnola, arrivarono nell'isola da Napoli verso la metà del sec. XIX, raggiungendo enorme popolarità prima a Catania e a Palermo, poi anche nelle città e nei villaggi della provincia. I copioni erano tratti da pubblicazioni popolaresche e fornivano al “parlatore” soltanto un canovaccio, da riempire con battute e dialoghi in versi improvvisati. Le rappresentazioni avvenivano a cicli e potevano durare anche cinque o sei mesi. Il ciclo carolingio con Orlando, Rinaldo, Carlo Magno e Ruggiero era il tema principale, ma i p. presentavano anche altre storie, quelle p. es. di Garibaldi o di Petrosino e, per Natale, vicende imperniate sul Bambino Gesù. Le più famose dinastie di pupari furono quelle dei Grasso a Catania e dei Greco a Palermo. Il genere sopravvive in appositi teatrini sia nei centri urbani sia in periferia.

L’opera dei Pupi è la forma più visitata del Teatro di Figura.


Risulta estremamente difficile individuare con certezza in quale periodo nascono le marionette armate con repertorio cavalleresco ed il luogo da cui inizia questa tradizione. Si ha notizia che pupi con armature rudimentali esistevano già nell’800 in alcune città italiane, come Roma, Napoli, Genova etc, ma è in Sicilia dove questi si evolvono per divenire il pupo che oggi conosciamo. La diffusione in un’area prettamente meridionale induce alcuni a sostenere la tesi di un’ origine spagnola del teatro dei pupi, essendo il mezzogiorno fortemente influenzato non solo politicamente, ma anche culturalmente dalla Spagna. Purtroppo non si sa però né per quale via, né quando, queste marionette siano arrivate in Italia. Sul finire del 700 comunque, a Napoli come a Palermo, troviamo marionette di vario genere che non erano però ancora veri “pupi” essendo essi molto rudimentali, costruiti per lo più di cartone e stagnola. Di vero e proprio pupo quindi, si inizia a parlare intorno alla metà dell'800 dove la bravura e l'intuizione degli artigiani siciliani fanno compiere un salto di qualità a quel rozzo pezzo di legno e stoffa. Si cominciò a ricoprire il pupo con armature di metallo lavorato arricchite da cesellature, sbalzi e arabeschi e gli accorgimenti tecnici si fecero sempre più ricercati: il filo che comandava la mano destra del pupo venne sostituito da un'asta di ferro, cosi che l'oprante poteva far compiere, al pupo, azioni più precise come estrarre e riporre la spada nel fodero, abbracciare una dama, battersi il petto o la fronte con il pugno, abbassare la visiera dell'elmo etc. e contemporaneamente vennero cuciti vestiti, mantelli e gonnellini con stoffe sempre più belle e preziose. - Questo processo di sviluppo durerà fino ai giorni nostri, dando vita a pupi sempre più belli e raffinati e sviluppando parallelamente anche tutti quei trucchi e accorgimenti scenici atti ad una rappresentazione d’alto livello artistico. Solo agli inizi del 19°secolo quando l’interesse per il popolaresco e per le sue forme di vita spinse i dotti e la nuova classe borghese ad interessarsi di quello che si credeva fosse il vivaio più genuino delle patrie memorie, solo allora l’opra non fu più soltanto un semplice passatempo, ma una cosa molto più seria, quando cioè (scrive Ettore Li Gotti) "l’anima dei pupi divenne l’espressione dei sentimenti e delle aspirazioni di giustizia di una classe sociale". Durante le rappresentazioni, gli opranti riuscirono ad infondere nell’animo dei pupi quell’espressione di sentimenti, giustizia e libertà di cui il popolo, e non solo il basso ceto ma ancor più la borghesia e il ceto dotto, si fece portatore nella Sicilia del primo ‘800. L’Opera dei Pupi, quindi, ebbe anche valenza propagandistica e non è un caso se il pubblico dell’opra e lo stesso che combatté contro i Borboni per liberare la Sicilia oppressa dagli stranieri. Il popolo, dunque, trovò i suoi eroi nell’Opera dei Pupi e nei racconti cavallereschi, questo spiega l’attenzione e la costanza con cui il pubblico seguiva, sera dopo sera, storie ed avventure che si protraevano anche per diversi mesi. La partecipazione del pubblico, alla rappresentazione, non era quindi passiva ma si spingeva fino al coinvolgimento emotivo: applaudendo i paladini e fischiando i mori e a volte lanciando oggetti contro il palcoscenico o addirittura, in qualche caso, uno spettatore “esaltato” sparava, vere e proprie revolverate, contro il pupo “traditore”. E’ da ritenersi infondata l’ipotesi che il teatro dei pupi siciliani sia nato dall’importazione di alcune marionette napoletane in Sicilia per opera di Giovanni Grasso, perché già prima del 1860, anno in cui il Grasso ritornò nella nostra isola, l’esistenza dell’opra è documentata sia a Palermo che a Catania. Tuttavia è da tenere presente che esiste una reciproca influenza tra l’esperienza napoletana e quella siciliana, ma ciò non significa che esista un solo nucleo originario. Un ruolo determinante è stato quello del cuntastorie, che era una sorta di puparo mancato, cui solo le limitate possibilità finanziarie impedivano di allestire un teatro dei pupi, affidandosi, così, all’arte della parola, imparando tutte le regole della narrazione; divenendo negli anni un cuntista. Si trattava quasi sempre di povera gente, che viveva alla giornata, e che non poteva permettersi di acquistare tutti gli attrezzi del mestiere per divenire puparo. Esso offriva, nelle sue rappresentazioni un comodo repertorio già in parte sceneggiato e dialogato. Storicamente il cuntastorie era un narratore che non utilizzava alcuno strumento musicale (usato molto tempo dopo dai cantastorie), ma usava modulare la voce con una tecnica tutta particolare, con regole precise di tempo, ritmo ed esposizione orale che si tramandava di generazione in generazione. Non importava se era analfabeta o ignorante, la sua capacità era quella di apprendere e reinventare la vita usando forme epiche collaterali derivate da motivi storici quale lo scontro tra cristiani e pagani, dal ricordo cocente di lunghe lotte contro i pirati turchi, da un forte sentimento religioso che contrappone il trionfo del bene alla mortificazione del male. Il teatro dei pupi siciliani, nella seconda metà dell’ottocento, volendo mantenere la valenza epica, si è specializzato in questa direzione, ereditando tutto il patrimonio dei cuntastorie. Nella prima metà dell’ 800 i marionettisti girovaghi, rafforzano il carattere professionale del loro lavoro. Si organizzano a livello impresariale perfezionando le tecniche espressive allo scopo di richiamare un pubblico sempre più vasto. Da allora, la disponibilità degli artigiani a realizzare un pupo più elaborato e il confluire nell’opra la tradizione epico -cavalleresca, grazie all'apporto di Giusto Lodico che realizzò un' opera in quattro volumi della storia dei paladini di Francia, (che ancora oggi rappresenta la base trainante dell'opra dei pupi), costituiscono i due poli di un rilancio in maniera più articolata del fenomeno.

Da visitare:
» Museo Etnografico Siciliano Giuseppe Pitrè di Palermo
» Compagnia La Marionettistica F.lli Napoli di Catania / Antica Bottega del Puparo: via Reitano, 55
»Teatro-Museo dei Pupi Siciliani: via Dusmet, presso Vecchia Dogana (adiacenze ingresso porto di Catania)
» Museo Civico Vagliasindi di Randazzo (Ct)
» Museo Aretuseo dei Pupi di Siracusa
» Piccolo Teatro dei Pupi e delle Figure di Siracusa
» La Bottega del Puparo, via della Giudecca, 19 - Siracusa (si dedica anche al restauro ed alla realizzazione di pupi, marionette, burattini, pupazzi, tamburelli, portachiavi e maschere della tradizione siciliana - telefono 0931 465540)

Monreale.

25 Gennaio 2008.


Se Palermo è, nel panorama artistico della provincia (e dell'intera Sicilia), il centro urbano eminente, altri luoghi, altri centri abitati nello stesso territorio provinciale propongono - nella diversità delle testimonianze custodite -depositi d'arte d'alto spessore, che ne fanno preziosi archivi di immagini estetiche. Per esse il vivace mondo espressivo dei centri minori offre la rappresentazione della comune civiltà artistica, squisito apparato di bellezze che partecipano alla composizione dell'articolato mosaico dell'Arte e della Storia. Movendo all'osservazione di un tale composito retablo di forme del passato, il visitatore sperimenterà allora nuove immagini del bello, raccoglierà altre interessanti espressioni figurative che ne soddisferanno umanisticamente l'impegno culturale. Scontato sarà iniziare la scorribanda alla conoscenza artistica della provincia palermitana da Monreale, la cittadina di origine normanna che , ormai conurbata con Palermo, dalle pendici del monte Caputo pittorescamente domina la Conca d'Oro e la stessa capitale. Qui capolavoro esclusivo, che vale da solo un viaggio in Sicilia, è il duomo normanno, struttura di compatto impianto romanico, fondato (1174-1176) dal re Guglielmo il Buono. La maestosa mole dell'edificio severamente prospetta nella marcata imponenza delle due torri angolari che serrano il settecentesco portico a tre arcate, al cui interno la splendida porta bronzea di Bonanno Pisano (1186) immette nel tempio; sul fianco destro è un'altra porta preziosamente scolpita da Barisano di Trani (1179); all'esterno, le absidi propongono una festosa decorazione policroma ad archi acuti intrecciati a tarsie di lava e calcare.Il miracolo è all'interno. Rifulge nella spaziosa aula basilicale l'aurea gloria dell'intenso addobbo musivo, che per una superficie di ben 6340 mq. riveste le pareti, svolgendo in una luminosa narrazione ricca di vividi cromatismi i cicli dell'Antico Testamento nella navata centrale, della vita di Cristo nelle navi minori, ed episodi seguiti all'Incarnazione del Verbo nelle pareti delle absidi, dominate nell'alto del cappellone dalla possente figura del Cristo Pantocratore. Sulla destra dell'edificio, lo squisito chiostro dell'antica abbazia benedettina, opera dalle fascinose evocazioni orientali, si offre con la ritmata sequenza delle sue cento arcate gotiche sorrette da 228 leggiadre colonnine binate, tutte di diverso ornato. Il chiostro fu costruito da artigiani borgognoni che erano di passaggio per andare in Terrasanta. Centoquattordici coppie di colonnine binate, con capitelli diversi l'uno dall'altro, raffiguranti storie sacre e profane o allegoriche per indurre alla meditazione. " O dives, dives non multo tempore vives". Sulla torre sinistra del Duomo di Monreale, proprio sopra il quadrante dell'orologio è scritto: "Tuam nescis". Proprio così: "Non conosci la tua ora". Questo senso dell'uomo, perituro figlio dello spazio-tempo, domina quella cultura che aveva elevattisimo il senso del trascendente. L'interno del Duomo è un fantastico miracolo di oreficeria. Non v'è centimetro di muro che non sia rivestito di mosaici su fondo d'oro. La visione del folgorante sole di Sicilia, che non si limita ad entrare dalle alte e lanceolate finestre delle pareti e dalle absidi che guardano ad Oriente, ma ritrova il suo mirabile riflesso dorato nel tempio, dove i mosaici che raccontano la storia del cristianesimo, dall'antico Testamento ai fatti principali della vita di Cristo, e quelli che attraverso la rappresentazione di angeli, profeti e patriarchi e santi magnificano i trionfi della Chiesa, sono un inno al trascendente. Dentro il tempio le tombe di Guglielmo I in porfido, e quella di Guglielmo II in marmo bianco, scolpito e dorato solo nell'ala sinistra. Ma l'occhio si abbaglia alla vista della gigantesca raffigurazione del Cristo Onnipotente, con la mano destra in atto di benedire e con un libro nella mano sinistra dove è scritto, in greco e in latino: " Io sono la luce del mondo: chi segue me non va per le tenebre". Questa grande figura che sembra abbracciare tutto il tempio, visbile da ogni parte, sembrare ovunque si sia, con dolci occhi a mandorla. Sotto, nella parte centrale dell'abside maggiore spicca la figura di Maria, seduta in un seggio, che tiene in ginocchio il bambino, in un abito azzurro e ai lati del suo capo una scritta in greco: " Tutta Immacolata ". Fra le cappelle va ricordata quella che conservò il corpo di San Luigi, prima che fosse portato in Francia, e quella di San Benedetto, di un fastoso Barocco. Le porte in bronzo sono di Barisano da Trani e di Bonanno da Pisa, il tetto del Duomo in forma di carena di nave è in legno scolpito e fregiato in oro. Il Duomo è architettonicamente tracciato a croce latina, proprio per una scelta culturale occidentale dell'ultimo dei re normanni, Guglielmo II detto il "Buono". Da visitare, oltre ai sarcofagi in porfido di Guglielmo I e II , la Cappella cinquecentesca di San Benedetto e la secentesca Cappella del Crocifisso attraverso la quale si accede al ricco tesoro del Duomo. Tel. 0916404413 - orario visite: 8.00-18.00 tutti i giorni. Da vedere anche i resti del Palazzo reale normanno, il Seminario dei Chierici, la chiesa del Monte decorata da stucchi del Serpotta, la chiesa del Collegio di Maria, e gli edifici civili sei-settecenteschi che arricchiscono il tessuto urbano.Lasciando Monreale, in direzione Pioppo (frazione del Comune di Monreale), si raggiunge l'area boschiva di Casaboli e si può visitare un'area faunistica che ospita cinghiali, daini e capre tibetane. Oltre ai monumenti più celebri è possibile visitare: la chiesa della Collegiata, il Belvedere, la Galleria d'arte moderna G. Sciortino - tel. 0916405443 da lun. a sab. 9.00 - 13.00/15.00-19.00 - dom. 9.00 - 13.00; il Santuario di Tagliavia. Da non perdere, a novembre: la "Settimana di musica Sacra", tra le più importanti rassegne dedicate a questo genere e a maggio la festa del Santissimo Crocifisso.Da vedere: la frazione di San Martino delle Scale che prende il nome dall'antico e prodigioso complesso Abbaziale Benedettino, fondato da Papa San Gregorio Magno nel VI sec., distrutto nell'830 dagli arabi venne riedificato nel 1347 dal benedettino Angelo Senisio e dedicato a San Martino, vescovo di Tours e rimaneggiato in età neoclassica da Venanzio Marvuglia. La chiesa ospita numerose opere d'arte tra le quali le tele di Pietro Novelli, Filippo Paladini, Zoppo di Gangi, Paolo de Matteis e marmi raffinati di altre età. Monumentale e spettacolare è l'immenso Coro ligneo ad intarsi opera cinquecentesca napoletana. Da vedere: la Cappella delle Reliquie custodite nell'abbazia, la monumentale Fontana dell'Oreto, ricchissima e sorprendente per preziosità e varietà, la dotazione di parametri sacri e anche un meraviglioso organo cinquecentesco restaurato e restituito al suo originario splendore.

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La storia del blog nasce nel 1997 in America, quando lo statunitense Dave Winter sviluppò un software che permise la prima pubblicazione di contenuti sul web. Nello stesso anno fu coniata la parola weblog, quando un appassionato di caccia statunitense decise di parlare delle proprie passioni con una pagina personale su Internet. Il blog può essere quindi considerato come una sorta di diario personale virtuale nel quale parlare delle proprie passioni attraverso immagini, video e contenuti testuali. In Italia, il successo dei blog arrivò nei primi anni 2000 con l’apertura di diversi servizi dedicati: tra i più famosi vi sono Blogger, AlterVista, WordPress, ma anche il famosissimo MySpace e Windows Live Space. Con l’avvento dei social network, tra il 2009 e il 2010, moltissimi portali dedicati al blogging chiusero. Ad oggi rimangono ancora attivi gli storici AlterVista, Blogger, WordPress e MySpace: sono tuttora i più utilizzati per la creazione di un blog e gli strumenti offerti sono alla portata di tutti. Questo blog, invece, nasce nel 2007; è un blog indipendente che viene aggiornato senza alcuna periodicità dal suo autore, Francesco Toscano. Il blog si prefigge di dare una informazione chiara e puntuale sui taluni fatti occorsi in Sicilia e, in particolare, nel territorio dei comuni in essa presenti. Chiunque può partecipare e arricchire i contenuti pubblicati nel blog: è opportuno, pur tuttavia, che chi lo desideri inoltri i propri comunicati all'indirizzo di posta elettronica in uso al webmaster che, ad ogni buon fine, è evidenziata in fondo alla pagina, così da poter arricchire la rubrica "Le vostre lettere", nata proprio con questo intento. Consapevole che la crescita di un blog è direttamente proporzionale al numero di post scritti ogni giorno, che è in sintesi il compendio dell'attività di ricerca e studio posta in essere dal suo creatore attraverso la consultazione di testi e documenti non solo reperibili in rete, ma prevalentemente presso le più vicine biblioteche di residenza, mi congedo da voi augurandovi una buona giornata. Cordialmente vostro, Francesco Toscano.