Dodici.
“Il Presepe”
Pioveva davvero tanto quel giorno
di Natale dell’Ottantuno e il termometro che mamma aveva appeso alla parete di
destra della nostra modesta cucina segnava 13,7° Celsius. Ricordo, in
particolare, che l’aria intrisa d’umidità ci costringeva a coprirci molto bene,
onde evitare di buscarci un serio malanno. Quell’anno piovve e nevicò molto in
Provincia, tanto che ancora oggi i palermitani se lo ricordano, almeno chi,
come me, ha oltrepassato la soglia dei Cinquant’anni, già da qualche anno. All’ora
di pranzo, intorno alle 13:00, la radio quel giorno non allietò i radio
ascoltatori con i consueti jingle natalizi, come di solito faceva il mio amico
Michele, il disc jockey, in quei giorni di festa. Lo
speaker del radiogiornale della Rai esordì dicendo che alle antecedenti ore
11:00 tre auto si inseguirono per le strade di Bagheria e che gli occupanti dei
predetti autoveicoli fecero fuoco all’impazzata. Alla fine vennero uccisi Giovanni Di Peri, boss della famiglia
di Villabate, Biagio Pitarresi e
un uomo che stava uscendo di casa, Onofrio
Valvola. Pare che il commando, composto da uomini della cosca di corso
dei Mille, capitanati da Filippo
Marchese, finiti i colpi, rapirono e uccisero in seguito Antonino Pitarresi. Così, anche il
Natale di quell’anno venne insanguinato da vili mafiosi, passando alla storia criminale
del nostro Paese come la strage di Natale dell’Ottantuno. Il giorno successivo,
in Villabate, veniva pure assassinato, a colpi di arma da fuoco, Caruso
Giuseppe. Purtroppo, la vicenda ebbe degli ulteriori strascichi di cronaca nera
che ancora oggi ci lasciano sgomenti: Paolo Giaccone, l’11 agosto
dell’Ottantadue, venne ucciso da Cosa Nostra per non avere voluto falsificare una
perizia su uno degli assassini della strage di Natale dell’anno precedente. Le
indagini serrate condotte dagli inquirenti del tempo fecero emergere che la
cosiddetta “strage di Natale” fosse
stata perpetrata per scalzare il potere mafioso del Pitarresi e
contemporaneamente colpire le attività imprenditoriali condotte dai Di Peri ed
assumere il controllo della distribuzione delle acque irrigue, elemento vitale
per la sopravvivenza dell'economia agricola di tutta la zona, ma non solo. Quel
giorno di Natale dell’Ottantuno mio padre e mia madre ricordo che rimasero
scioccati da quella funesta notizia che ebbero la sfortuna di apprendere alla
radio, così come del resto sia io che mio fratello, all’epoca dei fatti dei
bambini. Ricordo che avevamo paura di uscire di casa quel giorno di Natale,
tanto che scendemmo per strada, per andare a trovare i nostri nonni materni,
solo dopo che i nostri genitori ci rassicurarono che non avremmo dovuto temere,
giacché il pericolo era scampato e che non ci sarebbe successo nulla. Il giorno
precedente, così come avevamo fatto in altri anni, io, Filippo, mamma e papà avevamo
finito di preparare il nostro Presepe con tanto amore: la nostra personalissima
ricostruzione della nascita di Gesù. Il nostro Presepe, che faceva bella mostra
di sé su di un tavolo del soggiorno, era composto da tanti pastorelli e tanti
personaggi che ogni anno diventavano sempre più numerosi. L’ultima casetta che
i miei genitori acquistarono la vigilia di Natale dell’Ottantuno e che noi
bambini avremmo poi dovuto sistemare all’interno del nostro amato Presepe, ricordo
che fu un mulino ad acqua: io, in particolare, avevo avuto il compito di
costruire il percorso d’acqua fluviale che avrebbe dovuto ipoteticamente alimentare
le pale di quel mulino del Presepe con della bambagia su cui avrei poi fatto
cadere della polvere azzurra, così da inscenare il movimento fluido dell’acqua,
formando delle curve. All'inizio del suo movimento circolare l'acqua veniva
attirata in declivio e, nel seguire questo movimento verso il basso, formava
dei tornanti da un lato e dall'altro. L'andamento dei tornanti era un elemento
della particolare natura del fiumiciattolo da me creato. In questi ultimi anni
ho scoperto che a Marineo, in Provincia di Palermo, si è soliti preparare il
Presepe su uno scenario alquanto affascinante e suggestivo, poiché le
caratteristiche architettoniche, urbanistiche e geografico-fisiche della
cittadina vengono sfruttate al meglio per rendere l'esperienza del Presepe sempre
più realistica e fedele agli usi e ai costumi di un tempo ormai lontano.