Sicilia bedda e amata,cantata e disprizzata...

  • Naufraghi nello spazio profondo, di Francesco Toscano

    Il romanzo di fantascienza dal titolo "Naufraghi nello spazio profondo ", di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza.

  • Condannato senza possibilità d'appello

    Il romanzo breve dal titolo "Condannato senza possibilità d'appello.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Le concezioni primitive intorno all`anima sono concordi nel considerare questa come indipendente nella sua esistenza dal corpo. Dopo la morte, sia che l`anima seguiti a esistere per sé senza alcun corpo o sia che entri di nuovo in un altro corpo di uomo o d`animale o di pianta e perfino di una sostanza inorganica, seguirà sempre il volere di Dio; cioè il volere dell’Eterno di consentire alle anime, da lui generate e create, di trascendere la vita materiale e innalzarsi ad un piano più alto dell’esistenza, imparando, pian piano, a comprendere il divino e tutto ciò che è ad esso riconducibile.

  • L'infanzia violata, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "L'infanzia violata", di Francesco Toscano

    Sinossi: Dovrebbero andare a scuola, giocare, fantasticare, cantare, essere allegri e vivere un'infanzia felice. Invece, almeno 300 milioni di bambini nel mondo sono costretti a lavorare e spesso a prostituirsi, a subire violenze a fare la guerra. E tutto ciò in aperta violazione delle leggi, dei regolamenti, delle convenzioni internazionali sui diritti dell'infanzia. La turpe problematica non è lontana dalla vostra quotidianità: è vicina al luogo in cui vivete, lavorate, crescete i vostri bambini. Ad ogni angolo dei quartieri delle città, dei paesi d'Italia, è possibile trovare un'infanzia rubata, un'infanzia violata.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei "ru viddrani", Don Ciccio, "u pastranu", capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un'acredine che amplifica l'entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea Romanescu, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei “ru viddrani”, Don Ciccio, “ù pastranu”, capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un’acredine che amplifica l’entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea ROMANESCU, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • Malacarne, di Francesco Toscano

    Libro/E-book: Malacarne, di Francesco Toscano

    Sinossi: Nella primavera dell'anno 2021 a Palermo, quando la pandemia dovuta al diffondersi del virus denominato Covid-19 sembrerebbe essere stata sconfitta dalla scienza, malgrado i milioni di morti causati in tutto il mondo, un giovane, cresciuto ai margini della società, intraneo alla famiglia mafiosa di Palermo - Borgo Vecchio, decide, malgrado il suo solenne giuramento di fedeltà a Cosa Nostra, di vuotare il sacco e di pentirsi dei crimini commessi, così da consentire alla magistratura inquirente di assicurare alla giustizia oltre sessanta tra capi e gregari dei mandamenti mafiosi di Brancaccio, Porta Nuova, Santa Maria Gesù. Mentre Francesco Salvatore Magrì, inteso Turiddu, decide di collaborare con la Giustizia, ormai stanco della sua miserevole vita, qualcun altro dall'altra parte della Sicilia, che da anni ha votato la sua vita alla Legalità e alla Giustizia, a costo di sacrificare sé stesso e gli affetti più cari, si organizza e profonde il massimo dell'impegno affinché lo Stato, a cui ha giurato fedeltà perenne, possa continuare a regnare sovrano e i cittadini possano vivere liberi dalle prevaricazioni mafiose. Così, in un turbinio di emozioni e di passioni si intrecciano le vite di numerosi criminali, dei veri e propri Malacarne, e quella dei Carabinieri del Reparto Operativo dei Comandi Provinciali di Palermo e Reggio di Calabria che, da tanti anni ormai, cercano di disarticolare le compagini mafiose operanti in quei territori. Una storia umana quella di Turiddu Magrì che ha dell'incredibile: prima rapinatore, poi barbone e mendicante, e infine, dopo essere stato "punciutu" e affiliato a Cosa Nostra palermitana, il grimaldello nelle mani della Procura della Repubblica di Palermo grazie al quale potere scardinare gran parte di quell'organizzazione criminale in cui il giovane aveva sin a quel momento vissuto e operato.

  • A proposito degli alieni..., di Francesco Toscano ed Enrico Messina

    Libro/E-book: A proposito degli alieni..., di Francesco Toscano ed Enrico Messina

    Sinossi: Fin dalla preistoria ci sono tracce evidenti del passaggio e dell‘incontro tra esseri extraterrestri ed esseri umani. Da quando l‘uomo è sulla Terra, per tutto il suo percorso evolutivo, passando dalle prime grandi civiltà, all‘era moderna, sino ai giorni nostri, è stato sempre accompagnato da una presenza aliena. Lo dicono i fatti: nei reperti archeologici, nelle incisioni sulle rocce (sin qui rinvenute), nelle sculture, nei dipinti, in ciò che rimane degli antichi testi, sino ad arrivare alle prime foto e filmati oltre alle innumerevoli prove che oggi con le moderne tecnologie si raccolgono.Gli alieni ci sono sempre stati, forse già prima della comparsa del genere umano, e forse sono loro che ci hanno creato. I Sumeri, gli Egizi, i Maya, gli Inca, le civiltà indiane, tutte culture che hanno avuto un livello tecnologico superiore per quel tempo. I miti Babilonesi, la cultura Greca con la sua mitologia, i miti delle popolazioni nordiche, le leggende delle popolazioni precolombiane, (persino nella Bibbia, vedi Genesi o Apocalisse), parlano di esseri soprannaturali, di eventi immani, (come un grande diluvio). Anche in questo periodo alcuni popoli che vivono allo stato primitivo, come ad esempio i Dogon del Mali, hanno conoscenze astronomiche cui l‘uomo moderno ha avuto accesso solo dopo con il progredire della tecnologia. E' nell‘era moderna che la tematica si sviluppa maggiormente. Dal Novecento ad oggi è un susseguirsi di prove, fatti, avvistamenti; l‘episodio di Roswell è il più indicativo. Gli U.S.A. sembrano la nazione che nel secondo dopoguerra abbia beneficiato maggiormente del contatto con gli alieni. L‘oscurantismo della Guerra Fredda, dominante sino a qualche anno fa è crollato. Tutte le Intelligence delle maggiori potenze mondiali stanno rivelando al mondo dossier segretati sino a qualche tempo fa, (in vista forse del 2012, che secondo un‘antica profezia Maya segnerà l‘inizio di una nuova era). Anche il Vaticano ha ammesso la probabile esistenza di extraterrestri, con i relativi problemi etico-religiosi che ne possono derivare. Se esistono gli alieni, e se ci hanno creati loro, esiste anche un Dio Creatore, come lo intendiamo noi? Che cosa succederebbe se così non fosse? La Chiesa sa la verità e non la vuole rivelare? Oppure sia noi che gli alieni facciamo parte di un unico progetto divino? Abbiamo un‘anima? Che cosa succede dopo la morte? L‘aldilà è forse un‘altra dimensione o un Universo parallelo dove i mondi s‘incontrano? Perché (come dicono alcuni ricercatori) gli alieni ci studiano? Che cosa cercano nell‘uomo? Le grandi potenze mondiali ne sono informate? Tutti interrogativi cui non è possibile a oggi dare una risposta certa, però si può provare a dare diverse, probabili soluzioni.

  • Le indagini del Maresciallo Ascali: L’usuraio, di Francesco Toscano

    Libro/E-book: Le indagini del Maresciallo Ascali: L’usuraio, di Francesco Toscano

    Sinossi: Le indagini del Maresciallo Ascali - L'usuraio Benvenuti nel cuore pulsante e spesso tormentato di Palermo, dove le indagini del Luogotenente dei Carabinieri Roberto Ascali si addentrano ancora una volta nelle pieghe oscure del tessuto sociale. In questo nuovo capitolo, intitolato "L'usuraio", l'arrivo di un certo Colajanni Eduardo nella caserma dei Carabinieri dà il via a un'indagine che promette di svelare inquietanti connessioni. Ciò che inizia come un'indagine sul reato di usura, un crimine silente e devastante che affligge le fasce più vulnerabili della popolazione, prende subito una piega potenzialmente pericolosa. La redazione della Comunicazione di Notizia di Reato non si limita a ipotizzare l'usura, ma prospetta al Magistrato inquirente un legame inquietante tra l’usuraio e “ambienti mafiosi”, suggerendo la possibile aggravante del metodo mafioso. Le dichiarazioni inattese dell'usuraio Cozzolino, denunciato da Colajanni, rivelano che l'indagine prenderà direzioni impreviste. Quando la morte di Colajanni per avvelenamento viene accertata, il quadro che emerge dalle dichiarazioni di Cozzolino è "del tutto inedito", confermando l'intuizione di Ascali riguardo un coinvolgimento più ampio della criminalità organizzata. Sembrava solo una storia di usura all'inizio, ma l'ombra di Cosa Nostra si allunga su tutta la vicenda. Emergono collegamenti con i mandamenti mafiosi palermitani, in particolare Brancaccio e Porta Nuova. Maresciallo Ascali, oggi Luogotenente, deve usare la sua tenacia e il suo acume investigativo per accertare la verità sulla morte di Colajanni e sul sistema criminale sotteso. La sua vita personale è segnata dal dolore per la malattia che affligge la sua amata moglie, ma la sua presenza e l'appartamento confiscato alla mafia in cui vivono a Palermo - divenuto il loro rifugio di pace - gli danno la forza per affrontare le indagini. "L'usuraio" si prospetta come un nuovo avvincente capitolo delle indagini del Maresciallo Ascali, esplorando il legame pericoloso tra l'usura e la criminalità organizzata, mantenendo alta la suspense e conducendo il lettore nei meandri oscuri del potere e della disperazione, dove la linea tra vittima e carnefice è spesso sottile.

venerdì 6 marzo 2009

Maltempo, centrosud flagellato da pioggia,vento,mareggiate.

Roma, 6 mar. (Apcom) - Bufere di neve, frane, vento forte, smottamenti, disagi sulle strade, pioggia, mareggiate e temperature in picchiata. Il maltempo sta flagellando in queste 24 ore l'Italia meridionale. La protezione civile sta monitorando la situazione. Miglioramenti sono previsti da domani ma soltanto al Centro-Nord. Secondo le previsioni meteo della protezione civile, domani lo spostamento verso i Balcani dell'area depressionaria porterà un miglioramento al centro-nord e residue condizioni d'instabilità al meridione. Il miglioramento proseguirà nella giornata successiva di domenica, con l'ulteriore spostamento del sistema verso levante dovuto all'avvicinarsi di un promontorio mobile sul mediterraneo centro-occidentale che porterà una generale fase di bel tempo su tutto il territorio nazionale. Da lunedì, una nuova perturbazione atlantica interesserà soprattutto i versanti orientali delle regioni centro-settentrionali, con deboli fenomeni di instabilità atmosferica.

Profilo dell'arte medioevale a Palermo tra il 1100 e il 1200.

06 Marzo 2009.

II periodo tra la fine dell'XI e la fine del XII seco­lo è per Palermo un momento particolarmente felice. Dal punto di vista artistico, la Sicilia raggiunge in quei secoli livelli mai più eguagliati. Non è facile definire in poche righe - le discussioni sull'argomento sono ancora, per alcuni versi, aper­te - l'arte palermitana di quei secoli: cercheremo di dare qui di seguito alcuni spunti che potranno essere ampliati con l'aiuto della vastissima biblio­grafia esistente in materia. La conquista della Sicilia da parte dei Normanni - essi entrarono in Palermo nel 1072 - segnò la fine della dominazione araba nell'isola, durata fin dall'827. I Normanni erano uno sparuto gruppo di guerrieri, i quali si trovarono di fronte ad una fiorentissima civiltà, con caratteri preponderanti arabi, e che con­servava con fedeltà anche caratteri latini e greci. L'intelligenza dei sovrani normanni, da Ruggero il Gran Conte a Guglielmo II, per non dimenticare l'ultimo erede di quella tradizione, l'imperatore Federico II, fece sì che in Sicilia - ed a Palermo in particolare - tutto quello che di buono quelle secolari civiltà avevano prodotto e tramandato, fos­se mantenuto e valorizzato. Ruggero II, il primo grande monarca normanno, si trovò signore di un popolo estremamente diverso nelle sue componenti: arabi, greci, ebrei, siciliani di origine latina, e ne mise a profitto le energie così varie, dopo aver compreso che solo puntando su quelle forze e su quella gente avrebbe potuto fon­dare un solido regno. Artisti, geografi, poeti, latini, greci ed arabi affol­larono la corte del grande re. Le testimonianze culturali, religiose, architetto­niche, iconografiche del confluire e del fruttificare di queste forze indigene sono notevoli in quel periodo a Palermo. Ma al seguito dei Normanni erano venuti in Sicilia anche dei monaci benedettini, cui Ruggero darà compiti di notevole importanza nella costi­tuzione delle nuove diocesi di rito latino. Ruggero II, infatti, aveva instaurato con il Papato un particolarissimo tipo di rapporto, del quale l' "Apostolica Legatìa" è il segno più importante. Incomincia infatti in questo periodo la creazione da parte del re di numerosi conventi e vescovati di rito latino - quasi in omaggio alla volontà del Papa -mentre però a quei monasteri altrettanti se ne affiancavano di rito greco, largamente autonomi, per controbilanciare il prepotere latino. Nacque così una nuova cultura, una nuova arte, ed in particolare una nuova architettura, che fu il risultato di un miscuglio di componenti assai varie, che raggiunse talvolta un alto grado di sintesi.
Furono costruite le grandi cattedrali - degne di rivaleggiare con quelle che si costruivano nell'occi­dente d'Europa - e sorsero chiese e monasteri di impianto bizantino, mentre Ruggero e i suoi suc­cessori innalzarono sontuose residenze in tutto simili a dimore musulmane. I monumenti di questo periodo denunciano caratteri:
  • latini, negli impianti basilicali delle chiese;
  • bizantini, nei ricchi manti musivi;
  • nord-africani, nelle cupole, nelle fontane, negli archi e nei paramenti murari. I primi monumenti dell'epoca normanna, e parti­colarmente quelli costruiti sotto i due Ruggeri: S. Giovanni dei Lebbrosi, S. Giovanni degli Eremiti, la Reale Cappella di S. Pietro (Cappella Palatina), sono il prodotto di una antichissima tradizione che ha la sua culla nell'Africa del Nord. Se osserviamo questi edifici, per quanto riguarda gli esterni essi presentano piani contrapposti e distinti da ricorrenti cornici angolari, mentre gli interni sono spazi sostanzialmente cubici, varia­mente adattati. Mentre gli esterni vengono animati da lineassi archiacuti intagliati, ciechi o attorno alle fine­stre, gli interni vengono suddivisi da colonnati collegati da archi acuti rialzati e coronati da cupo­le ad alto tamburo, raccordate in vario modo (nic­chie, etc.) al quadrato di base.Tutti questi edifici sono di dimensioni contenute e mostrano una proporzione armoniosa tra volu­mi e spazi, mentre nel periodo successivo tende­ranno al grandioso (vedi le grandi cattedrali di Monreale e di Palermo).
Già nella Reale Cappella di S. Pietro e nello stes­so S. Giovanni degli Eremiti abbiamo un innal­zamento volumetrico che non è più arabo e che si farà più evidente nella cattedrale palermitana. Con Guglielmo I (1154-1166) e più ancora con Guglielmo II (1166-1189), spazi e volumi verran­no ampliati in maniera sontuosa negli edifici pub­blici e in quelli privati (come la Zisa e la Cuba, che denunciano un più chiaro influsso nord-africano) a motivo sia della impostazione volumetrica degli spazi, sia per la decorazione interna ed esterna. Accanto a questi influssi resistono però vigoro­samente quelli orientali e soprattutto bizantini, come notiamo per esempio, nell'impostazione interna di S. Maria dell'Ammiraglio, la cui pian­ta è a croce inscritta con la caratteristica cupoletta di coronamento e possiede un ricco paramento musivo.A Palermo poi gli influssi tradizionali citati vengono arricchiti da motivi nordici, quali i gruppi di colon­ne di sostegno, le gallerie a colonnati, le torri tipiche dei templi franco-inglesi, mentre il gusto per la policromia, che si evidenzia negli archetti intrec­ciati, risente dell'influsso campano. Già Ruggero II aveva chiamato, per la sua catte­drale di Cefalù, artisti lombardi ed anglo-francesi. La Chiesa della SS. Trinità (Magione), che appar­tiene alla seconda metà del secolo XII, unisce la monocromia esterna allo slancio verso l'alto. Nella basilica di S. Spirito vengono introdotti nuovi motivi, soprattutto quelli benedettini: pilastri cilindrici, formati da rozzi blocchi e decorazione esterna già orientata verso nuovi gusti, mentre scompaiono le cupole di copertura e si afferma defi­nitivamente la pianta basilicale. Così gli influssi provenzali (vedi cariatidi nel sar­cofago di Ruggero II) e campani (cero pasquale del­la Reale Cappella di S. Pietro) convivono con le componenti arabe, bizantine e benedettine. Per quanto riguarda i mosaici, di squisita fattura sono quelli di S. Maria dell'Ammiraglio - di ispi­razione bizantina - mentre raggiungono un alto grado di perfezione nella Reale Cappella di S. Pietro, dove, celebrando i fasti del re, si arricchi­scono di una forte nota di arabismo. Un discorso a parte meriterebbe il soffitto arabo a stalattiti della Cappella Palatina, decorato con figure profane, accostato al ciclo apocalittico della cupola, a quello cristologico ed apostolico del tran­setto e delle navate. Il regno di Enrico VI Hohenstaufen (1194-1197) interruppe tutto questo fervore architettonico che,per quanto riguarda Palermo, non conobbe ripre­se neanche sotto Federico II (1197-1250) anche se in questa parte del secolo XIII vi fu in Palermo una grande attività edilizia del tipo civile ed una con­seguente, notevole espansione urbanistica.


Bigliografia: Dai Momumenti alla storia - Itinerari didattici attraverso Palermo Medioevale, di G. Di Simone, Zelmira Marazio Schiera, Zito Arti Grafiche - Palermo 1995. Pagina 139,140.

Antiche famiglie Siciliane. Storia della Sicilia dall'anno 1000 al 1595.


06 Marzo 2009.

Gli Altavilla

Normanni, feudatari di Hauteville - Le Guichard. Tancredi fu il padre di Roberto il Guiscardo e di Ruggero, il Gran Conte, che conquistarono la Puglia e la Sicilia tra il 1060 e il 1091. La dinastia continua con Ruggero II, Guglielmo I e Guglielmo II.

Gli ultimi degli Altavilla furono Tancredi, conte di Lecce, figlio naturale di Ruggero, duca di Puglia e di Emma dei Conti di Lecce, morto nel 1194 ed il figlio di lui, Guglielmo III che nel 1194 viene sconfitto da Enrico VI di Svevia e deportato in Germania, dove muore verso il 1198.

Gli Svevi

La famiglia trae origine da un castello tedesco, Staufen. Federico di Hohenstaufen ricevette in dono nel 1080 il ducato di Svevia. A Corrado (1093-1152) viene offerta nel 1128 la corona d'Italia a Monza e nel 1138 viene eletto imperatore. Gli succede il nipote Federico (Barbarossa), duca di Svevia che, eletto imperatore, scende cinque vol­te in Italia. Egli riesce a coronare un vecchio sogno della sua casata: il possesso della Sicilia, attraverso il matrimonio del figlio Enrico con Costanza d'Altavilla. Federico I muore vicino ad Antiochia durante una crociata nel 1190. Nel 1191 il figlio Enrico VI viene eletto imperatore e prende possesso della Sicilia. Muore però il 28 set­tembre 1197, lasciando come erede il figlio Federico, di tre anni, sotto la reggenza della madre Costanza. Federico, erede del regno di Sicilia, alla morte della madre è affidato alla tutela del papa Innocenze III, ma, arrivato alla maggiore età, farà ben presto la sua strada da solo. Re di Germania nel 1212 ed imperatore nel 1220, sarà grande e magnifico sovrano, di grandi vedu­te politiche ed intellettualmente molto superiore al suo tempo. Purtroppo, alla sua morte, avvenu­ta il 13 dicembre 1250, i suoi eredi, Manfredi e Corrado, non riusciranno a tenere insieme i suoi domini, contro l'accanita ostilità del Papato. Corrado, erede dell'Impero, muore nel 1254, lasciando suo erede Corradino; Manfredi, re di Sicilia, deve affrontare Carlo d'Angiò che il Papa gli mette contro.

Manfredi muore il 26 febbraio 1266, combattendo a Benevento. Corradino, sceso in Italia per riconquistare i suoi domini, ma troppo debole per far fronte a nemici di gran lunga più forti di lui, viene battuto a Tagliacozzo, preso prigioniero è decapitato a Napoli il 29 ottobre 1268. Finisce con lui la casata degli Hoenstaufen.


Gli Aragona di Sicilia


Ebbe origine in Sicilia con re Pietro di Aragona, che fu chiamato nell'isola nel 1282, in seguito alla rivolta del Vespro, in quanto marito di Costanza, figlia di Manfredi.

A lui successe nel 1286 il fratello Giacomo che, avendo poi ereditato il regno di Aragona, cedette nel 1294 la Sicilia a Carlo lo Zoppo di Napoli. Per questo vi fu una lunga guerra di successione che terminò nel 1302 quando Federico, già Vicario del Regno ed incoronato re dai siciliani a Palermo nel 1295, fu riconosciuto Re di Trinacria. Nel 1337 Pietro successe al padre. Morì nel 1342 a Calascibetta ed è sepolto nella Cattedrale di Palermo. Gli successe Ludovico sotto la tutela dello zio Giovanni di Randazzo. Nel 1355, alla morte di Ludovico, gli successe Federico che ebbe una sola figlia, Maria, nata nel 1363.

Morto Federico nel 1377, vi fu una lunga guerra tra i baroni ribelli e Martino, che nel 1390 aveva sposato Maria. Domati i baroni, Martino e Maria vennero inco­ronati a Palermo nel 1398. Maria morì senza ere­di nel 1401 e Martino nel 1409. A loro successe il padre di Martino, l'Infante Martino, detto il Vecchio, duca di Montblanc. L'isola rimase, però, sotto la reggenza di Bianca di Navarra, vedova di Martino il Giovane. Nel 1410 morì Martino il Vecchio ed a Caspe la Sicilia venne assegnata a Ferdinando di Castiglia. Nel 1415 Juan de Penafiel fu nominato Viceré di Sicilia. Ebbe inizio così la lunga serie dei Viceré.


I Chiaramonte


Si ritiene che la casata sia venuta in Sicilia con i Normanni e che Ugo Chiaramonte abbia assisti­to all'incoronazione di re Ruggero. Pare avessero il diritto di battere moneta con lo stemma della famiglia.

Manfredi I Chiaramonte divenne conte di Modica, Gran Siniscalco del Regno, signore di Caccamo, ambasciatore presso il Papa Bonifacio VIII^ e l'Imperatore Arrigo VII. Alcuni storici gli attri­buiscono l'inizio - verso il 1307 - della costru­zione di un superbo castello in una zona verdeg­giante prospiciente il mare, lo Steri. Manfredi II nella prima metà del Trecento fu Gran Siniscalco del Regno, vero signore e arbitro di Palermo nel periodo dell'anarchia baronale. Un terzo Manfredi fu Vicario del Regno, signore di sterminati feudi, grande ammiraglio; riconqui­stò, riprendendola agli Arabi, l'isola di Djerba (detta anche isola delle Gerbe), già feudo del suo avo Federico. Nel 1391 gli succedette il figlio Andrea che ereditò l'ufficio di Vicario del Regno. Insieme agli altri tre vicari e ai più potenti signori dell'isola giurò fedeltà a Maria di Sicilia, figlia di Federico il Semplice. Avendo tali nobili tradito il giuramento, restò solo a combattere contro Martino il Vecchio che a tradimento lo fece arrestare e poi decapita­re il 1 giugno 1392 in piazza Marina; proprio davanti allo Steri. I discendenti della famiglia ebbero cariche e magi­strature a Caltagirone.

I Ventimiglia

L'origine della famiglia si fa risalire da alcuni storici alla conquista normanna: nel 1066 Serlone, un nipote del Conte Ruggero ricevette in premio per il suo comportamento in battaglia il feudo di Geraci. Dopo la battaglia della Valle delle Ninfe, che prese poi il nome di Piano della Battaglia, un certo Balduino Guiscardo venne chiamato Vigintimillius per aver ucciso, se non ventimila, cer­to un gran numero di nemici. Il Pini e il Villabianca ritengono invece che la fami­glia abbia avuto origine dalla Contea di Ventimiglia in Liguria. Infatti un certo Guglielmo, conte di Ventimiglia, che aveva sposato Nenna Sveva, figlia naturale di Federico II, ribellatesi alla repub­blica di Genova, nel 1242 si rifugiò in Sicilia. Nel 1258 il figlio Arrigo sposò Isabella degli Arduinici, erede normanna della Contea di Geraci, dando così inizio alla casata Normanno-Ventimiglia. Si ricorda poi un certo Alduino nel 1282 alla cor­te aragonese.

Nel 1315 Francesco Ventimiglia sposa Costanza Chiaramonte e nel 1316 fonda Castelbuono. La famiglia si inserisce nelle lotte tra i baroni siciliani, anche a causa del dissidio tra i Chiaramonte e i Ventimiglia. Francesco nel 1338 viene condannato a morte per tradimento e re Pietro assedia Geraci che viene tolta ai V. e poi restituita in parte nel 1354. Francesco II è protettore di Federico IV d'Aragona. Nel 1377 Francesco II è uno dei Vicari del Regno. Nel 1448 Giovanni I è nominato marchese di Geraci ed è il proprietario dei due magnifici arie­ti di bronzo (v. Palazzo dei Normanni). Altri V. occupano alte cariche del Regno. Giovanni V. alla fine del '500 ha rapporti epistolari con il Tasso. Nel 1595 i V. sono insegniti del titolo di principi di Castelbuono. La famiglia si estingue verso la fine del XIX secolo.



Bibliografia:
  1. Dai Momumenti alla storia - Itinerari didattici attraverso Palermo Medioevale, di G. Di Simone, Zelmira Marazio Schiera, Zito Arti Grafiche - Palermo 1995. Pagina 123,124,125,127.

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