- - Joseph, vieni qui un momento! – Esclamò Red.
- - Che cosa c’è? – Gli chiesi io un po’ timoroso,
consapevole del fatto che il mio stato di salute non eccellesse.
- - I tuoi valori non mi piacciono per niente!-
- - Perché qual è il problema?-
Red cominciò ad elencarmi una decina di valori risultati dal mio prelievo
ematico che erano fuori scala. Il ferro era basso e altri miei parametri vitali
gli avevano fatto sorgere il dubbio che io non mangiassi a sufficienza.
- - Ma se non mangi quasi nulla! – Disse Johannés.
- - Ma che dici, amica mia, non è vero!-
- - Senti Joseph, il problema non è perché non
ti nutri a sufficienza, ma perché sei l’unico di noi sopravvissuti in grado di
condurci, forte delle tue conoscenze ingegneristiche, a “New Millenium”; devi
mangiare non solo per te stesso ma anche per la nostra sopravvivenza.
- - Non temete, che appena mi rimetterò in forma la prima cosa che farò è di costruire un robot in grado di assemblare un mezzo meccanico che ci consenta di viaggiare agevolmente sulla superficie polverosa di Marte alla volta della stazione marziana.-
Dissi ai miei
giovani amici, mentendo; ero consapevole che avrei impiegato tantissimo tempo a
costruire qualcosa che potesse funzionare e che potesse consentirci il
trasferimento dal nostro campo base a “New Millenium”. Alla fine ci impiegai
quasi un anno a costruire il robot che fosse stato in grado, a sua volta, di
costruire una macchina in grado di trasportarci e farci arrivare a “New
Millenium”. Costruire una struttura solida con gli elementi di cui disponevamo
non era stato facile. Il robot, pur tuttavia, fu in grado di assemblare un
rover, dall’aspetto bizzarro, sfruttando le parti meccaniche ancora integre
della nostra navetta spaziale. Il robot costruttore, il prototipo di quelli che
oggi scorrazzano sulla superficie di Marte assemblando tutte le strutture che
costituiscono oggi la nostra base, sventrò, letteralmente, la navetta spaziale
estraendo da essa l’alluminio necessario per la costruzione dello chassis del
nuovo rover, oltre che tutta la componentistica elettronica necessaria per la “navigazione”
sul Pianeta rosso. La costruzione delle quattro ruote motrici fu davvero
un’impresa titanica. Non so come abbia fatto, ma alla fine il robot vi riuscì.
Partendo dalla chimica di base presente su Marte, il robot costruttore riuscì a
realizzare, in una specie di fonderia distante dal campo base oltre 100 metri,
una struttura molecolare che aveva paritetiche caratteristiche della gomma
utilizzata dai terrestri per la realizzazione delle ruote dei rover che
avrebbero dovuto solcare il terreno polveroso di Marte. Il software di
controllo e gestione era quello che era già stato installato nel drive del
“Minotauro”, il quale divenne parte integrante della nuova creatura, una sorta di nuovo "perseverance". Ancora
oggi se penso a quel risultato ottenuto in modo provvidenziale, mi viene ancora da
piangere. Non piango per rispetto dei miei nipoti e degli altri componenti il
mio nucleo familiare, i quali si potrebbero preoccupare per me vedendomi piangere. Ora spengo
il computer. Vado a riposare un po’. Scusatemi, ma sono stanco. Un abbraccio, Joseph.
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