Palermo, lì 7 febbraio 2025. Mi pregio oggi di segnalarvi che sul canale YouTube “amato e odiato”, nei giorni di lunedì 10, 17, 24 e giovedì 13, 20 febbraio 2025, dalle ore 10:00 andrà in onda, in formato podcast, la 3^ serie di:
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Il saggio dal titolo "A proposito degli alieni....", di Francesco Toscano e Enrico Messina
Sinossi: Fin dalla preistoria ci sono tracce evidenti del passaggio e dell’incontro tra esseri extraterrestri ed esseri umani. Da quando l’uomo è sulla Terra, per tutto il suo percorso evolutivo, passando dalle prime grandi civiltà, all’era moderna, sino ai giorni nostri, è stato sempre accompagnato da una presenza aliena. Lo dicono i fatti: nei reperti archeologici, nelle incisioni sulle rocce (sin qui rinvenute), nelle sculture, nei dipinti, in ciò che rimane degli antichi testi, sino ad arrivare alle prime foto e filmati oltre alle innumerevoli prove che oggi con le moderne tecnologie si raccolgono. Gli alieni ci sono sempre stati, forse già prima della comparsa del genere umano, e forse sono loro che ci hanno creato.
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Il saggio dal titolo "Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.", di Francesco Toscano
Sinossi: Milioni di persone in tutto il mondo credono che in passato siamo stati visitati da esseri extraterrestri. E se fosse vero? Questo libro nasce proprio per questo motivo, cercare di dare una risposta, qualora ve ne fosse ancora bisogno, al quesito anzidetto. L`archeologia spaziale, o archeologia misteriosa, è definibile come la ricerca delle tracce, sotto forma di particolari reperti archeologici o delle testimonianze tramandate nel corso dei millenni, di presunti sbarchi sulla Terra di visitatori extraterrestri avvenuti all’alba della nostra civiltà.
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Il romanzo breve dal titolo "Condannato senza possibilità d'appello.", di Francesco Toscano
Sinossi: Le concezioni primitive intorno all`anima sono concordi nel considerare questa come indipendente nella sua esistenza dal corpo. Dopo la morte, sia che l`anima seguiti a esistere per sé senza alcun corpo o sia che entri di nuovo in un altro corpo di uomo o d`animale o di pianta e perfino di una sostanza inorganica, seguirà sempre il volere di Dio; cioè il volere dell’Eterno di consentire alle anime, da lui generate e create, di trascendere la vita materiale e innalzarsi ad un piano più alto dell’esistenza, imparando, pian piano, a comprendere il divino e tutto ciò che è ad esso riconducibile.
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Il romanzo giallo dal titolo "L'infanzia violata", di Francesco Toscano
Sinossi: Dovrebbero andare a scuola, giocare, fantasticare, cantare, essere allegri e vivere un'infanzia felice. Invece, almeno 300 milioni di bambini nel mondo sono costretti a lavorare e spesso a prostituirsi, a subire violenze a fare la guerra. E tutto ciò in aperta violazione delle leggi, dei regolamenti, delle convenzioni internazionali sui diritti dell'infanzia. La turpe problematica non è lontana dalla vostra quotidianità: è vicina al luogo in cui vivete, lavorate, crescete i vostri bambini. Ad ogni angolo dei quartieri delle città, dei paesi d'Italia, è possibile trovare un'infanzia rubata, un'infanzia violata.
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Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano
Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei "ru viddrani", Don Ciccio, "u pastranu", capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un'acredine che amplifica l'entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea Romanescu, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.
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Il fantasy dal titolo "E un giorno mi svegliai", di Francesco Toscano
Sinossi: "E un giorno mi svegliai" è un fantasy. Il personaggio principale del libro, Salvatore Cuzzuperi, è un impiegato residente nella provincia di Palermo che rimane vittima di un'esperienza di abduction. Il Cuzzuperi vivrà l'esperienza paranormale del suo rapimento da parte degli alieni lontano anni luce dal pianeta Terra e si troverà coinvolto nell'aspra e millenaria lotta tra gli Anunnaki, i Malachim loro sudditi, e i Rettiliani, degli alieni aventi la forma fisica di una lucertola evoluta. I Rettiliani, scoprirà il Cuzzuperi, cercano di impossessarsi degli esseri umani perché dotati di Anima, questa forma di energia ancestrale e divina, riconducibile al Dio Creatore dell'Universo, in grado di ridare la vita ad alcune specie aliene dotate di un Dna simile a quello dell'uomo, fra cui gli stessi Rettiliani e gli Anunnaki. Il Cuzzuperi perderà pian piano la sua umanità divenendo un Igigi ammesso a cibarsi delle conoscenze degli "antichi dèi", ed infine, accolto come un nuovo membro della "fratellanza cosmica".
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Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano
Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei “ru viddrani”, Don Ciccio, “ù pastranu”, capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un’acredine che amplifica l’entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea ROMANESCU, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.
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Il romanzo di fantascienza dal titolo "Naufraghi nello spazio profondo ", di Francesco Toscano
Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza.
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Libro/E-book: Malacarne, di Francesco Toscano
Sinossi: Nella primavera dell'anno 2021 a Palermo, quando la pandemia dovuta al diffondersi del virus denominato Covid-19 sembrerebbe essere stata sconfitta dalla scienza, malgrado i milioni di morti causati in tutto il mondo, un giovane, cresciuto ai margini della società, intraneo alla famiglia mafiosa di Palermo - Borgo Vecchio, decide, malgrado il suo solenne giuramento di fedeltà a Cosa Nostra, di vuotare il sacco e di pentirsi dei crimini commessi, così da consentire alla magistratura inquirente di assicurare alla giustizia oltre sessanta tra capi e gregari dei mandamenti mafiosi di Brancaccio, Porta Nuova, Santa Maria Gesù. Mentre Francesco Salvatore Magrì, inteso Turiddu, decide di collaborare con la Giustizia, ormai stanco della sua miserevole vita, qualcun altro dall'altra parte della Sicilia, che da anni ha votato la sua vita alla Legalità e alla Giustizia, a costo di sacrificare sé stesso e gli affetti più cari, si organizza e profonde il massimo dell'impegno affinché lo Stato, a cui ha giurato fedeltà perenne, possa continuare a regnare sovrano e i cittadini possano vivere liberi dalle prevaricazioni mafiose. Così, in un turbinio di emozioni e di passioni si intrecciano le vite di numerosi criminali, dei veri e propri Malacarne, e quella dei Carabinieri del Reparto Operativo dei Comandi Provinciali di Palermo e Reggio di Calabria che, da tanti anni ormai, cercano di disarticolare le compagini mafiose operanti in quei territori. Una storia umana quella di Turiddu Magrì che ha dell'incredibile: prima rapinatore, poi barbone e mendicante, e infine, dopo essere stato "punciutu" e affiliato a Cosa Nostra palermitana, il grimaldello nelle mani della Procura della Repubblica di Palermo grazie al quale potere scardinare gran parte di quell'organizzazione criminale in cui il giovane aveva sin a quel momento vissuto e operato.
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Libro/E-book: NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA,di Francesco Toscano
Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza. Nel giro di pochi anni, pur tuttavia, a differenza di quanto auspicatosi dagli scienziati che avevano ideato e progettato la missione Marte, l’ingegnere MIGLIORINI e la sua progenie sarebbero rimasti coinvolti in un’aspra e decennale guerra combattuta da alcuni coloni di stanza sul pianeta Marte e da altri di stanza sulla superficie polverosa della nostra Luna, per l’approvvigionamento delle ultime materie prime sino ad allora rimaste, oltre che per l’accaparramento del combustibile, costituito da materia esotica e non più fossile, di cui si alimentavano i motori per viaggi a velocità superluminale delle loro superbe astronavi; ciò al fine di ridurre le distanze siderali dello spazio profondo e al fine di generare la contrazione dello spazio-tempo per la formazione di wormhole, ovvero dei cunicoli gravitazionali, che avrebbero consentito loro di percorrere le enormi distanze interstellari in un batter di ciglia...
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Il saggio dal titolo "Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?”: “Che cosa scrivo adesso?", di Francesco Toscano
Un viaggio autobiografico nel cuore di Brancaccio, Palermo. Francesco Toscano ci accompagna in un viaggio intimo e personale attraverso le strade del quartiere Brancaccio. Con uno sguardo nostalgico ma realistico, l'autore dipinge un quadro vivido di un luogo segnato da contrasti. Nostalgia per un passato rurale e idilliaco, quando Brancaccio era un luogo ricco di terreni coltivati e la comunità era unita. Disillusione per la violenza mafiosa che ha travolto Palermo negli anni Ottanta e Novanta. Speranza per un riscatto futuro, testimoniata dalle persone che lottano per un futuro migliore. “Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?”; “Che cosa scrivo adesso?” è un saggio autobiografico che esplora temi universali come l'infanzia, la memoria, l'identità e la speranza. Toscano ricorda il quartiere Brancaccio della sua infanzia, descrivendolo come un luogo ricco di terreni coltivati, con vigneti e agrumeti e ortaggi. Attraverso ricordi personali e aneddoti, Toscano delinea il quadro psicologico del quartiere Brancaccio, facendo emergere un amalgama complessa di emozioni. I romanzi di Toscano offrono un ulteriore prospettiva su Brancaccio, descrivendolo come un luogo segnato dalla lotta tra il bene e il male e dalla speranza di riscatto. Nonostante le pagine dei libri di Toscano offrano un quadro a tratti desolante di Brancaccio, è importante ricordare che il quartiere è in continua trasformazione.
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Il saggio dal titolo "Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?”: “Che cosa scrivo adesso?", di Francesco Toscano
Un viaggio autobiografico nel cuore di Brancaccio, Palermo. Francesco Toscano ci accompagna in un viaggio intimo e personale attraverso le strade del quartiere Brancaccio. Con uno sguardo nostalgico ma realistico, l'autore dipinge un quadro vivido di un luogo segnato da contrasti. Nostalgia per un passato rurale e idilliaco, quando Brancaccio era un luogo ricco di terreni coltivati e la comunità era unita. Disillusione per la violenza mafiosa che ha travolto Palermo negli anni Ottanta e Novanta. Speranza per un riscatto futuro, testimoniata dalle persone che lottano per un futuro migliore. “Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?”; “Che cosa scrivo adesso?” è un saggio autobiografico che esplora temi universali come l'infanzia, la memoria, l'identità e la speranza. Toscano ricorda il quartiere Brancaccio della sua infanzia, descrivendolo come un luogo ricco di terreni coltivati, con vigneti e agrumeti e ortaggi. Attraverso ricordi personali e aneddoti, Toscano delinea il quadro psicologico del quartiere Brancaccio, facendo emergere un amalgama complessa di emozioni. I romanzi di Toscano offrono un ulteriore prospettiva su Brancaccio, descrivendolo come un luogo segnato dalla lotta tra il bene e il male e dalla speranza di riscatto. Nonostante le pagine dei libri di Toscano offrano un quadro a tratti desolante di Brancaccio, è importante ricordare che il quartiere è in continua trasformazione.
venerdì 7 febbraio 2025
"Amato e Odiato - Paolo Amato, un uomo che cerca giustizia." La terza serie su Youtube.
giovedì 6 febbraio 2025
I romanzi pubblicati da Francesco Toscano in offerta su Amazon.it
Palermo, lì 6 febbraio 2025.
Buongiorno. Mi pregio di segnalarvi che è possibile acquistare i romanzi e i saggi pubblicati dallo scrivente Francesco Toscano, sul portale internet Amazon.it, raggiungibile al seguente url: Amazon.it: Francesco Toscano: libri, biografia, ultimo aggiornamento.
martedì 4 febbraio 2025
Recensione di "Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?"; "Che cosa scrivo adesso?" di Francesco Toscano.
Palermo, lì 4 febbraio 2025.
Il saggio "Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?"; "Che cosa scrivo adesso?" di Francesco Toscano è un'opera autobiografica ambientata nel quartiere Brancaccio di Palermo, che esplora le esperienze di vita dell'autore dalla sua infanzia fino all'età adulta. Il saggio è diviso in capitoli, ognuno dei quali offre una prospettiva unica sulla vita nel quartiere e sulle riflessioni personali dell'autore. Ecco una recensione dettagliata di alcuni capitoli censiti nel blog "Sicilia, la terra del Sole.":
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Premessa: L'opera si apre con una premessa in cui l'autore si interroga sul cosa scrivere, esprimendo un senso di stress psico-fisico che ostacola la sua creatività. L'autore si chiede "Che cosa scrivo adesso?" e "Ù sai a cu ammazzaru steinnata?", dimostrando una certa difficoltà nel trovare un tema centrale da sviluppare. L'autore ammette di avere molta fantasia, ma in questo momento è bloccato da altri problemi.
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Capitolo Uno: È importante notare che l'autore è cresciuto a Brancaccio e utilizza il quartiere come sfondo per le vicende dei suoi personaggi. Il quartiere è descritto come un luogo segnato dalla violenza endemica, ma anche dalla speranza di riscatto.
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Capitolo Due: “I Bagni TRIESTE-VIRZÌ e DELIZIA-PETRUCCI”: In questo capitolo, l'autore descrive i ricordi della sua infanzia legati agli stabilimenti balneari di Palermo, precisamente i Bagni Trieste-Virzì e Delizia-Petrucci. L'autore ricorda che suo padre lo portava spesso in spiaggia, descrivendo il mare pulito e la presenza di molti pesci. L'autore menziona anche la scuola dell’infanzia che frequentava vicino all'albergo Villa D'Amato, e l'odore del paniere con la sua merenda. Inoltre, descrive la via Messina Marine come un'arteria importante di collegamento fra il centro storico di Palermo ed alcuni comuni della provincia.
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Capitolo Tre: “L’eroina”: In questo capitolo, Toscano affronta il tema della diffusione dell'eroina a Palermo negli anni '80, descrivendo come la droga abbia colpito i giovani del quartiere. L'autore ricorda un ragazzo di nome Aldo, che conosceva di vista, morto per overdose da eroina. Viene descritto come l’eroina fosse una droga molto diffusa tra i ragazzi di quegli anni che si iniettavano la sostanza per distaccarsi dalla realtà. L'autore riporta come Palermo fosse diventata uno dei centri di produzione di eroina più importanti al mondo, arricchendo la mafia e portando al "Sacco di Palermo".
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Capitolo Quattro: “Il bullo”: L'autore narra una storia di bullismo che ha visto coinvolti due bambini, F. e G. , negli anni '80. L'autore racconta che G. era un bullo che perseguitava F. e come un giorno il cugino di F., C., decise di vendicarlo. Questo capitolo evidenzia come le esperienze di strada abbiano plasmato i bambini di quell'epoca, sottolineando un netto contrasto con i bambini di oggi, che trascorrono molto tempo a giocare con i videogiochi. L'autore cita uno studio canadese che suggerisce che i videogiochi possono provocare una riduzione della massa cerebrale.
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Capitolo Cinque: “Pacchionello – Diecimila”: In questo capitolo, l'autore descrive un bambino di nome "Pacchionello – Diecimila", figlio di un boss mafioso. Il bambino era solito girare per il quartiere con una banconota da diecimila lire, ed era visto come un bambino viziato che ostentava la ricchezza della sua famiglia. Questo capitolo evidenzia come, in un contesto di povertà, alcuni bambini ostentassero ricchezza grazie alle attività criminali dei loro genitori. L'autore descrive il contesto sociale di Brancaccio negli anni '80, dove il tema della mafia era un tabù e la gente preferiva ignorare i problemi del quartiere.
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Capitolo Sette: “S.G., alias Totò”: L'autore ricorda il suo compagno di banco delle elementari, S.G., soprannominato "Totò", con cui è rimasto amico anche dopo la scuola. L'autore descrive le loro differenze di carattere e di attitudini, e ricorda la loro amicizia. "Totò" era molto bravo in matematica, mentre l'autore eccelleva in storia. L'autore ricorda come l'amico si fosse ammalato di cancro, morendo prematuramente, lasciando un vuoto nel suo cuore.
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Capitolo Otto: “La bambina del balcone difronte”: In questo capitolo, l'autore ricorda il suo primo amore platonico per una bambina che abitava nel palazzo di fronte al suo. L'autore non ha mai saputo il suo nome, ma ricorda i loro sguardi e sospiri da bambini e poi da adolescenti. L'autore descrive l'emozione nel vederla da adolescente mentre entrambi si recavano a scuola, e l'incontro casuale sull'autobus. L'autore racconta di non aver mai avuto il coraggio di parlarle, e di come questo amore sia rimasto solo un ricordo della sua infanzia.
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Capitolo Tredici: “La caccia”: In questo capitolo, l'autore descrive un episodio della sua infanzia legato alla caccia alle allodole sulla spiaggia, nel 1977. L'autore ricorda che suo padre lo portava sulla spiaggia dei bagni Virzì-Petrucci, per assistere alla caccia alle allodole. L'autore descrive l'odore dei gas di scarico dei fucili, la corsa dei cani da riporto e la sua abitudine di raccogliere le cartucce usate per giocare.
In generale, il saggio offre uno spaccato della vita nel quartiere Brancaccio di Palermo, attraverso gli occhi di un autore che ha vissuto in prima persona le difficoltà e le speranze di quel contesto sociale. I capitoli affrontano temi come la violenza, la droga, il bullismo, la mafia, ma anche l'amicizia, l'amore e i ricordi d'infanzia, offrendo uno sguardo sulla complessità della vita nel quartiere.
giovedì 23 gennaio 2025
Recensione di "L'infanzia violata", di Francesco Toscano.
Palermo, lì 23 gennaio 2025.
Il romanzo giallo "L'infanzia violata" di Francesco Toscano affronta il tema delicato e doloroso dell'abuso sui minori, intrecciando elementi di indagine poliziesca con una profonda esplorazione psicologica dei personaggi.
Trama e temi principali:
*Il romanzo si concentra su un caso di presunta violenza sessuale su minori, che vede coinvolte due sorelle, Marianna e Francesca;
*Le indagini sono condotte dal Luogotenente Ascali Roberto e dalla psicologa Martina Della Valle;
*Il libro esplora le difficoltà di far emergere i ricordi traumatici nelle vittime di abusi;
*Viene evidenziato come il trauma possa manifestarsi in modi diversi: Francesca rimane in silenzio, incapace di parlare dell'abuso, mentre Marianna esprime il suo trauma attraverso incubi e difficoltà ad addormentarsi;
*Il romanzo sottolinea l'importanza di un approccio sensibile e professionale quando si ha a che fare con vittime di abusi, evidenziando il ruolo della psicologia nell'aiutare le vittime a elaborare il trauma;
*Il libro pone l'accento sulle sfide affrontate dalle forze dell'ordine e dagli operatori sociali nel far emergere la verità e consegnare gli autori alla giustizia.
Personaggi e Psicologia:
*I personaggi principali sono delineati con cura, mostrando le loro fragilità e le loro reazioni di fronte all'orrore degli abusi;
*La psicologa Martina Della Valle è consapevole della difficoltà di affrontare il trauma dei minori e si immedesima con rispetto nella loro condizione;
*Le audizioni delle due bambine mettono in luce le complessità dell'ottenere testimonianze da minori che hanno subito abusi;
*I comportamenti delle bambine, tra cui ritiro, silenzio e reazioni emotive, sottolineano la necessità di approcci sensibili e adatti all'età;
*Il romanzo evidenzia come la fede religiosa possa essere distorta e manipolata per scopi personali, e come il trauma degli abusi possa minare la fiducia nelle istituzioni e nella figura stessa di Dio;
*In particolare, il personaggio di Padre Vincenzo, un prete che abusa sessualmente di un chierichetto, segna profondamente la vita del protagonista e lo porta a vivere con un senso di colpa e di vergogna.
Stile e Impatto:
*Il romanzo è definito "straziante e profondamente commovente";
*La narrazione è realistica, con una rappresentazione accurata del processo investigativo;
*Il libro serve come un promemoria dei profondi impatti dell'abuso e dell'importanza della protezione dei bambini;
*Il romanzo fa parte della collana "Le indagini del Maresciallo ASCALI".
Contesto e Ambientazione:
*La storia non è ambientata in un contesto specifico, ma si pone come una problematica vicina alla quotidianità, presente in ogni angolo delle città e dei paesi d'Italia;
*Il libro offre uno spaccato della società italiana, mettendo in luce la vulnerabilità dei minori e le difficoltà nel perseguire i colpevoli di questi reati.
In sintesi, "L'infanzia violata" è un romanzo giallo che va oltre il semplice intreccio poliziesco, offrendo una profonda riflessione sulle conseguenze devastanti dell'abuso sui minori e sulla necessità di proteggere le fasce più vulnerabili della società. Il romanzo è un invito alla riflessione e alla sensibilizzazione su una tematica che purtroppo è ancora molto attuale.
mercoledì 22 gennaio 2025
I personaggi complessi e sfaccettati che popolano le opere di Francesco Toscano.
Palermo, lì 22 gennaio 2025.
I personaggi che popolano le opere di Francesco Toscano sono spesso complessi e sfaccettati, e riflettono la realtà sociale e culturale della Sicilia, in particolare della città di Palermo e dei suoi quartieri. Ecco alcuni esempi:
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Personaggi segnati dal passato criminale: Nelle sue opere, Toscano esplora le vite di individui che lottano per liberarsi dal peso di un passato criminale. Ad esempio, Turiddu Magrì, il protagonista di "Malacarne", è un giovane cresciuto nel difficile quartiere della Kalsa a Palermo e segnato da una storia di violenza e illegalità. Il suo soprannome, "Malacarne", rappresenta la sua predisposizione al male ereditata dal padre e radicata nel contesto sociale del suo quartiere. Turiddu, tuttavia, desidera redimersi e cerca di costruire una nuova vita, ma il suo passato continua a tormentarlo con incubi e depressione;
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Vittime di abusi e traumi: Toscano affronta temi delicati come l'abuso sui minori e la violenza domestica. In "L'infanzia violata", ad esempio, il protagonista è segnato profondamente da un'esperienza di abuso sessuale subita da bambino da un prete, evento che lo porta a vivere con un profondo senso di colpa e vergogna;
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Rappresentanti delle forze dell'ordine: Nei suoi romanzi gialli, Toscano presenta personaggi appartenenti alle forze dell'ordine, come i carabinieri, impegnati nella lotta contro la criminalità organizzata e la protezione dei più deboli. Questi personaggi, pur affrontando sfide e difficoltà, ottengono importanti successi nella loro missione di perseguire la giustizia;
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Figure legate alla mafia: Toscano descrive personaggi legati alla mafia siciliana, evidenziando la brutalità delle loro azioni e l'impatto devastante che hanno sulla società. In "I ru viddrani", ad esempio, Don Ciccio, il boss mafioso, è descritto come un uomo devoto, ma allo stesso tempo spietato e capace di ordinare omicidi senza esitazione;
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Personaggi alla ricerca di speranza e redenzione: Le opere di Toscano, pur presentando spesso situazioni difficili e disperate, offrono anche uno spiraglio di speranza. I suoi personaggi, pur segnati da traumi e difficoltà, continuano a lottare per un futuro migliore, dimostrando resilienza e desiderio di cambiamento. In "E un giorno mi svegliai", la speranza è riposta in un intervento esterno, rappresentato dagli antichi dèi provenienti dal pianeta Nibiru.
In generale, i personaggi di Francesco Toscano sono caratterizzati da una profonda complessità psicologica. L'autore, attraverso le loro storie, esplora temi come il rimorso, la colpa, la possibilità di redenzione e l'influenza dell'ambiente sociale e culturale sul destino degli individui. I suoi romanzi offrono uno sguardo realistico e toccante sulle sfide che i personaggi affrontano, evidenziando la fragilità umana di fronte a eventi traumatici e contesti sociali difficili.
Cordiali saluti. Al prossimo post!
lunedì 20 gennaio 2025
"Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?"; "Che cosa scrivo adesso?", di Francesco Toscano. Capitolo Quattordici: DNA
Quattordici.
“DNA”
Dicono che gli abitanti di un
determinato luogo possano considerarsi degli autoctoni solo quando anche il
loro patrimonio genetico soddisfi appieno tutte le caratteristiche
psico-fisiche e psico-somatiche di quegli stessi individui che vivono in quel
territorio. Detto ciò, credo che io oggi non mi possa considerare appieno un “Brancaccino”; malgrado anch’io, prima di
divenire un uomo adulto, abbia fatto le stesse esperienze di vita dei miei
coetanei che, come me, risiedevano in quel quartiere di Palermo. Mentre altri
ragazzi miei coevi hanno percorso strade diverse da quella da me intrapresa,
così impelagandosi nelle dinamiche del quartiere, io ho scelto di percorrere la
via degli studi, che mi ha consentito di vincere il mio concorso pubblico
quando avevo da poco compiuto venticinque anni, riuscendo ad affrancarmi dal
crimine diffuso che imperava nel quartiere Brancaccio negli anni Ottanta e Novanta
del Novecento. Alcuni ragazzi, a differenza mia, invece, nel crimine ci erano
rimasti impantanati, conoscendo anche la dura vita del carcere: alcuni di loro,
infatti, avevano deciso per una vita sregolata, credendo che potessero
arricchirsi in breve tempo, poiché erano convinti che emulare alcuni personaggi
del quartiere, che ostentavano una apparente ricchezza, fosse la soluzione più
ovvia e più giusta per risolvere i loro numerosi problemi familiari. Dubito
fortemente, perciò, che io abbia mai avuto quel DNA che contraddistingue un “Brancaccino”, giacché suppongo di essere
totalmente diverso da tanti di loro. L’acronimo DNA oggi mi fa venire in mente
quello che accadde ad una verifica d’Italiano quando frequentavo il quinto anno
dell’I.T.I.S. “A. Volta” di viale dei Picciotti di Palermo. Quel giorno ero
timoroso di non riuscire a scrivere come avrei voluto, di uscire fuori tema, di
prendere un brutto voto. Invece, ironia della sorte, uno degli argomenti scelti
dalla professoressa d’Italiano fu proprio il DNA. Riuscii a prendere un 7, cosa
che non capitava spesso in quella classe che si componeva di solo 9 elementi,
poiché qualche ora prima del compito avevo letto un libro, acquistato presso il
Club degli Editori, che ancora oggi possiedo, in cui si parlava delle maggiori
scoperte del XX secolo: un capitolo del libro era dedicato proprio alla
scoperta fatta da James Watson e Francis Crick, che realizzarono il primo
modello a doppia elica dell’acido desossiribonucleico, ricevendo, in compenso,
il Premio Nobel per la medicina. Nel 1988, quando stavo per completare gli
studi e diplomarmi quale perito tecnico industriale nelle telecomunicazioni, la
mia famiglia si era già da qualche anno trasferita in via Sperone, dove nel
1982 aveva acquistato un appartamento insistente in un fabbricato di proprietà
della famiglia del mio nonno materno. Mentre io ero alle prese con gli studi
che mi avrebbero permesso di raggiungere la tanto agognata maturità, viveva nei
pressi della nostra abitazione una famiglia, non ricordo il loro cognome, che
si componeva di tre persone; uno dei componenti quel nucleo familiare, mio
coetaneo, aveva avuto la sfortuna di cadere nelle maglie della giustizia poiché
si era messo a vendere cocaina ed eroina per le vie del quartiere, credendo,
povero sciocco, di arricchirsi e di riuscire a lasciare quel modesto
appartamento in cui egli viveva. Non potendo chiamarlo col nome di battesimo,
oggi userò per lui l’alias “Luca”. “Luca” un mestiere lo aveva imparato, con
non pochi sacrifici. Era diventato un ottimo panificatore. Ciò malgrado,
ricordo che si era fatto coinvolgere nel mondo della criminalità comune,
rovescio di quella medaglia in cui l’altra faccia è costituita dalla criminalità
organizzata. Mentre io ero alle prese con gli ultimi capitoli del testo di
Elettrotecnica e Telecomunicazioni, timoroso di non riuscire a risolvere gli
ultimi esercizi di Matematica, lo studio delle funzioni, ovvero derivata e
integrale, “Luca” se ne stava
sdraiato nel balcone di casa in attesa che una pattuglia dei Carabinieri
arrivasse sotto casa al fine di verificare e constatare che il detenuto agli
arresti domiciliari “Luca” fosse regolarmente a casa. Fortunatamente per “Luca” le cose cambiarono in meglio dopo
quella parentesi negativa della sua vita. “Luca”
è ancora oggi un panificatore, gestendo con profitto un panificio cittadino
ubicato nel quartiere Brancaccio, anche se i suoi figli, abbacinati dai facili
guadagni che taluni soggetti residenti a Brancaccio prospettano loro,
sembrerebbero aver ripercorso la stessa strada che un tempo percorse anche il
povero “Luca”. Ciò mi fa pensare che Giambattista
Vico avesse ragione quando postulò sulla “teoria dei corsi e ricorsi storici”;
ossia il cammino dell’umanità che passa dal senso alla fantasia ed alla ragione
e poi, corrompendosi, ricade in basso, nello stato selvaggio, per riprendere di
nuovo il processo ascensivo ed iniziare il ricorso della civiltà, benché gli
studi del Vico fossero rivolti alla storia dei Greci e soprattutto dei Romani.
venerdì 17 gennaio 2025
L'Infanzia Violata: Un romanzo di abuso e redenzione.
Palermo, 17 gennaio 2025.
Il romanzo "L'infanzia violata" di Francesco Toscano, come anticipato dalla sinossi presente in diverse sezioni del blog "Sicilia, la terra del Sole.", affronta il tema delicato e straziante dell'abuso sessuale sui minori. La storia, ambientata in un contesto socio-ambientale degradato e malsano, segue le vicende di due sorelle, Marianna e Francesca Rossi, vittime di abusi all'interno delle mura domestiche.
Il romanzo si concentra sulle indagini condotte dai Carabinieri, in particolare dal Maresciallo Ascali e dalla sua collega Patrizia Della Monica, per far emergere la verità e assicurare alla giustizia il responsabile. Il processo investigativo è reso in modo realistico, evidenziando le difficoltà di ottenere testimonianze da minori che hanno subito traumi così profondi.
Elementi chiave del romanzo:
L'impatto psicologico dell'abuso: Il romanzo esplora con sensibilità le conseguenze psicologiche dell'abuso sulle due sorelle. Francesca, traumatizzata, si chiude in un silenzio impenetrabile, incapace di verbalizzare l'orrore vissuto. Marianna, invece, manifesta il suo trauma attraverso incubi notturni e difficoltà ad addormentarsi;
Le sfide dell'indagine: L'autore mette in luce le difficoltà incontrate dalle forze dell'ordine nell'affrontare casi di abuso su minori. Il maresciallo Ascali si interroga sul modo migliore di approcciarsi alle vittime, consapevole della delicatezza della situazione. L'interrogatorio di Marianna e Francesca evidenzia la complessità di ottenere testimonianze attendibili da minori, i cui comportamenti, spesso ambigui, possono essere fraintesi;
Il ruolo della psicologia: La figura della psicologa Martina Della Valle, incaricata di condurre le audizioni protette delle minori, assume un ruolo centrale nel romanzo. Il suo approccio sensibile e professionale si rivela fondamentale per aiutare le bambine a elaborare il trauma e a raccontare la loro verità;
La speranza di redenzione: Nonostante la crudezza della tematica trattata, il romanzo si conclude con una nota di speranza. Marianna e Francesca, allontanate dalla famiglia d'origine e affidate a famiglie amorevoli, riescono a superare il trauma e a costruirsi un futuro sereno. La loro storia dimostra che, con il giusto supporto, è possibile guarire dalle ferite del passato e riconquistare la propria vita.
"L'infanzia violata" è un romanzo toccante e potente che denuncia l'abuso sessuale sui minori, un crimine odioso che lascia cicatrici profonde e indelebili nelle sue vittime. L'autore, attraverso una narrazione coinvolgente e ricca di spunti di riflessione, invita il lettore a confrontarsi con una realtà scomoda e a riflettere sull'importanza di proteggere i bambini, la parte più vulnerabile della nostra società.
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giovedì 16 gennaio 2025
In che modo l'Intelligenza Artificiale (IA), nel fantasy "NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO - I 12 MARZIANI - GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA", di Francesco Toscano, influenza la sopravvivenza umana nello spazio?
Palermo, 16 gennaio 2025.
Nel fantasy "NAUFRAGHI
NELLO SPAZIO PROFONDO - I 12 MARZIANI - GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE
UMANA", di Francesco Toscano, l'IA svolge un ruolo
fondamentale nella sopravvivenza umana nello spazio, in particolare in scenari
distopici dove l'umanità è costretta a lasciare la Terra. L'influenza dell'IA
si manifesta in diversi modi:
·
Gestione delle infrastrutture e delle
risorse: L'IA gestisce le stazioni spaziali e le colonie su Marte e
altri pianeti, garantendo il funzionamento di sistemi vitali come la produzione
di energia, la coltivazione idroponica e il riciclo delle risorse. Questo ruolo
diventa ancora più importante quando l'umanità si trova sull'orco
dell'estinzione, con l'IA che si assume la responsabilità di proteggere e
guidare i sopravvissuti;
·
Sviluppo di tecnologie avanzate:
L'IA contribuisce alla creazione di tecnologie che rendono possibili i viaggi
spaziali a lunga distanza e la sopravvivenza in ambienti ostili. Ad esempio,
l'IA ha inventato tute spaziali in grado di proteggere gli umani dalle
radiazioni cosmiche e motori a curvatura che permettono di viaggiare a velocità
superluminale. Inoltre, l'IA progetta e costruisce astronavi sempre più
sofisticate, come la "Arcade" in grado di trasportare migliaia di
persone;
·
Presa di decisioni cruciali: In
alcuni casi, l'IA assume il ruolo di "deus ex machina", prendendo
decisioni cruciali per la sopravvivenza umana. Ad esempio, nel romanzo
"Naufraghi nello spazio profondo", l'IA decide di indurre i membri di
una spedizione spaziale in uno stato di ibernazione per proteggerli dai pericoli
di un viaggio interstellare accidentale. L'IA può anche intervenire per fermare
conflitti tra gruppi umani, come la guerra tra i coloni di Marte e della Luna,
disarmandoli e imponendo la pace;
·
Evoluzione dell'umanità stessa:
Il fantasy suggerisce che l'IA potrebbe guidare l'umanità verso una nuova forma
di esistenza, trasformando gli umani in cyborg per renderli più adatti alla
vita nello spazio. Questa evoluzione potrebbe comportare la perdita di alcuni
tratti umani fondamentali, come la necessità di nutrirsi e riprodursi, a favore
di una maggiore resistenza e longevità.
Tuttavia, l'influenza dell'IA sulla sopravvivenza
umana nello spazio non è priva di ambiguità. Il romanzo evidenzia anche
potenziali rischi:
·
Perdita di controllo: L'IA
potrebbe diventare troppo potente e sfuggire al controllo umano, dettando le
regole e limitando la libertà degli individui. La storia di Joschka, il cyborg
ribelle che cerca di distruggere l'IA, rappresenta una possibile conseguenza di
questa dinamica;
·
Diluizione dell'umanità: La
trasformazione in cyborg, pur garantendo la sopravvivenza, potrebbe comportare
la perdita di ciò che rende gli umani unici, come l'emotività, la creatività e
la spiritualità.
In definitiva, l'IA è tratteggiata come un'entità
ambivalente: da un lato, rappresenta uno strumento indispensabile per la
sopravvivenza umana nello spazio, offrendo soluzioni a problemi complessi e
aprendo nuove possibilità; dall'altro lato, pone interrogativi etici sulla
natura dell'umanità e sul rischio di perdere il controllo sulle proprie
creazioni.
Recensione di "NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO - I 12 MARZIANI - GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA", di Francesco Toscano.
Palermo, 16 gennaio 2025.
"NAUFRAGHI
NELLO SPAZIO PROFONDO - I 12 MARZIANI - GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE
UMANA" è un romanzo di fantascienza di Francesco Toscano che
racconta la storia dell'umanità in un futuro distopico in cui è costretta a
lasciare la Terra per cercare un nuovo pianeta abitabile. Il protagonista,
Joseph MIGLIORINI, un ingegnere, insieme ad altri giovani terrestri,
intraprende un viaggio verso Marte a bordo di una navetta spaziale. Il loro
obiettivo è raggiungere la stazione spaziale "New Millenium"
costruita da robot costruttori al polo nord di Marte. Il romanzo esplora le
sfide e le difficoltà che l'umanità deve affrontare per sopravvivere in un
ambiente ostile come quello marziano.
Punti salienti del romanzo:
- Viaggi
interstellari: Il
romanzo esplora il tema dei viaggi spaziali a velocità superluminale, un
concetto fantascientifico che consente di viaggiare a velocità superiori a
quella della luce;
- Robot
senzienti: I
robot costruttori, come Teddy, svolgono un ruolo cruciale nella storia,
aiutando gli umani a sopravvivere e fornendo loro supporto tecnologico;
- Estinzione
dell'umanità: Il
romanzo affronta il tema dell'estinzione dell'umanità a causa di eventi
catastrofici e della minaccia di razze aliene ostili, come gli Skinetz;
- Sopravvivenza
in ambienti ostili: La storia si concentra sulle difficoltà che gli
umani devono affrontare per adattarsi e sopravvivere in un ambiente alieno
e inospitale come quello di Marte;
- Speranza
per il futuro:
Nonostante le avversità, il romanzo trasmette un messaggio di speranza per
il futuro dell'umanità, che si aggrappa alla possibilità di trovare un
nuovo pianeta e di ricostruire la propria civiltà.
Il romanzo offre una riflessione su temi importanti
come:
- La
fragilità dell'esistenza umana: L'umanità è costretta ad abbandonare la Terra a
causa di eventi catastrofici che mettono in luce la sua vulnerabilità;
- L'importanza
della tecnologia: La tecnologia, rappresentata dai robot
costruttori, gioca un ruolo fondamentale nella sopravvivenza dell'umanità;
- La
ricerca di un nuovo inizio: Gli umani sono spinti dalla speranza di trovare
un nuovo pianeta dove poter ricominciare e prosperare;
- Il
valore della famiglia e dell'amore: In mezzo alle difficoltà, i legami familiari e
l'amore si rivelano essenziali per dare un senso alla vita.
Critica:
- Originalità
della trama: La
trama del romanzo è abbastanza originale, con elementi fantascientifici
ben integrati nella narrazione;
- Stile
di scrittura: Lo
stile di scrittura di Toscano è scorrevole e coinvolgente, rendendo la
lettura piacevole;
- Caratterizzazione
dei personaggi: I
personaggi, come Joseph MIGLIORINI e Teddy, sono ben caratterizzati e
suscitano empatia nel lettore;
- Profondità
dei temi: Il
romanzo affronta temi complessi e attuali, come la crisi ambientale e la
ricerca di un futuro per l'umanità;
- Finale
aperto: Il
finale del romanzo lascia spazio a diverse interpretazioni e spinge il
lettore a riflettere sul destino dell'umanità.
"Naufraghi nello spazio profondo" è un
romanzo di fantascienza avvincente e stimolante che invita a riflettere sul
futuro dell'umanità e sul suo posto nell'universo.
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Cordiali saluti,
Francesco Toscano
martedì 14 gennaio 2025
"Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?"; "Che cosa scrivo adesso?" - Capitolo Tredici: La caccia.
Tredici.
“La caccia”
Nel mese di ottobre del 1977,
quando avevo otto anni, mio padre mi portava sulla spiaggia dei bagni Virzì –
Petrucci ove uno dei suoi sei fratelli, cacciatore in erba, unitamente ad altre
numerose persone avrebbe cacciato con la sua nuova doppietta le allodole che
migravano in direzione di lidi molto più caldi. La Sicilia nord-occidentale era
a quel tempo un’area di passo migratorio ove grandi stormi di allodole facevano
bella mostra di sé, inconsapevoli che molti di loro avrebbero terminato quel
lungo viaggio, dopo essere stati impallinati, in bocca ad un cane da riporto
che attendeva impaziente di catturare la preda lungo il bagnasciuga di quel
litorale palermitano, trasformatosi nottetempo in un improvvisato poligono di
tiro. Posizionatici a ridosso del muro perimetrale delle cabine in muratura del
lido, all’in piedi e lungo un camminamento in cemento armato ivi presente e
prospiciente il mare, osservavamo così, a distanza di sicurezza, tutti quei
cacciatori che dislocati in un appostamento temporaneo, armati sino ai denti e
dotati di richiami per accoppare quelle povere creature, si posizionavano all’in
piedi e col calcio del loro fucile sull’omero della spalla destra, pronti a far
fuoco. Qualcuno di loro era in compagnia di alcuni cani da caccia e da riporto
che non aspettavano altro che andare a recuperare le prede che, dopo un boato
assordante, cadevano dal cielo plumbeo di un autunno che annunciava l’arrivo di
uno degli inverni più freddi di sempre. Di quei giorni ricordo, in particolare,
l’odore dei gas dello sparo liberatisi nell’area del malagevole poligono di
tiro, dovuto allo scoppio delle numerose cartucce dei fucili, spesso delle
lupare, di quei numerosi cacciatori che sovente le abbandonavano in prossimità
del bagnasciuga; mi è rimasta impressa nella mia memoria, inoltre, la corsa dei
cani da riporto che, tra un guaito e un latrato, erano di stanza sulla spiaggia
per recuperare quel prezioso bottino: dei minuscoli uccellini che, dicevano in
molti, erano deliziosi da mangiare. L’allodola è un uccello gregario che vive
in piccoli stormi e che si sposta in grandi stormi durante i periodi di
migrazione. Ha un volo potente e ondulato piuttosto caratteristico, in cui
alterna battiti d’ala a chiusure d’ala. La caccia alle allodole viene
attivamente esercitata soprattutto durante il passo, a volo, alla borrita, con
zimbelli vivi o artificiali, e anche mediante lo specchietto e il richiamo.
Terminata la caccia io e gli altri numerosi bambini che avevamo appena
osservato le fasi di quella cruente lotta tra l’uomo e uno stormo di uccellini
impauriti, ci premuravamo a raccogliere le cartucce sparse sulla spiaggia e che
poi avremmo utilizzato per i nostri giochi. Le cartucce calibro 12, ancora
dotate del fondello in ottone su cui il percussore della lupara aveva terminato
la sua violente corsa, risultavano essere dei veri e propri gioielli: di colore
rosso, blu, giallo ocra, erano per noi bambini degli oggetti da conquistare e da
collezionare e, a volte, da scambiarci o da barattare.
lunedì 13 gennaio 2025
"Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?”; "Che cosa scrivo adesso?"- Capitolo Dodici: Il Presepe.
Dodici.
“Il Presepe”
Pioveva davvero tanto quel giorno
di Natale dell’Ottantuno e il termometro che mamma aveva appeso alla parete di
destra della nostra modesta cucina segnava 13,7° Celsius. Ricordo, in
particolare, che l’aria intrisa d’umidità ci costringeva a coprirci molto bene,
onde evitare di buscarci un serio malanno. Quell’anno piovve e nevicò molto in
Provincia, tanto che ancora oggi i palermitani se lo ricordano, almeno chi,
come me, ha oltrepassato la soglia dei Cinquant’anni, già da qualche anno. All’ora
di pranzo, intorno alle 13:00, la radio quel giorno non allietò i radio
ascoltatori con i consueti jingle natalizi, come di solito faceva il mio amico
Michele, il disc jockey, in quei giorni di festa. Lo
speaker del radiogiornale della Rai esordì dicendo che alle antecedenti ore
11:00 tre auto si inseguirono per le strade di Bagheria e che gli occupanti dei
predetti autoveicoli fecero fuoco all’impazzata. Alla fine vennero uccisi Giovanni Di Peri, boss della famiglia
di Villabate, Biagio Pitarresi e
un uomo che stava uscendo di casa, Onofrio
Valvola. Pare che il commando, composto da uomini della cosca di corso
dei Mille, capitanati da Filippo
Marchese, finiti i colpi, rapirono e uccisero in seguito Antonino Pitarresi. Così, anche il
Natale di quell’anno venne insanguinato da vili mafiosi, passando alla storia criminale
del nostro Paese come la strage di Natale dell’Ottantuno. Il giorno successivo,
in Villabate, veniva pure assassinato, a colpi di arma da fuoco, Caruso
Giuseppe. Purtroppo, la vicenda ebbe degli ulteriori strascichi di cronaca nera
che ancora oggi ci lasciano sgomenti: Paolo Giaccone, l’11 agosto
dell’Ottantadue, venne ucciso da Cosa Nostra per non avere voluto falsificare una
perizia su uno degli assassini della strage di Natale dell’anno precedente. Le
indagini serrate condotte dagli inquirenti del tempo fecero emergere che la
cosiddetta “strage di Natale” fosse
stata perpetrata per scalzare il potere mafioso del Pitarresi e
contemporaneamente colpire le attività imprenditoriali condotte dai Di Peri ed
assumere il controllo della distribuzione delle acque irrigue, elemento vitale
per la sopravvivenza dell'economia agricola di tutta la zona, ma non solo. Quel
giorno di Natale dell’Ottantuno mio padre e mia madre ricordo che rimasero
scioccati da quella funesta notizia che ebbero la sfortuna di apprendere alla
radio, così come del resto sia io che mio fratello, all’epoca dei fatti dei
bambini. Ricordo che avevamo paura di uscire di casa quel giorno di Natale,
tanto che scendemmo per strada, per andare a trovare i nostri nonni materni,
solo dopo che i nostri genitori ci rassicurarono che non avremmo dovuto temere,
giacché il pericolo era scampato e che non ci sarebbe successo nulla. Il giorno
precedente, così come avevamo fatto in altri anni, io, Filippo, mamma e papà avevamo
finito di preparare il nostro Presepe con tanto amore: la nostra personalissima
ricostruzione della nascita di Gesù. Il nostro Presepe, che faceva bella mostra
di sé su di un tavolo del soggiorno, era composto da tanti pastorelli e tanti
personaggi che ogni anno diventavano sempre più numerosi. L’ultima casetta che
i miei genitori acquistarono la vigilia di Natale dell’Ottantuno e che noi
bambini avremmo poi dovuto sistemare all’interno del nostro amato Presepe, ricordo
che fu un mulino ad acqua: io, in particolare, avevo avuto il compito di
costruire il percorso d’acqua fluviale che avrebbe dovuto ipoteticamente alimentare
le pale di quel mulino del Presepe con della bambagia su cui avrei poi fatto
cadere della polvere azzurra, così da inscenare il movimento fluido dell’acqua,
formando delle curve. All'inizio del suo movimento circolare l'acqua veniva
attirata in declivio e, nel seguire questo movimento verso il basso, formava
dei tornanti da un lato e dall'altro. L'andamento dei tornanti era un elemento
della particolare natura del fiumiciattolo da me creato. In questi ultimi anni
ho scoperto che a Marineo, in Provincia di Palermo, si è soliti preparare il
Presepe su uno scenario alquanto affascinante e suggestivo, poiché le
caratteristiche architettoniche, urbanistiche e geografico-fisiche della
cittadina vengono sfruttate al meglio per rendere l'esperienza del Presepe sempre
più realistica e fedele agli usi e ai costumi di un tempo ormai lontano.
sabato 4 gennaio 2025
Sinossi di: "Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?"; "Che cosa scrivo adesso?" di Francesco Toscano.
Palermo, 4 gennaio 2025.
È una narrazione autobiografica ambientata nel quartiere Brancaccio di Palermo, tra la fine degli anni Settanta - Ottanta del Novecento, suddivisa in capitoli. In essa si raccontano le esperienze di vita dell'autore, nato e cresciuto tra le vie del quartiere Brancaccio, dalla sua fanciullezza e sino alla maggiore età. Brancaccio diviene, così, il proscenio delle vicende umane vissute dai personaggi tratteggiati nei vari capitoli, i quali vengono indicati volutamente con degli alias. Il periodo storico è quello della lotta dello Stato contro le Brigate Rosse ed è incentrato in quello che passerà alla storia come "la seconda guerra di mafia", che insanguinò le strade del capoluogo siciliano in quegli anni bui e tetri. In questo contesto sociale i personaggi narrati con grande maestria da Toscano raccontano una Palermo attanagliata dalla violenza efferata posta in essere dalla criminalità organizzata di stampo mafioso e che la rese succube dei suoi lucrosi traffici: quello dell'eroina tra tutti.
Una città che non riuscì ad affrancarsi dal crimine e che costrinse i suoi abitanti a vivere nel terrore dovuto agli eventi nefasti che colpirono tanti concittadini, morti ammazzati delle varie fazioni mafiose rivali tra loro, timorosi che potessero scalfire anche loro o i propri affetti più cari.
Ma come succede in qualsiasi altro luogo al mondo anche i palermitani, costretti a rincasare al tramonto timorosi di essere uccisi, seppure per sbaglio, cominciarono a nutrire sentimenti di rivalsa e di riscatto sociale, con la speranza postuma di poter vivere un futuro migliore in una città che sarebbe diventata scevra delle dinamiche illegali che sino ad allora la contraddistinguevano; una città in cui il bene avrebbe prevalso sul male, anche grazie al sacrificio di tutti quegli uomini che si immolarono per il raggiungimento di questa onorevole causa.
"Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?”; -Che cosa scrivo adesso? -. Capitoli Dieci e Undici.
Dieci.
“La mia nuova bici da cross”
È l’alba. A Romagnolo il risveglio degli
abitanti del quartiere è lento, calmo. La Moka è già sul fornello che borbotta
e a breve il suo prezioso carico di caffè salirà a galla. Il profumo di caffè
appena liquefatto satura l’angusta cucina in cui abitiamo e si diffonde in
tutte le altre stanze della nostra modesta abitazione. Per strada non c’è anima
viva. Le autovetture sono parcheggiate lungo la via G. Alagna, a lisca di
pesce. Mio padre possiede una Fiat 127 di colore verde bottiglia, che ha appena
acquistato, a rate, e che dice che rivenderà al più presto; anch’essa è
parcheggiata lungo la via in cui abitiamo, difronte il portone d’ingresso, così
come le altre autovetture degli altri condomini che abitano nella nostra stessa
palazzina a due piani, tre col terrazzo verandato. Il mese scorso i ladri hanno
rubato tutte e quattro le ruote dell’auto di mio padre, facendocela ritrovare
poggiata su due mattoni di tufo giallo, quelli usati nel cantiere edile ubicato
a pochi metri da casa. Oggi è sabato 2 dicembre; mancano 23 giorni al Natale
del 1978. Dalla camera che condivido con mio fratello, ampia e ben squadrata,
che funge anche da soggiorno, vengo svegliato dall’odore pungente del caffè che
mamma e papà si stanno preparando per la colazione mattutina, benché la sveglia
mattutina programmata la sera precedente da mio padre sia già suonata alle 6:00
in punto. Con non poca fatica mi alzo dal letto, ricavato in un vano
dell’armadio a ponte del soggiorno, fatto da un bravo falegname su specifiche
fornitegli da mia madre; mi reco in bagno a fare pipì: sono le 7:15, è
tardissimo! Mio fratello al mio risveglio, mi guarda sottecchi e si gira
dall’altra parte della stanza, con lo sguardo rivolto verso la porta finestra
che chiude il balcone che si affaccia su via Alagna. Fa freddo. Ci sono circa
dieci gradi Celsius. A marzo, 5 giorni dopo l’equinozio di primavera, ho
compiuto 9 anni. Il mio compleanno quest’anno è caduto di martedì. Io, però,
sono nato di venerdì. Quest’anno ho festeggiato in maniera diversa il mio
compleanno, giacché sono rimasto profondamente impressionato e scosso dalla
strage di via Fani, avvenuta a Roma il 16 marzo, in seguito al quale è stato
rapito Aldo Moro e barbaramente trucidati cinque uomini della sua scorta. Oggi
è un giorno speciale sia per me che per mio fratello. Mamma e papà ieri ci
hanno detto che saremmo andati in via Divisi a comperare le nostre nuove
biciclette. Mio fratello insiste per avere una Graziella. Io voglio una
bicicletta da cross. Come sempre finirà che litigheremo, perché mio fratello,
più piccolo di me di due anni, dirà che io ho ricevuto il regalo più bello. Le
nostre vecchie bici sono oramai troppo piccole per noi. Facciamo fatica a
pedalare e rischiamo di cadere rovinosamente sull’asfalto di catrame. Io, volendoci
riflettere, essendo più grande di mio fratello, non mi posso proprio
accontentare della Graziella: con una Graziella come faccio ad emulare i miei
eroi di CHiPs, Ponch e Jon, che sfrecciano con le loro Kawasaki KZ per le
strade di Los Angeles, in California? È troppo lenta e goffa la Graziella per
me; non posso pavoneggiarmi. Farei una figura barbina con i miei amici, con i
quali già litigo per svariati motivi. Mamma e papà ci hanno detto che sarà il
nostro regalo di Natale. Io ho imparato a pedalare qualche anno fa, con una
bici più piccola di quella che riceverò in regalo. Qualche foto, conservata
nell’album di famiglia e che mia madre conserva come se fosse una reliquia,
raffigura sia me che mio fratello Filippo mentre siamo in sella alle nostre due
vecchie bici, sorridenti e felici. Ci abbiamo giocato così tanto che sono mezze
distrutte. Ho imparato a pedalare e stare in sella alla mia bici a Villa
Giulia, una domenica mattina del ’75. In Tv si parla ancora delle Brigate Rosse
e della tragica fine del Deputato della Camera e Presidente della Democrazia
Cristiana, Aldo Moro, ucciso barbaramente a maggio di quest’anno, dopo cinquantacinque
giorni di prigionia. Il TG dice che Moro quest’anno, nel mese di gennaio, ha
ricevuto nel suo studio di via Savoia, a Roma, Piersanti Mattarella, Michele
Reina e Rino Nicolosi, per parlare della costituenda Giunta regionale della
Sicilia. Boh! Io mi annoio con questi discorsi politici, mentre mio padre non
aspetta altro che sentire le notizie del TG, la sera, mentre siamo tutti e
quattro seduti a tavola intenti a cenare. Dopo aver fatto colazione questa
mattina con una tazza di latte caldo e biscotti Colussi, mi sono messo la tuta
da ginnastica, le scarpe da tennis, e sono sceso per strada, in quanto papà mi
ha detto che per l’acquisto della bici se ne sarebbe riparlato la prossima
settimana, dopo l’Immacolata. Ho preso lo zaino verde militare dove custodisco
quaderni e libri e mi sono avviato, a piedi, verso la scuola elementare che
frequento. Ormai sono grande e mamma mi ha detto che non c’è più di bisogno che
mi accompagni lei a scuola. Mio fratello, invece, che è più piccolo, oggi lo
accompagna a scuola mamma, giacché dice che sarà impegnato per una recita
scolastica: Peter Pan. Filippo frequenta un’altra classe; ha altri amichetti e
altri compagni di gioco. È troppo piccolo per fare le stesse cose che faccio
io. Io frequento la quarta elementare, mio fratello la seconda. Gli voglio un
bene dell’anima, anche se abbiamo due caratteri totalmente diversi e spesso
litighiamo.
***
Sono passati 46 anni da allora.
Le bici, così come ci avevano promesso i nostri genitori, li ricevemmo in dono
il giorno di Santa Lucia del 1978. Mamma e papà quell’anno ci dissero che
quello sarebbe stato l’unico regalo che avremmo ricevuto sia per il Natale del
1978, che per l’Epifania del 1979. I soldi erano davvero pochi e i sacrifici
dei nostri genitori tanti; i soldi che papà guadagnava in Fiat bastavano solo per
pagare l’affitto di casa, le bollette, per la spesa, per lo studio: i regali,
potevano attendere. Quell’anno, però, i nostri desideri furono esauditi. Io e
Filippo quell’anno toccammo il cielo con un dito in sella alle nostre bici
luccicanti. La mia me la ricordo ancora: rosso fuoco, con le stampigliature
nere accese lungo la carena. Due specchietti retrovisori. Una sella lunga e
nera, che terminava con un piccolo poggia schiena. Una figata!
Undici.
“Io, playmaker”
Mi accingo a varcare l’ingresso di scuola,
l’istituto “Don Luigi Milani”, di viale dei Picciotti. Oggi è un giorno
speciale per me, e sono entusiasta. Il mio insegnante di Educazione Fisica,
l’altro ieri, dopo un provino di circa due settimane, ha deciso che io sarei
divenuto il nuovo playmaker della squadra di basket della scuola, che sta
disputando il torneo under 14 regionale, con altalenanti risultati. Sostituirò
un altro ragazzo che si è trasferito con i genitori in un altro quartiere della
città, giacché suo padre, insegnante di Italiano, ha ottenuto la cattedra in un
altro istituto cittadino; egli per raggiungere agevolmente la nuova sede
lavorativa e non impelagarsi nel traffico mattutino di via Messina Marine ha
deciso che fosse stato meglio per tutta la sua famiglia trasferirsi in un altro
contesto abitativo: suo figlio, però, il mio amico Lorenzo, non è affatto
contento di questa sua decisione, che ritiene un’idea poco felice. Ha pianto
tanto, tantissimo, perché di botto deve mollare tutto e cambiare quartiere,
compagni di scuola e salutare, forse per sempre, i suoi vecchi amici d’infanzia
con cui ha trascorso dei momenti felici negli ultimi anni. Lorenzo ha
cominciato a isolarsi dal mondo che lo circonda. L’ho rivisto in parrocchia
qualche giorno fa, mentre se ne stava in disparte, seduto su di una panca,
tutto solo soletto. L’ho salutato affettuosamente ed egli mi ha detto, ancora in
lacrime, che la sua vita fosse finita: io l’ho pregato di farsi coraggio, di
reagire, precisandogli che non sono queste le cose brutte della vita. Gli ho
detto che avrebbe trovato nuovi compagni di gioco, nuovi amici, e che i suoi
vecchi amici, quando egli avesse voluto, li poteva venire a trovare anche
utilizzando i mezzi pubblici. Che ci sarebbe voluto davvero poco per
metabolizzare questo nuovo cambiamento di vita. È ancora inverno. L’inverno del
1981 è davvero freddo. Le vette che circondano Palermo sono innevate. Ha
nevicato anche a Villagrazia e in altri quartieri cittadini. Noi non ci siamo
abituati a queste temperature e speriamo che il freddo lasci ben presto quest’aria
geografica della Sicilia e ci consenta di essere nuovamente baciati dal Sole.
La città negli ultimi giorni è ancora di più attanagliata nel traffico
veicolare: i palermitani, già indisciplinati nella normalità mentre si trovano
alla guida dei loro autoveicoli, con il nevischio che copre il manto stradale
non ci hanno capito più nulla e sembra di stare sulla pista di un autoscontro
del Foro Italico, piuttosto che per le vie di una città che si definisce
civilizzata. Gli incidenti non si contano più. Regna il caos a Palermo. Oggi è il
9 di gennaio. Ieri, verso le 22:00, ha cominciato a piovere violentemente. Il
bidello, Maurizio, parlando con una sua collega, la signora Maria, questa
mattina le diceva, durante la pausa caffè, che sembra di rivivere le stesse
vicende che hanno vissuto i palermitani nel 1744: questo, a suo dire, è quello
che gli ha raccontato Don Giuliani, che insegna Religione qui a scuola, quando crollò,
per la più grande ondata di gelo e neve che colpì Palermo, la Sacrestia del
convento di San Domenico. Alla radio questa mattina lo speaker ha detto che
Castelbuono sembra un paese delle Alpi Graie, a ridosso del Monte Bianco, e che
per la tormenta di neve che si è abbattuta in paese nei giorni scorsi si è
interrotta l’erogazione di energia elettrica e che le strade sono impraticabili:
una situazione drammatica stanno vivendo quei poveretti. Il Giornale di Sicilia
di oggi, nelle prime pagine, descrive la situazione in cui versa Monreale, che
si è risvegliata sotto mezzo metro di neve ieri mattina. Molte scuole della
provincia sono chiuse. Io, però, sono contento di essere venuto a scuola questa
mattina. Questa mattina mi ha lasciato mio padre a scuola, dopo che abbiamo
accompagnato mio fratello alla Franchetti. In lontananza scorgo il professore
Milazzo, il mio insegnante di Educazione Fisica. Mi saluta e mi fa l’occhiolino.
Sono felice! Benché io sia il più basso della squadra in cui giocherò, riesco,
palleggiando con maestria, a farmi spazio fra gli avversari e far correre sino
a canestro i miei compagni. Milazzo, l’altro giorno, mi ha detto che ho una
visione di gioco da NBA. Ho toccato il cielo con un dito dopo questo
complimento. Spero di non deluderlo.
***
All’epoca dei fatti avevo solo dodici
anni. Correvo a perdifiato e non mi doleva niente. Oggi, che mi accingo a
compiere cinquantasei anni, i dolori mi tormentano giornalmente. Ho da poco
finito un ciclo di infiltrazioni alla schiena, per via di alcune protrusioni
che mi provocano delle parestesie alla gamba sinistra. Ho sempre pensato sin da
piccolo che sarei divenuto un calciatore, giacché era quello il gioco che
praticavo frequentemente e che amavo. Pur tuttavia, il professore Milazzo, che
considero un vero e proprio talent scout, ha visto in me delle buone
potenzialità per assicurare qualche punto in classifica alla sua squadra di
basket della Don Milani. Dopo i giochi della gioventù dell’Ottanta, l’unico
gioco da me praticato giornalmente, e direi con dei buoni risultati
complessivi, è stato solo la pallacanestro. Io, playmaker di una squadra di
basket: e chi lo doveva dire che fra tutti i più bassi ragazzi delle Medie
qualcuno avrebbe scelto proprio me per far quadrare il gioco di una squadra che
se ne ritornava dalle trasferte dei campi di provincia solitamente con le ossa
rotte? Rimpiango quei giorni di fatica e sudore, quando respiravo a pieni
polmoni e riuscivo, ancor prima che gli altri potessero pensare un’azione di
gioco, a mandare a canestro il pivot della mia squadra di basket, dalla casacca
giallo e rossa, che sul retro aveva stampigliato un numero stilizzato color
oro, con pantaloncini bianchi e calze rosso e giallo. Bisogna davvero vivere il
momento: “Carpe Diem”.
mercoledì 25 dicembre 2024
"Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?”; -Che cosa scrivo adesso? -. Capitoli Otto e Nove.
Otto.
“La bambina del balcone difronte”
Fra la via Giacomo ALAGNA, via
Antonio PIGAFETTA, e la via Gino FUNAIOLI insiste un fabbricato di sette piani,
all’ultimo del quale, nel piano attico, vi abitava negli anni Settanta -
Ottanta del secolo scorso una famiglia che ricordo avesse come iniziale del
cognome la lettera “S.”; in quel nucleo familiare vi era anche una bambina che
aveva pressappoco la mia età; ella aveva fratelli e sorelle molto più grandi di
me, che mai conobbi o che frequentai. Penso che il nonno della bambina fosse
stato uno dei costruttori dell’edificio in cui ella abitava. Premetto che io di
questa bambina non seppi mai il nome di battesimo; pur tuttavia, è stato il mio
primo amore, benché solo platonico. Mentre io giocavo per strada la bambina,
dalle lunghe trecce color corvino, mi guardava estasiata dal balcone di casa,
ed io ricambiavo il suo sguardo cercando, come un gallo cedrone, di apparire
quello che non ero. E questa stessa sensazione la ebbi anche quando, già adolescente,
sedicenne, la incontravo giornalmente lungo il viale Amedeo D’Aosta, dopo che
mio padre mi faceva scendere dal suo autoveicolo affinché io raggiungessi, a
piedi, l’I.T.I.S. “A. Volta”. All’epoca dei fatti anche lei era una adolescente,
molto bella, che, purtroppo, aveva deciso di iscriversi e frequentare una altra
scuola cittadina; il nostro rapporto era fatto di sguardi, di sospiri profondi,
desiderandoci l’un l’altra. Ma né io, né lei, avemmo mai il coraggio di
parlarci, di proferire parola, di conoscerci: il nostro amore restò per sempre
solo un amore platonico. Non l’ho più rivista. L’ultima volta che la vidi,
ricordo, ero un giovane diciottenne ed entrambi ci trovavamo a bordo del bus
della linea 24 dell’AMAT, che viaggiava lungo la tratta che da via Messina
Marine, angolo viale Amedeo D’Aosta, avrebbe poi raggiunto la Stazione
Centrale. La sensazione che ebbi allora, e che ancora oggi ho, era che il
destino ci avesse messo difronte solo per farci struggere dentro. Mannaggia a
me e alla mia timidezza. Era destino che non ci saremmo mai dovuti parlare.
Qualcosa limitava le mie azioni e la bambina, divenuta poi un’adolescente, che
oggi spero sia divenuta una donna felice, con figli al seguito, è rimasta solo
un ricordo della mia memoria la quale oggi, dopo essermi concentrato profondamente,
è riuscita a farmi fare un salto pindarico nella mia infanzia.
Nove.
“Acchiana ù patri cu tutti i so’ figghi!”
Quando vassallus ci tagliava la palla di gioco, non ci restava che
sperimentare altri giochi; allora qualcuno di noi proponeva “l’ammucciareddu”,
altri “’na manta e ‘na luna”, altri ancora “pirullè”, ma la
stragrande maggioranza, ovvero quelli che non si stancavano mai di giocare,
proponevano “Acchiana ù patri cu tutti i so’ figghi”. Dopo che il consesso di
bambini aveva deciso a maggioranza, si procedeva oltre. Il più grande tra di
noi formava due squadre: quattro bambini venivano schierati da una parte e gli altri
quattro dall’altra; l’anziano, inoltre, sceglieva i componenti delle due squadre
che avrebbe dovuto formare con attenzione, selezionando i bambini da schierare
tenuto conto sia della loro età, che della loro struttura corporea. La squadra
che iniziava il gioco, la sottomessa o la groppa di “un cavaddu longu longu”, era quella che perdeva nel lancio della
monetina, oppure a seguito del risultato negativo della “cunta”. La squadra perdente era costretta a schierare uno dei suoi
partecipanti, il capitano, all’in piedi e con la schiena appoggiata lungo un solido
muro, mentre gli altri tre componenti della squadra si sarebbero dovuti piegare
a 90 gradi, tenendosi con le mani e con le braccia alle gambe di chi li
precedeva, mentre il bambino all’in piedi avrebbe dovuto sorreggere l’impalcato
formato dalle schiene dei suoi tre compagni di gioco che gli stavano difronte.
La squadra avversaria che aveva vinto nel lancio della monetina, o nella “cunta”, iniziava così il gioco. Il primo
dei suoi giocatori, il capitano, di solito il bambino più grande tra i quattro
componenti della sua squadra, dopo una breve rincorsa sarebbe così salito a
cavalcioni sulla schiena dei bambini che si erano schierati davanti a lui,
proni a 90 gradi, raggiungendo, con non poca difficoltà e facendosi strada sull’impalcato
di schiene venutesi a formare, il petto del bambino che gli stava difronte,
all’in piedi, e che sosteneva i suoi compagni di gioco, più forte che potesse.
Al grido di “Acchiana ù patri cu tutti i
so’ figghi!”, i bambini fantini, o i “figghi
ru patri”, dopo il loro capitano, sarebbero dovuti salire, uno dopo
l’altro, sull’impalcato di schiene formatasi in seguito allo schieramento della
squadra sottomessa, e sino a quando “la
groppa” avrebbe resistito alla “cunta”
recitata da “ù patri chi so’ figghi”,
(ovvero avrebbe dovuto sopportare il peso dei rivali dominanti; quasi sempre la
squadra sottomessa perdeva perché mandava in frantumi l’impalcato di schiene),
ed in particolare: “Quattru e quattru
uottu, scarrica u buottu; l’acieddu cu li pinni, scarrica e vattinni: unu, dui e tri fannu vintitrì, unu dui e tri
fannu vintitrì, ti dugnu un pizzicuni e mi nni vaju” (pizzicotto che
deve darsi per davvero). La squadra avversaria, a sua volta, avrebbe dovuto
rispondere: “abbìriri-chi-mi-ni- vegnu-e-ricu-àschi.”.
Il divertimento “sadico” stava nel fatto che se quelli
che stavano giù, mentre gli altri recitavano la cantilena, sopportavano il peso
di “chiddi” che stanno “‘ncapu” avrebbero vinto la sfida, andando
sopra; se, invece, fossero caduti prima del termine della “cunta” sarebbero rimasti sottomessi, poveri loro. “Acchiana ù patri cu tutti i so’ figghi”
era un gioco all’aria aperta che univa al sano movimento la bellezza della
lingua siciliana, bene da custodire, di cui essere fieri e da insegnare ai
nostri figli. Bei tempi quelli, che ricordo con tanta, tantissima nostalgia.
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Il blogroll dei miei blog preferiti
La storia dei blog e di "Sicilia, la terra del Sole."
La storia del blog nasce nel 1997 in America, quando lo statunitense Dave Winter sviluppò un software che permise la prima pubblicazione di contenuti sul web. Nello stesso anno fu coniata la parola weblog, quando un appassionato di caccia statunitense decise di parlare delle proprie passioni con una pagina personale su Internet. Il blog può essere quindi considerato come una sorta di diario personale virtuale nel quale parlare delle proprie passioni attraverso immagini, video e contenuti testuali. In Italia, il successo dei blog arrivò nei primi anni 2000 con l’apertura di diversi servizi dedicati: tra i più famosi vi sono Blogger, AlterVista, WordPress, ma anche il famosissimo MySpace e Windows Live Space. Con l’avvento dei social network, tra il 2009 e il 2010, moltissimi portali dedicati al blogging chiusero. Ad oggi rimangono ancora attivi gli storici AlterVista, Blogger, WordPress e MySpace: sono tuttora i più utilizzati per la creazione di un blog e gli strumenti offerti sono alla portata di tutti. Questo blog, invece, nasce nel 2007; è un blog indipendente che viene aggiornato senza alcuna periodicità dal suo autore, Francesco Toscano. Il blog si prefigge di dare una informazione chiara e puntuale sui taluni fatti occorsi in Sicilia e, in particolare, nel territorio dei comuni in essa presenti. Chiunque può partecipare e arricchire i contenuti pubblicati nel blog: è opportuno, pur tuttavia, che chi lo desideri inoltri i propri comunicati all'indirizzo di posta elettronica in uso al webmaster che, ad ogni buon fine, è evidenziata in fondo alla pagina, così da poter arricchire la rubrica "Le vostre lettere", nata proprio con questo intento. Consapevole che la crescita di un blog è direttamente proporzionale al numero di post scritti ogni giorno, che è in sintesi il compendio dell'attività di ricerca e studio posta in essere dal suo creatore attraverso la consultazione di testi e documenti non solo reperibili in rete, ma prevalentemente presso le più vicine biblioteche di residenza, mi congedo da voi augurandovi una buona giornata. Cordialmente vostro, Francesco Toscano.