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mercoledì 5 giugno 2024

L'eroina a Palermo negli anni Ottanta del Novecento - "Che cosa scrivo adesso?" - di Francesco Toscano. Tre.

 


Tre.

 

“Si fa di eroina!”

“Che significa?” risposi, da innocente qual ero, giacché ancora un bambino non corrotto dalla vita, a mio cugino, mio omonimo, che aveva qualche anno più di me e con il quale, spesso, mi trovavo a confrontarmi circa le dinamiche del territorio in cui vivevamo. Mio cugino, con quell’esternazione, si riferiva ad Aldo, un ragazzo che come noi abitava nel quartiere in cui siamo cresciuti. Era da poco arrivato l’inverno, portando con sé tutti i malanni di quella tormentata stagione. Io, come sempre, ero influenzato, con il moccio perennemente sul naso che non riuscivo a pulire come avrei dovuto fare. Mia madre me lo diceva spesso, ma io la ignoravo: punto! Aldo abitava a pochi metri dalla palazzina a due piani in cui io abitavo allora con la mia famiglia. Aveva dei fratelli, più piccoli, con i quali, ricordo, egli non andava per niente d’accordo. Forse per via della roba che si iniettava in vena e che lo rendeva, spesso, una larva umana. Di Aldo non ricordo molto. Seppi, molti anni più avanti, che egli morì, per colpa della sua tossicodipendenza, di overdose da eroina un funesto giorno di fine agosto 1990 a Bologna, città dove si era trasferito con la famiglia. Aveva poco più che venticinque anni Aldo quando esalò l’ultimo respiro. L’eroina non era solo la droga che aveva ucciso Aldo, ma quella che andava di moda fra i ragazzi degli anni Ottanta per sballarsi e distaccarsi dalla realtà che li circondava. Una droga che, spesso, così come tutte le altre in commercio, facevano perdere il senso della realtà e il significato vero della vita. La droga per curare il malessere che tormenta l’anima, dicevano. L’ “Epidemia di morti da droga”, l’effetto che ne scaturì. Credo che questa fosse solo una frase di circostanza, detta fuori dai denti da taluni perbenisti solo per minimizzare il reale numero di perdite di vite umane fra i giovani miei coetanei. Essi cadevano come in una guerra di trincea, giorno dopo giorno, vittime di un destino a loro beffardo. A Palermo vi erano delle raffinerie di eroina che erano, a detta di tanti, fra le più importante del mezzogiorno d’Italia e che riforniva non solo il capoluogo siciliano, ma anche altre aree geografiche della Sicilia, il Continente, e anche alcune città degli Stati Uniti d’America, New York fra tutte. Palermo era diventata negli anni Ottanta del Novecento uno dei centri di produzione di eroina più importanti al mondo. Palermo si era arricchita con l’eroina. Palermo non era più la stessa città di sempre, ovvero quella città sorniona, spesso raccontata sui libri di scuola come elitaria per alcuni brevi periodi della sua storia millenaria, ma una competitor di New York, la città che non dorme mai. La mafia di allora si arricchì in maniera spropositata, rinvestendo, a detta di tanti, i capitali frutto del lucroso narcotraffico nell’edilizia speculativa che portò al cosiddetto “Sacco di Palermo”. Nel 1982 sarà scoperta una quarta raffineria a Palermo, in via Messina Marine. Ciascuna di esse produceva 50 kg di eroina a settimana. Da talune inchieste degli anni Sessanta risulta che la mafia siciliana sarebbe stata “la principale artefice del contrabbando di stupefacenti diretto dalla mafia statunitense” (Commissione antimafia 1976, p. 459). La morfina, che poi veniva raffinata nei laboratori siciliani, proveniva dalla Turchia e poi dal "triangolo d'oro", zona montuosa al confine fra la Tailandia, il Laos e il Myanmar. Salvatore CONTORNO, collaboratore di giustizia, già fedelissimo di Stefano BONTATE, su questo losco traffico riferì molti dettagli alla Magistratura inquirente del tempo e in particolare al Giudice Giovanni FALCONE che ne raccolse per primo le sue dichiarazioni, poi confluite nel Maxi Processo di Palermo; le dichiarazioni di CONTORNO avrebbero costituito un’ulteriore conferma a quelle di Tommaso BUSCETTA, consentendo al Giudice Istruttore di Palermo nel mese di Ottobre dell’Ottantaquattro di emettere 366 ordini di custodia cautelare: tale blitz passo alla storia come “il blitz di San Michele”. L’operazione di polizia giudiziaria ebbe vasta eco mediatica, stupendo non solo l’Italia, ma il mondo intero. Quel giorno circa i due terzi dei soggetti ricercati vennero tratti in arresto. Di quel periodo ho dei ricordi frammentati. Recentemente ho rivisto su Youtube[1] alcune passaggi salienti del Maxi Processo di Palermo[2] e mi sono documentato su quanto accaduto in quegli anni nefasti anche attraverso la visione di alcuni film, di nicchia, che oggi è possibile vedere su alcune piattaforme di streaming.

 

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