Tre.
“Si
fa di eroina!”
“Che
significa?” risposi, da innocente qual ero, giacché ancora
un bambino non corrotto dalla vita, a mio cugino, mio omonimo, che aveva
qualche anno più di me e con il quale, spesso, mi trovavo a confrontarmi circa
le dinamiche del territorio in cui vivevamo. Mio cugino, con
quell’esternazione, si riferiva ad Aldo,
un ragazzo che come noi abitava nel quartiere in cui siamo cresciuti. Era da
poco arrivato l’inverno, portando con sé tutti i malanni di quella tormentata
stagione. Io, come sempre, ero influenzato, con il moccio perennemente sul naso
che non riuscivo a pulire come avrei dovuto fare. Mia madre me lo diceva
spesso, ma io la ignoravo: punto! Aldo abitava a pochi metri dalla palazzina a
due piani in cui io abitavo allora con la mia famiglia. Aveva dei fratelli, più
piccoli, con i quali, ricordo, egli non andava per niente d’accordo. Forse per
via della roba che si iniettava in vena e che lo rendeva, spesso, una larva
umana. Di Aldo non ricordo molto. Seppi, molti anni più avanti, che egli morì, per
colpa della sua tossicodipendenza, di overdose da eroina un funesto giorno di
fine agosto 1990 a Bologna, città dove si era trasferito con la famiglia. Aveva
poco più che venticinque anni Aldo quando esalò l’ultimo respiro. L’eroina non era
solo la droga che aveva ucciso Aldo, ma quella che andava di moda fra i ragazzi
degli anni Ottanta per sballarsi e distaccarsi dalla realtà che li circondava. Una
droga che, spesso, così come tutte le altre in commercio, facevano perdere il
senso della realtà e il significato vero della vita. La droga per curare il
malessere che tormenta l’anima, dicevano. L’ “Epidemia di morti da droga”, l’effetto
che ne scaturì. Credo che questa fosse solo una frase di circostanza, detta
fuori dai denti da taluni perbenisti solo per minimizzare il reale numero di
perdite di vite umane fra i giovani miei coetanei. Essi cadevano come in una
guerra di trincea, giorno dopo giorno, vittime di un destino a loro beffardo. A
Palermo vi erano delle raffinerie di eroina che erano, a detta di tanti, fra le
più importante del mezzogiorno d’Italia e che riforniva non solo il capoluogo
siciliano, ma anche altre aree geografiche della Sicilia, il Continente, e
anche alcune città degli Stati Uniti d’America, New York fra tutte. Palermo era
diventata negli anni Ottanta del Novecento uno dei centri di produzione di
eroina più importanti al mondo. Palermo si era arricchita con l’eroina. Palermo
non era più la stessa città di sempre, ovvero quella città sorniona, spesso
raccontata sui libri di scuola come elitaria per alcuni brevi periodi della sua
storia millenaria, ma una competitor di New York, la città che non dorme mai.
La mafia di allora si arricchì in maniera spropositata, rinvestendo, a detta di
tanti, i capitali frutto del lucroso narcotraffico nell’edilizia speculativa
che portò al cosiddetto “Sacco di Palermo”. Nel 1982 sarà scoperta una quarta
raffineria a Palermo, in via Messina Marine. Ciascuna di esse produceva 50 kg
di eroina a settimana. Da talune inchieste degli anni Sessanta risulta che la
mafia siciliana sarebbe stata “la principale artefice del contrabbando di
stupefacenti diretto dalla mafia statunitense” (Commissione antimafia 1976, p.
459). La morfina, che poi veniva raffinata nei laboratori siciliani, proveniva
dalla Turchia e poi dal "triangolo d'oro", zona montuosa al confine
fra la Tailandia, il Laos e il Myanmar. Salvatore CONTORNO, collaboratore di
giustizia, già fedelissimo di Stefano BONTATE, su questo losco traffico riferì
molti dettagli alla Magistratura inquirente del tempo e in particolare al
Giudice Giovanni FALCONE che ne raccolse per primo le sue dichiarazioni, poi
confluite nel Maxi Processo di Palermo; le dichiarazioni di CONTORNO avrebbero
costituito un’ulteriore conferma a quelle di Tommaso BUSCETTA, consentendo al
Giudice Istruttore di Palermo nel mese di Ottobre dell’Ottantaquattro di
emettere 366 ordini di custodia cautelare: tale blitz passo alla storia come “il blitz di San Michele”. L’operazione
di polizia giudiziaria ebbe vasta eco mediatica, stupendo non solo l’Italia, ma
il mondo intero. Quel giorno circa i due terzi dei soggetti ricercati vennero tratti in arresto. Di quel periodo ho dei ricordi frammentati. Recentemente ho
rivisto su Youtube[1]
alcune passaggi salienti del Maxi Processo di Palermo[2]
e mi sono documentato su quanto accaduto in quegli anni nefasti anche
attraverso la visione di alcuni film, di nicchia, che oggi è possibile vedere
su alcune piattaforme di streaming.
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