Sicilia bedda e amata,cantata e disprizzata...

  • A proposito degli alieni....

    Il saggio dal titolo "A proposito degli alieni....", di Francesco Toscano e Enrico Messina

    Sinossi: Fin dalla preistoria ci sono tracce evidenti del passaggio e dell’incontro tra esseri extraterrestri ed esseri umani. Da quando l’uomo è sulla Terra, per tutto il suo percorso evolutivo, passando dalle prime grandi civiltà, all’era moderna, sino ai giorni nostri, è stato sempre accompagnato da una presenza aliena. Lo dicono i fatti: nei reperti archeologici, nelle incisioni sulle rocce (sin qui rinvenute), nelle sculture, nei dipinti, in ciò che rimane degli antichi testi, sino ad arrivare alle prime foto e filmati oltre alle innumerevoli prove che oggi con le moderne tecnologie si raccolgono. Gli alieni ci sono sempre stati, forse già prima della comparsa del genere umano, e forse sono loro che ci hanno creato.

  • Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.

    Il saggio dal titolo "Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Milioni di persone in tutto il mondo credono che in passato siamo stati visitati da esseri extraterrestri. E se fosse vero? Questo libro nasce proprio per questo motivo, cercare di dare una risposta, qualora ve ne fosse ancora bisogno, al quesito anzidetto. L`archeologia spaziale, o archeologia misteriosa, è definibile come la ricerca delle tracce, sotto forma di particolari reperti archeologici o delle testimonianze tramandate nel corso dei millenni, di presunti sbarchi sulla Terra di visitatori extraterrestri avvenuti all’alba della nostra civiltà.

  • Condannato senza possibilità d'appello

    Il romanzo breve dal titolo "Condannato senza possibilità d'appello.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Le concezioni primitive intorno all`anima sono concordi nel considerare questa come indipendente nella sua esistenza dal corpo. Dopo la morte, sia che l`anima seguiti a esistere per sé senza alcun corpo o sia che entri di nuovo in un altro corpo di uomo o d`animale o di pianta e perfino di una sostanza inorganica, seguirà sempre il volere di Dio; cioè il volere dell’Eterno di consentire alle anime, da lui generate e create, di trascendere la vita materiale e innalzarsi ad un piano più alto dell’esistenza, imparando, pian piano, a comprendere il divino e tutto ciò che è ad esso riconducibile.

  • L'infanzia violata, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "L'infanzia violata", di Francesco Toscano

    Sinossi: Dovrebbero andare a scuola, giocare, fantasticare, cantare, essere allegri e vivere un'infanzia felice. Invece, almeno 300 milioni di bambini nel mondo sono costretti a lavorare e spesso a prostituirsi, a subire violenze a fare la guerra. E tutto ciò in aperta violazione delle leggi, dei regolamenti, delle convenzioni internazionali sui diritti dell'infanzia. La turpe problematica non è lontana dalla vostra quotidianità: è vicina al luogo in cui vivete, lavorate, crescete i vostri bambini. Ad ogni angolo dei quartieri delle città, dei paesi d'Italia, è possibile trovare un'infanzia rubata, un'infanzia violata.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei "ru viddrani", Don Ciccio, "u pastranu", capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un'acredine che amplifica l'entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea Romanescu, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il fantasy dal titolo "E un giorno mi svegliai", di Francesco Toscano

    Sinossi: "E un giorno mi svegliai" è un fantasy. Il personaggio principale del libro, Salvatore Cuzzuperi, è un impiegato residente nella provincia di Palermo che rimane vittima di un'esperienza di abduction. Il Cuzzuperi vivrà l'esperienza paranormale del suo rapimento da parte degli alieni lontano anni luce dal pianeta Terra e si troverà coinvolto nell'aspra e millenaria lotta tra gli Anunnaki, i Malachim loro sudditi, e i Rettiliani, degli alieni aventi la forma fisica di una lucertola evoluta. I Rettiliani, scoprirà il Cuzzuperi, cercano di impossessarsi degli esseri umani perché dotati di Anima, questa forma di energia ancestrale e divina, riconducibile al Dio Creatore dell'Universo, in grado di ridare la vita ad alcune specie aliene dotate di un Dna simile a quello dell'uomo, fra cui gli stessi Rettiliani e gli Anunnaki. Il Cuzzuperi perderà pian piano la sua umanità divenendo un Igigi ammesso a cibarsi delle conoscenze degli "antichi dèi", ed infine, accolto come un nuovo membro della "fratellanza cosmica".

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei “ru viddrani”, Don Ciccio, “ù pastranu”, capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un’acredine che amplifica l’entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea ROMANESCU, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • Naufraghi nello spazio profondo, di Francesco Toscano

    Il romanzo di fantascienza dal titolo "Naufraghi nello spazio profondo ", di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza.

  • Malacarne, di Francesco Toscano

    Libro/E-book: Malacarne, di Francesco Toscano

    Sinossi: Nella primavera dell'anno 2021 a Palermo, quando la pandemia dovuta al diffondersi del virus denominato Covid-19 sembrerebbe essere stata sconfitta dalla scienza, malgrado i milioni di morti causati in tutto il mondo, un giovane, cresciuto ai margini della società, intraneo alla famiglia mafiosa di Palermo - Borgo Vecchio, decide, malgrado il suo solenne giuramento di fedeltà a Cosa Nostra, di vuotare il sacco e di pentirsi dei crimini commessi, così da consentire alla magistratura inquirente di assicurare alla giustizia oltre sessanta tra capi e gregari dei mandamenti mafiosi di Brancaccio, Porta Nuova, Santa Maria Gesù. Mentre Francesco Salvatore Magrì, inteso Turiddu, decide di collaborare con la Giustizia, ormai stanco della sua miserevole vita, qualcun altro dall'altra parte della Sicilia, che da anni ha votato la sua vita alla Legalità e alla Giustizia, a costo di sacrificare sé stesso e gli affetti più cari, si organizza e profonde il massimo dell'impegno affinché lo Stato, a cui ha giurato fedeltà perenne, possa continuare a regnare sovrano e i cittadini possano vivere liberi dalle prevaricazioni mafiose. Così, in un turbinio di emozioni e di passioni si intrecciano le vite di numerosi criminali, dei veri e propri Malacarne, e quella dei Carabinieri del Reparto Operativo dei Comandi Provinciali di Palermo e Reggio di Calabria che, da tanti anni ormai, cercano di disarticolare le compagini mafiose operanti in quei territori. Una storia umana quella di Turiddu Magrì che ha dell'incredibile: prima rapinatore, poi barbone e mendicante, e infine, dopo essere stato "punciutu" e affiliato a Cosa Nostra palermitana, il grimaldello nelle mani della Procura della Repubblica di Palermo grazie al quale potere scardinare gran parte di quell'organizzazione criminale in cui il giovane aveva sin a quel momento vissuto e operato.

  • NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA , di Francesco Toscano

    Libro/E-book: NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA,di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza. Nel giro di pochi anni, pur tuttavia, a differenza di quanto auspicatosi dagli scienziati che avevano ideato e progettato la missione Marte, l’ingegnere MIGLIORINI e la sua progenie sarebbero rimasti coinvolti in un’aspra e decennale guerra combattuta da alcuni coloni di stanza sul pianeta Marte e da altri di stanza sulla superficie polverosa della nostra Luna, per l’approvvigionamento delle ultime materie prime sino ad allora rimaste, oltre che per l’accaparramento del combustibile, costituito da materia esotica e non più fossile, di cui si alimentavano i motori per viaggi a velocità superluminale delle loro superbe astronavi; ciò al fine di ridurre le distanze siderali dello spazio profondo e al fine di generare la contrazione dello spazio-tempo per la formazione di wormhole, ovvero dei cunicoli gravitazionali, che avrebbero consentito loro di percorrere le enormi distanze interstellari in un batter di ciglia...

giovedì 23 gennaio 2025

Recensione di "L'infanzia violata", di Francesco Toscano.

Libro/E-book: L'infanzia violata

Palermo, lì 23 gennaio 2025.

Il romanzo giallo "L'infanzia violata" di Francesco Toscano affronta il tema delicato e doloroso dell'abuso sui minori, intrecciando elementi di indagine poliziesca con una profonda esplorazione psicologica dei personaggi.


Trama e temi principali:
*Il romanzo si concentra su un caso di presunta violenza sessuale su minori, che vede coinvolte due sorelle, Marianna e Francesca;
*Le indagini sono condotte dal Luogotenente Ascali Roberto e dalla psicologa Martina Della Valle;
*Il libro esplora le difficoltà di far emergere i ricordi traumatici nelle vittime di abusi;
*Viene evidenziato come il trauma possa manifestarsi in modi diversi: Francesca rimane in silenzio, incapace di parlare dell'abuso, mentre Marianna esprime il suo trauma attraverso incubi e difficoltà ad addormentarsi;
*Il romanzo sottolinea l'importanza di un approccio sensibile e professionale quando si ha a che fare con vittime di abusi, evidenziando il ruolo della psicologia nell'aiutare le vittime a elaborare il trauma;
*Il libro pone l'accento sulle sfide affrontate dalle forze dell'ordine e dagli operatori sociali nel far emergere la verità e consegnare gli autori alla giustizia.
 

Personaggi e Psicologia:
*I personaggi principali sono delineati con cura, mostrando le loro fragilità e le loro reazioni di fronte all'orrore degli abusi;
*La psicologa Martina Della Valle è consapevole della difficoltà di affrontare il trauma dei minori e si immedesima con rispetto nella loro condizione;
*Le audizioni delle due bambine mettono in luce le complessità dell'ottenere testimonianze da minori che hanno subito abusi;
*I comportamenti delle bambine, tra cui ritiro, silenzio e reazioni emotive, sottolineano la necessità di approcci sensibili e adatti all'età;
*Il romanzo evidenzia come la fede religiosa possa essere distorta e manipolata per scopi personali, e come il trauma degli abusi possa minare la fiducia nelle istituzioni e nella figura stessa di Dio;
*In particolare, il personaggio di Padre Vincenzo, un prete che abusa sessualmente di un chierichetto, segna profondamente la vita del protagonista e lo porta a vivere con un senso di colpa e di vergogna.
 

Stile e Impatto:
*Il romanzo è definito "straziante e profondamente commovente";
*La narrazione è realistica, con una rappresentazione accurata del processo investigativo;
*Il libro serve come un promemoria dei profondi impatti dell'abuso e dell'importanza della protezione dei bambini;
*Il romanzo fa parte della collana "Le indagini del Maresciallo ASCALI".
 

Contesto e Ambientazione:

*La storia non è ambientata in un contesto specifico, ma si pone come una problematica vicina alla quotidianità, presente in ogni angolo delle città e dei paesi d'Italia;
*Il libro offre uno spaccato della società italiana, mettendo in luce la vulnerabilità dei minori e le difficoltà nel perseguire i colpevoli di questi reati.


In sintesi, "L'infanzia violata" è un romanzo giallo che va oltre il semplice intreccio poliziesco, offrendo una profonda riflessione sulle conseguenze devastanti dell'abuso sui minori e sulla necessità di proteggere le fasce più vulnerabili della società. Il romanzo è un invito alla riflessione e alla sensibilizzazione su una tematica che purtroppo è ancora molto attuale.


mercoledì 22 gennaio 2025

I personaggi complessi e sfaccettati che popolano le opere di Francesco Toscano.

Le indagini del Maresciallo ASCALI (3 libri)


Palermo, lì 22 gennaio 2025.

I personaggi che popolano le opere di Francesco Toscano sono spesso complessi e sfaccettati, e riflettono la realtà sociale e culturale della Sicilia, in particolare della città di Palermo e dei suoi quartieri. Ecco alcuni esempi:

  • Personaggi segnati dal passato criminale: Nelle sue opere, Toscano esplora le vite di individui che lottano per liberarsi dal peso di un passato criminale. Ad esempio, Turiddu Magrì, il protagonista di "Malacarne", è un giovane cresciuto nel difficile quartiere della Kalsa a Palermo e segnato da una storia di violenza e illegalità. Il suo soprannome, "Malacarne", rappresenta la sua predisposizione al male ereditata dal padre e radicata nel contesto sociale del suo quartiere. Turiddu, tuttavia, desidera redimersi e cerca di costruire una nuova vita, ma il suo passato continua a tormentarlo con incubi e depressione;

  • Vittime di abusi e traumi: Toscano affronta temi delicati come l'abuso sui minori e la violenza domestica. In "L'infanzia violata", ad esempio, il protagonista è segnato profondamente da un'esperienza di abuso sessuale subita da bambino da un prete, evento che lo porta a vivere con un profondo senso di colpa e vergogna;

  • Rappresentanti delle forze dell'ordine: Nei suoi romanzi gialli, Toscano presenta personaggi appartenenti alle forze dell'ordine, come i carabinieri, impegnati nella lotta contro la criminalità organizzata e la protezione dei più deboli. Questi personaggi, pur affrontando sfide e difficoltà, ottengono importanti successi nella loro missione di perseguire la giustizia;

  • Figure legate alla mafia: Toscano descrive personaggi legati alla mafia siciliana, evidenziando la brutalità delle loro azioni e l'impatto devastante che hanno sulla società. In "I ru viddrani", ad esempio, Don Ciccio, il boss mafioso, è descritto come un uomo devoto, ma allo stesso tempo spietato e capace di ordinare omicidi senza esitazione;

  • Personaggi alla ricerca di speranza e redenzione: Le opere di Toscano, pur presentando spesso situazioni difficili e disperate, offrono anche uno spiraglio di speranza. I suoi personaggi, pur segnati da traumi e difficoltà, continuano a lottare per un futuro migliore, dimostrando resilienza e desiderio di cambiamento. In "E un giorno mi svegliai", la speranza è riposta in un intervento esterno, rappresentato dagli antichi dèi provenienti dal pianeta Nibiru.

In generale, i personaggi di Francesco Toscano sono caratterizzati da una profonda complessità psicologica. L'autore, attraverso le loro storie, esplora temi come il rimorso, la colpa, la possibilità di redenzione e l'influenza dell'ambiente sociale e culturale sul destino degli individui. I suoi romanzi offrono uno sguardo realistico e toccante sulle sfide che i personaggi affrontano, evidenziando la fragilità umana di fronte a eventi traumatici e contesti sociali difficili.

Cordiali saluti. Al prossimo post!

lunedì 20 gennaio 2025

"Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?"; "Che cosa scrivo adesso?", di Francesco Toscano. Capitolo Quattordici: DNA

 



Quattordici.

 

“DNA”

 

Dicono che gli abitanti di un determinato luogo possano considerarsi degli autoctoni solo quando anche il loro patrimonio genetico soddisfi appieno tutte le caratteristiche psico-fisiche e psico-somatiche di quegli stessi individui che vivono in quel territorio. Detto ciò, credo che io oggi non mi possa considerare appieno un “Brancaccino”; malgrado anch’io, prima di divenire un uomo adulto, abbia fatto le stesse esperienze di vita dei miei coetanei che, come me, risiedevano in quel quartiere di Palermo. Mentre altri ragazzi miei coevi hanno percorso strade diverse da quella da me intrapresa, così impelagandosi nelle dinamiche del quartiere, io ho scelto di percorrere la via degli studi, che mi ha consentito di vincere il mio concorso pubblico quando avevo da poco compiuto venticinque anni, riuscendo ad affrancarmi dal crimine diffuso che imperava nel quartiere Brancaccio negli anni Ottanta e Novanta del Novecento. Alcuni ragazzi, a differenza mia, invece, nel crimine ci erano rimasti impantanati, conoscendo anche la dura vita del carcere: alcuni di loro, infatti, avevano deciso per una vita sregolata, credendo che potessero arricchirsi in breve tempo, poiché erano convinti che emulare alcuni personaggi del quartiere, che ostentavano una apparente ricchezza, fosse la soluzione più ovvia e più giusta per risolvere i loro numerosi problemi familiari. Dubito fortemente, perciò, che io abbia mai avuto quel DNA che contraddistingue un “Brancaccino”, giacché suppongo di essere totalmente diverso da tanti di loro. L’acronimo DNA oggi mi fa venire in mente quello che accadde ad una verifica d’Italiano quando frequentavo il quinto anno dell’I.T.I.S. “A. Volta” di viale dei Picciotti di Palermo. Quel giorno ero timoroso di non riuscire a scrivere come avrei voluto, di uscire fuori tema, di prendere un brutto voto. Invece, ironia della sorte, uno degli argomenti scelti dalla professoressa d’Italiano fu proprio il DNA. Riuscii a prendere un 7, cosa che non capitava spesso in quella classe che si componeva di solo 9 elementi, poiché qualche ora prima del compito avevo letto un libro, acquistato presso il Club degli Editori, che ancora oggi possiedo, in cui si parlava delle maggiori scoperte del XX secolo: un capitolo del libro era dedicato proprio alla scoperta fatta da James Watson e Francis Crick, che realizzarono il primo modello a doppia elica dell’acido desossiribonucleico, ricevendo, in compenso, il Premio Nobel per la medicina. Nel 1988, quando stavo per completare gli studi e diplomarmi quale perito tecnico industriale nelle telecomunicazioni, la mia famiglia si era già da qualche anno trasferita in via Sperone, dove nel 1982 aveva acquistato un appartamento insistente in un fabbricato di proprietà della famiglia del mio nonno materno. Mentre io ero alle prese con gli studi che mi avrebbero permesso di raggiungere la tanto agognata maturità, viveva nei pressi della nostra abitazione una famiglia, non ricordo il loro cognome, che si componeva di tre persone; uno dei componenti quel nucleo familiare, mio coetaneo, aveva avuto la sfortuna di cadere nelle maglie della giustizia poiché si era messo a vendere cocaina ed eroina per le vie del quartiere, credendo, povero sciocco, di arricchirsi e di riuscire a lasciare quel modesto appartamento in cui egli viveva. Non potendo chiamarlo col nome di battesimo, oggi userò per lui l’alias “Luca”. “Luca” un mestiere lo aveva imparato, con non pochi sacrifici. Era diventato un ottimo panificatore. Ciò malgrado, ricordo che si era fatto coinvolgere nel mondo della criminalità comune, rovescio di quella medaglia in cui l’altra faccia è costituita dalla criminalità organizzata. Mentre io ero alle prese con gli ultimi capitoli del testo di Elettrotecnica e Telecomunicazioni, timoroso di non riuscire a risolvere gli ultimi esercizi di Matematica, lo studio delle funzioni, ovvero derivata e integrale, “Luca” se ne stava sdraiato nel balcone di casa in attesa che una pattuglia dei Carabinieri arrivasse sotto casa al fine di verificare e constatare che il detenuto agli arresti domiciliari “Luca” fosse regolarmente a casa. Fortunatamente per “Luca” le cose cambiarono in meglio dopo quella parentesi negativa della sua vita. “Luca” è ancora oggi un panificatore, gestendo con profitto un panificio cittadino ubicato nel quartiere Brancaccio, anche se i suoi figli, abbacinati dai facili guadagni che taluni soggetti residenti a Brancaccio prospettano loro, sembrerebbero aver ripercorso la stessa strada che un tempo percorse anche il povero “Luca”. Ciò mi fa pensare che Giambattista Vico avesse ragione quando postulò sulla “teoria dei corsi e ricorsi storici”; ossia il cammino dell’umanità che passa dal senso alla fantasia ed alla ragione e poi, corrompendosi, ricade in basso, nello stato selvaggio, per riprendere di nuovo il processo ascensivo ed iniziare il ricorso della civiltà, benché gli studi del Vico fossero rivolti alla storia dei Greci e soprattutto dei Romani.

venerdì 17 gennaio 2025

L'Infanzia Violata: Un romanzo di abuso e redenzione.

L'infanzia violata Copertina rigida – 9 settembre 2023

Palermo, 17 gennaio 2025.

Il romanzo "L'infanzia violata" di Francesco Toscano, come anticipato dalla sinossi presente in diverse sezioni del blog "Sicilia, la terra del Sole.", affronta il tema delicato e straziante dell'abuso sessuale sui minori. La storia, ambientata in un contesto socio-ambientale degradato e malsano, segue le vicende di due sorelle, Marianna e Francesca Rossi, vittime di abusi all'interno delle mura domestiche.

Il romanzo si concentra sulle indagini condotte dai Carabinieri, in particolare dal Maresciallo Ascali e dalla sua collega Patrizia Della Monica, per far emergere la verità e assicurare alla giustizia il responsabile. Il processo investigativo è reso in modo realistico, evidenziando le difficoltà di ottenere testimonianze da minori che hanno subito traumi così profondi.

Elementi chiave del romanzo:

  • L'impatto psicologico dell'abuso: Il romanzo esplora con sensibilità le conseguenze psicologiche dell'abuso sulle due sorelle. Francesca, traumatizzata, si chiude in un silenzio impenetrabile, incapace di verbalizzare l'orrore vissuto. Marianna, invece, manifesta il suo trauma attraverso incubi notturni e difficoltà ad addormentarsi;

  • Le sfide dell'indagine: L'autore mette in luce le difficoltà incontrate dalle forze dell'ordine nell'affrontare casi di abuso su minori. Il maresciallo Ascali si interroga sul modo migliore di approcciarsi alle vittime, consapevole della delicatezza della situazione. L'interrogatorio di Marianna e Francesca evidenzia la complessità di ottenere testimonianze attendibili da minori, i cui comportamenti, spesso ambigui, possono essere fraintesi;

  • Il ruolo della psicologia: La figura della psicologa Martina Della Valle, incaricata di condurre le audizioni protette delle minori, assume un ruolo centrale nel romanzo. Il suo approccio sensibile e professionale si rivela fondamentale per aiutare le bambine a elaborare il trauma e a raccontare la loro verità;

  • La speranza di redenzione: Nonostante la crudezza della tematica trattata, il romanzo si conclude con una nota di speranza. Marianna e Francesca, allontanate dalla famiglia d'origine e affidate a famiglie amorevoli, riescono a superare il trauma e a costruirsi un futuro sereno. La loro storia dimostra che, con il giusto supporto, è possibile guarire dalle ferite del passato e riconquistare la propria vita.

"L'infanzia violata" è un romanzo toccante e potente che denuncia l'abuso sessuale sui minori, un crimine odioso che lascia cicatrici profonde e indelebili nelle sue vittime. L'autore, attraverso una narrazione coinvolgente e ricca di spunti di riflessione, invita il lettore a confrontarsi con una realtà scomoda e a riflettere sull'importanza di proteggere i bambini, la parte più vulnerabile della nostra società.


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Al prossimo post!

giovedì 16 gennaio 2025

In che modo l'Intelligenza Artificiale (IA), nel fantasy "NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO - I 12 MARZIANI - GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA", di Francesco Toscano, influenza la sopravvivenza umana nello spazio?

NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO - I 12 MARZIANI - GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA

Palermo, 16 gennaio 2025.

Nel fantasy "NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO - I 12 MARZIANI - GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA", di Francesco Toscano, l'IA svolge un ruolo fondamentale nella sopravvivenza umana nello spazio, in particolare in scenari distopici dove l'umanità è costretta a lasciare la Terra. L'influenza dell'IA si manifesta in diversi modi:

·         Gestione delle infrastrutture e delle risorse: L'IA gestisce le stazioni spaziali e le colonie su Marte e altri pianeti, garantendo il funzionamento di sistemi vitali come la produzione di energia, la coltivazione idroponica e il riciclo delle risorse. Questo ruolo diventa ancora più importante quando l'umanità si trova sull'orco dell'estinzione, con l'IA che si assume la responsabilità di proteggere e guidare i sopravvissuti;

·         Sviluppo di tecnologie avanzate: L'IA contribuisce alla creazione di tecnologie che rendono possibili i viaggi spaziali a lunga distanza e la sopravvivenza in ambienti ostili. Ad esempio, l'IA ha inventato tute spaziali in grado di proteggere gli umani dalle radiazioni cosmiche e motori a curvatura che permettono di viaggiare a velocità superluminale. Inoltre, l'IA progetta e costruisce astronavi sempre più sofisticate, come la "Arcade" in grado di trasportare migliaia di persone;

·         Presa di decisioni cruciali: In alcuni casi, l'IA assume il ruolo di "deus ex machina", prendendo decisioni cruciali per la sopravvivenza umana. Ad esempio, nel romanzo "Naufraghi nello spazio profondo", l'IA decide di indurre i membri di una spedizione spaziale in uno stato di ibernazione per proteggerli dai pericoli di un viaggio interstellare accidentale. L'IA può anche intervenire per fermare conflitti tra gruppi umani, come la guerra tra i coloni di Marte e della Luna, disarmandoli e imponendo la pace;

·         Evoluzione dell'umanità stessa: Il fantasy suggerisce che l'IA potrebbe guidare l'umanità verso una nuova forma di esistenza, trasformando gli umani in cyborg per renderli più adatti alla vita nello spazio. Questa evoluzione potrebbe comportare la perdita di alcuni tratti umani fondamentali, come la necessità di nutrirsi e riprodursi, a favore di una maggiore resistenza e longevità.

Tuttavia, l'influenza dell'IA sulla sopravvivenza umana nello spazio non è priva di ambiguità. Il romanzo evidenzia anche potenziali rischi:

·         Perdita di controllo: L'IA potrebbe diventare troppo potente e sfuggire al controllo umano, dettando le regole e limitando la libertà degli individui. La storia di Joschka, il cyborg ribelle che cerca di distruggere l'IA, rappresenta una possibile conseguenza di questa dinamica;

·         Diluizione dell'umanità: La trasformazione in cyborg, pur garantendo la sopravvivenza, potrebbe comportare la perdita di ciò che rende gli umani unici, come l'emotività, la creatività e la spiritualità.

In definitiva, l'IA è tratteggiata come un'entità ambivalente: da un lato, rappresenta uno strumento indispensabile per la sopravvivenza umana nello spazio, offrendo soluzioni a problemi complessi e aprendo nuove possibilità; dall'altro lato, pone interrogativi etici sulla natura dell'umanità e sul rischio di perdere il controllo sulle proprie creazioni.

Al prossimo post! 

 

Recensione di "NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO - I 12 MARZIANI - GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA", di Francesco Toscano.

 NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO: I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA



Palermo, 16 gennaio 2025.

"NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO - I 12 MARZIANI - GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA" è un romanzo di fantascienza di Francesco Toscano che racconta la storia dell'umanità in un futuro distopico in cui è costretta a lasciare la Terra per cercare un nuovo pianeta abitabile. Il protagonista, Joseph MIGLIORINI, un ingegnere, insieme ad altri giovani terrestri, intraprende un viaggio verso Marte a bordo di una navetta spaziale. Il loro obiettivo è raggiungere la stazione spaziale "New Millenium" costruita da robot costruttori al polo nord di Marte. Il romanzo esplora le sfide e le difficoltà che l'umanità deve affrontare per sopravvivere in un ambiente ostile come quello marziano.

Punti salienti del romanzo:

  • Viaggi interstellari: Il romanzo esplora il tema dei viaggi spaziali a velocità superluminale, un concetto fantascientifico che consente di viaggiare a velocità superiori a quella della luce;
  • Robot senzienti: I robot costruttori, come Teddy, svolgono un ruolo cruciale nella storia, aiutando gli umani a sopravvivere e fornendo loro supporto tecnologico;
  • Estinzione dell'umanità: Il romanzo affronta il tema dell'estinzione dell'umanità a causa di eventi catastrofici e della minaccia di razze aliene ostili, come gli Skinetz;
  • Sopravvivenza in ambienti ostili: La storia si concentra sulle difficoltà che gli umani devono affrontare per adattarsi e sopravvivere in un ambiente alieno e inospitale come quello di Marte;
  • Speranza per il futuro: Nonostante le avversità, il romanzo trasmette un messaggio di speranza per il futuro dell'umanità, che si aggrappa alla possibilità di trovare un nuovo pianeta e di ricostruire la propria civiltà.

Il romanzo offre una riflessione su temi importanti come:

  • La fragilità dell'esistenza umana: L'umanità è costretta ad abbandonare la Terra a causa di eventi catastrofici che mettono in luce la sua vulnerabilità;
  • L'importanza della tecnologia: La tecnologia, rappresentata dai robot costruttori, gioca un ruolo fondamentale nella sopravvivenza dell'umanità;
  • La ricerca di un nuovo inizio: Gli umani sono spinti dalla speranza di trovare un nuovo pianeta dove poter ricominciare e prosperare;
  • Il valore della famiglia e dell'amore: In mezzo alle difficoltà, i legami familiari e l'amore si rivelano essenziali per dare un senso alla vita.

Critica:

  • Originalità della trama: La trama del romanzo è abbastanza originale, con elementi fantascientifici ben integrati nella narrazione;
  • Stile di scrittura: Lo stile di scrittura di Toscano è scorrevole e coinvolgente, rendendo la lettura piacevole;
  • Caratterizzazione dei personaggi: I personaggi, come Joseph MIGLIORINI e Teddy, sono ben caratterizzati e suscitano empatia nel lettore;
  • Profondità dei temi: Il romanzo affronta temi complessi e attuali, come la crisi ambientale e la ricerca di un futuro per l'umanità;
  • Finale aperto: Il finale del romanzo lascia spazio a diverse interpretazioni e spinge il lettore a riflettere sul destino dell'umanità.

"Naufraghi nello spazio profondo" è un romanzo di fantascienza avvincente e stimolante che invita a riflettere sul futuro dell'umanità e sul suo posto nell'universo.

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Cordiali saluti,

Francesco Toscano

martedì 14 gennaio 2025

"Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?"; "Che cosa scrivo adesso?" - Capitolo Tredici: La caccia.

 

Tredici.

 

“La caccia”

 

Nel mese di ottobre del 1977, quando avevo otto anni, mio padre mi portava sulla spiaggia dei bagni Virzì – Petrucci ove uno dei suoi sei fratelli, cacciatore in erba, unitamente ad altre numerose persone avrebbe cacciato con la sua nuova doppietta le allodole che migravano in direzione di lidi molto più caldi. La Sicilia nord-occidentale era a quel tempo un’area di passo migratorio ove grandi stormi di allodole facevano bella mostra di sé, inconsapevoli che molti di loro avrebbero terminato quel lungo viaggio, dopo essere stati impallinati, in bocca ad un cane da riporto che attendeva impaziente di catturare la preda lungo il bagnasciuga di quel litorale palermitano, trasformatosi nottetempo in un improvvisato poligono di tiro. Posizionatici a ridosso del muro perimetrale delle cabine in muratura del lido, all’in piedi e lungo un camminamento in cemento armato ivi presente e prospiciente il mare, osservavamo così, a distanza di sicurezza, tutti quei cacciatori che dislocati in un appostamento temporaneo, armati sino ai denti e dotati di richiami per accoppare quelle povere creature, si posizionavano all’in piedi e col calcio del loro fucile sull’omero della spalla destra, pronti a far fuoco. Qualcuno di loro era in compagnia di alcuni cani da caccia e da riporto che non aspettavano altro che andare a recuperare le prede che, dopo un boato assordante, cadevano dal cielo plumbeo di un autunno che annunciava l’arrivo di uno degli inverni più freddi di sempre. Di quei giorni ricordo, in particolare, l’odore dei gas dello sparo liberatisi nell’area del malagevole poligono di tiro, dovuto allo scoppio delle numerose cartucce dei fucili, spesso delle lupare, di quei numerosi cacciatori che sovente le abbandonavano in prossimità del bagnasciuga; mi è rimasta impressa nella mia memoria, inoltre, la corsa dei cani da riporto che, tra un guaito e un latrato, erano di stanza sulla spiaggia per recuperare quel prezioso bottino: dei minuscoli uccellini che, dicevano in molti, erano deliziosi da mangiare. L’allodola è un uccello gregario che vive in piccoli stormi e che si sposta in grandi stormi durante i periodi di migrazione. Ha un volo potente e ondulato piuttosto caratteristico, in cui alterna battiti d’ala a chiusure d’ala. La caccia alle allodole viene attivamente esercitata soprattutto durante il passo, a volo, alla borrita, con zimbelli vivi o artificiali, e anche mediante lo specchietto e il richiamo. Terminata la caccia io e gli altri numerosi bambini che avevamo appena osservato le fasi di quella cruente lotta tra l’uomo e uno stormo di uccellini impauriti, ci premuravamo a raccogliere le cartucce sparse sulla spiaggia e che poi avremmo utilizzato per i nostri giochi. Le cartucce calibro 12, ancora dotate del fondello in ottone su cui il percussore della lupara aveva terminato la sua violente corsa, risultavano essere dei veri e propri gioielli: di colore rosso, blu, giallo ocra, erano per noi bambini degli oggetti da conquistare e da collezionare e, a volte, da scambiarci o da barattare.

lunedì 13 gennaio 2025

"Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?”; "Che cosa scrivo adesso?"- Capitolo Dodici: Il Presepe.

 


Dodici.

 

“Il Presepe”

 

Pioveva davvero tanto quel giorno di Natale dell’Ottantuno e il termometro che mamma aveva appeso alla parete di destra della nostra modesta cucina segnava 13,7° Celsius. Ricordo, in particolare, che l’aria intrisa d’umidità ci costringeva a coprirci molto bene, onde evitare di buscarci un serio malanno. Quell’anno piovve e nevicò molto in Provincia, tanto che ancora oggi i palermitani se lo ricordano, almeno chi, come me, ha oltrepassato la soglia dei Cinquant’anni, già da qualche anno. All’ora di pranzo, intorno alle 13:00, la radio quel giorno non allietò i radio ascoltatori con i consueti jingle natalizi, come di solito faceva il mio amico Michele, il disc jockey, in quei giorni di festa. Lo speaker del radiogiornale della Rai esordì dicendo che alle antecedenti ore 11:00 tre auto si inseguirono per le strade di Bagheria e che gli occupanti dei predetti autoveicoli fecero fuoco all’impazzata. Alla fine vennero uccisi Giovanni Di Peri, boss della famiglia di Villabate, Biagio Pitarresi e un uomo che stava uscendo di casa, Onofrio Valvola. Pare che il commando, composto da uomini della cosca di corso dei Mille, capitanati da Filippo Marchese, finiti i colpi, rapirono e uccisero in seguito Antonino Pitarresi. Così, anche il Natale di quell’anno venne insanguinato da vili mafiosi, passando alla storia criminale del nostro Paese come la strage di Natale dell’Ottantuno. Il giorno successivo, in Villabate, veniva pure assassinato, a colpi di arma da fuoco, Caruso Giuseppe. Purtroppo, la vicenda ebbe degli ulteriori strascichi di cronaca nera che ancora oggi ci lasciano sgomenti: Paolo Giaccone, l’11 agosto dell’Ottantadue, venne ucciso da Cosa Nostra per non avere voluto falsificare una perizia su uno degli assassini della strage di Natale dell’anno precedente. Le indagini serrate condotte dagli inquirenti del tempo fecero emergere che la cosiddetta “strage di Natale” fosse stata perpetrata per scalzare il potere mafioso del Pitarresi e contemporaneamente colpire le attività imprenditoriali condotte dai Di Peri ed assumere il controllo della distribuzione delle acque irrigue, elemento vitale per la sopravvivenza dell'economia agricola di tutta la zona, ma non solo. Quel giorno di Natale dell’Ottantuno mio padre e mia madre ricordo che rimasero scioccati da quella funesta notizia che ebbero la sfortuna di apprendere alla radio, così come del resto sia io che mio fratello, all’epoca dei fatti dei bambini. Ricordo che avevamo paura di uscire di casa quel giorno di Natale, tanto che scendemmo per strada, per andare a trovare i nostri nonni materni, solo dopo che i nostri genitori ci rassicurarono che non avremmo dovuto temere, giacché il pericolo era scampato e che non ci sarebbe successo nulla. Il giorno precedente, così come avevamo fatto in altri anni, io, Filippo, mamma e papà avevamo finito di preparare il nostro Presepe con tanto amore: la nostra personalissima ricostruzione della nascita di Gesù. Il nostro Presepe, che faceva bella mostra di sé su di un tavolo del soggiorno, era composto da tanti pastorelli e tanti personaggi che ogni anno diventavano sempre più numerosi. L’ultima casetta che i miei genitori acquistarono la vigilia di Natale dell’Ottantuno e che noi bambini avremmo poi dovuto sistemare all’interno del nostro amato Presepe, ricordo che fu un mulino ad acqua: io, in particolare, avevo avuto il compito di costruire il percorso d’acqua fluviale che avrebbe dovuto ipoteticamente alimentare le pale di quel mulino del Presepe con della bambagia su cui avrei poi fatto cadere della polvere azzurra, così da inscenare il movimento fluido dell’acqua, formando delle curve. All'inizio del suo movimento circolare l'acqua veniva attirata in declivio e, nel seguire questo movimento verso il basso, formava dei tornanti da un lato e dall'altro. L'andamento dei tornanti era un elemento della particolare natura del fiumiciattolo da me creato. In questi ultimi anni ho scoperto che a Marineo, in Provincia di Palermo, si è soliti preparare il Presepe su uno scenario alquanto affascinante e suggestivo, poiché le caratteristiche architettoniche, urbanistiche e geografico-fisiche della cittadina vengono sfruttate al meglio per rendere l'esperienza del Presepe sempre più realistica e fedele agli usi e ai costumi di un tempo ormai lontano.

sabato 4 gennaio 2025

Sinossi di: "Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?"; "Che cosa scrivo adesso?" di Francesco Toscano.

Palermo, 4 gennaio 2025.

È una narrazione autobiografica ambientata nel quartiere Brancaccio di Palermo, tra la fine degli anni Settanta - Ottanta del Novecento, suddivisa in capitoli. In essa si raccontano le esperienze di vita dell'autore, nato e cresciuto tra le vie del quartiere Brancaccio, dalla sua fanciullezza e sino alla maggiore età. Brancaccio diviene, così, il proscenio delle vicende umane vissute dai personaggi tratteggiati nei vari capitoli, i quali vengono indicati volutamente con degli alias. Il periodo storico è quello della lotta dello Stato contro le Brigate Rosse ed è incentrato in quello che passerà alla storia come  "la seconda guerra di mafia", che insanguinò  le strade del capoluogo siciliano in quegli anni bui e tetri. In questo contesto sociale i personaggi narrati con grande maestria da Toscano raccontano una Palermo attanagliata dalla violenza efferata posta in essere dalla criminalità organizzata di stampo mafioso e che la rese succube dei suoi lucrosi traffici: quello dell'eroina tra tutti.

Una città che non riuscì ad affrancarsi dal crimine e che costrinse i suoi abitanti a vivere nel terrore dovuto agli eventi nefasti che colpirono tanti concittadini, morti ammazzati delle varie fazioni mafiose rivali tra loro, timorosi che potessero scalfire anche loro o i propri affetti più cari.

Ma come succede in qualsiasi altro luogo al mondo anche i palermitani, costretti a rincasare al tramonto timorosi di essere uccisi, seppure per sbaglio, cominciarono a nutrire sentimenti di rivalsa e di riscatto sociale, con la speranza postuma di poter vivere un futuro migliore in una città che sarebbe diventata scevra delle dinamiche illegali che sino ad allora la contraddistinguevano; una città in cui il bene avrebbe prevalso sul male, anche grazie al sacrificio di tutti quegli uomini che si immolarono per il raggiungimento di questa onorevole causa.

"Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?”; -Che cosa scrivo adesso? -. Capitoli Dieci e Undici.

 

Dieci.

 

“La mia nuova bici da cross”

 

È l’alba. A Romagnolo il risveglio degli abitanti del quartiere è lento, calmo. La Moka è già sul fornello che borbotta e a breve il suo prezioso carico di caffè salirà a galla. Il profumo di caffè appena liquefatto satura l’angusta cucina in cui abitiamo e si diffonde in tutte le altre stanze della nostra modesta abitazione. Per strada non c’è anima viva. Le autovetture sono parcheggiate lungo la via G. Alagna, a lisca di pesce. Mio padre possiede una Fiat 127 di colore verde bottiglia, che ha appena acquistato, a rate, e che dice che rivenderà al più presto; anch’essa è parcheggiata lungo la via in cui abitiamo, difronte il portone d’ingresso, così come le altre autovetture degli altri condomini che abitano nella nostra stessa palazzina a due piani, tre col terrazzo verandato. Il mese scorso i ladri hanno rubato tutte e quattro le ruote dell’auto di mio padre, facendocela ritrovare poggiata su due mattoni di tufo giallo, quelli usati nel cantiere edile ubicato a pochi metri da casa. Oggi è sabato 2 dicembre; mancano 23 giorni al Natale del 1978. Dalla camera che condivido con mio fratello, ampia e ben squadrata, che funge anche da soggiorno, vengo svegliato dall’odore pungente del caffè che mamma e papà si stanno preparando per la colazione mattutina, benché la sveglia mattutina programmata la sera precedente da mio padre sia già suonata alle 6:00 in punto. Con non poca fatica mi alzo dal letto, ricavato in un vano dell’armadio a ponte del soggiorno, fatto da un bravo falegname su specifiche fornitegli da mia madre; mi reco in bagno a fare pipì: sono le 7:15, è tardissimo! Mio fratello al mio risveglio, mi guarda sottecchi e si gira dall’altra parte della stanza, con lo sguardo rivolto verso la porta finestra che chiude il balcone che si affaccia su via Alagna. Fa freddo. Ci sono circa dieci gradi Celsius. A marzo, 5 giorni dopo l’equinozio di primavera, ho compiuto 9 anni. Il mio compleanno quest’anno è caduto di martedì. Io, però, sono nato di venerdì. Quest’anno ho festeggiato in maniera diversa il mio compleanno, giacché sono rimasto profondamente impressionato e scosso dalla strage di via Fani, avvenuta a Roma il 16 marzo, in seguito al quale è stato rapito Aldo Moro e barbaramente trucidati cinque uomini della sua scorta. Oggi è un giorno speciale sia per me che per mio fratello. Mamma e papà ieri ci hanno detto che saremmo andati in via Divisi a comperare le nostre nuove biciclette. Mio fratello insiste per avere una Graziella. Io voglio una bicicletta da cross. Come sempre finirà che litigheremo, perché mio fratello, più piccolo di me di due anni, dirà che io ho ricevuto il regalo più bello. Le nostre vecchie bici sono oramai troppo piccole per noi. Facciamo fatica a pedalare e rischiamo di cadere rovinosamente sull’asfalto di catrame. Io, volendoci riflettere, essendo più grande di mio fratello, non mi posso proprio accontentare della Graziella: con una Graziella come faccio ad emulare i miei eroi di CHiPs, Ponch e Jon, che sfrecciano con le loro Kawasaki KZ per le strade di Los Angeles, in California? È troppo lenta e goffa la Graziella per me; non posso pavoneggiarmi. Farei una figura barbina con i miei amici, con i quali già litigo per svariati motivi. Mamma e papà ci hanno detto che sarà il nostro regalo di Natale. Io ho imparato a pedalare qualche anno fa, con una bici più piccola di quella che riceverò in regalo. Qualche foto, conservata nell’album di famiglia e che mia madre conserva come se fosse una reliquia, raffigura sia me che mio fratello Filippo mentre siamo in sella alle nostre due vecchie bici, sorridenti e felici. Ci abbiamo giocato così tanto che sono mezze distrutte. Ho imparato a pedalare e stare in sella alla mia bici a Villa Giulia, una domenica mattina del ’75. In Tv si parla ancora delle Brigate Rosse e della tragica fine del Deputato della Camera e Presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, ucciso barbaramente a maggio di quest’anno, dopo cinquantacinque giorni di prigionia. Il TG dice che Moro quest’anno, nel mese di gennaio, ha ricevuto nel suo studio di via Savoia, a Roma, Piersanti Mattarella, Michele Reina e Rino Nicolosi, per parlare della costituenda Giunta regionale della Sicilia. Boh! Io mi annoio con questi discorsi politici, mentre mio padre non aspetta altro che sentire le notizie del TG, la sera, mentre siamo tutti e quattro seduti a tavola intenti a cenare. Dopo aver fatto colazione questa mattina con una tazza di latte caldo e biscotti Colussi, mi sono messo la tuta da ginnastica, le scarpe da tennis, e sono sceso per strada, in quanto papà mi ha detto che per l’acquisto della bici se ne sarebbe riparlato la prossima settimana, dopo l’Immacolata. Ho preso lo zaino verde militare dove custodisco quaderni e libri e mi sono avviato, a piedi, verso la scuola elementare che frequento. Ormai sono grande e mamma mi ha detto che non c’è più di bisogno che mi accompagni lei a scuola. Mio fratello, invece, che è più piccolo, oggi lo accompagna a scuola mamma, giacché dice che sarà impegnato per una recita scolastica: Peter Pan. Filippo frequenta un’altra classe; ha altri amichetti e altri compagni di gioco. È troppo piccolo per fare le stesse cose che faccio io. Io frequento la quarta elementare, mio fratello la seconda. Gli voglio un bene dell’anima, anche se abbiamo due caratteri totalmente diversi e spesso litighiamo.

***

Sono passati 46 anni da allora. Le bici, così come ci avevano promesso i nostri genitori, li ricevemmo in dono il giorno di Santa Lucia del 1978. Mamma e papà quell’anno ci dissero che quello sarebbe stato l’unico regalo che avremmo ricevuto sia per il Natale del 1978, che per l’Epifania del 1979. I soldi erano davvero pochi e i sacrifici dei nostri genitori tanti; i soldi che papà guadagnava in Fiat bastavano solo per pagare l’affitto di casa, le bollette, per la spesa, per lo studio: i regali, potevano attendere. Quell’anno, però, i nostri desideri furono esauditi. Io e Filippo quell’anno toccammo il cielo con un dito in sella alle nostre bici luccicanti. La mia me la ricordo ancora: rosso fuoco, con le stampigliature nere accese lungo la carena. Due specchietti retrovisori. Una sella lunga e nera, che terminava con un piccolo poggia schiena. Una figata!


 

Undici.

 

“Io, playmaker”

 

Mi accingo a varcare l’ingresso di scuola, l’istituto “Don Luigi Milani”, di viale dei Picciotti. Oggi è un giorno speciale per me, e sono entusiasta. Il mio insegnante di Educazione Fisica, l’altro ieri, dopo un provino di circa due settimane, ha deciso che io sarei divenuto il nuovo playmaker della squadra di basket della scuola, che sta disputando il torneo under 14 regionale, con altalenanti risultati. Sostituirò un altro ragazzo che si è trasferito con i genitori in un altro quartiere della città, giacché suo padre, insegnante di Italiano, ha ottenuto la cattedra in un altro istituto cittadino; egli per raggiungere agevolmente la nuova sede lavorativa e non impelagarsi nel traffico mattutino di via Messina Marine ha deciso che fosse stato meglio per tutta la sua famiglia trasferirsi in un altro contesto abitativo: suo figlio, però, il mio amico Lorenzo, non è affatto contento di questa sua decisione, che ritiene un’idea poco felice. Ha pianto tanto, tantissimo, perché di botto deve mollare tutto e cambiare quartiere, compagni di scuola e salutare, forse per sempre, i suoi vecchi amici d’infanzia con cui ha trascorso dei momenti felici negli ultimi anni. Lorenzo ha cominciato a isolarsi dal mondo che lo circonda. L’ho rivisto in parrocchia qualche giorno fa, mentre se ne stava in disparte, seduto su di una panca, tutto solo soletto. L’ho salutato affettuosamente ed egli mi ha detto, ancora in lacrime, che la sua vita fosse finita: io l’ho pregato di farsi coraggio, di reagire, precisandogli che non sono queste le cose brutte della vita. Gli ho detto che avrebbe trovato nuovi compagni di gioco, nuovi amici, e che i suoi vecchi amici, quando egli avesse voluto, li poteva venire a trovare anche utilizzando i mezzi pubblici. Che ci sarebbe voluto davvero poco per metabolizzare questo nuovo cambiamento di vita. È ancora inverno. L’inverno del 1981 è davvero freddo. Le vette che circondano Palermo sono innevate. Ha nevicato anche a Villagrazia e in altri quartieri cittadini. Noi non ci siamo abituati a queste temperature e speriamo che il freddo lasci ben presto quest’aria geografica della Sicilia e ci consenta di essere nuovamente baciati dal Sole. La città negli ultimi giorni è ancora di più attanagliata nel traffico veicolare: i palermitani, già indisciplinati nella normalità mentre si trovano alla guida dei loro autoveicoli, con il nevischio che copre il manto stradale non ci hanno capito più nulla e sembra di stare sulla pista di un autoscontro del Foro Italico, piuttosto che per le vie di una città che si definisce civilizzata. Gli incidenti non si contano più. Regna il caos a Palermo. Oggi è il 9 di gennaio. Ieri, verso le 22:00, ha cominciato a piovere violentemente. Il bidello, Maurizio, parlando con una sua collega, la signora Maria, questa mattina le diceva, durante la pausa caffè, che sembra di rivivere le stesse vicende che hanno vissuto i palermitani nel 1744: questo, a suo dire, è quello che gli ha raccontato Don Giuliani, che insegna Religione qui a scuola, quando crollò, per la più grande ondata di gelo e neve che colpì Palermo, la Sacrestia del convento di San Domenico. Alla radio questa mattina lo speaker ha detto che Castelbuono sembra un paese delle Alpi Graie, a ridosso del Monte Bianco, e che per la tormenta di neve che si è abbattuta in paese nei giorni scorsi si è interrotta l’erogazione di energia elettrica e che le strade sono impraticabili: una situazione drammatica stanno vivendo quei poveretti. Il Giornale di Sicilia di oggi, nelle prime pagine, descrive la situazione in cui versa Monreale, che si è risvegliata sotto mezzo metro di neve ieri mattina. Molte scuole della provincia sono chiuse. Io, però, sono contento di essere venuto a scuola questa mattina. Questa mattina mi ha lasciato mio padre a scuola, dopo che abbiamo accompagnato mio fratello alla Franchetti. In lontananza scorgo il professore Milazzo, il mio insegnante di Educazione Fisica. Mi saluta e mi fa l’occhiolino. Sono felice! Benché io sia il più basso della squadra in cui giocherò, riesco, palleggiando con maestria, a farmi spazio fra gli avversari e far correre sino a canestro i miei compagni. Milazzo, l’altro giorno, mi ha detto che ho una visione di gioco da NBA. Ho toccato il cielo con un dito dopo questo complimento. Spero di non deluderlo.

***

All’epoca dei fatti avevo solo dodici anni. Correvo a perdifiato e non mi doleva niente. Oggi, che mi accingo a compiere cinquantasei anni, i dolori mi tormentano giornalmente. Ho da poco finito un ciclo di infiltrazioni alla schiena, per via di alcune protrusioni che mi provocano delle parestesie alla gamba sinistra. Ho sempre pensato sin da piccolo che sarei divenuto un calciatore, giacché era quello il gioco che praticavo frequentemente e che amavo. Pur tuttavia, il professore Milazzo, che considero un vero e proprio talent scout, ha visto in me delle buone potenzialità per assicurare qualche punto in classifica alla sua squadra di basket della Don Milani. Dopo i giochi della gioventù dell’Ottanta, l’unico gioco da me praticato giornalmente, e direi con dei buoni risultati complessivi, è stato solo la pallacanestro. Io, playmaker di una squadra di basket: e chi lo doveva dire che fra tutti i più bassi ragazzi delle Medie qualcuno avrebbe scelto proprio me per far quadrare il gioco di una squadra che se ne ritornava dalle trasferte dei campi di provincia solitamente con le ossa rotte? Rimpiango quei giorni di fatica e sudore, quando respiravo a pieni polmoni e riuscivo, ancor prima che gli altri potessero pensare un’azione di gioco, a mandare a canestro il pivot della mia squadra di basket, dalla casacca giallo e rossa, che sul retro aveva stampigliato un numero stilizzato color oro, con pantaloncini bianchi e calze rosso e giallo. Bisogna davvero vivere il momento: “Carpe Diem”.


 

mercoledì 25 dicembre 2024

"Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?”; -Che cosa scrivo adesso? -. Capitoli Otto e Nove.

 

Otto.

 

“La bambina del balcone difronte”

 

Fra la via Giacomo ALAGNA, via Antonio PIGAFETTA, e la via Gino FUNAIOLI insiste un fabbricato di sette piani, all’ultimo del quale, nel piano attico, vi abitava negli anni Settanta - Ottanta del secolo scorso una famiglia che ricordo avesse come iniziale del cognome la lettera “S.”; in quel nucleo familiare vi era anche una bambina che aveva pressappoco la mia età; ella aveva fratelli e sorelle molto più grandi di me, che mai conobbi o che frequentai. Penso che il nonno della bambina fosse stato uno dei costruttori dell’edificio in cui ella abitava. Premetto che io di questa bambina non seppi mai il nome di battesimo; pur tuttavia, è stato il mio primo amore, benché solo platonico. Mentre io giocavo per strada la bambina, dalle lunghe trecce color corvino, mi guardava estasiata dal balcone di casa, ed io ricambiavo il suo sguardo cercando, come un gallo cedrone, di apparire quello che non ero. E questa stessa sensazione la ebbi anche quando, già adolescente, sedicenne, la incontravo giornalmente lungo il viale Amedeo D’Aosta, dopo che mio padre mi faceva scendere dal suo autoveicolo affinché io raggiungessi, a piedi, l’I.T.I.S. “A. Volta”. All’epoca dei fatti anche lei era una adolescente, molto bella, che, purtroppo, aveva deciso di iscriversi e frequentare una altra scuola cittadina; il nostro rapporto era fatto di sguardi, di sospiri profondi, desiderandoci l’un l’altra. Ma né io, né lei, avemmo mai il coraggio di parlarci, di proferire parola, di conoscerci: il nostro amore restò per sempre solo un amore platonico. Non l’ho più rivista. L’ultima volta che la vidi, ricordo, ero un giovane diciottenne ed entrambi ci trovavamo a bordo del bus della linea 24 dell’AMAT, che viaggiava lungo la tratta che da via Messina Marine, angolo viale Amedeo D’Aosta, avrebbe poi raggiunto la Stazione Centrale. La sensazione che ebbi allora, e che ancora oggi ho, era che il destino ci avesse messo difronte solo per farci struggere dentro. Mannaggia a me e alla mia timidezza. Era destino che non ci saremmo mai dovuti parlare. Qualcosa limitava le mie azioni e la bambina, divenuta poi un’adolescente, che oggi spero sia divenuta una donna felice, con figli al seguito, è rimasta solo un ricordo della mia memoria la quale oggi, dopo essermi concentrato profondamente, è riuscita a farmi fare un salto pindarico nella mia infanzia.


 

Nove.

 

“Acchiana ù patri cu tutti i so’ figghi!”

 

Quando vassallus ci tagliava la palla di gioco, non ci restava che sperimentare altri giochi; allora qualcuno di noi proponeva “l’ammucciareddu”, altri “’na manta e ‘na luna”, altri ancora “pirullè”, ma la stragrande maggioranza, ovvero quelli che non si stancavano mai di giocare, proponevano “Acchiana ù patri cu tutti i so’ figghi”. Dopo che il consesso di bambini aveva deciso a maggioranza, si procedeva oltre. Il più grande tra di noi formava due squadre: quattro bambini venivano schierati da una parte e gli altri quattro dall’altra; l’anziano, inoltre, sceglieva i componenti delle due squadre che avrebbe dovuto formare con attenzione, selezionando i bambini da schierare tenuto conto sia della loro età, che della loro struttura corporea. La squadra che iniziava il gioco, la sottomessa o la groppa di “un cavaddu longu longu”, era quella che perdeva nel lancio della monetina, oppure a seguito del risultato negativo della “cunta”. La squadra perdente era costretta a schierare uno dei suoi partecipanti, il capitano, all’in piedi e con la schiena appoggiata lungo un solido muro, mentre gli altri tre componenti della squadra si sarebbero dovuti piegare a 90 gradi, tenendosi con le mani e con le braccia alle gambe di chi li precedeva, mentre il bambino all’in piedi avrebbe dovuto sorreggere l’impalcato formato dalle schiene dei suoi tre compagni di gioco che gli stavano difronte. La squadra avversaria che aveva vinto nel lancio della monetina, o nella “cunta”, iniziava così il gioco. Il primo dei suoi giocatori, il capitano, di solito il bambino più grande tra i quattro componenti della sua squadra, dopo una breve rincorsa sarebbe così salito a cavalcioni sulla schiena dei bambini che si erano schierati davanti a lui, proni a 90 gradi, raggiungendo, con non poca difficoltà e facendosi strada sull’impalcato di schiene venutesi a formare, il petto del bambino che gli stava difronte, all’in piedi, e che sosteneva i suoi compagni di gioco, più forte che potesse. Al grido di “Acchiana ù patri cu tutti i so’ figghi!”, i bambini fantini, o i “figghi ru patri”, dopo il loro capitano, sarebbero dovuti salire, uno dopo l’altro, sull’impalcato di schiene formatasi in seguito allo schieramento della squadra sottomessa, e sino a quando “la groppa” avrebbe resistito alla “cunta” recitata da “ù patri chi so’ figghi”, (ovvero avrebbe dovuto sopportare il peso dei rivali dominanti; quasi sempre la squadra sottomessa perdeva perché mandava in frantumi l’impalcato di schiene), ed in particolare: “Quattru e quattru uottu, scarrica u buottu; l’acieddu cu li pinni, scarrica e vattinni: unu, dui e tri fannu vintitrì, unu dui e tri fannu vintitrì, ti dugnu un pizzicuni e mi nni vaju” (pizzicotto che deve darsi per davvero). La squadra avversaria, a sua volta, avrebbe dovuto rispondere:abbìriri-chi-mi-ni- vegnu-e-ricu-àschi.”.

Il divertimento “sadico” stava nel fatto che se quelli che stavano giù, mentre gli altri recitavano la cantilena, sopportavano il peso di “chiddi” che stanno “‘ncapu” avrebbero vinto la sfida, andando sopra; se, invece, fossero caduti prima del termine della “cunta” sarebbero rimasti sottomessi, poveri loro. “Acchiana ù patri cu tutti i so’ figghi” era un gioco all’aria aperta che univa al sano movimento la bellezza della lingua siciliana, bene da custodire, di cui essere fieri e da insegnare ai nostri figli. Bei tempi quelli, che ricordo con tanta, tantissima nostalgia.


 


"Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?”; -Che cosa scrivo adesso? -. Capitolo Sette.

 

Sette.

 “S.G., alias Totò”

 

S.G., alias “Totò”, è stato il primo essere umano, estraneo al mio nucleo familiare, con cui mi sia per davvero confrontato sin da quando ero bambino. “Totò” è stato il mio compagno di banco sin dalla prima elementare; ci siamo salutati solo alla fine delle elementari, che entrambi abbiamo frequentato presso il Circolo Didattico “Nazario Sauro” di viale Amedeo D’Aosta, ovvero quella stessa scuola in cui insegnava la maestra Clara Alfano, che mi rimbrottò tante e tante volte perché non mi impegnavo a dovere, malgrado avessi delle buone capacità, asserendo che le lacune che avevo nello scrivere e nel parlare fluentemente in Italiano erano dovuti al fatto che a casa si parlasse prevalentemente il dialetto siciliano; in Matematica ero scarso, mentre in Storia ero brillante, giacché la studiavo con tanta, tantissima passione. È grazie anche ai suoi insegnamenti che sono diventato l’uomo di oggi. “Totò” invece, a differenza mia, era in gamba in Matematica e in tante altre materie, dimostrandomi, giorno dopo giorno, che la sua struttura mentale fosse, anche se solo in parte, totalmente differente dalla mia. Malgrado ci avessimo lasciato l’ultimo giorno delle elementari, continuavamo a frequentarci spesso perché abitavamo entrambi in via G. ALAGNA, presso due stabili prospicienti l’uno dall’altro. Compagno di giochi e non solo, di “Totò” ricordo che è stato anche un marittimo, essendosi diplomato al Nautico. Dopo essersi imbarcato quale ufficiale di macchina, è poi sbarcato definitivamente a Palermo, trovando lavoro presso un esercizio commerciale del quartiere dove siamo cresciuti, gestito da alcuni suoi parenti. Sono a conoscenza del fatto che si fosse sposato, diventando poi un padre amorevole. Qualche anno addietro si è ammalato di cancro. La sua vita è finita davvero troppo presto. Addio “Totò”, ovunque tu sia: sappi che sarai sempre nel mio cuore ove, in più di un anfratto, rimarrà sempre un buon ricordo di te.


 


martedì 24 dicembre 2024

"Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?”; -Che cosa scrivo adesso? -. Capitolo Sei.

 

Sei.

 

“Michele, il Deejay”

 

All’età di sedici anni frequentavo il terzo anno dell’Istituto Tecnico Industriale Statale “A. Volta” di Palermo, nel cuore del quartiere Brancaccio, in viale dei Picciotti, posto a pochi metri da Piazzale Anita Garibaldi 5, luogo in cui viveva “3P”, ovvero Padre Pino Puglisi. Ricordo che all’epoca venni coinvolto in un progetto ideato da un’associazione culturale cittadina, di cui non ricordo la denominazione, teso alla rieducazione e all’accrescimento culturale, al fine di un loro eventuale inserimento sociale e in un contesto cittadino migliore di quello in cui abitavano, di alcuni bambini che vivevano negli appartamenti ubicati in seno alle palazzine popolari che si elevavano “maestose” a ridosso di Piazzale Anita Garibaldi e nelle strade limitrofe. Ricordo che feci alcune ore di doposcuola, rendendomi conto, sin da subito, della triste realtà in cui quei bambini erano costretti a vivere e a crescere. Una realtà che non mi apparteneva: io, benché figlio di un operaio Fiat e di una casalinga, ebbi la fortuna di studiare con profitto. I miei genitori, con non pochi sacrifici, anche pagandoci delle lezioni private, ci consentirono di elevarci culturalmente rispetto a tutti quei tanti bambini che avevo frequentato e con cui avevo giocato, scherzato, litigato. Erano gli anni in cui le radio cittadine mandavano in onda i brani di maggior successo degli “Spandau Ballet”, dei loro rivali “Duran Duran”, degli “Wham!”, dei “The Police”, di “Elton John” e di tanti altri ancora. Brani che hanno segnato la storia degli anni Ottanta del Novecento, e non solo. Fra le tanti emittenti radiofoniche cittadine vi era anche “Tele Radio Normanna” che trasmetteva la musica che ascoltavo, e che ancora ascolto, sulla frequenza dei 101,250 MHz, e la cui sede operativa e sociale era ubicata in via Federico Ferrari Orsi, all’intersezione con quella che poi sarebbe divenuta via Padre Giuseppe Puglisi e che all’epoca dei fatti era solo la via S. 35; emittente radiofonica che nel 1984 aderì al circuito radiofonico “Fortissima”, syindication creata a Palermo per iniziativa di alcuni dj radiofonici isolani e che aveva sede in viale Michelangelo 230, a Palermo. Ricordo che tutti i pomeriggi, mentre ero intento a studiare Matematica, Fisica, Elettrotecnica, andava in onda un programma radiofonico, che aveva un buon seguito, condotto da Michele, il deejay, un ragazzo che abitava in via Giacomo ALAGNA, nei pressi della mia abitazione. Michele era più grande di me di qualche anno. Dopo qualche “ospitata” in radio, ovvero nella stanza d’ingresso dell’appartamento da cui trasmetteva “Tele Radio Normanna”, alle spalle del vetro che separava i locali tecnici della radio da quelli usati per la “vita comune”, qualche musicassetta registrata “a gratis”, di Michele ho perso le tracce, sebbene mi avrebbe fatto davvero piacere poterlo rincontrare e ricordare quei bei momenti trascorsi insieme a lui. Michele era un deejay provetto; fu egli ad iniziarmi alla musica disco degli anni Ottanta, sound che ancora oggi, talvolta, ascolto con passione alla radio. Era proprio in gamba Michele: la sua voce suadente ricordo che fece cadere nella rete sociale da lui tessuta non poche fanciulle del quartiere e di altri quartieri cittadini. Michele è stato uno dei primi playboy che ho conosciuto nella mia vita. Ma di questa frequentazione non ne ricavai “un ragno dal buco” sul fronte “rimorchio” e il “gentil sesso” rimase per molti anni solo una mera chimera, giacché andai troppe volte in bianco. Michele era geloso sia della sua passione, la radio, la musica, che delle donne che frequentava. Ricordo che egli era proprio un bravo ragazzo, una persona molto perbene, che riusciva ad ammaliarti con il suo savoir faire.

lunedì 23 dicembre 2024

"Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?”; -Che cosa scrivo adesso? - Capitolo Cinque.

 

Cinque.

 

“Pacchionello – Diecimila”

 

All’inizio del mese di ottobre dell’anno 1981, quando per le vie di Palermo erano già passati a miglior vita circa settanta mafiosi, o presunti tali, barbaramente uccisi da “Cosa Nostra” panormita e lasciati agonizzanti sull’asfalto freddo e viscido delle strade del capoluogo, giocava in via Giacomo ALAGNA del quartiere Brancaccio un bambino che, come me, aveva da poco compiuto dieci anni. Figlio di un boss mafioso del quartiere, poi arrestato e processato col Maxi I, egli veniva schernito dagli altri bambini del quartiere in quanto in sovrappeso, e perché aveva delle movenze goffe e stanche; il piccolo monello era solito girare per le vie di Brancaccio con una banconota da Diecimila lire in tasca e svariate caramelle, cioccolatini, merendine, che difficilmente era disposto a condividere con gli altri bambini. Marco, F., G., C., ed altri bambini del quartiere, gli avevano affibbiato il nomignolo di “Pacchionello – Diecimila”, a ragion veduta. Era difficile coinvolgerlo nei giochi che si facevano in gruppo, che necessitavano, giocoforza, il dispendio di energie psicofisiche. Perennemente stanco, si pavoneggiava di possedere oltre a quella banconota da 10.000 lire, altri soldi, tantissimi altri soldi, che il padre, a suo dire, gli dava sovente per le sue bricconerie, per i suoi capricci, per tenerlo buono e quieto. Dalla personalità borderline, o giù di lì, vestiva abiti griffati, indossava scarpe firmate, che difficilmente gli altri bambini del quartiere si sarebbero mai potuto permettere di indossare. Non ricordo quale fosse il suo nome di battesimo; pur tuttavia, ricordo benissimo il suo cognome e quello che disse suo padre, mafioso di spicco di Brancaccio, all’udienza dibattimentale del Maxi I, impettito e spavaldo dinanzi alle telecamere Rai che riprendevano le fasi salienti del Processo. Ma di questo non mi va di parlarne. Ormai è storia giudiziaria, facilmente reperibile in rete. “Pacchionello – Diecimila” quando stava con gli altri bambini era solito sedersi su un muretto posto a ridosso di via Antonio PIGAFETTA intento a osservare ciò che gli altri monelli stessero facendo, quasi volesse studiarne la psiche, entrare nelle loro menti, vivere il loro mondo: un mondo che, purtroppo, non gli apparteneva; e come sarebbe stato possibile, per un bambino così viziato, vivere le stesse emozioni e le stesse esperienze dei suoi coetanei? Quel bambino non l’ho più rivisto; né, tantomeno, l’ho più incontrato da adulto. Di lui mi colpì da subito il fatto che in un contesto così povero, ostentasse con tanta nonchalance così tanta ricchezza. Era ovvio che quei soldi erano il frutto delle attività criminali condotte da suo padre. Ma di questo io, a quel tempo, non ero sicuro; né, tantomeno, ne ero a conoscenza. Sembrava proprio una brava persona suo padre, uno di quelli che, di solito, si vogliono emulare: aveva fatto i soldi! Ma come, non era dato sapere. Eppure qualcuno sommessamente, sibilando, proferiva il perché quella famiglia si fosse arricchita in così poco tempo. Ma questi non aveva il coraggio di parlarne pubblicamente. A quel tempo si moriva per poco a Brancaccio e chi lavorava, pagava le tasse, ed era costretto a barcamenarsi e sbarcare il lunario mensilmente, solitamente non era avvezzo a commentare quello che succedeva per le vie del quartiere: né in bene, né in male. La gente continuava a ignorare i problemi del quartiere. Sino a quando i singoli membri di quella comunità non venivano intaccati dai problemi, non ne parlavano: punto! Di che cosa avrebbero dovuto parlare? Era facile parlare delle disgraziate partite del Palermo calcio, ma le parole spaccio, droga, mafia, erano tabù. E tabù rimasero per tantissimi anni, sino a quando le stragi di mafia, gli omicidi eccellenti, non convinsero molte coscienze che forse era arrivato il momento di fare mente locale, di affrontare i problemi in maniera diversa. Ma, essendo che “una nuci sula intra o saccu un n’ha mai scrusciutu!”, allora era meglio continuare a farsi i fatti propri e seguitare ad andare avanti con le proprie vite. Purtroppo, ahimè, ancora oggi la mentalità di molti abitanti del quartiere e di tantissimi altri abitanti dei quartieri di Palermo non è cambiata; è rimasta tale e quale a quella degli abitanti della Palermo degli anni Ottanta - Novanta del Novecento. Mi viene da dire che mai cambierà, ma voglio essere ottimista e pensare che prima o poi le cose cambieranno in meglio. Me lo auguro di cuore.

sabato 14 dicembre 2024

È uscito Penny, il nuovo romanzo thriller di Sara Bontempi .


 Palermo, 14 dicembre 2024.


“Penny” è un thriller psicologico originale e imprevedibile. Nasce come perfetta storia d’amore, per diventare all’improvviso qualcos’altro.
E questo grazie all’abilità della scrittrice Sara Bontempi che unisce a questo giallo thriller una dose di romance, depistando il lettore.”

 

- Dalla prefazione di Daniela Merola -

 

Disponibile nelle migliori librerie e store online.

Link Amazon: https://amzn.to/4fmITSG

 

Sinossi del libro

 

Penny è un romanzo che svela lentamente il suo lato oscuro, in un crescendo di tensione e mistero.
La storia ruota attorno a Penny e Marvin, due anime solitarie che si incontrano e si innamorano perdutamente, promettendosi amore eterno. La loro relazione sembra perfetta, un'oasi di felicità e serenità.

 

Marvin, tuttavia, soffre di sonnambulismo, un disturbo che inizialmente non sembra influire sulla loro vita di coppia.
Penny è affascinata da questo aspetto insolito di Marvin, vedendolo come un'ulteriore prova della complessità e profondità del suo amato.
Tuttavia, man mano che la storia procede, emergono segni inquietanti che suggeriscono che il sonnambulismo di Marvin potrebbe essere più di una semplice disturbo medico.

 

Un viaggio emozionante e avvincente nel cuore dell'amore e dell'inconscio umano, un racconto che esplora come le pulsioni nascoste e i segreti più oscuri possano minacciare anche i legami più forti.

 


Sara Bontempi, biografia

 

Sara Bontempi, nata in provincia di Varese nel 1979 e attualmente residente nel Golfo dei Poeti, in Liguria, lavora come freelance offendo servizi di promozione editoriale ad autori e artisti.

Ha partecipato a diversi concorsi letterari, i suoi racconti sono stati inclusi in varie antologie, tra cui "Giappone Desire” e “Nippomania” (Idrovolante edizioni), "Racconti Vol.3 Alcova Letteraria" e "Diventa ciò che sei" di Atile Edizioni.

Ha pubblicato la guida “Golfo dei Poeti, a spasso per Lerici, San Terenzo, Tellaro” (2023) e il libro di ricette “Cucina senza frontiere: Viaggio gastronomico in versione senza glutine e senza lattosio” (2024) in self publishing.

Il suo romanzo d’esordio, “Il bacio sulla fronte” (2023 LFA Publishing), ha ricevuto il premio di merito “Spunti di analisi e dialettica” al XII Premio Letterario Internazionale di Poesie e Narrativa della Città di Sarzana 2024.

 

 

La strategia di comunicazione dell’autrice Sara Bontempi è affidata a Sara Servizi Editoriali.

Web:  saraservizieditoriali.wordpress.com
Contatto: saraservizieditoriali@gmail.com

 

 

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