Sicilia bedda e amata,cantata e disprizzata...

  • Naufraghi nello spazio profondo, di Francesco Toscano

    Il romanzo di fantascienza dal titolo "Naufraghi nello spazio profondo ", di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza.

  • Condannato senza possibilità d'appello

    Il romanzo breve dal titolo "Condannato senza possibilità d'appello.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Le concezioni primitive intorno all`anima sono concordi nel considerare questa come indipendente nella sua esistenza dal corpo. Dopo la morte, sia che l`anima seguiti a esistere per sé senza alcun corpo o sia che entri di nuovo in un altro corpo di uomo o d`animale o di pianta e perfino di una sostanza inorganica, seguirà sempre il volere di Dio; cioè il volere dell’Eterno di consentire alle anime, da lui generate e create, di trascendere la vita materiale e innalzarsi ad un piano più alto dell’esistenza, imparando, pian piano, a comprendere il divino e tutto ciò che è ad esso riconducibile.

  • L'infanzia violata, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "L'infanzia violata", di Francesco Toscano

    Sinossi: Dovrebbero andare a scuola, giocare, fantasticare, cantare, essere allegri e vivere un'infanzia felice. Invece, almeno 300 milioni di bambini nel mondo sono costretti a lavorare e spesso a prostituirsi, a subire violenze a fare la guerra. E tutto ciò in aperta violazione delle leggi, dei regolamenti, delle convenzioni internazionali sui diritti dell'infanzia. La turpe problematica non è lontana dalla vostra quotidianità: è vicina al luogo in cui vivete, lavorate, crescete i vostri bambini. Ad ogni angolo dei quartieri delle città, dei paesi d'Italia, è possibile trovare un'infanzia rubata, un'infanzia violata.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei "ru viddrani", Don Ciccio, "u pastranu", capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un'acredine che amplifica l'entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea Romanescu, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei “ru viddrani”, Don Ciccio, “ù pastranu”, capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un’acredine che amplifica l’entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea ROMANESCU, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • Malacarne, di Francesco Toscano

    Libro/E-book: Malacarne, di Francesco Toscano

    Sinossi: Nella primavera dell'anno 2021 a Palermo, quando la pandemia dovuta al diffondersi del virus denominato Covid-19 sembrerebbe essere stata sconfitta dalla scienza, malgrado i milioni di morti causati in tutto il mondo, un giovane, cresciuto ai margini della società, intraneo alla famiglia mafiosa di Palermo - Borgo Vecchio, decide, malgrado il suo solenne giuramento di fedeltà a Cosa Nostra, di vuotare il sacco e di pentirsi dei crimini commessi, così da consentire alla magistratura inquirente di assicurare alla giustizia oltre sessanta tra capi e gregari dei mandamenti mafiosi di Brancaccio, Porta Nuova, Santa Maria Gesù. Mentre Francesco Salvatore Magrì, inteso Turiddu, decide di collaborare con la Giustizia, ormai stanco della sua miserevole vita, qualcun altro dall'altra parte della Sicilia, che da anni ha votato la sua vita alla Legalità e alla Giustizia, a costo di sacrificare sé stesso e gli affetti più cari, si organizza e profonde il massimo dell'impegno affinché lo Stato, a cui ha giurato fedeltà perenne, possa continuare a regnare sovrano e i cittadini possano vivere liberi dalle prevaricazioni mafiose. Così, in un turbinio di emozioni e di passioni si intrecciano le vite di numerosi criminali, dei veri e propri Malacarne, e quella dei Carabinieri del Reparto Operativo dei Comandi Provinciali di Palermo e Reggio di Calabria che, da tanti anni ormai, cercano di disarticolare le compagini mafiose operanti in quei territori. Una storia umana quella di Turiddu Magrì che ha dell'incredibile: prima rapinatore, poi barbone e mendicante, e infine, dopo essere stato "punciutu" e affiliato a Cosa Nostra palermitana, il grimaldello nelle mani della Procura della Repubblica di Palermo grazie al quale potere scardinare gran parte di quell'organizzazione criminale in cui il giovane aveva sin a quel momento vissuto e operato.

  • A proposito degli alieni..., di Francesco Toscano ed Enrico Messina

    Libro/E-book: A proposito degli alieni..., di Francesco Toscano ed Enrico Messina

    Sinossi: Fin dalla preistoria ci sono tracce evidenti del passaggio e dell‘incontro tra esseri extraterrestri ed esseri umani. Da quando l‘uomo è sulla Terra, per tutto il suo percorso evolutivo, passando dalle prime grandi civiltà, all‘era moderna, sino ai giorni nostri, è stato sempre accompagnato da una presenza aliena. Lo dicono i fatti: nei reperti archeologici, nelle incisioni sulle rocce (sin qui rinvenute), nelle sculture, nei dipinti, in ciò che rimane degli antichi testi, sino ad arrivare alle prime foto e filmati oltre alle innumerevoli prove che oggi con le moderne tecnologie si raccolgono.Gli alieni ci sono sempre stati, forse già prima della comparsa del genere umano, e forse sono loro che ci hanno creato. I Sumeri, gli Egizi, i Maya, gli Inca, le civiltà indiane, tutte culture che hanno avuto un livello tecnologico superiore per quel tempo. I miti Babilonesi, la cultura Greca con la sua mitologia, i miti delle popolazioni nordiche, le leggende delle popolazioni precolombiane, (persino nella Bibbia, vedi Genesi o Apocalisse), parlano di esseri soprannaturali, di eventi immani, (come un grande diluvio). Anche in questo periodo alcuni popoli che vivono allo stato primitivo, come ad esempio i Dogon del Mali, hanno conoscenze astronomiche cui l‘uomo moderno ha avuto accesso solo dopo con il progredire della tecnologia. E' nell‘era moderna che la tematica si sviluppa maggiormente. Dal Novecento ad oggi è un susseguirsi di prove, fatti, avvistamenti; l‘episodio di Roswell è il più indicativo. Gli U.S.A. sembrano la nazione che nel secondo dopoguerra abbia beneficiato maggiormente del contatto con gli alieni. L‘oscurantismo della Guerra Fredda, dominante sino a qualche anno fa è crollato. Tutte le Intelligence delle maggiori potenze mondiali stanno rivelando al mondo dossier segretati sino a qualche tempo fa, (in vista forse del 2012, che secondo un‘antica profezia Maya segnerà l‘inizio di una nuova era). Anche il Vaticano ha ammesso la probabile esistenza di extraterrestri, con i relativi problemi etico-religiosi che ne possono derivare. Se esistono gli alieni, e se ci hanno creati loro, esiste anche un Dio Creatore, come lo intendiamo noi? Che cosa succederebbe se così non fosse? La Chiesa sa la verità e non la vuole rivelare? Oppure sia noi che gli alieni facciamo parte di un unico progetto divino? Abbiamo un‘anima? Che cosa succede dopo la morte? L‘aldilà è forse un‘altra dimensione o un Universo parallelo dove i mondi s‘incontrano? Perché (come dicono alcuni ricercatori) gli alieni ci studiano? Che cosa cercano nell‘uomo? Le grandi potenze mondiali ne sono informate? Tutti interrogativi cui non è possibile a oggi dare una risposta certa, però si può provare a dare diverse, probabili soluzioni.

  • Le indagini del Maresciallo Ascali: L’usuraio, di Francesco Toscano

    Libro/E-book: Le indagini del Maresciallo Ascali: L’usuraio, di Francesco Toscano

    Sinossi: Le indagini del Maresciallo Ascali - L'usuraio Benvenuti nel cuore pulsante e spesso tormentato di Palermo, dove le indagini del Luogotenente dei Carabinieri Roberto Ascali si addentrano ancora una volta nelle pieghe oscure del tessuto sociale. In questo nuovo capitolo, intitolato "L'usuraio", l'arrivo di un certo Colajanni Eduardo nella caserma dei Carabinieri dà il via a un'indagine che promette di svelare inquietanti connessioni. Ciò che inizia come un'indagine sul reato di usura, un crimine silente e devastante che affligge le fasce più vulnerabili della popolazione, prende subito una piega potenzialmente pericolosa. La redazione della Comunicazione di Notizia di Reato non si limita a ipotizzare l'usura, ma prospetta al Magistrato inquirente un legame inquietante tra l’usuraio e “ambienti mafiosi”, suggerendo la possibile aggravante del metodo mafioso. Le dichiarazioni inattese dell'usuraio Cozzolino, denunciato da Colajanni, rivelano che l'indagine prenderà direzioni impreviste. Quando la morte di Colajanni per avvelenamento viene accertata, il quadro che emerge dalle dichiarazioni di Cozzolino è "del tutto inedito", confermando l'intuizione di Ascali riguardo un coinvolgimento più ampio della criminalità organizzata. Sembrava solo una storia di usura all'inizio, ma l'ombra di Cosa Nostra si allunga su tutta la vicenda. Emergono collegamenti con i mandamenti mafiosi palermitani, in particolare Brancaccio e Porta Nuova. Maresciallo Ascali, oggi Luogotenente, deve usare la sua tenacia e il suo acume investigativo per accertare la verità sulla morte di Colajanni e sul sistema criminale sotteso. La sua vita personale è segnata dal dolore per la malattia che affligge la sua amata moglie, ma la sua presenza e l'appartamento confiscato alla mafia in cui vivono a Palermo - divenuto il loro rifugio di pace - gli danno la forza per affrontare le indagini. "L'usuraio" si prospetta come un nuovo avvincente capitolo delle indagini del Maresciallo Ascali, esplorando il legame pericoloso tra l'usura e la criminalità organizzata, mantenendo alta la suspense e conducendo il lettore nei meandri oscuri del potere e della disperazione, dove la linea tra vittima e carnefice è spesso sottile.

venerdì 31 maggio 2024

“Ù sai a cu ammazzaru steinnata?” - "Che cosa scrivo adesso?" - Di Francesco Toscano. Capitolo Due.

 

La spiaggia di Romagnolo, Palermo

 

Due.

 

“I Bagni TRIESTE-VIRZÌ e DELIZIA-PETRUCCI”

 

La via Messina Marine è da sempre stata una arteria stradale di assoluta importanza strategica e di collegamento fra il centro storico di Palermo e taluni Comuni della omonima provincia. Fra di loro ve ne sono alcuni che, posti a sud-est del territorio del capoluogo, spiccano per la loro grandezza e importanza storica: ricordo, in particolare, i Comuni di Villabate, sede di un rinomato mercato ortofrutticolo, e di Ficarazzi, il nome è di origine araba (Fakarazz è per l’appunto il nome arabo di Ficarazzi, dal significato di «eccellente»), posto presso la foce del fiume Eleuterio, solo per citarne alcuni. Perennemente congestionata dal traffico veicolare, specialmente nelle ore di punta, la via Messina Marine consente, fra l’altro, ai mezzi pesanti, del collaudato trasporto su gomma, e agli altri autoveicoli che sbarcano al Porto di Palermo nelle prime ore del giorno, provenienti dal continente, di dirigersi sia presso la zona industriale Brancaccio, che in direzione dell’Autostrada Palermo – Messina – Catania, la meglio nota A20-E90. Superata la via Ponte di Mare, strada in cui insiste un ponte cittadino poco conosciuto che scavalca il fiume Oreto, nel punto in cui esso finisce il suo percorso fluviale sfociando nel mar Tirreno, lasciateci alle nostre spalle lo Stand Florio, o “Locanda del tiro a piccione”, il solarium “Vittorio Emanuele III”, la ex Agrumaria, l’odierno Ospedale Buccheri – La Ferla, inizia quel tratto di arenile in cui i panormiti dell’Ottocento, inizio Novecento, usufruivano di uno dei tanti varchi al mare e del tanto decantato e agognato stabilimento balneare pubblico denominato “Bagni della salute”[1]; esso, mi hanno sempre raccontato, era ubicato in seno alla contrada che nel 1928 era denominata dai palermitani lo “Sperone”, denominazione che non è mai cambiata nel corso di tutti questi anni; poco prima di raggiungere detto stabilimento balneare, sorgevano, sino alla fine degli anni Settanta - inizio anni Ottanta del secolo scorso, gli stabilimenti balneari pubblici denominati Bagni TRIESTE-VIRZÌ e DELIZIA-PETRUCCI. Da bambino ricordo che mio padre mi portava spesso in spiaggia, presso uno dei due stabilimenti balneari il cui varco di accesso principale era prospiciente la via G. Alagna, arteria stradale in cui risiedevo e giocavo da bambino. Il mare blu cobalto che si poteva ammirare all’epoca e la presenza di tanti molluschi e pesci che abboccavano a ridosso del bagnasciuga (mio padre, ricordo, era solito utilizzare un rezzaglio da pesca per l’occasione), era sinonimo della pulizia e della salubrità delle acque (poi inquinatesi in seguito ai continui sversamenti delle acque reflue, delle acque nere, provenienti dagli insediamenti abitativi e dai grossi casamenti in cemento armato edificati nei quartieri Romagnolo e Sperone, oltre che dalla presenza del collettore/oleodotto per lo sversamento/instradamento degli idrocarburi, già depositati all’interno delle stive delle petroliere di media stazza che, dopo aver gettato l’ancora in mare, si agganciano ad esso per liberarsi del loro prezioso liquido: questo, successivamente, sarà poi stoccato nel vicino deposito per idrocarburi dell’AGIP, in località Acqua dei Corsari). Nei pressi dell’attuale albergo Villa D’Amato, ricordo che era ubicata la scuola dell’infanzia da me frequentata; di quel periodo della mia vita ho ancora oggi un vivido ricordo: in particolare, mi sovviene in mente l’odore che esalava da quel paniere in vimini che mamma mi consegnava la mattina presto perché io potessi consumare, qualche ora dopo, le merende in esso contenute.

Negli anni Ottanta del secolo scorso, purtroppo, questo tratto viario di assoluta importanza per Palermo passò alla ribalta della cronaca nera dell’epoca per l’omicidio, di stampo mafioso, dei signori PERLONGO e FIORELLINO, detto “ù ciuriddu”, e di altri personaggi di cui, al momento, non ho memoria.

Il primo venne assassinato all’interno dell’area di servizio di un distributore di carburanti, uno dei tanti presenti a ridosso di detta via; l’altro, più anziano di PERLONGO, mentre era seduto su una sedia a sdraio, la cosiddetta “durmusa”, che questi aveva aperto, per la sua siesta pomeridiana, nei pressi della scalinata della Chiesa San Giovanni Bosco, a poca distanza dal varco d’ingresso dei Bagni DELIZIA - PETRUCCI. Del primo e del secondo assassinio di mafia ne venni a conoscenza per averlo appreso de relato; del secondo omicidio di stampo mafioso in danno della persona agnominata “ù ciuriddu”, che avvenne quando io ero poco più che un ragazzo, ricordo che ne rimasi più impressionato, sia per le modalità di azione del gruppo criminale che fece fuoco sul quel povero corpo martoriato, sia per la particolare scelta del commando di fuoco di porre fine alla vita di quell’uomo nel luogo in cui questi spesso si recava per giocare a carte con altri suoi coetanei. Poi, mi rimase impresso nella mia memoria perché quel luogo in cui si consumò quell’efferato delitto era ubicato nei pressi del litorale da me frequentato sin da bambino, unitamente ai miei genitori e fratelli, ove giocavo, ridevo, scherzavo, ero felice. Quel medesimo luogo, purtroppo, oggi l’inquinamento cittadino lo ha reso impraticabile alla balneazione. All’epoca dei fatti, come tutti i bambini del quartiere, del resto, io apprendevo degli omicidi di stampo mafioso che man mano si consumavano a Palermo solo quando facevo rientro a casa, per pranzare o per cenare con gli altri componenti il mio nucleo familiare. A tavola, spesso, si esordiva dicendo:

«...ù sai a cu ammazzaru steinnata?»

«A cu?» Di seguito venivano raccontati, dai familiari che ne avevano avuto contezza, gli orrori che Cosa Nostra aveva commesso quel giorno a Palermo, con dovizia di particolari e non sdegnando di raccontare ai commensali circa le modalità dell’azione criminosa compiuta dal commando di fuoco, oltre che dei particolari legami parentali di questo o di quell’uomo ucciso con dei soggetti che alcuni di noi, per svariati motivi, avevano conosciuto o frequentato.

La paura di essere ucciso accidentalmente dal commando di fuoco che aveva ricevuto l’ordine di accoppare “ddù fitusu” di turno, era talmente alta in quegli anni “di piombo” che difficilmente i negozi rimanevano aperti all’imbrunire. Il terrore, la trepidazione, l’angoscia si impossessava delle menti degli abitanti del quartiere all’ora dei Vespri così rapidamente che si faceva piombare il quartiere, (ma ricordo che in quel periodo fossero tutti i quartieri cittadini a vivere la stessa sorte), all’ora del coprifuoco. Si viveva male all’epoca. Nessun quartiere, a differenza di oggi, la sera era più frequentato di altri non essendoci, di fatto, alcuna movida cittadina.

Palermo era in preda al crimine. Palermo aveva paura del crimine. Troppi morti ammazzati. Una vera e propria mattanza di esseri umani. I Corleonesi sparavano all’impazzata per conquistare la città e il predominio di essa, senza alcun ritegno e senza remore, divenendo in poco tempo la fazione egemone: imperversava per le vie della città la seconda guerra di mafia. Gli interessi della mafia del tempo per il traffico internazionale di eroina, avevano fatto piombare Palermo in un vero e proprio inferno: un girone Dantesco, direbbe qualcuno.

I quotidiani locali, L’Ora e il Giornale di Sicilia, puntualmente e con dovizia di particolari rendevano edotti i palermitani degli efferati delitti posti in essere dai Corleonesi di Salvatore Riina. L’Ora, in particolare, arriverà a titolare le sue prime pagine enumerando le vittime dei conflitti tra fazioni mafiose rivali. Tra le vittime di Cosa Nostra vi furono anche personaggi come Pio La Torre, principale artefice della Legge Rognoni-La Torre, e il generale dell’Arma dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa. Le vicende della seconda guerra di mafia furono trattate all’interno del Maxi I, istruito dai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Il giorno dell’Epifania del 1980, si registrò il primo degli omicidi eccellenti: l’omicidio del Presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella; egli fu ucciso perché voleva portare avanti un’opera di modernizzazione dell’amministrazione regionale, recidendo ogni contatto mafioso. Giuseppe MARCHESE riferirà sull’omicidio[2], asserendo che gliene parlarono Leoluca Bagarella e Salvatore Madonia. Marchese racconterà alla Corte, presidente AGNELLO, giudice a latere SAGUTO: - […] eravamo in carcere a Trani. Era il 1985. Leoluca e Salvino parlavano di imbrogli politici, di appalti, di affari comunali. Ad un certo punto salta fuori il nome di Vito Ciancimino. Leoluca spiega che Mattarella è stato ucciso per divergenza con Ciancimino. Anzi, ricordo che aggiunse: Mattarella è stato ammazzato perché stava cercando di far fuori la corrente di Ciancimino. Allora mi intromisi e chiesi a Leoluca: - ma perché Vito Ciancimino è vicino a noi? - Leoluca mi guardò e rispose: - Altro che vicino a noi, Ciancimino è uomo d' onore della mia famiglia, della famiglia di Corleone. -


 

sabato 18 maggio 2024

"Brancaccino! Ù sai a cu ammazzaru steinnata?”; "Che cosa scrivo adesso?" - Premessa e Capitolo Uno.

 

 

 

 




 "Brancaccino!
Ù sai a cu ammazzaru steinnata?”


“Che cosa scrivo adesso?”

Di Francesco Toscano


  

 

Premessa.

 

“Ù sai a cu ammazzaru steinnata?”;

“Che cosa scrivo adesso?”

È l’idea, ovvero la domanda, che più spesso mi è balenata in testa in quest’ultimo periodo di tempo, ma alla quale non sono stato in grado di dare una risposta esaustiva. Eppure, così come mi ha detto qualcuno in passato, la fantasia non mi manca e non mi è mai mancata. Ma adesso non è un problema di fantasia: è un problema di stress psico-fisico! Per quello, ahimè, non ho, al momento, un rimedio efficace.

Ma, bando alle ciance, vorrei oggi raccontarvi una storia, una vicenda contraddistinta da mille e più sfaccettature, che ho da sempre sperato e sognato di scrivere.

È la storia di taluni ragazzi cresciuti nel quartiere Brancaccio di Palermo, proprio come me.

Un quartiere, quello di Brancaccio, posto a sud-est del capoluogo siciliano. Uno tra i più popolosi e popolari, fra l’altro, della mia città natia che è passato alla ribalta della cronaca nera per omicidi di mafia efferati.

Negli anni Settanta del secolo scorso, quando ero un bambino, gran parte del quartiere era ricco di appezzamenti di terreno coltivati ad ortaggi: per lo più cavolfiori e asparagi, finocchi e patate e, talvolta, anche piantumato con qualche vitigno autoctono e qualche agrumeto.

Via Giacomo Alagna, l’arteria stradale dove sono cresciuto, giocando per strada con altri miei coetanei, era ricca di appezzamenti di terreno coltivati in tal guisa; vi era, ricordo, anche una fabbrica, dismessa ormai da anni, sorta ai primi del Novecento, per la distillazione dell’olio di colza: opificio industriale che i vecchi chiamavano “a fabbrica ò nuzzo (o nuozzo)”.

All’epoca dei fatti, così come lo è oggi, detta via era delimitata a nord dalla via Messina Marine, mentre a sud dalla via S. 35, oggi via Padre Giuseppe Puglisi, il prete cattolico ucciso dalla mafia negli anni Novanta del secolo scorso, il cui appartamento, oggi adibito a casa museo, era posto a breve distanza da quell’ampio stradone; a ridosso di questa strada, su cui oggi sfreccia “Genio”, il tram della linea 1 dell’AMAT, sorgeva e sorge la scuola elementare Nazario Sauro, il circolo didattico da me frequentato da bambino; essa, poi, era ed è intersecata a sinistra, per chi guarda in direzione del mare, dalla via F. Sivori ammiraglio, via Pigafetta; via Carlotto, mentre a destra dalla via Gino Funaioli.

Ma questa non è la storia delle strade di Palermo o di Palermo, o della toponomastica che contraddistingue il quartiere Brancaccio, così come non lo è di Brancaccio in senso stretto e della delinquenza diffusa che lì prosperava e prospera: è la storia di alcuni bambini, divenuti poi dei ragazzi, ormai degli uomini adulti, con figli e nipoti al seguito, che lottarono e continuano a lottare per non cadere nelle maglie dell’illegalità diffusa del quartiere; questa zona geografica di Palermo, che nell’Ottantadue del Novecento registrò decine e decine di morti ammazzati per mano di vili mafiosi, che si definivano e tutt’ora si definiscono “uomini d’onore”, ma il cui comportamento delinquenziale, pur tuttavia, di “onorevole” ha ben poco, è il proscenio in cui è ambientato questo mio nuovo racconto.

Ci ho riflettuto parecchio, negli ultimi tempi, e penso che tra i personaggi di cui parlerò non può non mancare F.M., alias “Franco”, scomparso a seguito di un tragico incidente stradale lo scorso anno e che io da bambino ammiravo per la sua tenacia e caparbietà; poi, a seguire, parlerò di S.G., alias “Totò”, anch’egli scomparso qualche anno fa per un carcinoma che lo ha consumato come una candela su cui ardeva una fiamma splendente, a volte abbacinante, uno dei bambini che come me frequentavano la scuola elementare Nazario Sauro.

In seguito racconterò della vicenda umana di V.V., alias “Enzo”, che, dopo tanti anni di sacrifici, è riuscito ad affermarsi nel campo dell’infermieristica ed oggi esercita la sua ordinaria attività lavorativa presso un nosocomio cittadino.

Parlerò di tanti altri abitanti del quartiere, che ho avuto modo di incontrare in passato e negli ultimi tempi: un’umanità multi variegata, che lavora, paga le tasse e cerca di affrancarsi sempre di più da quello stereotipo che contraddistingue il cittadino generico medio residente nel quartiere che è tristemente legato, a doppia mandata, alla storia degli ultimi quarant’anni di Palermo.

 

Il Quartiere Brancaccio di Palermo: un ritratto complesso.

 

Il quartiere Brancaccio di Palermo è un luogo ricco di storia e contraddizioni, profondamente segnato dal suo passato e in continua evoluzione verso il futuro. Nelle pagine che seguono si offrirà al lettore uno sguardo multiforme su questo quartiere, evidenziandone le diverse sfaccettature.

 

Un Quartiere popolare e problematico:

Il quartiere è purtroppo noto per gli efferati omicidi di mafia che vi sono stati commessi, in particolare negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso. La delinquenza diffusa era ed è ancora una triste realtà a Brancaccio.

 

Strade e luoghi significativi:

Via Messina Marine, un'importante arteria che collega il centro storico di Palermo ai comuni limitrofi, attraversa il quartiere. Questa strada è sempre congestionata dal traffico, soprattutto nelle ore di punta. In viale Amedeo D’Aosta, traversa di via Messina Marine, si trova la scuola elementare Nazario Sauro, frequentata dall'autore a far data del 1974.

Via Padre Giuseppe Puglisi, già denominata via S. 35, è intitolata al prete cattolico ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993, il giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno a causa del suo impegno evangelico e sociale; essa è una traversa di viale Amedeo D’Aosta ed è posta a breve distanza dall’intersezione che viale Amedeo D’Aosta fa col viale dei Picciotti. All’inizio di viale dei Picciotti, dopo aver percorso pochi metri a piedi, sulla sinistra e guardando in direzione di via Cappello, si trova Piazzale Anita Garibaldi; proprio dinanzi al civico contraddistinto col numero 5 del predetto piazzale si trova l'appartamento in cui viveva Padre Pino Puglisi, oggi adibito a casa museo. Intorno alle 20:40 del 15 settembre 1993 “3P”, ovvero Padre Pino Puglisi, venne assassinato davanti al portone di casa. Sulla base delle ricostruzioni, l'assassinio venne condotto con uno stile tipico delle esecuzioni mafiose: don Pino era arrivato a bordo della sua Fiat Uno di colore bianco e, sceso dall'automobile, si era avvicinato all'ingresso della sua abitazione, quando qualcuno lo chiamò e lui si voltò, mentre qualcun altro gli scivolò alle spalle e gli sparò un colpo di pistola alla nuca, uccidendolo all'istante. I funerali si svolsero il 17 settembre del 1993.

Il quartiere, sebbene per un breve tratto, è attraversato dal fiume Oreto, un corso d’acqua a carattere torrentizio, che sfocia nel Mar Tirreno, la cui foce è visibile dal ponte del lungomare Sant’Erasmo. Un altro punto di riferimento è lo Stand Florio, anche noto come "Locanda del tiro a piccione", costruito dalla famiglia Florio, su progetto di Ernesto Basile, nel 1905.

 

L'ombra della Mafia e dell'eroina:

Negli anni Ottanta Palermo, e quindi anche Brancaccio, è stata colpita da una grave epidemia di morti per droga, definita da alcuni come una "guerra di trincea".

La città era diventata uno dei centri di produzione di eroina più importanti al mondo, rifornendo non solo la Sicilia, ma anche il continente e gli Stati Uniti.

La mafia ha sfruttato questo traffico illecito per arricchirsi, trasformando Palermo in una città diversa da quella del passato.

 

Brancaccio nelle opere di Francesco Toscano:

I romanzi di Francesco Toscano, come "Malacarne", offrono un'ulteriore prospettiva su Brancaccio, descrivendolo come un luogo segnato dalla lotta tra il bene e il male e dalla speranza di riscatto.

L'autore, cresciuto a Brancaccio, utilizza il quartiere come sfondo per le vicende dei suoi personaggi, riflettendone la violenza endemica e il desiderio di redenzione.

 

Un quartiere in trasformazione:

Sebbene le pagine dei libri di Toscano offrano un quadro a tratti desolante di Brancaccio, è importante ricordare che il quartiere è in continua evoluzione.

Come ogni luogo, Brancaccio è abitato da persone che lottano per un futuro migliore, cercando di superare le difficoltà del passato.

Le iniziative sociali e culturali, come la casa museo di Padre Puglisi ed altre ancora, rappresentano un segnale di speranza e un tentativo di riscatto per il quartiere.

Il quartiere è collegato al centro città per mezzo del tram, la linea 1 dell’AMAT, oltre che dagli autobus delle linee 224, 226, 237 dell’AMAT.

A ridosso di via Brancaccio, poi, sorge la stazione ferroviaria di Palermo “Maredolce”, una delle fermate del passante ferroviario di Palermo che, malgrado sia stata inaugurata in pompa magna il 16 febbraio 2016, è a tutt’oggi chiusa e risulta non operativa. Dalla sua attivazione, purtroppo, nessun treno vi ha effettuato mai fermata.

 

Francesco Toscano

 

Uno.

 

“Il Mundialito”

 

Franco era davvero un bel bambino; all’età di quindici anni, ricordo, era il più alto fra tutti gli altri suoi coetanei, giacché sfiorava il metro e ottanta cm di altezza. Franco era tenace, caparbio, estroverso, giocoso, pieno di vita, solare; ma la vita, purtroppo, dopo avergli voltato le spalle in maniera beffarda, lo avrebbe abbandonato definitivamente sulla soglia dei Sessant’anni, in seguito ad un tragico incidente stradale sulla circonvallazione di Palermo, nei pressi del quartiere Bonagia. Ma questo Franco non lo sapeva allora. Perché lo avrebbe dovuto sapere? Chi mai glielo avrebbe potuto riferire che la sua vita sarebbe terminata tragicamente, quando ancora era un adolescente allegro e pieno di vita? Un giorno, egli decise, sulla scia del fenomeno “Mundialito[1], che era andato in onda in Tv a quel tempo, di organizzare un torneo di calcio per i bambini che abitavano a ridosso dell’intersezione viaria esistente tra la via G. Alagna e la via G. Funaioli. A quel tempo, all’incrocio tra via G. Alagna con la via G. Funaioli era presente un pezzo di strada, asfaltata dal Municipio, che terminava su di un appezzamento di terreno, coltivato ad ortaggi, penso che fossero dei cavolfiori, di proprietà di un tale a nome V., alias vassallus, oggi deceduto, che, bontà sua, era solito bucare i palloni in cuoio utilizzati dai bambini che abitavano a breve distanza da quell’appezzamento di terreno; che cercavano, in barba a tutti, di sfidarsi nelle varie partite di un torneo di calcio che sarebbe stato da loro giocato su di quella angusta arteria stradale, da poco resa fruibile dall’asfalto nero di catrame ivi posatovi, bruciata dal sole d’estate di un torrido anno 1981. La sorte, ahinoi, aveva voluto che arrivassero all’interno dell’appezzamento di terreno, chiuso e delimitato da lamiera zincata, coltivato dal vassallus e che questi amorevolmente zappava con tanta fatica, i nostri numerosi palloni, inizialmente dei “Super Santos” e, infine, alcuni in cuoio con camera d’aria. Ma all’epoca dei fatti né io, né gli altri bambini eravamo in grado di capire perché l’ira si impossessava della mente di quell’uomo ogni qualvolta una palla cadeva all’interno del suo appezzamento di terreno. L’unica cosa che capivamo era che un vecchio, a nostro parere stolido, era solito tagliarci la palla da gioco che con tanti sacrifici i nostri genitori avevano comperato affinché noi ci potessimo divertire. Fischietto in bocca, Franco dirigeva tutti gli incontri di calcio, che sarebbero poi stati combattuti da noi bambini come dei provetti campioni, poi vinti, ricordo il più delle volte, dai nostri spietati avversari: dei bambini abitanti a qualche chilometro di distanza da quella via, che, più di noi, erano davvero bravi a giocare a calcio. Fra tutti, io, ero il più piccolo. Un mio cugino, mio omonimo e che oggi vive al Nord Italia, decise per me che io dovessi difendere la nostra porta, i cui pali, inesistenti, erano fatti dalla prima cosa raccolta per strada che potesse rimanere al suolo e non volar via con la prima folata di vento. Il torneo del nostro “Mundialito”, per ovvi motivi, durò ben poco. Non eravamo in grado di acquistare un pallone al giorno; nessuno di noi lavorava, né i nostri genitori, per lo più operai, erano disposti a spendere i loro averi per acquistare dei palloni di calcio che, in poco tempo, qualcuno avrebbe distrutto e a cui non gli si poteva dire nulla, se non “mi scusi, ma i bambini dove devono giocare?”. A tale domanda, seppure legittima, non seguì mai alcuna risposta da parte dell’anziano contadino che, stanco di dover contrastare con un nugolo di marmocchi e con i loro familiari, si era, a suo dire, “sfastidiatu” per così tanta tracotanza da parte di quei giovani genitori che, invece di tenersi a casa i figli, prediligevano che quei marmocchi giocassero per strada con quei orribili palloni di cuoio, pesanti, che colpendo i suoi ortaggi, frutto di sacrifici e sudore, li distruggevano definitivamente. I bambini, pur tuttavia, non curanti di quanto fosse accaduto loro, qualche giorno dopo ripresero a giocare quelle partite di calcio che avevano lasciato in sospeso. Il torneo, a cui seguirono dei festeggiamenti con tanto di medaglie per i partecipanti e coppa per la squadra vincitrice, si concluse a ridosso del giorno di Natale dell’Ottantuno. Franco ci teneva a che il torneo arrivasse alla fine, non perché si volesse mettere in mostra come arbitro ai nostri occhi da bambini viziati e spensierati, ma perché, in cuor suo, desiderava di poterci dare un futuro diverso e tenerci lontani da quei giovanotti che, come se fossero delle nuove maghe Circe pronti ad ammaliare, attiravano gli adolescenti del quartiere verso il mondo della droga e dello spaccio di eroina. Era il suo primo torneo da arbitro ufficiale. Qualche anno dopo, ricordo, egli mi disse che si era iscritto alla delegazione cittadina della federazione italiana giuoco calcio; era orgoglioso di quanto stava per accadergli. Mi disse che così avrebbe potuto arbitrare delle partite di calcio che contavano per davvero, benché si fossero disputate in quei campi di periferia in cui, purtroppo, i genitori litigano tra loro e con il mister pensando che il figlio, ai loro occhi già campione provetto, non meriti di starsene in panchina. Di quei giorni in cui, madido di sudore, mi ritiravo a casa stremato per aver dato tutto me stesso in quel campo di calcio provvisorio, fatto di sangue e catrame, per via dei numerosi incidenti di giuoco, ho un vivido ricordo. Me ne ero dimenticato in tutti questi anni. È bastato leggere su internet della tragedia che ha colpito il mio amico d’infanzia e la sua famiglia che tutto, come se di colpo avessi riavvolto il nastro della mia memoria, benché racchiuso all’interno di un cofanetto di cellule nervose, (così come quei vecchi film in otto millimetri che erano racchiusi in cofanetti di metallo), mi si è palesato davanti agli occhi il ricordo di quei giorni felici,  come se fossi stato nuovamente proiettato in quella realtà dell’essere, attraverso un cunicolo gravitazionale o Einstein - Rosen.

Per difendere dignitosamente la porta della mia squadra, pur tuttavia, mi sarei dovuto impegnare oltremodo, anche tenuto conto del fatto che ero davvero piccolo e, per connotazione genetica, non molto alto; i miei sforzi si sarebbero dovuti concentrare nel difendere la porta longitudinalmente, in lunghezza, avuto riguardo del fatto che la porta non avesse né pali, né traversa. Allora, instancabilmente, qualcuno, uno dei miei cugini di solito, mi allenava all’interno dell’area garage del condominio posto all’intersezione tra le vie G. Alagna e G. Funaioli, ove i miei zii avevano due box di proprietà. Chissà quante volte i condomini di quel palazzo ci mandarono a quel paese, dissero di noi peste e corna, per tutti quei rumori molesti che noi facevamo all’interno del residence in cui essi vivevano; non ricordo, pur tuttavia, che qualcuno si lamentò con noi o che qualcuno avesse mai inveito contro di noi: ritengo che le nostre mamme fossero davvero felici di sapere che noi tutti fossimo rinchiusi all’interno di un’area in cui nessuno ci avrebbe potuto molestare, infastidire, approfittarsi della nostra giovane età e farci commettere delle azioni contro norma. Tantissime volte rischiai di rompermi una gamba; a volte rincasavo con un nuovo livido in corpo, con un nuovo taglio alle braccia o alle gambe, poiché per prendere quella maledetta palla che mi tiravano letteralmente addosso, non potendomi scansare e dovendo assurgere a ultimo baluardo di difesa, ero costretto a fare le capriole, come se fossi stato una scimmietta ammaestrata da un circense. Ad un certo punto non li contai più i lividi, né, tantomeno, mia madre ci fece più caso. La mia giovane età mi consentiva di recuperare in fretta, e il mio corpo riparava in fretta tagli e ferite che mi ero procurato o che altri mi avevano regalato, bontà loro. Una cicatrice, però, quella ce l’ho ancora. Un giorno, mentre giocavo con la mia bici, che mio padre e mia madre mi avevano regalato per il Natale del 1975, percorrendo la via Antonio Pigafetta, esattamente in prossimità della discesa che portava al garage del servizio Pullman della ditta Pecoraro, un bambino, con cui sovente giocavo, mi spinse repentinamente e talmente così forte lungo quella discesa che io non ebbi il tempo di frenare la bici, così sbattendo la faccia nel cancello in ferro che chiudeva lo scantinato. I tre punti di sutura che mi diedero al labbro inferiore al Pronto Soccorso dell’Ospedale Buccheri La Ferla, a sangue caldo, li ho ricontati oggi tutti e tre, drammaticamente, rivivendo quel momento poco felice da me vissuto in giovane età. Qualche giorno fa, passeggiando col cane di mia figlia in via G. Funaioli, mi sono fermato proprio in prossimità di quell’area condominiale dove giocavo da bambino, dovendo il cagnolino fare i suoi bisogni; lì mi sono reso conto di quanto fossimo stati imprudenti da bambini. Ho guardato quell’area condominiale con molta attenzione: una Stradella d’ingresso davvero piccola, che consente l’accesso di un solo autoveicolo per volta, meglio se si tratti di una berlina, perché già un SUV, quelli che oggi sfrecciano lungo le strade cittadine, avrebbe non poche difficoltà ad entrarvi agevolmente. Le piastrelle con cui è lastricato il viale di accesso all’area garage di quel fabbricato, di colore rosa, le ho riguardate con attenzione e, attraverso una serie di flashback, mi sono rivisto più volte per terra, dolorante, con il volto schiacciato su di una di esse. Malgrado tutto esse, inesorabilmente, hanno resistito al tempo trascorso, mostrandosi alla mia vista così come io me li ricordavo.


 



[1] La Copa de Oro, o “Mundialito” come è passato alla storia, è un torneo calcistico inventato in Uruguay per celebrare il cinquantesimo anniversario del primo mondiale di calcio. L’idea era di far partecipare in un mini campionato tra dicembre 1980 e i primi giorni del 1981 le sei nazioni che fino a quel momento di erano aggiudicate almeno un’edizione della Coppa del Mondo, con l’Olanda, finalista delle ultime due manifestazioni, a sostituire l’Inghilterra rinunciataria. Ma alle spalle del Mundialito apparvero interessi forti, i diritti televisivi e quelli di immagine che, almeno in Italia, provocarono addirittura una guerra tra la Rai e la neonata emittente privata Canale 5, di proprietà di un giovane e rampante imprenditore, Silvio Berlusconi.

sabato 6 aprile 2024

Alla scoperta del Parco Archeologico di Segesta (Tp).

 

Segesta, Sicili, Temple of Hera, West Greek Architecture [Creative Commons  CC BY-SA 3.0 DEED Attribution-ShareAlike 3.0 Unported]


Segesta fu un'antica città elima situata nella parte nord-occidentale della Sicilia.

La vecchia città sorge sul Monte Barbaro, nel territorio comunale di Calatafimi Segesta, nel libero consorzio comunale di Trapani, a pochi chilometri da Alcamo e da Castellammare del Golfo. 

Custodisce, all'interno del parco archeologico, un tempio in stile dorico e un teatro di età ellenistica, in parte scavato nella roccia della collina. Altri scavi hanno portato alla luce una cittadina ellenistico-romana e un borgo medievale. 

Questo sito archeologico è tra i meglio conservati di tutta la Sicilia, nonostante le numerose trasformazioni subite, ed è di certo uno dei luoghi d'interesse culturale più suggestivi grazie al panorama visibile e alla sua posizione sul monte. 

Attualmente è una delle maggiori mete del turismo culturale e paesaggistico della provincia di Trapani. Gli scavi nell'area sono stati ripresi a febbraio 2022 per riportare alla luce le zone dell'agorà ancora coperte. Per saperne di più...

Altri link utili: Parco di Segesta


I 10 borghi rurali più belli in Italia: scopri dove si trovano...

Gangi - Effems, CC BY-SA 4.0Wikimedia commons

Scoprire i borghi rurali italiani significa avventurarsi in territori incontaminati, dove la storia e la natura si intrecciano in un connubio unico. Se sei un amante dell'autenticità e della tranquillità, allora devi assolutamente esplorare questi gioielli nascosti della nostra Penisola. Tra antiche stradine lastricate e panorami mozzafiato, i borghi rurali ti regaleranno emozioni autentiche e ricordi indelebili. Per saperne di più...

[Romanzo giallo] Fèvrier e gli orfanelli di Simonetta Ronco.

 


Février e gli orfanelli, il nuovo romanzo giallo di Simonetta Ronco

 

"Février e gli orfanelli" è il quinto romanzo di Simonetta Ronco in cui vede protagonista il pianista investigatore francese Audemars Février.
Il lettore si ritrova nuovamente a Blessy, il paese dove l’autrice aveva ambientato il primo episodio della “Saga di Février”, “Ritorno a Blessy”, ma questa volta l’atmosfera è meno bucolica, più cupa e inquietante, quasi gotica.

La trama cattura l'attenzione sin dalle prime pagine, trascinandoci in una rete di suspense e mistero che avvince fino alla conclusione.

La scrittura fluida e impressionista di Ronco rende la lettura di questo romanzo un'esperienza davvero coinvolgente e appagante.

 

La trama di Février e gli orfanelli

 

Nell’ottobre del 1925 il Maestro torna a Blessy, perché richiamato da padre Benjamin.
Costui gli rivela che dalle ricerche risulta che nel periodo in cui all’orfanotrofio di Pomarie fu lasciato il figlio di Adèle Robinot, furono accolti due neonati: lui e Gaston Roblet.
Chi è dunque il duca di Saint Alary? E chi ha ucciso la moglie del Dottor Brouillard?
E che fine ha fatto Lara Fiodorova, evasa dal carcere, sulle cui tracce è tutta la polizia di Parigi?
Février si muove in un ambiente conosciuto ma minaccioso, tra leggende gotiche e indagini serrate, bersaglio di una caccia spietata che porta necessariamente alla morte.


Simonetta Ronco, biografia


Simonetta Ronco, nata a Genova, è docente universitaria, giornalista e scrittrice.
Il padre, Antonino Ronco, giornalista e storico e la madre scrittrice di racconti per bambini premiata anche all’Andersen, le inculcano la passione per la cultura in generale e per la storia e la letteratura in particolare.

Dal 2002 al 2008 collabora con la Terza Pagina del Secolo XIX e successivamente con alcuni periodici culturali come Satura, Resine, Xenia, Il Porticciolo, sempre più impegnata su temi femminili, soprattutto biografie e romanzi storici.

Nel 2005 esce la prima biografia da lei scritta, sulla vita di Cristina di Borbone, prima Madama Reale, che viene anche premiata con l’Anguillarino d’Argento. Seguono altre biografie di notevole rilievo sociale, come quella di Giulia Colbert di Barolo che viene anche presentata presso l’Ateneo Genovese. Successivamente pubblica le biografie di Giuditta Bellerio Sidoli, Antonietta Costa Galera, Giuseppe Mazzini, Costantino Nigra, Ilaria del Carretto. La Ronco pubblica, inoltre numerosi romanzi e racconti storici, che vedono sempre donne come protagoniste.


Nel 2018 la Ronco ha dato vita a una collana editoriale, Mnemosine – Donne nell’ombra che si propone di pubblicare biografie di donne poco conosciute o dimenticate e saggi su tematiche femminili. L’ultimo volume della Collana, edito con De Ferrari editore (dal titolo “Protagoniste Genovesi”) è dedicato alle 14 donne rappresentate nella Sala delle Donne a Palazzo Ducale.

Ha creato i personaggi di Audémars Février, Dario Barresi e Luca Traverso, protagonisti di gialli seriali.


I precedenti titoli della saga di Février:

·         Ritorno a Blessy

·         Février e l'enigma degli uccelli

·         Février e un caso di coscienza

·         Février e la villa dei misteri

 

Février e gli orfanelli è il nuovo romanzo dell'autrice Simonetta Ronco ed è pubblicato da La Bussola Edizioni.
Link per l’acquisto:

 

 

 

venerdì 16 febbraio 2024

Cucina senza frontiere: viaggio gastronomico in versione senza glutine e senza lattosio.


 

Il libro Cucina senza frontiere: viaggio gastronomico in versione senza glutine e senza lattosio vi invita a esplorare sapori deliziosi del mondo.

Offre, infatti, una vasta gamma di ricette pensate per accontentare il palato di chi ha esigenze alimentari specifiche.

Con questa raccolta di ricette, scoprirete come la cucina senza glutine e senza lattosio possa essere appagante, varia e incredibilmente gustosa.
Ogni pagina del libro è intrisa di tradizioni culinarie provenienti da diverse parti del mondo, reinterpretate per celiaci e intolleranti al lattosio, senza compromessi sul sapore.

 

Sinossi

 

Immergiti in un viaggio culinario senza confini con ‘Cucine senza frontiere: Viaggio Gastronomico senza Glutine e senza Lattosio‘.
In questo libro, scoprirai un mondo di sapori provenienti dai quattro angoli della terra, reinterpretati in chiave gluten free.
La celiachia non sarà mai più un limite, ma un’opportunità per esplorare nuovi piatti, gusti e tradizioni.
Dalla dolcezza irresistibile dei brownies agli avvolgenti involtini primavera, dalla tradizionale moussaka greca ai deliziosi onigiri giapponesi, ogni ricetta è pensata per deliziare il palato senza rinunciare alla sicurezza di ingredienti adatti a chi segue una dieta senza glutine e lattosio.
Un invito a sperimentare, gustare e godere di un mondo di possibilità culinarie, senza compromessi.

 

Sara Bontempi, biografia dell’autrice

 


Sara Bontempi, nata in provincia di Varese nel 1979, attualmente vive in Liguria, nel Golfo dei Poeti. 

Sposata con Ruggero, con cui gestisce il travel blog Iris e Periplo Travel, dove condividono la loro passione per i viaggi. 

Lavora come promoter editoriale, offrendo servizi e promozione ad autori e artisti.

I suoi racconti sono stati inclusi in varie antologie, tra cui "Giappone Desire – Letture per innamorarsi del Sol Levante" e "Racconti Vol.3 Alcova Letteraria Quarta Edizione".
Ha pubblicato il libro “Golfo dei Poeti, a spasso per Lerici, San Terenzo, Tellaro” (2023) in self publishing.

Il bacio sulla fronte” (2023) è il suo primo romanzo, scritto con il cuore e i bei ricordi dei tempi andati. 

Presente al Salone del Libro di Torino 2024 per il firmacopie del romanzo, presso lo stand della casa editrice.

 

Il libro “Cucina senza frontiere: viaggio gastronomico in versione senza glutine e senza lattosio”, scritto da Sara Bontempi, è un Independently published di Amazon.

Link d’acquisto: https://amzn.to/3UfSZ0Q 

giovedì 8 febbraio 2024

ControcorrEndo: Storia di una rinascita, il libro sull’endometriosi di Vania Mento.

  


Il libro “ControcorrEndo: Storia di una rinascita” è scritto con straordinaria dedizione da Vania Mento, Presidentessa e fondatrice dell'associazione "La voce di una è la voce di tutte".

L'endometriosi è una malattia cronica che colpisce milioni di donne in tutto il mondo, spesso causando dolore fisico e impatti significativi sulla qualità della vita.

ControcorrEndo non è solo un libro, ma un faro di speranza per tutte le donne che combattono contro questa malattia.

Il libro offre una prospettiva intima sulla vita di Vania Mento, affrontando con coraggio e onestà le sfide quotidiane legate all'endometriosi.

Attraverso la sua storia di resilienza e rinascita, Vania condivide non solo le difficoltà incontrate lungo il percorso, ma anche le strategie che ha adottato per superarle.

 

Dalle parole dell’autrice

Il 24 novembre del 2012, il giorno del mio quarantesimo compleanno, ho ricevuto la diagnosi di endometriosi e la mia vita è cambiata per sempre.

Per anni sono entrata ed uscita dalla sala operatoria, ho visto le vite degli altri andare avanti mentre la mia si è fermata e tutto è stato spazzato via: sogni, progetti, speranze.
Il 22 maggio 2017, stremata da sette interventi e da un licenziamento in tronco, ho tentato il suicidio: mi ha salvata una lavanda gastrica e, successivamente, un percorso psichiatrico che mi ha fatto comprendere quanta potenzialità ci fosse dentro di me e come avrei potuto trasformare il mio dolore in qualcosa di utile da trasmettere al prossimo.
Da allora ho deciso di dedicare la mia vita alla sensibilizzazione sull’endometriosi per far sì che nessuna persona debba subire quello che ho subito io.

Perché questo libro?

Innanzitutto non è una biografia: non ho una storia abbastanza interessante da raccontare.
Queste pagine vogliono essere un monito, un aiuto, un messaggio per tutte le migliaia di persone che non ricevono una diagnosi o che la ricevono tardivamente, dopo anni di visite inutili e costose, di esami invasivi, dopo anni di “Non hai nulla di grave”, “È tutto nella tua testa”, “Le mestruazioni le hanno tutte e non si lamentano”, “Prendi una pastiglia e vai a lavorare”, “Sei solo una fannullona”, “Non hai voglia di lavorare”, “ È solo un mal di pancia”, “Hai la soglia del dolore bassa”.

Il dolore non è normale.
Noi non siamo nate per soffrire.
Dobbiamo vivere il nostro tempo su questa terra nel migliore dei modi o, perlomeno, dobbiamo provarci.
Se un medico vi dice che il dolore durante le mestruazioni è normale, cambiate medico.

Vania Mento è nata a Vercelli nel 1972, da quando ha avuto la diagnosi di enometriosi, nel 2012, ha deciso di dedicare la sua vita alla sensibilizzazione su questa malattia che le ha cambiato l’esistenza.

Il libro “ControcorrEndo: Storia di una rinascita” è disponibile su Amazon, sia in versione cartacea con copertina rigida che in ebook.

L’intero ricavato delle vendite sarà devoluto all’associazione “La voce di una è la voce di tutte”.


Link Amazon per l’acquisto:

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domenica 4 febbraio 2024

Dreams Hotel, il nuovo romanzo di Raffaella Dellea.

 


"Dreams Hotel" di Raffaella Dellea è un incantevole romanzo di genere romance che riesce a catturare il cuore dei lettori attraverso una storia semplice, ma ricca di emozioni e significati profondi.

Ma Dreams Hotel si eleva al di là dei canoni del semplice romance, regalando ai lettori un mix di emozioni che vanno dalla felicità alla rivalsa, passando per l'empatia nei confronti delle protagoniste.

 

La sinossi

 

Finalmente, dopo anni di assenza, sono tornata al Dreams Hotel.

Una misteriosa telefonata di mia sorella Hope mi ha spinto a fare questo viaggio, lasciando Parigi alle spalle.

Appena ho varcato la soglia dell'hotel, ho sentito un brivido di emozione percorrere la mia spina dorsale. La bellezza di questo luogo è rimasta intatta nel corso degli anni, come se il tempo si fosse fermato per preservare la sua magia.

Non posso fare a meno di pensare a quanto sia fortunata ad avere questo luogo magico come rifugio, un'oasi di felicità.

Per non parlare dell'accoglienza calorosa della mitica Zia Margaret. Il suo sorriso luminoso e gli occhi scintillanti di gioia mi hanno fatto sentire subito a casa. Come un angelo custode, lei sa esattamente di cosa ho bisogno in questo momento. Il suo affetto e la sua presenza amorevole mi riempiono di calore e mi fanno sentire amata e accolta.

E così, mentre mi immergo in questa atmosfera coinvolgente, sento che un nuovo capitolo della mia vita sta per iniziare. Qui, al Dreams Hotel, ho la sensazione che tutto sia possibile.

 


Raffaella (Lella) Dellea, biografia

 

Nata a Luino, sulle sponde del lago maggiore, è cresciuta in un piccolo comune dei dintorni.

Ad oggi vive nei pressi di Varese con il marito e i due figli.

Si dedica al volontariato e ama leggere e scrivere da quando ne ha memoria.

Curiosa, eclettica e multipotenziale concilia la sua anima razionale con una più sensibile e creativa.

Ama definirsi “Una donna normale con sogni speciali” e per questo oltre ad un lavoro full time, la famiglia e un’attività da freelence dedicata a formazione e crescita personale, scrive. Lo fa per passione, per il desiderio di vivere e regalare emozioni.

Nel 2018 ha pubblicato il suo primo romanzo: “Con l’Africa nel Cuore”, seguito da “Conquiste” nel 2021, oltre ad una serie di testi brevi.

Nel 2024 ha deciso di condividere con i suoi amati lettori Dreams Hotel.

 

Il romanzo Dreams Hotel dell'autrice Raffaella Dellea è disponibile su Amazon Kindle Publishing, ad un prezzo promozionale per il mese di febbraio!

Link per l’acquisto: https://amzn.to/3um2vF9

Il confronto e la condivisione sono per l’autrice una grande gioia e risponde personalmente a chi la contatta tramite email (contatti@raffaelladellea.com) o sul suo profilo instagram @raffaelladellea_writer.

Siete invitati anche ad iscrivervi al gruppo WhatsApp “Dreams Hotel”, per essere sempre aggiornati.

sabato 3 febbraio 2024

Offerta di prestazione nutrizionistica.

 






Buongiorno, mi permetto e mi pregio di pubblicizzare l’attività professionale della Dottoressa Maria Teresa TOSCANO – Biologa Nutrizionistacon studio in Via Maresciallo Guglielmo Pecori Giraldi 54/b - 90123 PALERMO. 

(Anamnesi alimentare, valutazione parametri antropometrici, calcolo IMC, metabolismo basale e fabbisogno energetico; esame bioimpedenziometrico; elaborazione piani alimentari personalizzati in condizioni fisiologiche e patologiche)

Iscrizione all’Albo dei Biologi della Sicilia SIC_A7113
P.IVA 07183860829
C.F. TSCMTR99P52G273S


Francesco Toscano






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