Sicilia bedda e amata,cantata e disprizzata...

  • A proposito degli alieni....

    Il saggio dal titolo "A proposito degli alieni....", di Francesco Toscano e Enrico Messina

    Sinossi: Fin dalla preistoria ci sono tracce evidenti del passaggio e dell’incontro tra esseri extraterrestri ed esseri umani. Da quando l’uomo è sulla Terra, per tutto il suo percorso evolutivo, passando dalle prime grandi civiltà, all’era moderna, sino ai giorni nostri, è stato sempre accompagnato da una presenza aliena. Lo dicono i fatti: nei reperti archeologici, nelle incisioni sulle rocce (sin qui rinvenute), nelle sculture, nei dipinti, in ciò che rimane degli antichi testi, sino ad arrivare alle prime foto e filmati oltre alle innumerevoli prove che oggi con le moderne tecnologie si raccolgono. Gli alieni ci sono sempre stati, forse già prima della comparsa del genere umano, e forse sono loro che ci hanno creato.

  • Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.

    Il saggio dal titolo "Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Milioni di persone in tutto il mondo credono che in passato siamo stati visitati da esseri extraterrestri. E se fosse vero? Questo libro nasce proprio per questo motivo, cercare di dare una risposta, qualora ve ne fosse ancora bisogno, al quesito anzidetto. L`archeologia spaziale, o archeologia misteriosa, è definibile come la ricerca delle tracce, sotto forma di particolari reperti archeologici o delle testimonianze tramandate nel corso dei millenni, di presunti sbarchi sulla Terra di visitatori extraterrestri avvenuti all’alba della nostra civiltà.

  • Condannato senza possibilità d'appello

    Il romanzo breve dal titolo "Condannato senza possibilità d'appello.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Le concezioni primitive intorno all`anima sono concordi nel considerare questa come indipendente nella sua esistenza dal corpo. Dopo la morte, sia che l`anima seguiti a esistere per sé senza alcun corpo o sia che entri di nuovo in un altro corpo di uomo o d`animale o di pianta e perfino di una sostanza inorganica, seguirà sempre il volere di Dio; cioè il volere dell’Eterno di consentire alle anime, da lui generate e create, di trascendere la vita materiale e innalzarsi ad un piano più alto dell’esistenza, imparando, pian piano, a comprendere il divino e tutto ciò che è ad esso riconducibile.

  • L'infanzia violata, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "L'infanzia violata", di Francesco Toscano

    Sinossi: Dovrebbero andare a scuola, giocare, fantasticare, cantare, essere allegri e vivere un'infanzia felice. Invece, almeno 300 milioni di bambini nel mondo sono costretti a lavorare e spesso a prostituirsi, a subire violenze a fare la guerra. E tutto ciò in aperta violazione delle leggi, dei regolamenti, delle convenzioni internazionali sui diritti dell'infanzia. La turpe problematica non è lontana dalla vostra quotidianità: è vicina al luogo in cui vivete, lavorate, crescete i vostri bambini. Ad ogni angolo dei quartieri delle città, dei paesi d'Italia, è possibile trovare un'infanzia rubata, un'infanzia violata.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei "ru viddrani", Don Ciccio, "u pastranu", capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un'acredine che amplifica l'entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea Romanescu, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il fantasy dal titolo "E un giorno mi svegliai", di Francesco Toscano

    Sinossi: "E un giorno mi svegliai" è un fantasy. Il personaggio principale del libro, Salvatore Cuzzuperi, è un impiegato residente nella provincia di Palermo che rimane vittima di un'esperienza di abduction. Il Cuzzuperi vivrà l'esperienza paranormale del suo rapimento da parte degli alieni lontano anni luce dal pianeta Terra e si troverà coinvolto nell'aspra e millenaria lotta tra gli Anunnaki, i Malachim loro sudditi, e i Rettiliani, degli alieni aventi la forma fisica di una lucertola evoluta. I Rettiliani, scoprirà il Cuzzuperi, cercano di impossessarsi degli esseri umani perché dotati di Anima, questa forma di energia ancestrale e divina, riconducibile al Dio Creatore dell'Universo, in grado di ridare la vita ad alcune specie aliene dotate di un Dna simile a quello dell'uomo, fra cui gli stessi Rettiliani e gli Anunnaki. Il Cuzzuperi perderà pian piano la sua umanità divenendo un Igigi ammesso a cibarsi delle conoscenze degli "antichi dèi", ed infine, accolto come un nuovo membro della "fratellanza cosmica".

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei “ru viddrani”, Don Ciccio, “ù pastranu”, capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un’acredine che amplifica l’entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea ROMANESCU, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • Naufraghi nello spazio profondo, di Francesco Toscano

    Il romanzo di fantascienza dal titolo "Naufraghi nello spazio profondo ", di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza.

  • Malacarne, di Francesco Toscano

    Libro/E-book: Malacarne, di Francesco Toscano

    Sinossi: Nella primavera dell'anno 2021 a Palermo, quando la pandemia dovuta al diffondersi del virus denominato Covid-19 sembrerebbe essere stata sconfitta dalla scienza, malgrado i milioni di morti causati in tutto il mondo, un giovane, cresciuto ai margini della società, intraneo alla famiglia mafiosa di Palermo - Borgo Vecchio, decide, malgrado il suo solenne giuramento di fedeltà a Cosa Nostra, di vuotare il sacco e di pentirsi dei crimini commessi, così da consentire alla magistratura inquirente di assicurare alla giustizia oltre sessanta tra capi e gregari dei mandamenti mafiosi di Brancaccio, Porta Nuova, Santa Maria Gesù. Mentre Francesco Salvatore Magrì, inteso Turiddu, decide di collaborare con la Giustizia, ormai stanco della sua miserevole vita, qualcun altro dall'altra parte della Sicilia, che da anni ha votato la sua vita alla Legalità e alla Giustizia, a costo di sacrificare sé stesso e gli affetti più cari, si organizza e profonde il massimo dell'impegno affinché lo Stato, a cui ha giurato fedeltà perenne, possa continuare a regnare sovrano e i cittadini possano vivere liberi dalle prevaricazioni mafiose. Così, in un turbinio di emozioni e di passioni si intrecciano le vite di numerosi criminali, dei veri e propri Malacarne, e quella dei Carabinieri del Reparto Operativo dei Comandi Provinciali di Palermo e Reggio di Calabria che, da tanti anni ormai, cercano di disarticolare le compagini mafiose operanti in quei territori. Una storia umana quella di Turiddu Magrì che ha dell'incredibile: prima rapinatore, poi barbone e mendicante, e infine, dopo essere stato "punciutu" e affiliato a Cosa Nostra palermitana, il grimaldello nelle mani della Procura della Repubblica di Palermo grazie al quale potere scardinare gran parte di quell'organizzazione criminale in cui il giovane aveva sin a quel momento vissuto e operato.

  • NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA , di Francesco Toscano

    Libro/E-book: NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA,di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza. Nel giro di pochi anni, pur tuttavia, a differenza di quanto auspicatosi dagli scienziati che avevano ideato e progettato la missione Marte, l’ingegnere MIGLIORINI e la sua progenie sarebbero rimasti coinvolti in un’aspra e decennale guerra combattuta da alcuni coloni di stanza sul pianeta Marte e da altri di stanza sulla superficie polverosa della nostra Luna, per l’approvvigionamento delle ultime materie prime sino ad allora rimaste, oltre che per l’accaparramento del combustibile, costituito da materia esotica e non più fossile, di cui si alimentavano i motori per viaggi a velocità superluminale delle loro superbe astronavi; ciò al fine di ridurre le distanze siderali dello spazio profondo e al fine di generare la contrazione dello spazio-tempo per la formazione di wormhole, ovvero dei cunicoli gravitazionali, che avrebbero consentito loro di percorrere le enormi distanze interstellari in un batter di ciglia...

mercoledì 24 novembre 2010

Miccoli carica: «A Palermo sarà dura per la Roma».

            Fabrizio Miccoli  (Fonte: Dalla rete)

24 Novembre 2010.

da Calcio - Corriere dello Sport.it

L'attaccante rosanero: «Sarà un match difficilissimo, ma i giallorossi incontreranno una squadra consapevole della propria forza. I nostri obiettivi? E’ presto per parlarne, per adesso dobbiamo pensare partita dopo partita e tireremo le somme tra febbraio e marzo. Il gol a Cesena? È stata una liberazione.» [Per saperne di più...]

Ricercatori sul tetto dell’Università di Messina.

24 Novembre 2010.

da IL VALLONE

Messina – Durante la manifestazione di oggi 24 novembre organizzata davanti il Rettorato dalle 9,30 alle 17 del 24, in concomitanza con il presidio nazionale alla Camera dei Deputati, docenti, ricercatori, studenti hanno deciso di occupare il tetto del corpo centrale dell’ateneo per protestare contro l’accelerazione del Ddl Gelmini sull’Università. [Per saperne di più ...]


Bolognetta (Palermo). Sindaco compra spazio pubblicitario e lancia appello allo Stato: "lavori necessari, aiutateci".

24 Novembre 2010.

da inTopic.it Top

Rino Greco, sindaco di Bolognetta, un piccolo comune del palermitano, incapace di far fronte ai lavori necessari per rendere agibile la scuola materna e la chiesa del paese, ha comprato mezza pagina di pubblicità sul Giornale di Sicilia lanciando un lanciando un appello ai presidenti del Consiglio, del Senato e della Camera, della Regione e ”alle eccellenze di tutto il mondo che amano il bene comune”. [ Per saperne di più....]

8° Corso di Storia della Sicilia 2010-2011: Domani la 2° conferenza "Federico III fondatore della Nazione siciliana".

24 Novembre 2010.

Si svolgerà domani la  2° conferenza del Corso di storia della Sicilia 2010-2011, Pasquale Hamel, "Federico III fondatore della Nazione siciliana". 

La conferenza è la seconda di cinque conferenze tematiche che si svolgeranno a Palermo, presso la sede sociale dell' Istituto Platone, sito in via Bono nr. 31. La partecipazione alle conferenze del corso è libera e gratuita. L'iscrizione è consigliata per la registrazione e per l'attestato di frequenza. Per saperne di più...

Fonte:-

SABATO 27 NOVEMBRE — DOMENICA 28 NOVEMBRE 2010 il I° Laboratorio d'Interculturalità.

24 Novembre 2010.

Cari amici,

SABATO 27 NOVEMBRE — DOMENICA 28 NOVEMBRE 2010

I° Laboratorio d'Interculturalità
(con rilascio attestato per credito formativo)

Un incontro con volontari di associazioni che lavorano in Tanzania e in Sicilia,con i quali si discuterà sui metodi e le metodologie che attualmente si utilizzano nel campo della cooperazione internazionale per la redazione di piani di intervento nei Paesi in via di sviluppo.

Si realizzerà inoltre un “PROGETTO UTOPIA” ovvero un idea che con la collaborazione delle associazioni che aderiscono all’iniziativa potrà essere sviluppata ed eventualmente realizzata. “UTOPIA” non per sottolineare qualcosa di irrealizzabile ma per ricordarci che solo inseguendo le utopie si realizzano i grandi sogni.

DOVE: “Serra Guarneri” è un Centro di Educazione Ambientale. La struttura è un antico borgo rurale, immerso nel bosco, in una zona di Riserva Integrale del Parco delle Madonie, ad un Km dal mare e a circa 6 km dal centro turistico di Cefalù.

ALLOGGIO: Il C.E.A. “Serra Guarneri” è una struttura eco-compatibile che dispone di tre appartamenti da 2, 6, e 8 posti letto, ciascuno con il proprio servizio e due camere da 4 e 6 posti letto con letti a castello con servizi indipendenti ma esterni. Può ospitare fino ad un massimo di 26 persone. Le camere sono ben arredate e accoglienti, con servizi indipendenti e adeguatamente riscaldate con termosifoni alimentati da energia solare e a gas.

QUOTA DI PARTECIPAZIONE: € 65 o € 50 (per gruppi di minimo 15 partecipanti),dal pranzo del 27/11 al pranzo del 28/11. incluso transfer dalla stazione di Cefalù. Inizio dei lavori Sabato 27 alle ore 10.30; chiusura Domenica 28, ore 18.00.

APPUNTAMENTO ALLA STAZIONE DI CEFALU’ ORE 10.00

Per informazioni e prenotazioni tel 0917434726 fax 0913809837

Test di ammissione: Cosa è lo zammù?

Per la traduzione leggi qui

Palma Nana 1983-2010 da 27 anni insieme alla natura
Segreteria Campi di Palermo
via Archimede, 56  -  90139 Palermo
tel 0917434726 fax 0913809837  
info@educazioneambientale.com   
                                                                         

Le vie di Palermo: Via Maqueda.

24 Novembre 2010.

Il secolo XVI è segnato per tutto il suo corso da un'intensa attività di trasformazioni urbanistiche programmate e progettate, in gran parte, direttamente dal Senato palermitano e sostenute dal potere vicereale. In questi anni le iniziative urbanistiche sono più rilevanti e impegnative degli interventi architettonici: se infatti nei secoli passati la costruzione di un edificio (la cattedrale, lo Steri, il palazzo Ajutamicristo, ecc.) aveva avuto di riflesso un grande significato urbanistico, ora è al tracciato di una strada e di un incrocio che si subordina la costruzione di nuove fabbriche. Se prima, dunque, si era guardato alla parte per il tutto, ora è il vero e proprio operare dell'intervento urbanistico a conferire significato all'architettura. Non a caso il secolo inizia con l'apertura della "cruci" di via Lattarini con la Discesa dei Giudici e finisce con quella della corce - grande e solenne - del Cassaro con la via Maqueda.Altrettanto determinanti nella creazione di un nuovo disegno della città sono il rifacimento della cinta bastionata e la pubblicazione delle prime carte a stampa. Sono queste infatti la probante testimonianza del fatto che l'assetto della città di Palermo si è ormai istituzionalizzato in un disegno che merita di essere conosciuto e diffuso.

Pianta di Palermo del 1580 di Matteo Florini
Anche se la costruzione delle nuove mura non comporta una crescita delle dimensioni di Palermo è stato giustamente notato che l'immagine della "città murata " ha una cifra spiccatamente cinquecentesca "come immagine ancora non contaminata, non svuotata nelle sue forme dai valori che esse sottendono" (M. Giuffrè, Palermo "città murata" cit., pg. 41)Basta osservare alcune carte a stampa di Palermo fra cui quelle del Bonifazio (1580) e del Florini (1580 ca.)

La pianta del Bonifazio ancora nel 1962 era considerata perduta, malgrado si sapesse che un esemplare era stato acquistato nel 1936 da Nino Basile il quale però non fece in tempo a pubblicare o comunque a descrivere la carta. La pianta è stata pubblicata nel 1969 da Leonardo Benevolo che segnala pure una precedente indicazione bibliografica del 1939 (R.V. Tooley, Maps in Italian Atlases of the Sixteenth Century, in "Imago Mandi", II, 1939, p. 431)Benevolo fa notare come "l'orientamento della pianta , col mare in primo piano, e la presenza di due elementi ugualmente degni d'interesse ai due poli della città (il porto in basso, il nucleo monumentale con la Cattedrale e il Palazzo Reale in alto), rende opportuno un graduale cambiamento dell'angolo di proiezione, poco obliquo nella zona della città e molto obliquo nel paesaggio di sfondo. Ne risulta un suggestivo effetto di rotazione (analogo a quello delle moderne fotografie aeree riprese con l'obbiettivo sferico) che presenta quasi di fronte il piano topografico della città, e quasi di profilo l'ambiente paesistico circostante". (L. Benevolo, La città italiana cit., p. 87)Va sottolineato il fatto che l'orientamento della pianta sia radicalmente mutato (il nord è in basso a destra) per consentire al lungo tracciato rettilineo del Cassaro di divenire così allo stesso tempo asse principale della struttura urbana ed asse geometrico della stessa raffigurazione cartografica.
Le Porte di Palermo nell'antichità
Nel 1535 l'ingegnere militare Antonio Ferramolino venne nominato dal vicerè Don Ferrante Gonzaga, appena nominato vicerè, il responsabile della sistemazione delle mura della città affinchè le stesse venissero munite di bastioni che potessero reggere l'urto di un bombardamento proveniente da una artiglieria nemica. Il tracciato delle mura esistenti, tuttavia, non mutò sostanzialmente;era segno che la città aveva raggiunto durante la dominazione arabo-normanna una sostanziale estensione territoriale e che non era necessario che venissero ampliati i suoi confini. Il Gonzaga era convinto che Palermo "capo del regno et donde esce il verbo di tutte le provvisioni,così di denari come di tutte le altre cose", meritasse una sicura, fortissima cinta fortificata: a tal fine diede incarico ad Antonio Ferramolino di riprendere e completare i lavori e gli studi già iniziati nel 1534 e nominò una commissione, composta da un rappresentante della regia corte e da due rappresentanti del comune (tra cui don Pietro Bologna), cui affida la sorveglianza dei lavori che dovevano esser subito portati a buon fine.

Nel 1536 furono così avviati i lavori al bastione dello Spasimo e a quello presso la porta Carini, in sostituzione delle antiche torri delle vecchie mura. Seguirono il bastione di S. Giacomo sul Papireto, a fianco dell'antica porta Rota (la Bab ar Rutah degli arabi), quello detto di S. Vito o Gonzaga e quello di S. Giuliano. Furono portati avanti con alacrità anche i lavori per il rafforzamento del Castellammare, cominciati nel 1535 (finiti soltanto intonro al 1560), sotto il vicerè Medinaceli, e fu restaurato il castello del molo che don Ferrante Gonzaga unì più tardi, verso il 1539, all'antica torre della Tonnara del Monaco. Le fortificazioni di Palermo sono state tra le prime del Cinquecento. Infatti, quando ci si accorse della ormai non più procastinabile necessità di adeguare le cinte difensive all'uso dell'artiglieria, si cominciò con l'addossare alle vecchie cinte murarie i baluardi.Il numero dei baluardi che costituirono la nuova cinta difensiva di Palermo risultò alla fine di dodici, ma non tutti sorsero subito e non tutti furono terminati vivente il Ferramolino.
Pianta di Palermo di Mario Cartaro del 1581

Il Di Giovanni (cfr. V. Di Giovanni, Le fortificazioni di Palermo nel secolo XVI giusta l'ordini dell'ing. Antonio Ferramolino, Palermo 1896) ha cercato, con attento esame di documenti e cronache, di ricostruire l'ordine secondo il quale i baluardi furono effettivamentefortificazioni della Torre Rotonda o di S. Giacomo o di porta Carini (nel 1536); il baluardo di S. Giacomo sul Papireto a fianco dell'antica porta Rota (nel 1536-37), il baluardo di S. Pietro al Palazzo Reale (nel 1550-60), il baluardo detto di S. Vito o Gonzaga (nel 1536), l'altro detto di S. Giuliano (nel 1536); i baluardi della piazza del Castello a mare incominciati nel 1535". Come per il passato anche nel XVI secolo a Palermo lo spazio della vita collettiva per eccellenza era il Cassaro: l'asse centrale della città fenicia e romana. E al Cassaro, alla sua trasformazione, si dedicò tutto l'impegno urbanistico di cui la classe dirigente palermitana fu capace. Il risultato fu di alta qualità scenografica, architettonica ed urbanistica tanto che Giovanni Botero, uomo di grande erudizione e profonde conoscenze geografiche, poteva scrivere nel 1588 che in Palermo " più degne sono due cose moderne: l'una è la strada, che traversa tutta la città, di drittura, larghezza, lunghezza e bellezza di fabriche tale, che non so in qual città d'Italia ne sia una simile; l'altra è il molo, fatto con spesa inestimabile, per cui beneficio quella città ha un capacissimo porto: fabrica veramente degna della magnanimità romana". (G. Botero, Delle cause della grandezza e magnificenza delle città, Roma 1588, libro II, XII)

Per chi scendeva il Cassaro dal punto più alto verso il mare si presentavano a destra il piano del Palazzo, il largo Aragona, la piazza Pretoria, il piano della Marina; a sinistra il piano della Cattedrale e - appena protetto da una quinta di case - lo specchio d'acqua costituito dalla Cala su cui affacciava il Castellammare. Al di fuori delle prospettive e delle scenografie del Cassaro la città medievale era rimasta pressochè intatta con le sue lunghissime strade dirette da sud a nord, i suoi mercati, gli slarghi imprevisti; ma nella strada rinnovata si affermava - pur nel rispetto della tradizione di penetrazione dal mare al territorio - la nuova maniera di intendere lo spazio urbano. La sistemazione, già così imponenente e ricca, è conclusa dalla creazione delle due porte a monte ed a valle della strada: la porta Nuova e la porta Felice. Questa sequenza prospettica, che attraversa in tutta la sua ampiezza la città, è una soluzione di raro fascino. Mai come in questo caso le porte di una città sono servite a sottolineare l'apertura di un centro urbano verso il contesto ambientale esterno. La porta Nuova è progettata nel 1569 ma realizzata solo a partire dal 1583, la porta Felice a partire dal 1582. Il Cassaro, come si è visto, portava all'estreme conseguenze il concetto di penetrazine dal mare verso il territorio che aveva contraddistinto l'impianto fenicio e l'espansione araba, che si era sviluppata a fuso lungo quell'asse. Le porte , se fosse possibile, sottolineano ancora di più questo carattere: la prima, la porta Nuova, con l'inquadrare l'abbazia di Monreale, la seconda, la porta Felice, con l'aprirsi sul mare e con la sua stessa singolare tipologia.

Negli ultimi anni del secolo si progetta da parte del Senato palermitano il taglio di una strada che intersecandosi con il Cassaro divida Palermo " in quattro nobili parti". Si tratta di un disegno astratto, progettato a freddo, e chiaramente ispirato al celebre precedente romano delle Quattro Fontane. La formazione della croce, con il taglio della nuova strada, che sarà chiamata Maqueda in onore del vicerè (Don Bernardino Cardines duca di Maqueda), pone le basi di uno sviluppo di Palermo contrario all'originaria tendenza mare-territorio, ma in ogni caso non si può dire che "appartiene a una categoria di opere pubbliche ormai standardizzate e diffuse". ( L. Benevolo, Storia dell'architettura del Rinascimento, Laterza, Roma- Bari 1973, p. 594.)

Oggi della città bastionata restano solo pochissime tracce in quanto nel corso dei secoli le stesse sono state demolite per creare nuovi spazi ed arredi urbani. Palermo è oggi, così com'è successo nelle altre città "millenarie",il risultato di tutti gli stili architettonici susseguitisi nel corso dei secoli sino ad arrivare ai giorni nostri. Baluardi della cinta muraria di Palermo ancora esistenti sono: Baluardo di S. Vito - Il baluardo di San Vito, che si trova tra porta Carini e il teatro Massimo, fu conosciuto in passato anche con il nome di Gonzaga o di “S. Agata delle mura”. Realizzato nel 1536, nel 1781 fu concesso al monastero di S. Vito che vi impiantò un giardino con vari padiglioni. Del baluardo resta visibile ancora il “mergolone”, anche se occultato da numerosi corpi di fabbrica ottocenteschi.Baluardo di S. Pietro - Il baluardo di San Pietro al Palazzo Reale, eretto tra il 1550 e il 1560, prende il nome dalla cappella di S. Pietro o cappella Palatina . Fu conosciuto in passato anche con il nome di “flora di porta di Castro”. Il baluardo, nel XVIII sec., venuta meno la sua funzione difensiva divenne un bell’esempio di giardino pensile.Baluardo dello Spasimo - Il baluardo dello Spasimo alla Kalsa, realizzato a partire dal 1536, prende il nome dalla chiesa omonima realizzata dai padri Benedettini Olivetani nel 1509. E’ uno dei più integri e begli esempi di ripari misti, di muratura e terra, progettati dagli strateghi e Ingegneri militari del XVI sec.Baluardo Guccia o del Papireto - Il baluardo Guccia o del Papireto in Corso Alberto Amedeo, fu realizzato nel 1536-37. Il toponimo nel corso dei secoli e cambiato numerose volte. Da una piantina del 1571 sappiamo che fu chiamato di San Jacopo e dal Villabianca, porta d’Ossuna o della Balata. Il toponimo attuale di Guccia deriva dall’omonimo palazzo ottocentesco che vi è stato sopra edificato.

Baluardi demoliti

Baluardo di porta Mazara o Pescara - Il baluardo di porta Mazara o Pescara, fu realizzato nel 1536 ed ampliato nel 1569 dal Viceré Francesco Ferdinando Avalos de Acquino Duca di Pescara. Fu conosciuto in passato anche come bastione di porta Montalto, per celebrare l’apertura nel 1638 dell’omonima porta da parte del Viceré D. Luigi Moncada Duca di Montalto. Nel 1885 il bastione fu demolito assieme alla porta, dopo le opere di demolizioni, fu riscoperta la porta Mazara rimasta occultata dal 1569. Baluardo Aragona - Il baluardo Aragona fu realizzato verso il 1570. Dalla cartina del 1571ricaviamo la notizia che si chiamava di pipirito. Successivamente prese il toponimo da Don Carlo Aragona Presidente del Regno. Il baluardo fu interessato nel 1637 da un notevole ampliamento. Altro toponimo con cui fu conosciuto in passato è quello di baluardo della Concezione, perché in possesso del monastero della Concezione. Il bastione ospiterà nel XVIII sec. il primo orto botanico di Palermo che sarà successivamente trasferito nel piano della Vigna del Gallo nei pressi del Piano di S. Erasmo alla Kalsa . Baluardi Vega e Tuono - I baluardi Vega a quello del Tuono o Terremoto furono realizzati uno accanto all’altro verso il 1550 dal Viceré Giovanni de Vega.

L’Auria, nell’Historia Cronologica delli Signori Vicerè di Sicilia, scrisse a tal proposito:

”…Eresse in Palermo il bastione vicino al mare presso porta Felice chiamato volgarmente Tuono, e l’altro gran baluardo appresso a quello dal suo cognome Vega appellato, nel mezzo del quale in alto vi è uno scudo di marmo con queste parole

“Vega dedit nomen et formam …”.

La funzione difensiva del bastione Vega era di proteggere le cortine murarie e il bastione dello Spasimo, nonché l’accesso della nuova porta dei Greci;

Il bastione del Tuono, aveva la funzione invece di difendere la cortina muraria del fronte a mare (Foro Colonna, oggi Foro Italico).

Del bastione del Tuono atterrato nel 1754, oggi non rimane alcuna traccia, mentre del bastione Vega, demolito nel 1784, rimane visibile “l’orecchione” tondo, inglobato nel’hotel Jolly.

Baluardo di S.Antonio - Il baluardo di S.Antonio poi di Vicari, edificato in una data posteriore al 1536 e anteriore al 1571, fu demolito tra il 1789 e il 1790.

Baluardo di S. Giuliano - Il baluardo di S.Giuliano edificato nel 1536 è stato demolito nel 1780. Il suo toponimo nel tempo è stato anche di Macqueda o della Donna D’Itria o Vidua.

Le vie di Palermo: Corso Ruggero Settimo.

Il Palazzo del Banco di Sicilia in Piazza Regalmici
24 Novembre 2010.

Fra il 1944 e il 1949 il Banco acquisì sulla Via Ruggero Settimo, cuore nevralgico del nuovo centro cittadino fra il Teatro Massimo e il Teatro Politeama, una vasta area edificabile venutasi a creare a seguito delle distruzioni belliche, per trasferirvi gli uffici della Presidenza e della Direzione Generale.

Corso Ruggero Settimo si estende dalla Piazza Giuseppe Verdi e dalla via Camillo Cavour alle piazze Castelnuovo e Ruggero Settimo; la piazza, tra la via Reggero Settimo , piazza Castelnuovo e le vie della Libertà, Filippo Turati e Gaetano Daita. Quartiere Politeama. E'intitolato all'ammirglio e senatore Ruggero Settimo,nato a Palermo il 19 maggio 1778 e morto a Malta il 12 maggio 1863. Ruggero Settimo era appartenente alla nobile famiglia dei principi di Fitalia. Militò in gioventù nella Marina borbonica. Nel 1812 fu nominato ministro della Guerra e della Marina. Riorganizzò la Marina e lo stato maggiore; fu attaccato ingiustamente dal Parlamento e si dimise dalla carica. Nel 1848, nominato capo del Governo provvisorio, inaugurò il nuovo Parlamento, che lo acclamò presidente del regno e senatore di diritto. Alla sua morte, una nave da guerra ne trasportò a Palermo la salma, che fu tumulata in S. Domenico. E' definita "Il salotto" per l'eleganza dei suoi negozi e perchè luogo di incontro per i cittadini di Palermo. Fu tracciata alla fine del XVIII secolo per permettere un accesso più facile alle residenze estive dei nobili, ma finì per segnare l'espansione della città verso occidente. Oggi è conosciuta come via di collegamento tra i principali teatri di Palermo: il teatro Massimo (piazza Verdi) e il teatro Politeama (piazza Castelnuovo e piazza Ruggero Settimo). Lungo via Ruggero Settimo si apre via Principe di Belmonte, un'area pedonale nota per i suoi incantevoli caffè all'aperto e conducente a via Roma. All'incrocio con via Mariano Stabile si apre piazza Regalmici, nota anche come "Quattro canti di campagna" (richiamanti i "Quattro canti di città" che si trovano all'incrocio tra via Maqueda e corso Vittorio Emanuele). Da qui a via Cavour si trovano alcuni antichi edifici che si sono conservati intatti, come il palazzo De Spuches-Galati e il palazzo Francavilla, opera di Ernesto Basile, testimonianza della cultura liberty. L'asse Via Ruggero Settimo - Viale della Libertà, nato nella seconda metà del secolo scorso, innestatosi a quello seicentesco di Via Maqueda, ha cambiato la secolare fisionomia urbanistica della città, assegnando funzione secondaria a quello tradizionale del Cassaro. Il nuovo centro cittadino parte dalla Piazza Castelnuovo, dove si può ammirare il Teatro Politeama, edificato nel 1874 su progetto di Giuseppe Damiani Almeyda in stile neoclassico pompeiano, che annette la Galleria d'Arte Moderna, accogliente opere di artisti italiani e, in particolare, siciliani dell'800 e del 900; davanti ad esso si erge la statua di Ruggero Settimo, capo del governo rivoluzionario del 1848, scolpita nel 1865 da Benedetto Delisi. Da qui si accede alla Via Ruggero Settimo, elegante strada su cui si trovano i migliori negozi della città, che collega la Piazza Castelnuovo con Piazza Verdi, su cui si eleva, affascinante e stupefacente, il Teatro Massimo.

Il teatro Massimo

Piazza Verdi di Palermo in una foto d'epoca
Negli anni immediatamente successivi all'Unità d'Italia nacque l'esigenza di dare alla città un teatro lirico e moderno. Si decise di destinare alla costruzione del nuovo teatro un'area di circa 25.000 mq. al di là di Porta Maqueda. Nel 1874 iniziarono i lavori con grande solennità, su progetto di G.B. Basile e del figlio Ernesto e nel 1897 venne inaugurato il nuovo tempio della lirica palermitana: il Teatro Massimo, uno dei più grandi e belli d'Europa, il quale presenta, ai lati dello scalone, due bellissimi gruppi bronzei, raffiguranti dei leoni: a sinistra "La Lirica", di Mario Rutelli e a destra "La Tragedia", di Benedetto Civiletti. Il teatro venne successivamente chiuso per motivi di sicurezza e finalmente, dopo essere stato riaperto al pubblico nel 1997 con una solenne cerimonia inaugurale, è tornato ad essere una componente essenziale del fascino di Palermo, tanto da essere stato utilizzato, recentemente, per un rilancio in grande stile della moda siciliana. In Via Bara all'Olivella ha sede il Museo Teatro Cuticchio. Il teatro tradizionale siciliano delle Marionette, o "Teatro dei pupi", in cui i "pupi" sono fantocci costruiti a immagine e somiglianza dell'uomo, mossi per mezzo di fili, rappresentanti, per lo più, le eroiche leggende cavalleresche ispirate alla storia dei reali di Francia, di Carlo Magno, dei Paladini e delle Crociate. Lo spettacolo delle marionette ha origini antiche (si parla dei pupari siracusani che operavano ad Atene ai tempi di Socrate), ed è diffuso in ogni continente. Attualmente a Palermo esistono due teatrini: l'Ippogrifo di Nino Cuticchio e il Santa Rosalia di Mimmo Cuticchio. Fra il 1944 e il 1949 il Banco di Sicilia acquisì sulla Via Ruggero Settimo, cuore nevralgico del nuovo centro cittadino fra il Teatro Massimo e il Teatro Politeama, una vasta area edificabile venutasi a creare a seguito delle distruzioni belliche, per trasferirvi gli uffici della Presidenza e della Direzione Generale. La nuova costruzione fu collegata alla sistemazione urbanistica del rione Villarosa e fu bandito dal Banco un "concorso pubblico per la compilazione del progetto relativo all’aspetto architettonico del Palazzo del Banco di Sicilia". I lavori, affidati alla Società Costruzioni Siciliane, furono iniziati nel 1951 e conclusi nel 1957. L’edificio, in marmo bianco, fu realizzato con ampi portici e con una teoria di finestre ritmate da semicolonne. Sull’ottagono di Piazza Regalmici un bel fregio, sempre in marmo bianco, compare nella parte alta della costruzione sotto la scritta "Banco di Sicilia", mentre in basso i portici sono chiusi da un fregio geometrico in marmo rosa. Nel palazzo sono ospitate sia la Presidenza che la Direzione Generale che la Sala del Consiglio, nonché alcuni degli uffici della Direzione Centrale. Altri uffici si trovano nell’adiacente nuova costruzione, conclusa e acquisita dal Banco nel successivo 1979, che prospetta sempre sulla Via Ruggero Settimo.

Dall'ultimo Hohenstaufen a Federigo d'Aragona.

24 Novembre 2010.

Sulla fine del sec. IX iniziò in Francia la dinastia dei conti d'Angiò. Angiò era una antica contea e regione storica della Francia occidentale, che forma una depressione solcata dalla Loira e dai suoi affluenti Authion, Thouet e Layon. Nel 1246 il re di Francia Luigi IX (Santo nel 1297 - festa il 25 Agosto) assegnò la contea d'Angiò al fratello Carlo che diede inizio alla nuova dinastia dei conti d'Angiò.

Alla morte dell'imperatore Federico II di Svevia, in base alle sue disposizioni testamentarie, gli successe il figlio Corrado - nato da Jolanda di Brienne - che divenne re di Sicilia e di Germania, assumendo il titolo di imperatore con il nome di Corrado IV; trovandosi egli assente dall'Italia, venne nominato vicario e reggente del Regno di Sicilia il suo fratellastro Manfredi, figlio naturale di Federico II, avuto dall'imperatore nel 1232 da Bianca Lancia(o Lanza).

Nell'Ottobre del 1254, meno di quattro anni dopo la morte di suo padre, Corrado IV morì all'età di ventisei anni. Lasciò un figlio di due anni, Corradino. In quel tempo sedeva sul soglio di Pietro Papa Innocenzo IV che aveva apertamente "dichiarato guerra" agli Svevi e alla loro dinastia. Questi, infatti, sempre più deciso a sterminare i figli di Federico II, lasciò Lione, dove era rimasto sei anni, e fece ritorno in Italia per organizzare meglio la sua politica antisveva. Nel frattempo, regnava in Sicilia un clima di discordie civili. Pietro Ruffo, uomo fidato di Federico II, cercò di formare all'interno dell'isola una signoria indipendente con capitale Messina; ci fu, inoltre, un tentativo di costituire una federazione di città libere, una "repubblica di vanità", come fu chiamata da un contemporaneo.

Manfredi, che era stato scomunicato da Innocenzo IV, trovò alla fine più conveniente concludere un accordo con il papa il 27 settembre 1254: egli accettò di diventare un vicario della Chiesa. Ma fu un patto illusorio. Manfredi, infatti, alla testa delle sue truppe di cui facevano parte fidi reparti saraceni, assalì i papalini che furono sconfitti nei pressi di Foggia il 2 dicembre del 1254.

Papa Innocenzo IV che si trovava a Napoli, non resse alla sfida: una settimana dopo morì. Gli successe Alessandro IV che continuò la politica antisveva del suo predecessore. In data 05 aprile 1257, egli, infatti, confermò la scomunica a Manfredi. Nell'agosto del 1258, giorno 10, Manfredi, dopo aver dato credito alla falsa voce della morte di Corradino, erede al trono, fu incoronato re di Sicilia nella cattedrale di Palermo. La storia del suo regno fu distinta da un costante contrasto con l'autorità religiosa e con le pretese temporarli del Papa. Ai contrasti di natura politica si andarono aggiungendo anche quelli religiosi dovuti principalmente alla tolleranza manifestata da Manfredi verso gli Arabi, della cui cultura era profondo e appassionato cultore.

Nel 1261, morto Papa Alessandro IV gli succedette Papa Urbano IV. Il nuovo Papa diede una svolta decisiva ai rapporti con il regno di Sicilia investendo del titolo di re il francese Carlo d'Angiò, con lo scopo di eliminare l'opposizione di Manfredi alla volontà papale di egemonizzare l'Italia centro -meridionale. Nel 1265 Carlo d'Angiò sbarcò con le proprie truppe a Roma determinando una profonda crisi del regno di Manfredi che si vide immediatamente tradito dai nobili e costretto a riparare in Benevento.

Presso la città di Benevento si svolse, nel 1266, un aspro scontro tra Angioini e le forze capeggiate da Manfredi che, coraggiosamente distintosi nel corso della battaglia, morì colpito dalle armi francesi. La sua figura affascinante di uomo di lettere e di valoroso combattente ispirò molti artisti tra cui Dante Aligheri che lo ritrasse nella sua Divina Commedia. Carlo d'Angiò aveva da poco raggiunto i quarant'anni nel 1266, anno in cui morì Manfredi. Si era distinto nelle crociate ed era, come detto, il titolare della contea d'Angiò. Dalla moglie Beatrice aveva avuto la contea di Provenza. Era vigoroso, crudele e senza scrupoli. Si narra che dopo la battaglia di Benevento, i suoi soldati volevano dare una degna sepoltura al loro avversario Manfredi, soldato e comandante valoroso, ma che egli si rifiutò dicendo loro che un uomo scomunicato non poteva riposare in terra benedetta. Il cadavere di Manfredi, fu così abbandonato presso un ponte. Ogni soldato gettò sul quel cadavere un sasso, e ben presto si formò un cumulo come di tomba dei tempi antichissimi. Ma anche questo luogo fu rimosso. Disseppellito, il cadavere fu lasciato presso il fiume Liri esposto ai corvi.

Carlo d'Angiò dopo la vittoria su Manfredi iniziò la sua vendetta. La giovane moglie di Manfredi, Elena, fu posta in carcere dove morì nel 1271. Analogo destino toccò ai quattro figli di Manfredi. Dopo la morte di re Manfredi rimaneva l'ultimo degli Hohenstaufen ,Corrado V di Svevia, noto come Corradino .

Due anni dopo la morte di Manfredi Corradino tentò di riprendere il regno, valendosi dei suoi diritti di discendente degli Hoheustaufen e dell'appoggio dei ghibellini italiani. Ma a Tagliacozzo, nel 1268, venne sconfitto dalle truppe di Carlo d'Angiò, sebbene numericamente inferiori. Tentò allora di fuggire in Sicilia, ma fu tradito da un signore della campagna romana, Giovanni Frangipane(esponente di una nobile famiglia romana le cui origini risalgono alle gens Anicia ed il cui nome per tradizione le era derivato da una distribuzione di pane fatta ai poveri durante una carestia. Nel XIII secolo i Frangipane appoggiarono Federico II di Svevia contro Gregorio IX; durante il soggiorno dei papi ad Avignone la famiglia parteggiò per i Corsini contro i Colonna), e catturato ad Astura. Condotto a Napoli, dopo un processo sommario fu decapitato nella piazza del mercato. La sua salma fu deposta nella vicina chiesa di Santa maria del Carmine, ove poi gli fu eretto un monumento funebre. L'episodio servì d'argomento a molti drammi e poesie pietose, ispirate alla sfortuna del giovane, ucciso a soli quindici anni; celebre fra tutte la poesia di Aleardo Aleardi.

La morte sul patibolo di Corradino di Svevia ebbe una eco vastissima. Essa pose fine alla dinastia Sveva, è vero, ma nello stesso tempo colpì gli angioini come un autentico boomerang. Contro Carlo d'Angiò, e contro la stessa corte romana accusata di connivenza, si scagliò l'opinione pubblica di mezza Europa. Particolare raccapriccio suscitò il fatto che lo stesso re angioino avesse assistito all'esecuzione da una finestra.

La morte violenta di Corradino di Svevia voluta da Carlo d'Angiò non portò la pace nel Regno di Sicilia, ma costituì anzi l'elemento scatenante dell'odio dei siciliani contro gli angioini. Gli angioini, perarltro, nulla fecero per acquistarsi simpatie: continuarono anzi nella loro politica di vendette politiche sia nel continente che nell'isola. Verosimilmente alle radici delle ostilità dei siciliani per gli angioini ci fu anche la mano pesante del loro fisco; tuttavia, i motivi del risentimento vanno ricercati altrove, soprattutto in un fatto ben preciso: nella continua offesa che Carlo d'Angiò faceva ai sentimenti dei siciliani. Carlo d'Angiò scelse come capitale del suo regno Napoli, anteponendola a Palermo, immettendo nella corte, nei ranghi burocratici e nei gangli vitali del regno, funzionari stranieri, principalmente francesi. Gente venuta dalla Francia al seguito del re angioino aveva preso possesso dei beni e dei feudi tolti e confiscati ai nobili uccisi in battaglia, giustiziati oppure esuli.

Carlo d'Angiò combattè e annientò i saraceni che erano stati leali alleati degli svevi e che avevano combattuto al loro fianco. A questi motivi di risentimento si accompagnava l'azione segreta di una fazione filosveva (o ghibellina), che faceva capo a Pietro III re d'Aragona che, avendo sposato Costanza figlia di Manfredi, rivendicava i diritti di questa al regno.

I Vespri Siciliani

Il 31 marzo 1282, lunedì di Pasqua, all'ora dei Vespri,davanti alla chiesa di Spirito Santo,un tempio normanno ora al centro del cimitero di Sant'Orsola,ma allora chiesa isolata fuori città a poca distanza dal profondo solco del fiumo Oreto, in seguito alle perquisizioni di un soldato francese su uomini e donne, si innescò una violenta insurrezione popolare, passata poi alla storia come i moti dei Vespri, che ben presto da Palermo si diffusero in tutta l'isola. Duemila francesi, tra uomini e donne, caddero nel corso della notte e di una sola mattinata. La bandiera angioina fu ammainata e sostituita con lo stendardo imperiale di Federico II. Staffette furono inviate in centri vicini e lontani dell'isola per annunciare la rivolta. Palermo fu in mano agli uomini del Vespro e anche Corleone si unì ai rivoltosi.

Gli esuli dall'isola e dalla parte continentale del Regno intrigavano con i nemici degli Angioini e soprattutto con Pietro III d'Aragona. I preparativi di una spedizione veneto-angioina contro l'impero bizantino indussero Pietro III ad un accordo con quest'ultimo e a preparare uno sbarco in Sicilia, trasferendo la sua flotta sulle coste africane.

Nel marzo del 1282 l'insurrezione scoppiava inopinatamente a Palermo. Massacrati o espulsi i Francesi le città siciliane tentarono di darsi ordinamenti popolari e di costituire un governo federale sotto la protezione del Papa, che sconfessò invece il movimento. Esse offrirono allora la corona a Pietro III che sbarcò a Palermo ed assunse con il titolo di re di Sicilia la direzione della guerra. Liberata Messina, egli lanciò l'offensiva per scacciare gli Angioini anche dalla penisola. Papato e Francia intervennero in appoggio a Carlo d'Angiò, determinando un pericoloso contrasto franco-aragonese. Nel Gennaio del 1285 moriva Carlo d'Angiò il quale, pochi mesi prima, faceva testamento nominando suo successore il nipote Carlo Martello. Quello stesso anno morivano anche il papa Martino IV e Pietro d'Aragona. Il suo successoreGiacomo II d'Aragona , suo secondogenito, giudicò opportuno rinunciare alla Sicilia, ottenendo in cambio la Sardegna e la Corsica (Trattato d'Anagni).

Ma i Siciliani non accettarono ed elessero re Federigo d'Aragona ,fratello minore di Giacomo, il quale continuò la guerra con gli Angioini finchè ottenne, con il trattato di Caltabellotta del 1302 il riconoscimento della situazione di fatto e il titolo di re di Trinacria, con la condizione che alla sua morte l'isola tornasse agli Angioini. Questo però non si verificò, producendo uno stato di guerra ora latente ora aperta fra le parti, che preparò la soggezione dell'isola agli Aragonesi e aprì la via al loro successivo intervento nella penisola.

Il novecento a Palermo.

Il Teatro Massimo di Palermo
 24 Novembre 2010.


Una evoluzione del gelido Neoclassico, investito da raffinati equilibri eclettici, è nel policromo Teatro Politeama in stile pompeiano (nel quale trovasi allogata la Civica Galleria d'arte Moderna, con interessanti opere di pittura e scultura dell'Otto e Novecento) e nel monumentale Teatro Massimo (1874 -95) di G. Filippo Basile, insigne prodotto severamente espressivo della città borghese, tempio della lirica fra i più prestigiosi d'Europa:eleganza greca compatta dinamica delle masse sono fuse nell'imponente edificio in risultati di coerente unità.

Alla seconda metà dell'Ottocento appartiene pure l'istituzione nell'ex convento dei Padri Filippini all'Olivella del Museo Archeologico Regionale, ricco di importantissimi reperti del mondo classico. Contiene materiali preistorici, fenicio - punici ed egizi, testimonianze dell'antica civiltà sicula, collezioni di arte etrusca , ceramiche greche, epigrafi provenienti da vari siti della Sicilia, reperti di Tindari e Solùnto; gli elementi di maggiore interesse sono le celebri metope di Selinunte e l'ariete bronzeo di età ellenistica proveniente da Siracusa. E' in questo severo e massicio edificio che il visitatore avrà il primo emozionante incontro col mistero e col fascino dell'archeologia. Ma non qui soltanto: e infatti, se disposto a una piccola impresa sportiva, nelle immediate vicinanze della città, nella contrada rivierasca dell'Addaura, potrà vivere una eccezinale esperienza. Qui, sulle pendici settentrionali del monte Pellegrino prospettanti sull'azzurro mare del golfo, una vasta grotta custodisce da diecimila anni il suggestivo ed ermetico messaggio dell'arte primitiva e della vita di una popolazione vissuta nel Paleolitico Superiore: sono nitidi graffiti raffiguranti animali (cervi e bovini) e strane figure umane senza mani e piedi, cacciatori e guerrieri intenti forse in una danza rituale di iniziazione, alcuni dei quali col viso nascosto da una maschera a becco d'uccello. Più avanti, sul promontorio di Capo Gallo, la "grotta Regina" conserva varie iscrizioni puniche dipinte sulle sue pareti. Una così straordinaria digressione nella preistoria non distragga, però, dalla visualizzazione degli ultimi prodotti edilizi che compongono il volto "bello" della città, tasselli dello splendido mosaico di un passato in grado ancora di suscitare emozioni estetiche: appartengono ai primi decenni del Novecento.

Il Tardo Settecento e l'Ottocento Palermitano.

La villa Giulia di Palermo
24 Novembre 2010.

Al panorama artistico del tardo Settecento e dell'Ottocento appartengono nuove esperienze stilistiche, segnate dalle manifestazioni architettoniche del Neoclassico e , più tardi, del Liberty, che attestano la fertilità della cultura figurativa della città. La transizione classicista interruppe con la geometrica sistemazione della Villa Giulia (1777-78),elegante giardino all'italiana, coi monumentali padiglioni dell'Orto Botanico (1785-95), ricco delle più svariate specie vegetali, con la severa villa Belmonte all'Acquasanta: Venanzio Marvuglia, autore anche del rifacimento della originale Palazzina Cinese nel parco della Favorita (1799 -1802), oggi sede del museo Etnografico G. Pitrè, è l'artefice di spicco in questa cerebrale stagione dell'architettura palermitana, che nella pittura ha il proprio esponente in Giuseppe Velasco, autore degli affreschi del Salone d'Ercole nel palazzo reale e, in parte, di quelli della stessa Palazzina Cinese. 
L'Orto Botanico di Palermo

Links utili:

La cultura architettonica del '600 - Il Barocco Palermitano.

L'Oratorio di Santa Cita di Palermo
24 Novembre 2010.

In altri edifici religiosi la cultura architettonica del tempo esibisce nello scenografico impianto e nei moduli grandiosi dei prospetti dai profili mossi e dai vistosi addobbi un repertorio estetico di generosa ridondanza: ed ecco le maestose e superbe chiese di S. Ignazio all'Olivella (1622), di San Matteo al Cassaro (1633), della Pietà (1678), di Santa Teresa alla Kalsa (1686), di San Francesco Saverio (1684-1711), di S. Domenico (facciata del 1726), di Sant'Anna la Misericordia (facciata del 1732), capolavori di Antonio Muttone, Carlo d'Aprile, Giacomo Amato, Angelo Italia, Tommaso M. Napoli, Giovan Biagio Amico, sontuosamente animate dalle plastiche membrature dei prospetti, ricchi di aggetti, di colonne, di fastigi, di addobbi scultorei; ritmi grandiosi e fastose decorazioni anche negli interni, cui operano artisti del rilievo di Antonello Gagini, Vincenzo da Pavia, Giuseppe Albina, dello Zoppo di Gangi, di Paolo Amato, Filippo Paladino, Gaspare Serenario, Leonardo Pennino, oltre i già citati Novelli, Tancredi e Vito d'Anna.

Il Barocco Palermitano e gli stucchi del Serpotta


E' nel campo della decorazione a stucco che il Barocco palermitano dice una parola unica e insuperabile,affidata alla personalità di Giacomo Serpotta, il più grande stuccatore italiano di ogni tempo: nell'oratorio del Rosario in S. Domenico , nell'altro di S. Cita , nella chiesa di S. Agostino , soprattutto nell'oratorio di S. Lorenzo , i putti dell'artista, le sue allegorie femminili, le sue plastiche scene (le opere sono tutte del trentennio 1699 - 1729) impongono un'alta lezione formale, incantando per la perfezione e la levità prodigiosa della modellazione. Per saperne di più....

Link utili:-

Le Chiese di Palermo: La Chiesa di Sant'Ignazio all’Olivella.

24 Novembre 2010.

149 - Sant'Ignazio all'Olivella
La Chiesa di Sant'Ignazio all'Olivella (Fonte: http://www.flickr.com/)
La Chiesa di S. Ignazio all’Olivella è considerata uno dei più sontuosi monumenti barocchi della città. L’edificio fu costruito - tra il 1598 ed il 1622, su progetto di Antonino Muttone - nel luogo che la tradizione indica come la villa ove visse S. Rosalia. In ogni caso, la chiesa fu completata solo nel 1732, quando fu aggiunta la cupola. La facciata - grandiosa e barocca - è incorniciata da due campanili. L’interno è a croce latina, con tre navate, cappelle laterali e un bel pavimento di marmi a vari colori. Stupenda la decorazione ad intarsi policromi di pietre dure che orna la prima cappella sul lato destro. Fra le opere d’arte conservate a S. Ignazio, spicca la tela Trionfo della Morte, dipinta da Sebastiano Conca, ma vi sono anche notevoli dipinti di Pietro Novelli e Filippo Paladino, nonché alcune statue di Ignazio Marabitti. Dal transetto di destra si accede al bellissimo Oratorio, opera di Venanzio Marvuglia, che contiene i cosiddetti “stucchi della gloria” del Marabitti.

Post in evidenza

Recensione del romanzo giallo "L'infanzia violata", di Francesco Toscano, redatta dalla lettrice Maria Giulia Noto.

Buonasera!  Oggi mi pregio di pubblicare la recensione del romanzo giallo "L'infanzia violata", dello scrivente Francesco ...

I post più popolari

La storia dei blog e di "Sicilia, la terra del Sole."

Cenni storici sul Comune di Palermo,Monreale, la Sicilia in genere.News su società e cultura. News dalle Province Siciliane. Storia di Palermo e della Sicilia dalla preistoria ai giorni nostri. Elementi di archeologia misteriosa,della teoria del paleocontatto.


La storia del blog nasce nel 1997 in America, quando lo statunitense Dave Winter sviluppò un software che permise la prima pubblicazione di contenuti sul web. Nello stesso anno fu coniata la parola weblog, quando un appassionato di caccia statunitense decise di parlare delle proprie passioni con una pagina personale su Internet. Il blog può essere quindi considerato come una sorta di diario personale virtuale nel quale parlare delle proprie passioni attraverso immagini, video e contenuti testuali. In Italia, il successo dei blog arrivò nei primi anni 2000 con l’apertura di diversi servizi dedicati: tra i più famosi vi sono Blogger, AlterVista, WordPress, ma anche il famosissimo MySpace e Windows Live Space. Con l’avvento dei social network, tra il 2009 e il 2010, moltissimi portali dedicati al blogging chiusero. Ad oggi rimangono ancora attivi gli storici AlterVista, Blogger, WordPress e MySpace: sono tuttora i più utilizzati per la creazione di un blog e gli strumenti offerti sono alla portata di tutti. Questo blog, invece, nasce nel 2007; è un blog indipendente che viene aggiornato senza alcuna periodicità dal suo autore, Francesco Toscano. Il blog si prefigge di dare una informazione chiara e puntuale sui taluni fatti occorsi in Sicilia e, in particolare, nel territorio dei comuni in essa presenti. Chiunque può partecipare e arricchire i contenuti pubblicati nel blog: è opportuno, pur tuttavia, che chi lo desideri inoltri i propri comunicati all'indirizzo di posta elettronica in uso al webmaster che, ad ogni buon fine, è evidenziata in fondo alla pagina, così da poter arricchire la rubrica "Le vostre lettere", nata proprio con questo intento. Consapevole che la crescita di un blog è direttamente proporzionale al numero di post scritti ogni giorno, che è in sintesi il compendio dell'attività di ricerca e studio posta in essere dal suo creatore attraverso la consultazione di testi e documenti non solo reperibili in rete, ma prevalentemente presso le più vicine biblioteche di residenza, mi congedo da voi augurandovi una buona giornata. Cordialmente vostro, Francesco Toscano.