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giovedì 24 febbraio 2011

Origini dell'uomo.


I primati (uomo compreso) da un antenato comune (Fonte: Dalla rete) 
24 Feb. 2011.

Qual è l'origine della specie umana? L'indagine scientifica sull'origine dell'uomo ci coinvolge tutti nel paradosso supremo: siamo orgogliosi della nostra coscienza, che ci eleva al di sopra delle bestie, ma la nostra scienza, prova fondamentale della superiorità della nostra intelligenza, ci ha detto che i nostri antenati erano creature scimmiesche. I principi generali della teoria dell'evoluzione di Darwin furono causa di accesi dibattiti un secolo or sono, ma gli scienziati moderni li accettano e stanno tentando ora di perfezionare il quadro della nostra eredità filogenetica. Se siamo veramente i discendenti delle scimmie, abitanti delle foreste, perché il nostro ramo dell'evoluzione ha prodotto dei bipedi spelati come noi? Se riusciamo a scoprire chi erano i nostri antenati, e che cosa dovevano fare per sopravvivere, possiamo ricavarne qualche lezione fondamentale su come sei miliardi di esseri umani potranno sopravvivere nell'immediato futuro. Che cosa ha scatenato l'espansione improvvisa delle dimensioni del cervello? Quali pressioni ambientali hanno fatto crescere nel cervello dei nostri antenati quegli strati supplementari di cellule d'importanza così decisiva? Perché e come sono emerse la coscienza e la civiltà? La nostra specie sembra avere un istinto per porre domande, per costruire esperimenti e poi tentare di spiegarne i risultati. Sembriamo curiosi di tutto, siamo curiosi di noi stessi. Qual è il nostro fine nello schema delle cose, e come siamo arrivati fin qui? Perché ci comportiamo come facciamo? Un articolo pubblicato sulla rivista "Genome Research" descrive nuove scoperte che suggeriscono come la base genetica delle differenze fra i primati umani e quelli non umani, come lo scimpanzè, consista nei riarrangiamenti genomici e non in singoli cambiamenti nel DNA. Si tratta di una scoperta sorprendente e importante - afferma David Cox, ricercatore della Perlegen Sciences, la società che ha effettuato lo studio - che getta luce sulle basi fondamentali delle differenze genomiche strutturali fra l'uomo e gli altri primati. Precedenti analisi sulle differenza delle sequenze di DNA di uomo e scimpanzé avevano mostrato che le due specie sono approssimativamente identiche al 98,5 per cento. Si ritiene dunque che le grandi differenze biologiche fra gli umani e gli altri primati dipendano dall'espressione dei geni. 
Finora si pensava che singoli cambiamenti nel genoma, e non grandi riarrangiamenti del DNA, fossero alla base di queste variazioni. Uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Nature demolisce la tesi da anni portata che rilevava somiglianze genetiche tra uomo e scimmia, soprattutto scimpanzé fino al 98%. La ricerca per la prima volta ha analizzato un cromosoma di scimpanze', il 22, e l'ha confrontato con il corrispondente cromosoma umano dimostrando che i geni differenti tra le due specie modificano il funzionamento anche dei geni che sono identici. Il coordinatore della ricerca Asao Fujiyama del Genomic Sciences Center (RIKEN, Yokohama) spiega che, in questo modo, le peculiarità genetiche finiscono per essere 'amplificate', separando l'uomo dalle scimmie in maniera piu' netta di quanto creduto finora. In Germania è stato rinvenuto il fossile di un animale che molto probabilmente è il tanto agognato anello di congiungimento tra uomo e scimmia. Il fossile risale a 47 milioni di anni fa, ed è il primo esemplare di scheletro integro di questo particolare animale: l’Adapide, o Darwinius masillae. L’animale, chiamato Ida, somiglia ad un lemure dei giorni nostri, e ha diverse caratteristiche della specie umana tra cui il pollice opponibile, unghie al posto di artigli e elementi che lasciano intravedere il passaggio alla camminatura eretta.  
Secondo la teoria presentata da Glynn Isaac, in un numero di "Scientific American, l'homo sapiens sapiens ha sviluppato un cervello maggiore di quello del suo antenato scimmiesco circa due milioni di anni fa circa, durante il passaggio dal procacciamento individuale del cibo alla condivisione del cibo. Quindi, non sarebbero state né la nostra tendenza ad aggeggiare con strumenti né la nostra bramosia per il combattimento a sangue a fare di noi le creature dotate di cervello che siamo oggi. 
Nuove tecniche, prodotti più rifiniti, e comportamenti socioeconomici più complessi potrebbero essere i requisiti necessari ad una società basata sulla condivisione del cibo. Il mangiare, dicono i sostenitori di questa ipotesi, fu la matrice della coscienza ; fu l'intreccio di ceste, non l'affilatura di lame, la tecnologia più genuinamente protoumana.


Per saperne di più:

  1. http://lescienze.espresso.repubblica.it/ ;
  2. http://it.wikipedia.org/wiki/Sociobiologia;
  3. http://www.clicmedicina.it/pagine%20n%2011/uomo_scimmia.htm;
  4. http://www.uaar.it/news/2009/05/19/trovato-lanello-congiungimento-tra-uomo-scimmia/;
  5. http://www.cosediscienza.it/bio/08_uomo.htm;
  6. http://www.pnas.org/;
  7. http://www.istituto-santanna.it/.

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