Venti.
Mi chiamo Frank e sono uno dei dodici. Anzi, uno dei nove poiché, ahimè, mio padre, mio fratello Lorenz, mio nonno, Joseph, sono passati a miglior vita. L’ape Teddy mi ha riferito, recentemente, che mio nonno annotava la sua storia in un diario. Dopo varie ricerche l’ho trovato il suo diario e, commosso per quanto appreso, mi accingo, con tanta umiltà, cercando di continuare a raccontare la nostra storia con dovizia di particolari, ad annotare nelle pagine vuote che restano in quel diario la restante parte della storia della mia famiglia, che mio nonno ha interrotto bruscamente dopo la morte di mio padre. Nonno, infatti, qualche giorno dopo si è spento come una candela di cera consumata dalla fiamma ardente, stanco di questa miserevole vita. Non ho nulla da rimproverargli: anzi, egli è stato per noi una guida forte e autorevole, che con la sua tenacia e perseveranza ci ha consentito di continuare a sopravvivere in ambienti ostili alla vita. Mia nonna, ormai vecchia e stanca, mi continua a ripetere che se non fosse stato per la caparbietà del nonno noi non ce l’avremmo fatta a sopravvivere né su Marte, né sugli altri corpi celesti dove ci siamo diretti negli ultimi anni. Ella ha ragione. Me lo ricordo bene mio nonno. Di egli ricordo che trascorreva gran parte del suo tempo a sperimentare e a costruire quello che ci occorreva per continuare a sopravvivere alle ostilità che la vita ci poneva dinanzi. Ormai sono passati dieci anni dalla sua morte. Come da sua volontà testamentaria il suo corpo è stato cremato e le sue ceneri sono state disperse sull’Olympus Mons, la vetta più alta del sistema solare, ovvero la montagna più alta di Marte, che con i suoi venticinque chilometri di altezza è la prima cosa che si nota allorquando ci si avvicina al pianeta Marte. Ora tocca a me prodigarmi affinché la mia famiglia continui a prosperare nel sistema solare e oltre. Recentemente ho costruito un’altra navetta spaziale, aiutato da Teddy e dagli altri robot costruttori, che a breve ci consentirà di lasciare il nostro sistema solare alla volta di Proxima Centauri, la nana rossa più vicina al nostro Sole, distante da esso circa 4,243 anni luce, ubicata nella costellazione del Centauro. Già dal 2016 è noto che attorno ad essa orbita un pianeta potenzialmente dotato di acqua liquida superficiale e, quindi, ritenuto ospitale alla vita. Vedremo!-
Accensione dei propulsori principali in
10,9,8,7,6,5,4,3,2,1, decollo! –
-
Teddy, traccia la rotta per Proxima. –
-
Con molto piacere, Frank! –
Pochi istanti
dopo, dinanzi a noi, si aprì un wormhole, un cunicolo gravitazionale o ponte di
Einstein – Rosen, che ci avrebbe consentito nel giro di qualche ora di
raggiungere il sistema solare che avevamo deciso di visitare e abitare.
Lasciavamo Titano e quello che rimaneva del nostro campo base e della nostra
spedizione umana, quasi trent’anni dopo il nostro arrivo su quella Luna di
Saturno. Ci lasciavamo alle nostre spalle tanti momenti felici, ma anche molti
momenti di profonda tristezza e scoramento. Oggi, dopo tutto quello che ci è
accaduto, posso affermare che la vita non è stata clemente con noi. Come dei
bambini gracili che barcollano, pur tuttavia, siamo riusciti sempre a rialzarci
dopo ogni caduta. Il nostro pregio più grande è stato quello di non esserci mai
abbattuti alle difficoltà.
-
Frank, siamo arrivati! – Disse Teddy.
-
Teddy, aziona lo scanner termico, e tieni in
stand-by il cannone a plasma, nel caso in cui ci dovesse servire. –
Ero diventato
guardingo. La responsabilità della nostra sopravvivenza ricadeva su di me ed
era così grave che, volendola assimilare a qualcosa, penso possa essere più
simile a un macigno pronto, da un momento all’altro, a schiacciarmi la testa. Avevo
dato istruzioni ai componenti il mio nucleo familiare di che cosa essi avrebbero dovuto fare nel caso in cui un’entità aliena ci avesse attaccato. Sino ad
allora, ovvero da quando avevamo lasciato il nostro sistema solare, tutto era
andato per il verso giusto e non volevo che le cose cambiassero repentinamente.
Così non fu!
Da tribordo
qualcosa mandò in frantumi parte della nostra navetta. Decisi, d’urgenza, di
atterrare su Proxima Centauri B, un pianeta molto simile alla Terra, scoperto
il 24 agosto del 2016 attraverso il metodo delle velocità radiali, rilevando le
variazioni prodotte dall’effetto Doppler nello spettro di Alfa Centauri C.
Proxima Centauri B è un pianeta terrestre che orbita a 0,05 unità astronomiche
dalla sua stella, ovvero un ottavo circa della distanza che separa Mercurio dal
Sole, all’interno della zona cosiddetta abitabile del sistema.
L’impatto al
suolo fu violentissimo; ma i sistemi di sicurezza che avevamo approntato prima
della nostra partenza da Titano avevano retto bene l’urto. Qualche contusione
fra i passeggeri della nave, ma nulla di più. Era iniziata la nostra avventura
fuori dal sistema solare, ma quanti inquietanti interrogativi ci balenarono in
mente? Chi o che cosa ci aveva colpiti e, soprattutto, perché? Ma questa è
un’altra storia che vi racconterò un altro giorno. Adesso sono impegnato,
unitamente a Teddy e agli altri robot costruttori, a definire il nostro campo
base, ad allestire un sistema di difesa attivo onde evitare che qualcuno o
qualcosa possa mandarci al Creatore.
0 comments:
Posta un commento