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domenica 15 giugno 2014

In giro per Palermo...le foto, la storia dei monumenti di una città millenaria.

La città di Palermo, vista dalla cupola dell'oratorio del SS. Salvatore sito in Corso Vittorio Emanuele II.
15 giugno 2014.

Buongiorno!
Pubblico di seguito alcuni scatti fotografici eseguiti da un appassionato lettore del blog che, in un giorno di primavera, unitamente ai componenti il suo nucleo familiare, ha avuto modo di visitare la città di Palermo. Iniziamo la nostra breve, ma intensa, carrellata fotografica, comprensiva di un breve cenno storico dei monumenti e dei luoghi immortalati fotograficamente:
Il Teatro Politeama Garibaldi.
La storia di questo monumento:

Nel 1865 il Comune di Palermo delibera la costruzione del Politeama. Essendo la spesa superiore alla cifra prevista, viene contattato il banchiere Carlo Galland che si impegna a costruire oltre "tre mercati secondo i disegni dell’architetto Damiani e a costruire, nel locale che indicherà il Municipio, un Politeama secondo il piano d’arte e disegni preparati dall’Ufficio tecnico del Municipio" (Capitolato di convenzione tra il Municipio e il Sig. Carlo Galland, piemontese, per la costruzione dei mercati e Teatro, 1866). Il concorso interno viene vinto da Giuseppe Damiani Almeyda e i primi disegni di progetto vengono presentati a metà del 1866 e già a gennaio del 1867 sono in corso i lavori di scavo. La costruzione del Politeama ha un inizio affrettato con molte zone oscure, che può essere chiarita solo dalla conoscenza delle intricate vicende politiche municipali. Nel 1869 e 1870 sorgono dei problemi tra il Municipio e l’impresa Galland, ma si decide di proseguire l'opera, eliminando tutti i lavori di abbellimento. Il cantiere inoltre era stato chiuso per qualche tempo per fare delle verifiche sulle condizioni statiche dell’edificio. Essendo stato trovato tutto a perfetta regola d’arte fu riaperto e si proseguì con i lavori. Il teatro era stato progettato come teatro diurno all'aperto, ma fu in un secondo tempo deciso di realizzare una copertura. Nel giugno 1874 fu inaugurato anche se incompleto e ancora privo di copertura, la prima rappresentazione fu I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini. La copertura, considerata per l'epoca opera di grande ingegneria, venne realizzata in metallo dalla Fonderia Oretea nel novembre del 1877. Gli ultimi lavori, di abbellimento, furono realizzati nel 1891 in occasione della grande Esposizione Nazionale che si teneva quell'anno a Palermo.
Dal 1910 al dicembre del 2006 il Ridotto del teatro ha ospitato la Galleria d'arte moderna di Palermo che viene successivamente spostata al Palazzo Bonet. Nel 2000, in occasione del G8 ospitato in città, vengono realizzati i restauri delle decorazioni pompeiane policrome dei loggiati. Dal 2001 il teatro è sede dell’Orchestra Sinfonica Siciliana. A partire dall'estate del 2011 iniziano i lavori di restauro della facciata posteriore del teatro.
(Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Teatro_Politeama_(Palermo))

Piazza Pretoria, o della vergogna.

La storia di questo monumento:

Nel 1573 il Senato palermitano acquistò una fontana inizialmente destinata al Palazzo di San Clemente a Firenze, con l'intenzione di collocarla nella piazza. Per far posto alla monumentale realizzazione, concepita per un luogo aperto, vennero demolite diverse abitazioni, e la fontana venne riadattata al luogo con l'aggiunta di nuove parti. 
Nel 1581 furono ultimati i lavori di sistemazione della fontana sulla piazza. Dal XVIII secolo al 1860, la fontana fu considerata la rappresentazione della municipalità corrotta, e i palermitani soprannominarono la piazza, anche per la nudità delle statue, piazza della Vergogna.

Il carro trionfale di Santa Rosalia, nell'angolo superiore destro del Piano della Cattedrale.


La storia ru fistinu in onore della Santuzza:

Nel 1624 nella città di Palermo, martoriata dalla peste la popolazione si affidava invano alle sante protettrici della città e dei quattro mandamenti cittadini: Sant'Agata, Santa Cristina, Sant'Oliva e Santa Ninfa. Durante questa crisi, secondo la leggenda, l'allora poco nota Santa Rosalia apparve ad un saponaio di nome Vincenzo Bonello, indicando l'ubicazione delle proprie spoglie e ingiungendo che solo se i propri resti fossero stati portati in processione la peste sarebbe terminata. 
Nella grotta indicata dalla visione vennero trovate 27 reliquie e il giorno 15 luglio l'arcivescovo seguito da tutto il clero, dal senato palermitano e da alcuni cittadini eminenti fece una processione attraverso le strade della città con le reliquie della santa. In pochi giorni la città venne liberata dalla peste. Dal 1625 la Chiesa autorizzò il culto, anche se Rosalia venne proclamata santa soltanto il 26 gennaio 1630. Nel 1625 le reliquie vennero poste all'interno di uno scrigno in argento e vetro, custodito all'interno del Palazzo Arcivescovile, e dallo stesso anno vennero portate in processione per ricordare il miracolo compiuto, inaugurando una tradizione che in più di tre secoli ha subito ben poche interruzioni.
La prima celebrazione del 1625 fu particolarmente breve: le reliquie vennero spostate per pochi metri, dal Palazzo Arcivescovile fino alla cattedrale. Il percorso divenne sempre più lungo e complesso con i passare degli anni, fino a coinvolgere buona parte della città. Alla processione partecipano di diritto molte confraternite costituite nel corso dei secoli, la più antica e famosa è la Confraternita di Santa Rosalia dei Sacchi, costituita nel 1635 e formata da barbieri e calzolai (varberi e scarpari).
La confraternita, che prende il nome dall'abbigliamento usato durante la processione, ha il compito di trasportare l'effigie della santa che durante l'anno viene conservata nella Chiesa di Casa Professa. Tutte le confraternite dovevano portare un mantello con l'effigie della santa e grossi ceri in processione. In occasione della festa, sin dal XVII secolo, il Cassaro veniva addobbato con fastose architetture temporanee.

Il carro trionfale:

I quattro piccoli carri utilizzati per le prime processioni vengono sostituiti nel 1686 da un grosso carro trionfale. Il carro, metafora del trionfo della santa, diventa ben presto il centro della celebrazione, assume subito dimensioni notevoli ed è stato più volte sostituito, nella ricerca di effetti scenografici sempre più solenni. Tra il Settecento e l'Ottocento molti famosi architetti palermitani si cimentarono nella sua progettazione. Nel 1701 ad opera dell'architetto Paolo Amato, assunse per la prima volta la forma di vascello, idea ripresa anche in tempi moderni. Durante il periodo borbonico, fino al 1860 si mantenne a lungo il carro settecentesco, che mostrava l'opulenza della corte. In occasione dell'unificazione dell'Italia venne creato un nuovo carro, una grande vasca ornata da puttini. Nel 1896, su ispirazione di Giuseppe Pitrè, venne costruito un carro di dimensioni tali da non potere passare attraverso le strade del centro, ma dalle vie più esterne della città. Nel 1924, in occasione del terzo centenario del ritrovamento delle reliquie, venne costruito un carro fisso con una torre centrale alta 25 metri. (Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Festa_di_Santa_Rosalia)

L'ingresso monumentale di via Roma.
La storia di quest'arteria stradale:

Nuova energia è stata data al processo di ammodernamento della disposizione della città di Palermo quando nel 1885, alcuni anni dopo l'unificazione dell'Italia, l'ingegnere Felice Giarrusso, con la redazione del nuovo piano regolatore, ideò e chiese la costruzione di via Roma. L'opera richiese ben trent'anni di lavoro,dopo molte polemiche, soprattutto dovute alla distruzione di preziose opere d'arte quali la chiesa di S. Giovanni Evangelista, quella di S. Vincenzo dei Confettieri, quella di S. Rosalia e i palazzi Monteleone e Fitalia, e a sospetto di speculazioni edilizie. Fu ultimata nel 1922.Lo scopo era collegare la stazione ferroviaria direttamente alla nuova città ed alla zona portuale.
La costruzione di questa nuova via pubblica ha modificato l'estetica di numerose costruzioni e drasticamente alterato determinate zone come Piazza San Domenico. Via Roma presto è stata fiancheggiata da qualsiasi lato dalle costruzioni imponenti costruite nello stile eclettico del periodo della fine del diciannovesimo secolo. Dalla via Roma si dipartono il quartiere della Loggia, a cominciare da piazza San Domenico e da antiche strade, e potremmo anche accennare alla longitudinale di via Alloro, che giunge sino al Foro Italico, che venne a costituirsi presso la cittadella Al Alisah, in cui si affacciavano i maggiori palazzi nobiliari del secolo scorso. Parecchi sono ormai scomparsi. Restano i sopravvissuti. Dal palazzo Sambuca del secolo XVIII, al palazzetto Rostagni di S. Ferdinando, al palazzo Monroy di Pandolfina, al palazzo Abatellis o Patella e della Galleria regionale d'arte medievale e moderna, e che è ubicata in questo antico palazzo. Su via Roma sboccano la Vucciria, il mercato-suk, e proseguendo il monumentale palazzo delle Poste, tipico dell'architettura "imperiale" del fascismo, e infine all'Hotel des Palmes, aristocratico albergo della Palermo fin de siècle. Partendo dall'area antistante la stazione ferroviaria centrale (1886), piazza Giulio Cesare, dove è presente una statua equestre di Vittorio Emanuele II (1886) di Benedetto Civiletti, oltre cui vi è l'entrata monumentale di via Roma, fiancheggiata da due exedras progettati nel 1936 da Giuseppe Capitò. La via presenta una susseguirsi di costruzioni, tra cui: l'elegante palazzo Napolitano, progettato da Salvatore Caronia Roberti (1923), davanti il palazzo delle Ferrovie (1930) ; il cinema - teatro (1926) Finocchiaro nello stile deco; il Palazzo del Banco Di Sicilia(1936) , anch'esso progettato da Salvatore Caronia Roberti e, alle sue spalle, il palazzo della Cassa Centrale di Risparmio , progettato da Ernesto Basile nel 1907, in stile della nouveau art; Palazzo Savona (1922), ad angolo con Corso Vittorio Emanuele; Palazzo Arezzo (1897). Lungo via Roma, all'intersezione con Corso Vittorio Emanuele, vediamo la Chiesa di Sant' Antonio, del quattordicesimo secolo che nel corso del tempo ha subito molte trasformazioni, particolarmente nel sedicesimo secolo, mentre nel 1823 un terremoto ha danneggiato severamente la costruzione, dopo di che è stata ricostruita in stile neogotico; qui vicino vi è il campanile del quattordicesimo secolo, che ha usato effettuare una funzione civica, radunando le sedute del senato e del Parlamento siciliano. All'inizio del XX secolo, la città comincia ad estendersi fuori le mura verso nord, soprattutto lungo una nuova strada chiamata Via della Libertà. In questo quartiere vengono costruite numerose ville in stile Liberty, da parte di Ernesto Basile e dei suoi allievi. Per la città inizia una nuova età dell'oro, grazie soprattutto all'opera della famiglia Florio. In quest'epoca la città si rinnova, dotandosi di nuovi ospedali, teatri (tra cui il celebre Teatro Massimo ed edifici pubblici. Fra i molti villini Liberty va ricordato senzaltro il Villino Florio nei pressi della Zisa, che con il suo stile eclettico rappresenta un magnifico esempio dell'Art Nouveau messa in luce dal Basile. La maggior parte delle altre ville verranno demolite per far posto ad alti edifici di nuova costruzione mentre rimarranno come monito di quel periodo di ricchezza le residenze borghesi nella borgata di Mondello che diventerà in breve tempo la spiaggia preferita dei palermitani. 


Uno scorcio di via Libertà.
La storia di quest'arteria stradale:

Via Libertà è ritenuta, giustamente, la più bella arteria stradale del capoluogo della Sicilia. Trattasi di un bel viale alberato ricco di vetrine e boutique; ampio e grandioso, elegantissimo coi suoi platani verdi e folti (per usare la stessa espressione di Adrien de Saint che scrisse nell'Ottocento la magnificienza del viale). Al tempo in cui visse il de Saint la via era ricca di ville in stile liberty, lo stile di fine Ottocento e dell'inizio del Novecento; le ville e i palazzi di una borghesia che voleva sentirsi all'altezza della vecchia aristocrazia cittadina.Chi giunge a Palermo potra' sentire ancora oggi gli echi di una citta' che, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, aveva scelto il modernismo, la cosiddetta art-nouveau, per realizzare opere che mostrassero la ricchezza e il prestigio di una borghesia imprenditoriale in ascesa. Una classe che intendeva costruire teatri piuttosto che chiese, e poi palazzi e ville all'altezza di quelle dell'antica aristocrazia. Ecco il liberty. Si mostra glorioso negli interni del Teatro Massimo ai quali lavoro' Ernesto Basile che diresse i lavori dal 1891, anno della morte del padre Giovan Battista Filippo ideatore del progetto iniziale, o nello splendido salone di Villa Igiea affrescato da Ettore De Maria Bergler in una esplosione di fanciulle in fiore tra iris, papaveri e melograni. Ma effigie di uno stile che rappresenta meglio di ogni altro un modo di vivere, e' anche il ritratto di Franca Florio come ci giunge attraverso la pennellata rapida, eccentrica del pittore Giovani Boldini. Il quadro, oggi perduto, e' noto soltanto attraverso alcune riproduzioni. Sembra che sia stato rifatto da Boldini per ben due volte: a Ignazio Florio non piaceva l'aria lasciva che il pittore aveva attribuito a sua moglie, splendida e ammiratissima figlia del barone di San Giuliano. Bisogna ammettere pero' che anche nella seconda versione Donna Franca appare in tutta la sua sensuale bellezza. Ha uno sguardo perso a immaginare chissa' cosa, uno scollatissimo abito che pare decorato con inserti tratti da un repertorio di stoffe art-nouveau, e porta al collo il suo celeberrimo filo di perle lungo sette metri. La stessa collana che indossa in una foto scattata nel 1904 mentre riceve l'Imperatore Guglielmo II nel parco della sua casa, appena rinnovata, all' Olivuzza. Ma ritorniamo alla via Libertà. Oggi quelle ville, quei palazzi in stile liberty, purtroppo, non esistono più in quanto una spregiudicata speculazione edilizia ( frutto del malgoverno di una classe politica durata più di vent'anni che aveva trovato in tale attività un'ottima fonte di reddito e di riciclaggio per il danaro sporco della mafia del tempo <-1950-1975> a cui era saldamente legata) ha fatto del cemento armato uno stile e una cultura di vita, facendo perdere alla via quel fascino originario che aveva al tempo delle realizzazioni architettoniche di Ernesto Basile che del liberty palermitano è l'esponente preminente. (Fonte:http://www.siciliaterradelsole.com/2010/11/le-vie-di-palermo-via-liberta.html)


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