23 Novembre 2010.
Guglielmo salì al trono tredicenne alla morte del padre Guglielmo I di Sicilia nel 1166 sotto tutela della regina madre Margherita di Navarra. Il regno di Sicilia veniva da un triste periodo di lotte intestine dovute ad una serie di lacerazioni fra la nobiltà, il clero ed il popolo probabilmente anche accentuato dal carattere poco mite di Guglielmo I. Divenuto maggiorenne, Guglielmo II venne incoronato Re di Sicilia nel 1172 con l'appoggio dell'arcivescovo Gualtiero, del clero e dell'aristocrazia. Di Guglielmo II, rispetto al padre, i cronisti dell'epoca sottolinearono spesso, oltre alla bellezza, la correttezza nell'esercizio delle funzioni ed il rispetto per le leggi ed il popolo, l'istruzione e la mitezza d'indole tutte qualità che valsero al normanno l'appellativo di Buono. Il re inoltre, riuscì a godere di un periodo di relativa stabilità e riappacificazione nelle relazioni fra le diverse fazioni.
Nel 1176 mandò il suo consigliere, l'arcivescovo di Capua Alfano di Camerota, a negoziare il matrimonio con la figlia di Enrico II d'Inghilterra, per instaurare un'alleanza fra gli Altavilla e i Plantageneti. La missione fu svolta con successo e la principessa fu condotta nella capitale. A Palermo il 13 febbraio 1177, Guglielmo sposò Giovanna Plantageneto (1165-1199), figlia del re Enrico II e sorella di Riccardo Cuor di Leone.
Il regno di Guglielmo fu particolarmente proficuo per le arti in Sicilia. Fra le opere avviate da Guglielmo merita una citazione il Duomo di Monreale, realizzato con il beneplacito di Papa Lucio III, e l'Abbazia di Santa Maria di Maniace, fortemente voluta dalla regina madre Margherita. Anche la splendida costruzione della Zisa, avviata dal predecessore Guglielmo I, fu completata sotto il suo regno.
L'atmosfera nel suo regno non era turbata da odio interreligioso; afferma Michele Amari: «E pur l'universale della popolazione non aborriva per anco i Musulmani ...; la voce del muezzin non facea ribrezzo nelle grandi città ... onde gli eunuchi, gaiti o paggi che dir si vogliano, esercitavano gli ufficii di corte sotto quel velo sottilissimo d'ipocrisia che li facea apparire cristiani...; Guglielmo accogliea con onore i Musulmani stranieri, medici e astrologhi e largìa denaro a' poeti ...; i Musulmani soggiornavano in alcuni sobborghi senza compagnia di Cristiani; un qâdî amministrava la loro giustizia; frequentavan essi le moschee e ciascuna era anco scuola: fiorivano i loro mercati...». La sua inusitata tolleranza verso i suoi sudditi musulmani (che tanto scandalizzava i cristiani benpensanti ed esasperava il Papa) viene attestata anche dal noto viaggiatore Ibn Jubayr che, nella sua Rihla (Viaggio), ricorda come nel terremoto del febbraio 1169, egli s'aggirasse nella reggia affermando ai suoi diversi servitori: «Che ciascuno preghi il Dio ch'egli adora! Chi avrà fede nel suo Dio, sentirà la pace in cuore» .
Secondo resoconti successivi al 28 agosto 1185, Guglielmo avrebbe chiesto ai suoi vassalli di giurare fedeltà a Costanza, sorella del padre, come sua legittima erede; è bene tuttavia non accordare troppo peso a questa testimonianza priva di concordanza nelle fonti.
Guglielmo venne sepolto ai piedi dell'altare maggiore del Duomo di Monreale, così che chi officiava la Messa doveva inginocchiarsi sulla tomba di Guglielmo. Il Cardinale Torres nel 1500 diseppellì il corpo del re e gli fece costruire un sepolcro rinascimentale, accanto a quello del padre Guglielmo I.
"Plesso del corpo, di naso aquilino, di fulvi capelli come tutti della casa di Hauteville(« Erat autem ejus puer pulchritudinis, quae facilius quidem parem excludere videretur, quam superiorem admittere.» Falcando, f. 449. ). Nutrito fra le discordie e i disordini che segnarono il regno del padre, un giorno trovavasi a scuola col principe Enrico suo fratello, quando, invasa da' ribelli la reggia, il suo precettore Gualtiero Offamill dalle stanze inferiori trafugavali entrambi nella torre Pisana. Vide allora congiure, sedizioni, supplizi incessanti; vide e sentì più tardi gl'intrighi e i tumulti che non mancarono alla materna reggenza : potè quindi sospirare alla dolcezza di giorni più tranquilli e più lieti ; ma l'ereditario coraggio non gli dormìa nelle vene, e allorchè, sollevata Messina, il Cancelliere Stefano gli propose di marciare egli stesso e condurre l'esercito, un lampo di gioia brillò in volto al successore trilustre d' una stirpe di prodi. Ne' primi tempi erasi dedicato volentieri agli studi : il partecipar negli affari ne lo distoglieva in appresso(« Nam cum rex vester bene litteras noverit, rex noster [parla di Enrico II a" Inghilterra) longe litteratior est. Ego autem in laterali scienlia facultates utriusque cognovi. Scitis quod dominus rex Siciliae per armimi discipulus meus fuit, et qui a vobis versificatori atque litteratorise artis primitias habuerat, per industriam et sollicitudinem meam beneficium scientia e plenioris obtinuit. Quam cito autem egressus sum regnum, ipse libris abjectis, ad otium se contulit palatium. »); pur serbavane in cuore vivo e caldo l'affetto. Leggeva e scriveva l'arabo ; e l'alaniah, ossia la divisa che prendeva a foggia musulmana, era « Lode a Dio, giusta è la sua causa. » L'alamah di suo padre era « Lode a Dio in riconoscenza de' suoi beneficii. » Le inclinazioni paterne, in quanto avevano di assolutamente orientale, non rivivevano in lui. Nell'animo aperto, generoso, solerte, temprato a tutt'altro che a un dispotismo voluttuoso, indolente, e, volta a volta, feroce, accoglieva una dose sincera di affetti e sentimenti cristiani istillatigli dalla madre spagnuola, e però ardente di fede tra le stesse debolezze del sesso, dalla voce de' dotti teologi cui fu dato a educare : tuttavia gli scrittori che ne' tempi più tardi vollero su quest' ultimo punto esagerar le sue lodi, caricarono e sfigurarono abbastanza il ritratto. Convertirono le virtù del monarca in una specie di ascetismo devoto : staccarono pienamente Guglielmo dalla musulmana atmosfera, in cui, ad ogni modo, era nato e cresciuto; ed avrebbero con molto scandalo loro, in certe memorie portate di recente alla conoscenza del mondo, veduto la reggia del re buono, del re casto in Palermo conservare i misteri ei diletti dell'antico serraglio (In quanto alle ancelle e alle concubine che tiene nel suo palazzo esse sono tutte musulmane. Il servo di corte che ha nome Iahia impiegato nella manifattura de drappi ove ricama in oro gli abiti del re ci ha raccontato su tal riguardo un altro fatto straordinario cioè che le Franche cristiane dimoranti nella reggia erano state convertite alla fede musulmana dalle sopradette ancelle che questo succede alla insaputa del re e che per altro tali donne sono assai zelanti nelle opere buone.); nè sarebbe per loro mancato anche prima qualche cenno delle allegre regate nel lago di Albeira colle sue concubine (Cum uxoribus suis Beniamino di Tudela Itinerario nella versione dall ebraico di Aria Montano presso Caruso Bibl. Hist .,t. II ,f .1000). La imitazione delle consuetudini arabiche dovea durare, nel tutto, quanto all'apparato e allo splendor della corte come alle maniere ed agli ordini della pubblica azienda. Se non che il potere di fatto che nel regno anteriore giungeva ad assumere il musulmano elemento, era venuto a declinare più sempre ne' quattro anni della successiva reggenza, in ispecie per le tendenze più decisamente occidentali e ortodosse del Cancelliere-Arcivescovo.
Col favore della innamorata regina a costui non difettavano aiuti ed avvocati al di fuori. Il re di Francia, Luigi VII, accreditava alla regina e a Guglielmo un certo Teobaldo, priore di Crèpy nel Valois, che passava in Levante per affari del certosino suo ordine ; e nelle lettere erano attestati della riconoscenza del re per la ospitalità ricevuta vent'anni prima in Sicilia al suo ritorno di Siria, proteste del desiderio sincero di contribuire con uffici ed esortazioni amorevoli alla gloria e prosperità di Guglielmo, raccomandazioni efficaci per la persona di Stefano, offeso ed espulso a torto per avversi maneggi, e il cui richiamo sarebbe di onore a Guglielmo, di consolazione non piccola al regno intero di Francia (Ad gloriam nominis cestri et regni Francorum consola tionem Presso Bréquigny Mim de l Académie des Inscrip et Bel. Lettr., vol. LI, f. 625 e seg).
Tommaso Becket, l'arcivescovo di Canterbury, allora ricoveratosi in Francia, aggiungeva la propria sua opera ; e Io stesso priore Teobaldo ne recava una lettera alla regina Margherita, cui non erano su questo proposito necessari gl' incentivi del santo (Epistola 57 presso Caruso Bibl. Hist., t. II f. 983), di Siracusa, non ancora scopertosi malfido amico a Tommaso, al quale, però, quelle esortazioni in vantaggio di Stefano giungevano vane affatto ed inutili (Ep. 58 loc. cit. « Unum tamen est quod in aure vestra secretius consuluisse, rogasse et obiinuisse consideramus, ut nobilis viri Stephani, Panormitani Electi, revocationem diligenter procuretis apud Regem et Reginam, tum ob causas, quas in presenti de industria reticemus,tum ut prelati Regis et totius Regni Francorùm gratiam vobis eternaliter comparetis. » Ivi.).
II greco imperatore Manuele Commeno ed un' altra a Riccardo Palmer, l'Eletto neno, istigato, come pare, dal re Cristianissimo (Dopo la missione presso la corte di Sicilia il priore Teobaldo era incaricato di un altra presso l Imperatore di Costantinopoli Bréquigny f. 627), intercedeva ugualmente : certo corse voce nell' isola ch' ei pensasse restaurare, sino colla forza, il profugo illustre (Falcando f. 485); e ciò, probabilmente, col titolo che gli dava la qualità di futuro suocero del giovane re per le nozze proposte colla propria figliuola. Tra i nobili stessi che non erano pervenuti a introdursi nel nuovo governo, sembra ancora che molti, per uggia e dispetto, si fossero dati a sposare la causa del caduto ministro, e, fra essi, il conte di Lorotello, testè rivocato dall' esilio(Falcando f. 485-486).
Troncò quelle pratiche e le ultime speranze della regina Margherita l'annunzio della morte intempestiva di Stefano. Infermò in Gerusalemme di subito male, contratto per le angosce dell' animo : e spirato fra le braccia del re Almerico e degli altri principi franchi, che stavano intorno al suo letto, ebbe esequie e riposo nella chiesa del Santo Sepolcro (Guglielmo da Tiro , Historia, lib. XX parag. III, f. 977. Epistola 92 di Pietro di Blois, tra le sue opere, f. 167. Falcando, 486). Contemporaneamente arrivava a Gualtiero Offamill la pontificia conferma nello stallo ottenuto di palermitano arcivescovo.
Bibliografia:-
- Storia della Sicilia sotto Guglielmo il Buono di Isidoro La Lumia, da pag. 119 a pag. 128;
- Ibn-Giobair, Viaggio in Sicilia sotto il regno di Guglielmo il Buono;
- Tosti, Storia della Lega Lombarda, lib. IV, f. 342., Milano, 1860.
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