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Tancredi di Sicilia nel Liber ad honorem Augusti, 1196 |
21 Novembre 2010.
Tancredi, conte di Lecce, figlio illegittimo di un Ruggero duca di Puglia (figlio di Guglielmo I), divenne re di Sicilia alla morte di Guglielmo II dopo una lotta dura e feroce tra i suoi fautori e i partigiani di un altro pretendente al trono, Ruggero conte d'Andria, la cui candidatura era sostenuta dai nobili. Correva l'anno del Signore 1189. Tancredi fu incoronato dall'arcivescovo di Palermo Gualtiero nel 1190. Il cronista Pietro da Eboli lasciò scritto che era incredibilmente brutto, definendolo "embrion infelix et detestabile monstrum", in un latino che non ha bisogno di traduzione. Il regno mostrava segni di sfaldamento; era lontana l'ombra dei due Ruggero che erano riusciti, con la loro filosofia a la loro tolleranza politica, a dare l'uguaglianza a tutti i cittadini. Dopo che Tancredi divenne re divampò una sorda lotta religiosa: pare che siano stati gruppi di cristiani ad attaccare il quartiere arabo di Palermo. La zuffa fu aspra e sanguinosa, frutto di una tensione a lungo repressa a giudicare dal fatto che già durante il regno di Guglielmo II, il viaggiatore arabo Ibn Jubair aveva scritto che " i musulmani di Palermo cercavano di salvare le rimanenti testimonianze della loro fede". Nel 1191, un anno dopo la sua incoronazione a Palermo, Enrico VI - marito della normanna Costanza d'Altavilla fin dal 1186 - veniva incoronato a Roma in seguito alla morte del padre Federico I il Barbarossa. Ed Enrico, ormai monarca, non perse tempo per scendere in Italia e occupare il regno di Sicilia rivendicato in nome della moglie. Fu una corsa precipitosa nelle contrade del sole: da Napoli passò a Capua e quindi a Salerno. Qui Enrico fu fermato dalle truppe inviate da Tancredi. La stessa Costanza cadde prigioniera, ma l'ultimo re di Sicilia, con impulso generoso, la lasciò libera dopo averle reso omaggio in considerazione della consanguineità. Mentre Tancredi si trovava ancora a Salerno, ebbe la notizia della morte dell'amatissimo figlio Ruggero, la qual cosa lo indusse a ritornare frettolosamente a Palermo. Si rinchiuse nella reggia prigioniero del suo dolore. Di là a poco, il 20 febbraio 1194, morì. Ci fu una nuova reggenza esercitata dalla vedova Sibilla in nome del figlio di Tancredi, Guglielmo III, che era ancora in giovane età, ma le difficoltà interne ed esterne resero ancora più drammatiche le ultime giornate della monarchia normanna. Enrico VI, ritornato all'assalto del sud, fece il suo trionfale ingresso a Palermo il 20 novembre 1194. E a Palermo dimostrò tutta la sua ferocia. Fece deportare in Germania Sibilla e i figli riserbando all'ancora giovanetto Guglielmo III la più miserevole fine: incarcerato venne accecato ed evirato. Le cronache riferiscono che il figlio di Federico I Barbarossa una volta a Palermo non esitò a far aprire la tomba che conteneva il corpo di Tancredi per impossessarsi di corona,scettro e degli altri regali ornamenti che erano stati sepolti con lui. Tra gli altri tesori asportati, anche il famoso manto, detto di Ruggero, che ora si trova in un museo di Vienna. Lo storico Kantorowicz nella sua opera su Federico II ha scritto: " nel 1195 arrivò al castello imperiale di Trifels, in Germania,una carovana di centocinquanta muli carichi d'oro, seta, gemme e oggetti preziosi; e si seppe che questa era solo una parte del bottino fatto dall'imperatore nella reggia normanna di Palermo". Con questa spoliazione si chiuse nel dramma la monarchia normanna: una pagina nera dopo una breve ma splendido racconto solare. Le vendette compiute a Palermo e altrove dal figlio dello svevo Federico Barbarossa, resero più cupo lo spegnersi della monarchia normanna in terra di Sicilia. Enrico VI, infatti, non sopravvisse a lungo alle sue malefatte e non poté quindi veder crescere il figlio, il futuro imperatore Federico II. Enrico VI, per l'appunto, che nel 1194 aveva profanato la tomba dell'ultimo re di Sicilia, Tancredi, sopravvisse solo tre anni alle sue scellerate imprese. Morì il 28 settembre 1197, quando aveva appena trentadue anni, pare in seguito a una febbre malarica che lo assalì dopo una battuta di caccia. Fu seppellito a Palermo nella cattedrale innalzata dall'arcivescovo Ofamilio. La vedova, Costanza di Altavilla, rimase con il figlioletto Federico che non aveva compiuto tre anni. Il futuro Federico II era nato il 26 dicembre 1194 a Jesi, la piccola città delle Marche nella quale quale la madre, colta dalle doglie, era stata costretta a fermarsi: e per fugare ogni dubbio su una maternità che si compiva dopo nove anni di matrimonio sterile,la quarantenne figlia di Ruggero II aveva chiesto di partorire sotto gli occhi di tutti. Per questo suo figlio nacque sotto un tendone eretto nella piazza del mercato. Dopo otto mesi dalla morte del padre, il 17 maggio 1198, l'erede di un trono illustre, venne incoronato re per volere della madre. Federico non aveva ancora compiuto quattro anni.
STUPOR MUNDI - FEDERICO II di Svevia
Figlio (1194 -1250) di Enrico VI e di Costanza di Altavilla (1154 -1198)- figlia di Ruggero II re di Sicilia e sua erede al trono alla morte di suo nipote Guglielmo II detto il buono -, nipote di Federico I di Hohenstaufen,detto il Barbarossa (1121-1190), imperatore del Sacro Romano Impero. Orfano del padre a tre anni e della madre a quattro, fu affidato alla tutela del papa Innocenzo III, e poté solo nel 1208 assumere il governo effettivo del Regno di Sicilia e di Puglia, da molti anni preda delle fazioni. Recatosi poi in Germania, ne fu eletto re nel 1215, in contrasto con il guelfo Ottone IV, e nel 1220 ebbe pure, dal nuovo papa Onorio III, la consacrazione Kamil e ad incoronarsene re (1229) per eredità del suocero Giovanni di Brienne. Al ritorno riconquistò il regno meridionale, toltogli nel frattempo dal papa, e stipulò con lui la pace di S. Germano (1230). In seguito domò la ribellione del figlio Enrico (da lui fatto re di Germania) e la riscossa dei Comuni, riuniti in una seconda Lega Lombarda, che egli vinse a Cortenuova (1237).
Gregorio IX lo scomunicò una seconda volta (1239), e nel 1245 il Concilio di Lione lo dichiarò decaduto dal potere. Dopo di che gli furono successivamente contrapposti, in Germania, Enrico Raspe e Guglielmo d'Olanda; i Comuni lo sconfissero nel 1248 sotto Parma e nel 1249 fecero prigioniero a Fossalta suo figlio Enzo. L'anno appresso Federico veniva a morte nel Castel Fiorentino, in Puglia. Nella sua lotta contro i Comuni e il Papato, Federico II appare il continuatore dell'avo; ma fu in più uomo di cultura, legislatore, tempra di principe illuminato in pieno medioevo. Dedicò le maggiori cure al regno di Sicilia, ove tenne una splendida corte in Palermo. Fondò l'Università di Napoli (1224), e nuove città, tra cui Aquila; incoraggiò le attività economiche;promulgò le celebri Costituzioni di Melfi (1231), dando vita a un solido potere centrale. Famosi i suoi ministri: Pier della Vigna (che negli ultimi anni egli fece accecare per sospetto di tradimento), Taddeo di Suessa e Goffredo di Viterbo.
Coltissimo (conosceva cinque lingue), amò circondarsi di dotti, ricorrendo largamente anche ad arabi ed ebrei, con una spregiudicatezza che contribuì a dargli fama di eretico e perfino di Anticristo. Fu egli stesso scrittore:celebre il suo trattato latino Dell'arte di cacciare con gli uccelli. A lui si deve il sorgere di quella Scuola Siciliana, d'imitazione provenzale, che fu culla della poesia italiana: poesie in volgare italiano scrissero Federico, i suoi figli e i suoi ministri.Tra i molti figli, legittimi e illegittimi, furono particolarmente noti Enrico re dei Romani, Corrado (IV) che gli succedette, Federico principe d'Antiochia, Manfredi, Enzo, re di Sardegna.
Re Manfredi
Figlio naturale di Federico II e di Bianca Lancia, poi legittimato alla morte del padre, fu reggente del regno di Sicilia in nome del fratellastro Corrado IV. Quando questi morì, lasciando come erede il figlio di tre anni, Corrado V (Corradino di Svevia), fece credere che Corradino fosse morto e si fece incoronare re di Sicilia (1258-1266). L'ostilità dei papi francesi, che concessero l'investitura del regno di Sicilia a Carlo I d'Angiò, gli impedì di portare a termine il suo programma politico. Fu sconfitto da Carlo I d'Angiò nella battaglia di Benevento(1266), dove morì combattendo valorosamente. Principe colto, perfetto cavaliere,soldato valoroso,fu personaggio di grande rilievo nella storia e nell'immaginazione dei contemporanei. Dante ne tratteggiò una stupenda figura nel canto III del Purgatorio.
CORRADINO di Svevia
Figlio di Corrado IV e di Elisabetta di Baviera (1252-1268), dopo la morte di Manfredi nel 1266, fu chiamato in Italia, e un anno dopo giunse a Roma trionfalmente accolto, dopo aver attraversato, non senza audacia, Verona, Pavia e la Toscana. Sconfitto da Carlo d'Angiò il 23 Agosto del 1268 nella battaglia aspramente combattuta nella Conca del Fucino, Corradino riuscì in un primo momento a fuggire,ma catturato presso Torre Astura, tradito dallo stesso Giovanni Frangipane che lo aveva ospitato, fu consegnato al re di Sicilia.Questi lo fece giudicare da un apposito tribunale e giustiziare a Napoli, nella piazza del Mercato, il 29 Settembre. La leggenda racconta che il sedicenne Corradino di Svevia abbia lanciato, prima di aver mozzato il capo, un guanto, raccolto tra la folla da Giovanni da Procida.
Bibliografia:
* M. Montanari. Storia Medievale. Roma -Bari, Laterza, 2005, ISBN 88-420-6540-4;
* S. Claramunt, E. Portela, M. Gonzales, E. Mitre. Storia del medioevo. Milano, B. Mondadori, 1997, ISBN 88-424-9333-3 ;
* Mille anni in Sicilia (Terza edizione maggio 2002), di Giuseppe Quatriglio, ISBN 88-317-6405-5, Marsilio Editori;
* La Sicilia di Federico II - Città, Castelli e Casali, di Ferndinando Maurici, edito dall'Accademia Nazionale di Scienze, lettere e arti di Palermo nel 1995.
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