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venerdì 11 giugno 2010

I segreti di Fatima e le profezie di Nostradamus. Quarta Parte.

11 Giugno 2010.

Come dicevamo nei precedenti post pubblicati in data 7,8,9 Giugno c.m., vi sono molte affinità fra i tre segreti di Fatima, rivelati dalla Beata Vergine Maria nel 1917 ai tre pastorelli Lucia do Santos, Francisco e Giacinta Marto, ed alcune quartine del medico e astrologo francesce, vissuto nel XVI sec. d.C., Michel De Nostredame, inteso Nostradamus.


Continuiamo a parlare della Grande Guerra, attraverso l'analisi di alcune quartine del libro "Le Profezie" del più mistico personaggio dell'era moderna (1492 d.C. - 1900 d.C. ), Nostradamus, che fanno riferimento (così come sono state interpetrate
a posteriori) agli eventi bellici che hanno segnato l'Europa dal 1914 al 1918. [La guerra si concluse l'11 novembre 1918. Il numero totale di morti è stato stimato in oltre sedici milioni: alle vittime militari (circa 10 milioni di soldati) vanno aggiunte le vittime civili, dovute non solo agli effetti diretti delle operazioni di guerra, ma anche alla carestia e alle malattie causate dalla guerra, ad esempio in Germania, sottoposta al blocco navale degli alleati, la fame provocò migliaia di morti tra la popolazione civile. La guerra fu nello stesso tempo l'ultimo conflitto del passato (guerra di trincea e lenta), ma anche il primo grande conflitto in cui si usarono appieno tutti i mezzi moderni, come aeroplani, mezzi corazzati, sommergibili e le armi chimiche, tra cui il gas.]

III,6

Nel tempio chiuso la folgore entrerà,
I cittadini dentro il loro forte sfiancati:
Cavalli, buoi, uomini, come un'onda colpirà
Per fame, sete, sottomesse le armate più deboli.

II,50

Quando quelli di Hainaut, di Grand e di Bruxelles
Verranno a Langres per porre l'assedio,
Dietro ai loro fianchi saranno battaglie crudeli;
La piaga antica farà più che nemici.

Questo è un riferimento all'avanzata tedesca in direzione di Langres, nell'agosto del 1914, nel pieno della penetrazione germanica in Francia, sul fronte occidentale. La "piaga antica " è la carestia che sempre segue i grandi eventi bellici.
Allo scoppio della prima guerra mondiale i comandi militari avevano pianificato un conflitto di breve durata, non molto diverso dalle guerre precedenti.

Ma subito ci si accorse che era possibile respingere un attacco anche disponendo di una copertura molto limitata. Gli attacchi frontali comportavano perdite drammatiche, per cui si riteneva che solo un aggiramento sui fianchi desse qualche possibilità di vittoria. La battaglia della Marna fu appunto il tentativo delle forze franco-inglesi di aggirare le armate tedesche. Questi tentativi di reciproco aggiramento proseguirono con la cosiddetta corsa al mare.

Ma una volta giunti sulle coste della Manica, non esistevano più possibilità di manovra. Ben presto si formò un sistema di trincee ininterrotto, dalla Svizzera al mare del Nord. Il fronte occidentale sarebbe rimasto praticamente fermo per più di tre anni, sino alle offensive di primavera del 1918.

La zona compresa tra le trincee avversarie era chiamata terra di nessuno. La distanza tra le trincee variava a seconda del fronte. Sul fronte francese era, generalmente, di 100 - 250 metri, anche se in alcuni settori (per esempio nei pressi di Vimy) era di soli 25 metri. Dopo il ritiro tedesco sulla linea Hindenburg, la distanza media crebbe sino a più di un chilometro, mentre sul fronte di Gallipoli, in qualche punto, le trincee non distavano più di 15 metri, rendendo possibili degli scontri basati sul lancio di bombe a mano.

Nostradamus avverte in tutte le quartine che profettizzano eventi bellici del XX sec. che qualcosa sarebbe cambiato nella concezione stessa della guerra.

Non che ai suoi tempi fossero rose e fiori. Proprio il Cinquecento fu teatro di scontri di inaudita crudeltà, come il Sacco di Roma del 1527 effettuato dai Lanzichenecchi ed
ordinato dall'imperatore Carlo V, evento traumatico che di fatto segnò la fine degli splendori dell'epoca rinascimentale in Italia. I lanzichenecchi, in maggioranza luterani, furono spinti nella loro azione anche dal loro odio verso Roma che consideravano corrotta e papista.

Michel comprende però che l'uomo va avanti, migliora in tutto, anche nella innata tendenza all'autodistruzione. E' finita l'epoca dei cavalieri, delle alabarde, dei cortei reali marcianti al suono delle fanfare e dei tamburi. E' iniziata l'epoca dello sterminio di massa. Come quello descritto in quest'altra quartina...

II,1

Verso Aquitania dalle isole Britanniche,
Essi stessi grandi incursioni:
Piogge, gelate faranno infido il terreno,
Porto Selin farà grandi invasioni.

Gran Bretagna e Francia avevano deciso di ottenere il controllo dello stretto dei Dardanelli e della città di Costantinopoli per poter inviare rifornimenti alla Russia, loro alleata.

Le operazioni navali nei Dardanelli (1914-1915) furono compiute da una flotta congiunta anglo-francese per permettere ad una forza da sbarco alleata di impossessarsi dello stretto dei Dardanelli e costringere la Turchia ad uscire dalla Triplice alleanza.

Nella campagna vi furono delle perdite elevatissime sia a terra che in mare da parte degli alleati. Le mine turche affondarono varie navi da battaglia, come la francese Bouvet e le inglesi Irresistible, Inflexible, Ocean, danneggiando gravemente le navi francesi Suffren e Gaulois. A terra, il corpo di spedizione australiano-neozelandese, ANZAC, subì gravissime perdite tanto che le 5 divisioni impegnate inizialmente divennero 16 fino al forzato reimbarco.

Da parte turca lo sforzo fu grande, ma la vittoria fece emergere i militari come spina dorsale di quella che sarebbe diventata la Turchia laica del dopo Impero Ottomano, con alla guida il generale Mustafa Kemal.

Tra l'aprile e il giugno del 1915 tre sanguinose battaglie vennero combattute per entrare in possesso di meno di un chilometro di territorio. Un altro tentativo fu posto in atto nell'agosto del 1915, anch'esso senza esito alcuno. Fu un periodo, fra l'altro, di grandi piogge, il terreno collinare intorno a Gallipoli era ridotto a un pantano infido. Scarseggiava l'acqua potabile e ci furono molte malattie.

IX,100

La battaglia navale di notte sarà vinta,
Il fuoco, alle navi dell'Occidente rovina
Astuzia nuova, la grande nave colorata,
Ira al vinto, e vittoria nella nebbia.

Questa quartina sembra riferirsi alla famosa battaglia dello Jutland del 1916.
La battaglia dello Jutland (Skagerrak per i tedeschi) fu uno scontro navale avvenuto fra il 31 maggio e il 2 giugno 1916 fra le principali flotte da guerra operative nel corso della prima guerra mondiale: la Royal Navy britannica e la Kaiserliche Marine tedesca.

Lo scontro fu la risultante della corsa agli armamenti navali che aveva interessato i due paesi nei vent'anni precedenti. La flotta britannica era la prima al mondo e non temeva confronti ma la marina imperiale germanica, sotto la guida dell'ammiraglio Alfred von Tirpitz, era divenuta una forza competitiva ed assai temuta dall'Ammiragliato.

Ciò era costato molto in termini economici. La Germania era una grande potenza continentale ma non rinunciava a sfidare la Gran Bretagna anche sul mare. Entrambe le flotte poi investirono su un tipo di nave la cui validità era molto discussa, vale a dire gli incrociatori da battaglia. Queste costosissime navi univano la velocità e la manovrabilità di un incrociatore alla potenza di fuoco di una corazzata, ma rispetto a questa erano più vulnerabili.

La battaglia dello Jutland o Skagerrak si fonda su una serie di errori da entrambe le parti, il primo commesso dall'ammiragliato tedesco ancor prima dell'inizio della battaglia.

L'ammiraglio Reinhard Scheer, comandante in capo della Hochseeflotte ("Flotta d'alto mare"), la flotta d'alto mare tedesca, ignorava che i comandi britannici erano in possesso del codice segreto delle comunicazioni radio dello stato maggiore della marina caduto nelle mani degli alleati nell'agosto del 1914, in seguito al cannoneggiamento e cattura del piccolo incrociatore Magdeburgh.

Dal momento che nessun ufficiale responsabile aveva avuto il coraggio di denunciare la grave infrazione ai superiori, il 30 maggio 1916, Scheer, in navigazione nelle acque dello stretto dello Skagerrak, un lungo braccio di mare tra la Danimarca e la costa meridionale della Norvegia, continuò ad usare questo codice. Decrittati i messaggi dell'ammiragliato tedesco, il capo della flotta inglese, l'ammiraglio John Jellicoe, ordinò a tre squadre di navi di linea di prendere il mare la sera stessa e di puntare ad est alla massima velocità con l'obiettivo di inchiodare e affrontare il nemico proprio nello stretto dello Skagerrak. Dall'altra parte Scheer, a bordo della Friedrich der Große, non sospetta nulla dell'avanzata della Grand Fleet. Il vantaggio britannico in termini numerici era netto, la Grand Fleet ("Grande Flotta"), al comando di Jellicoe, di base a Scapa Flow, all'estremità settentrionale della Scozia, disponeva di 28 corazzate monocalibro e 10 incrociatori da battaglia, mentre la germanica Hochseeflotte, con sede nella base di Wilhelmshaven, disponeva di 16 corazzate monocalibro e 5 incrociatori da battaglia. L'Hochseeflotte era comandata in una fase iniziale dall'ammiraglio Friedrich von Ingenohl per poi passare agli inizi del 1916 sotto il comando dell'ammiraglio Hugo von Pohl che lasciò a sua volta il comando all'ammiraglio Reinhard Scheer.

A 60 miglia dalla costa dello Jutland, il 31 maggio 1916, Reinhard Scheer incontrò una squadra inglese che era in netta minoranza e che subì, nel successivo scontro, molte perdite. Poco dopo gli inglesi si ritirarono per lasciare il posto alla Grand Fleet, comandata dall'ammiraglio John R. Jellicoe. La battaglia sembrava volgere a favore degli inglesi, quando la nebbia e abili tattiche di disimpegno consentirono ai tedeschi di fuggire nell'oscurità, dopo aver perso solo 10 delle 99 navi da guerra della loro flotta. Gli inglesi persero 14 navi su 151 e molti più uomini dei nemici.

Al prossimo post!


Fonte:

1. Linkografia
2. Bibliografia
  • NOSTRADAMUS, il passato, il presente, il futuro di Maritza Ferrario e Andrea Pamparana, edito da Acanthus nel 1989, pagg. 98 - 100.

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