Sicilia bedda e amata,cantata e disprizzata...

  • A proposito degli alieni....

    Il saggio dal titolo "A proposito degli alieni....", di Francesco Toscano e Enrico Messina

    Sinossi: Fin dalla preistoria ci sono tracce evidenti del passaggio e dell’incontro tra esseri extraterrestri ed esseri umani. Da quando l’uomo è sulla Terra, per tutto il suo percorso evolutivo, passando dalle prime grandi civiltà, all’era moderna, sino ai giorni nostri, è stato sempre accompagnato da una presenza aliena. Lo dicono i fatti: nei reperti archeologici, nelle incisioni sulle rocce (sin qui rinvenute), nelle sculture, nei dipinti, in ciò che rimane degli antichi testi, sino ad arrivare alle prime foto e filmati oltre alle innumerevoli prove che oggi con le moderne tecnologie si raccolgono. Gli alieni ci sono sempre stati, forse già prima della comparsa del genere umano, e forse sono loro che ci hanno creato.

  • Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.

    Il saggio dal titolo "Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Milioni di persone in tutto il mondo credono che in passato siamo stati visitati da esseri extraterrestri. E se fosse vero? Questo libro nasce proprio per questo motivo, cercare di dare una risposta, qualora ve ne fosse ancora bisogno, al quesito anzidetto. L`archeologia spaziale, o archeologia misteriosa, è definibile come la ricerca delle tracce, sotto forma di particolari reperti archeologici o delle testimonianze tramandate nel corso dei millenni, di presunti sbarchi sulla Terra di visitatori extraterrestri avvenuti all’alba della nostra civiltà.

  • Condannato senza possibilità d'appello

    Il romanzo breve dal titolo "Condannato senza possibilità d'appello.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Le concezioni primitive intorno all`anima sono concordi nel considerare questa come indipendente nella sua esistenza dal corpo. Dopo la morte, sia che l`anima seguiti a esistere per sé senza alcun corpo o sia che entri di nuovo in un altro corpo di uomo o d`animale o di pianta e perfino di una sostanza inorganica, seguirà sempre il volere di Dio; cioè il volere dell’Eterno di consentire alle anime, da lui generate e create, di trascendere la vita materiale e innalzarsi ad un piano più alto dell’esistenza, imparando, pian piano, a comprendere il divino e tutto ciò che è ad esso riconducibile.

  • L'infanzia violata, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "L'infanzia violata", di Francesco Toscano

    Sinossi: Dovrebbero andare a scuola, giocare, fantasticare, cantare, essere allegri e vivere un'infanzia felice. Invece, almeno 300 milioni di bambini nel mondo sono costretti a lavorare e spesso a prostituirsi, a subire violenze a fare la guerra. E tutto ciò in aperta violazione delle leggi, dei regolamenti, delle convenzioni internazionali sui diritti dell'infanzia. La turpe problematica non è lontana dalla vostra quotidianità: è vicina al luogo in cui vivete, lavorate, crescete i vostri bambini. Ad ogni angolo dei quartieri delle città, dei paesi d'Italia, è possibile trovare un'infanzia rubata, un'infanzia violata.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei "ru viddrani", Don Ciccio, "u pastranu", capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un'acredine che amplifica l'entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea Romanescu, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il fantasy dal titolo "E un giorno mi svegliai", di Francesco Toscano

    Sinossi: "E un giorno mi svegliai" è un fantasy. Il personaggio principale del libro, Salvatore Cuzzuperi, è un impiegato residente nella provincia di Palermo che rimane vittima di un'esperienza di abduction. Il Cuzzuperi vivrà l'esperienza paranormale del suo rapimento da parte degli alieni lontano anni luce dal pianeta Terra e si troverà coinvolto nell'aspra e millenaria lotta tra gli Anunnaki, i Malachim loro sudditi, e i Rettiliani, degli alieni aventi la forma fisica di una lucertola evoluta. I Rettiliani, scoprirà il Cuzzuperi, cercano di impossessarsi degli esseri umani perché dotati di Anima, questa forma di energia ancestrale e divina, riconducibile al Dio Creatore dell'Universo, in grado di ridare la vita ad alcune specie aliene dotate di un Dna simile a quello dell'uomo, fra cui gli stessi Rettiliani e gli Anunnaki. Il Cuzzuperi perderà pian piano la sua umanità divenendo un Igigi ammesso a cibarsi delle conoscenze degli "antichi dèi", ed infine, accolto come un nuovo membro della "fratellanza cosmica".

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei “ru viddrani”, Don Ciccio, “ù pastranu”, capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un’acredine che amplifica l’entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea ROMANESCU, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • Naufraghi nello spazio profondo, di Francesco Toscano

    Il romanzo di fantascienza dal titolo "Naufraghi nello spazio profondo ", di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza.

  • Malacarne, di Francesco Toscano

    Libro/E-book: Malacarne, di Francesco Toscano

    Sinossi: Nella primavera dell'anno 2021 a Palermo, quando la pandemia dovuta al diffondersi del virus denominato Covid-19 sembrerebbe essere stata sconfitta dalla scienza, malgrado i milioni di morti causati in tutto il mondo, un giovane, cresciuto ai margini della società, intraneo alla famiglia mafiosa di Palermo - Borgo Vecchio, decide, malgrado il suo solenne giuramento di fedeltà a Cosa Nostra, di vuotare il sacco e di pentirsi dei crimini commessi, così da consentire alla magistratura inquirente di assicurare alla giustizia oltre sessanta tra capi e gregari dei mandamenti mafiosi di Brancaccio, Porta Nuova, Santa Maria Gesù. Mentre Francesco Salvatore Magrì, inteso Turiddu, decide di collaborare con la Giustizia, ormai stanco della sua miserevole vita, qualcun altro dall'altra parte della Sicilia, che da anni ha votato la sua vita alla Legalità e alla Giustizia, a costo di sacrificare sé stesso e gli affetti più cari, si organizza e profonde il massimo dell'impegno affinché lo Stato, a cui ha giurato fedeltà perenne, possa continuare a regnare sovrano e i cittadini possano vivere liberi dalle prevaricazioni mafiose. Così, in un turbinio di emozioni e di passioni si intrecciano le vite di numerosi criminali, dei veri e propri Malacarne, e quella dei Carabinieri del Reparto Operativo dei Comandi Provinciali di Palermo e Reggio di Calabria che, da tanti anni ormai, cercano di disarticolare le compagini mafiose operanti in quei territori. Una storia umana quella di Turiddu Magrì che ha dell'incredibile: prima rapinatore, poi barbone e mendicante, e infine, dopo essere stato "punciutu" e affiliato a Cosa Nostra palermitana, il grimaldello nelle mani della Procura della Repubblica di Palermo grazie al quale potere scardinare gran parte di quell'organizzazione criminale in cui il giovane aveva sin a quel momento vissuto e operato.

  • NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA , di Francesco Toscano

    Libro/E-book: NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA,di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza. Nel giro di pochi anni, pur tuttavia, a differenza di quanto auspicatosi dagli scienziati che avevano ideato e progettato la missione Marte, l’ingegnere MIGLIORINI e la sua progenie sarebbero rimasti coinvolti in un’aspra e decennale guerra combattuta da alcuni coloni di stanza sul pianeta Marte e da altri di stanza sulla superficie polverosa della nostra Luna, per l’approvvigionamento delle ultime materie prime sino ad allora rimaste, oltre che per l’accaparramento del combustibile, costituito da materia esotica e non più fossile, di cui si alimentavano i motori per viaggi a velocità superluminale delle loro superbe astronavi; ciò al fine di ridurre le distanze siderali dello spazio profondo e al fine di generare la contrazione dello spazio-tempo per la formazione di wormhole, ovvero dei cunicoli gravitazionali, che avrebbero consentito loro di percorrere le enormi distanze interstellari in un batter di ciglia...

venerdì 28 novembre 2008

PALERMO: CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI I FATIMIDI E IL MEDITERRANEO.

Palermo, 28 Novembre 2008.

Il sistema di relazioni nel mondo dell’Islam e nell’area del Mediterraneo nel periodo della da’wa fatimide (sec. X-XI): istituzioni, società, cultura.

Palermo, Palazzo Steri, 3 – 6 Dicembre 2008

Si svolgerà a Palazzo Steri il Convegno Internazionale di Studi “I Fatimidi e il MediterraneoIl sistema di relazioni nel mondo dell’Islam e nell’area del Mediterraneo nel periodo della da’wa fatimide (sec. X-XI): istituzioni, società, cultura”. Promosso dalla Cattedra di Storia dei Paesi Islamici e dall’Accademia Libica in Italia, con il patrocinio di svariate istituzioni (Ministero degli Affari Esteri, Regione Siciliana, Fondazione Universitaria Italo – Libica, Institute of Ismaili Studies di Londra, The Arab League Educational, Cultural and Scientific Organization), il Convegno intende proporre nuove e approfondite letture del sistema Islam nel periodo considerato e designare una ricostruzione storica della Sicilia musulmana in epoca fatimide, momento fondamentale dal punto di vista politico – istituzionale e ideologico – culturale della storia dell’Islam. Il Convegno, con un eccellente riscontro culturale e mediatico, tale da richiamare l’attenzione di Al-Jazeera, potrà essere seguito in streaming attraverso il sito (?). L’iniziativa è coordinata dal Prof. Antonino Pellitteri, titolare della Cattedra di Storia dei Paesi Islamici, e dal Prof. Ibrahim Magdud, Direttore dell’Accademia Libica in Italia, e annovera tra i partecipanti importanti studiosi provenienti da diversi paesi europei, dagli Stati Uniti e dai paesi arabi. Tra le personalità che parteciperanno è bene evidenziare i nomi del Prof. Roberto La Galla (Magnifico Rettore dell’Università di Palermo), di S.E. al – Mungi Bousnina (Direttore di “The Arab League Educational, Cultural and Scientific Organization”), di S.E. Hafed Gaddur (Ambasciatore della Gamahiriyya Libica a Roma), del Dr. Farhad Daftary (Direttore del Institute of Ismaili Studies di Londra), del Prof. Mohammed Hassen (Università di Tunisi), del Prof. Brahim El-Kadiri Boutchich (Università Moulay Ismail, Meknes), del Prof. Biancamaria Scarcia Amoretti (Università “La Sapienza”, Roma), del Prof. Abdelmounim Al Mahjoub (University “Al – Fateh”, Tripoli), del Prof. Shainool Jiwa (Institute of Ismaili Studies, London), del Prof. Paul Walker (University of Chicago), del Prof. Simonetta Calderini (Roehampton University, London), del Prof. Jonathan Bloom (Boston University), del Prof. Mohamed Edweeb (Rettore dell’Università El Mergheb, Libia) e di Zyad Ali (Unione degli Scrittori Libici). Venerdi 5 Dicembre alle ore 12:00 verrà inoltre presentato il volume “Introduzione allo studio della storia contemporanea del Mondo Arabo” di Antonino Pellitteri (Editori Laterza, 2008), testo che traccia un profilo organico della storia contemporanea del mondo arabo, ribaltando la visione eurocentrica ancora oggi diffusa.


giovedì 27 novembre 2008

L’Unesco promuove la Sicilia.

26-11-08. Non esiste un problema Eolie, né un problema di rigassificatore deturpante per la Valle dei Templi, va tutto bene per i Pupi siciliani, per il barocco di Noto e nessun sito siciliano inserito nella lista del Patrimonio dell’Umanità (sono nove in tutto) suscita la preoccupazione di Koichiro Matsuura, direttore generale dell’Unesco. Per ben quattro volte l’Unesco ha posto l’attenzione sulle Eolie, l’ultima in luglio di quest’anno e ora siamo in attesa di un rapporto conclusivo che il governo italiano deve inviare all’Unesco entro febbraio 2009. Un rapporto particolareggiato sulla situazione attuale delle Eolie in cui siano chiari i provvedimenti e le misure adottate per contrastare le attività industriali che possono provocare danni al sistema naturalistico. Per saperne di più....

PALERMO:VENERDI' UN WORKSHOP SUL DIALOGO INTERCULTURALE.

Palermo, 27 Novembre 2008.

Il dialogo interreligioso e la comunicazione interculturale sono i temi del workshop che si svolgerà venerdì 28 novembre, dalle 9 alle 14, nei locali dell'assessorato alle Attività sociali del Comune, a Palazzo Natale, di via Garibaldi, 26. Tra i relatori anche padre Gianni Notari del Centro Arrupe. Il progetto "Città Plurale - Abito il Mondo", partito lo scorso maggio a cura del Consorzio Comunità Nuova, in collaborazione con l'assessorato Attività sociali, prevede l'organizzazione di varie attività, fra le quali seminari, incontri e convegni su tematiche che riguardano l'intercultura. Le adesioni vanno comunicate a: info@cittapluralepalermo.org oppure telefonando alla segreteria organizzativa 0916622215 entro e non oltre due giorni dalle date previste. Saranno rilasciati, su richiesta, attestati di partecipazione.



PALERMO:UNA MOSTRA FOTOGRAFICA SULLE MIGRAZIONI SICILIANE IN AMERICA .

Palermo, 27 Novembre 2008.

Sarà inaugurata oggi, giovedì 27 novembre, alle 17, nell'ex chiesa di San Mattia ai Crociferi in via Torremuzza, la mostra fotografica "Sicilian Crossing", sulle migrazioni siciliane in America e sulle comunità derivate. La mostra è organizzata dall'assessorato regionale al Lavoro e all'Emigrazione, dall'Associazione Nazionale Famiglie degli Emigrati e dal Museo dell'Emigrazione siciliana, in collaborazione con il Comune di Palermo. All'inaugurazione saranno presenti il vice sindaco Mario Milone e l'assessore comunale al Centro storico, Raoul Russo. 

mercoledì 26 novembre 2008

PALERMO: ALL'ARCHIVIO STORICO COMUNALE INCONTRO CON IVANO CAVALLINI.

Palermo, 26 Novembre 2008.
Terzo appuntamento autunnale, oggi, con "I Mercoledì dell'Archivio": Ivano Cavallini parlerà su Poesia e musica - Fiori e giardini nella Roma barocca. L'appuntamento è alle 16.30,nella Sala Almeyda dell'Archivio storico comunale (via Maqueda,157). "I Mercoledì dell'Archivio" sono un ciclo di incontri a cadenza settimanale finalizzati al potenziamento degli scambi culturali fra l'Archivio storico comunale e l'Università per la diffusione della cultura e delle attività didattiche. L'iniziativa è promossa dall'Archivio storico insieme al dipartimento di Arti e Comunicazioni dell'Università e al Provveditorato agli Studi di Palermo, ed è coordinata dal professore Salvatore Zarcone dell'Università di Palermo, assieme al direttore dell'istituzione comunale, Eliana Calandra. Condotti da docenti delle facoltà di Scienze della Formazione e di Lettere e Filosofia, gli incontri cercano di stimolare la partecipazione con interventi e dibattiti per aprire un confronto su temi specifici. Sono di tipo seminariale e aperti al pubblico (ingresso libero), ma diretti principalmente agli insegnanti delle scuole medie superiori; per loro, hanno carattere di corso d'aggiornamento ed è previsto un attestato di partecipazione alla fine della frequenza.
Fonte: Comune di Palermo .

PALERMO: AL VIA I LAVORI INTERVENTI PER RIACCENDERE DIVERSI PUNTI LUCE SPENTI IN CITTA'.

Palermo, 25 Novembre 2008.

Sono iniziati ieri mattina due interventi per ripristinare i punti luce in via Val di Mazara-Valdemone e in via Cappuccini, grazie al nuovo programma di lavori di manutenzione straordinaria che l'assessorato comunale alle Manutenzioni, guidato da Pippo Enea, ha commissionato all'Amg. I lavori in via Val di Mazara-Valdemone avranno una durata prevista di cinque giorni: verrà sostituito un tratto di cavo ormai vecchio che consentirà di riaccendere 44 punti luce nelle strade limitrofe a via Val di Mazara (Val di Mazara, Ausonia, Valderice, Lo Bianco, Trinacria, Valdemone, Val Platani, Resuttana, Sacra Famiglia, piazza della Parrocchia, Orlandino, Viperano, Cortile Trapani I, Villa Sofia) più altri 4 punti luce in via Valdemone. In via Cappuccini (durata prevista 7 giorni) verrà realizzato l'impianto di terra in modo da riaccendere 13 punti luce dal civico 99 di via Cappuccini sino a piazza Indipendenza e in piazza Indipendenza, lato via Cappuccini. Il nuovo programma di lavori si aggiunge a quello avviato lo scorso 6 novembre: i due interventi verranno portati avanti contemporaneamente, con l'utilizzo di almeno tre squadre di operai (due squadre edili ed una con mezzo dotato di cestello). In tutto, sono 15 gli interventi inseriti nel nuovo programma, necessari per mettere in sicurezza e riattivare impianti di illuminazione sia in centro che in periferia, che consentiranno di riaccendere 118 punti luce ma anche di effettuare importanti lavori di razionalizzazione di smistamento di cavi elettrici. Ecco le zone interessate: via Brigata Aosta, via Pietro Nenni (intervento diviso in due tranche), corso Tukory, via della Martora, polo tecnico di via De Gasperi, via dell'Antilope, cortile Fiorelli, via Mosca, viale Margherita di Savoia, via Monti Iblei, via Val di Mazara-Valdemone, via Sampolo, via Marco Fanno, via Cappuccini. Questi nuovi lavori si sommano agli altri interventi di manutenzione straordinaria già avviati su 551 punti luce in una quarantina di strade che si trovano pure in varie zone della città. Oggi, invece, sono iniziati i lavori in via Sampolo, che avranno una durata prevista di 3 giorni e consentiranno di riaccendere 5 punti luce. Il nuovo ciclo di manutenzioni urgenti fa seguito al ripristino di circa 1.300 punti luce già eseguito in più di cento strade nell'ambito di uno specifico programma avviato a dicembre dell'anno scorso. Tutti i circuiti sui quali adesso si dovrà intervenire sono stati spenti per motivi di sicurezza: la maggior parte degli impianti interessati presenta un livello di isolamento al di sotto della norma e negli altri si è riscontrata la necessità di sostituire i cavi d'alimentazione perché obsoleti o danneggiati dai ratti. Il cronoprogramma dei lavori è stato aggiornato, elaborando uno schema unico in cui sono stati inseriti gli interventi dei due programma di manutenzione straordinaria. Agli interventi avviati ieri mattina se ne aggiungono molti altri: Oltre ai lavori iniziati ieri e oggi, a breve partiranno anche i lavori nel tratto di via Sampolo da via La Marmora a via Filippo Cordova (II programma di manutenzione), dove verrà realizzato l'impianto di terra per rimettere in funzione 6 punti luce. Entro la fine di questa settimana inizieranno i lavori in via Giovanni Zappalà civ. 21 e 23 (I programma manutenzione): sono 52 i punti luce da riattivare nelle vie delle Alpi (tratto Lazio-Aquileia), Aquileia,Giovanni Zappalà, Largo Giovanni Zappalà, Mongerbino. Va sostituito un tratto di cavo ormai vecchio, privo delle normali condizioni di isolamento (3 giorni lavorativi). A seguire, nella prima settimana di dicembre le squadre passeranno ad eseguire i lavori in via Malaspina civ. 100 (I programma manutenzione): 45 punti luce da riaccendere nelle via Pizzetti, Bernabei, Malaspina, Casella, Sirtori, Aurispa, Piazza Tosti, Bevignani, Abba e Turr. E' spento un solo circuito: i punti luce funzionano in maniera alternata. Va sostituito un tratto di cavo privo di isolamento. (3 giorni lavorativi). A seguire inizieranno i lavori in via Monti Iblei (II programma manutenzione) dove, con la sostituzione di un tratto di cavo ormai privo delle condizioni di isolamento, verranno riaccesi 6 punti luce (3 giorni lavorativi) e in Corso Calatafimi civ. 1007 e 1015 (I programma manutenzione): qui verranno ripristinati due punti luce con la realizzazione della messa a terra (3 giorni lavorativi). Nella seconda settimana di dicembre, partiranno i lavori in via Mosca (II programma manutenzione) dove verranno riaccesi due punti luce con la realizzazione dell'impianto di terra (durata prevista 3 giorni) e si avvierà l'intervento in via Magliocco (I programma manutenzione, durata prevista 13 giorni). Qui dovranno essere derattizzati, bonificati e disinfestati 13 pozzetti per la presenza di topi, sostituiti e razionalizzati i cavi danneggiati in modo da riaccendere 87 punti luce. Nella terza settimana di dicembre verranno eseguiti i lavori in cortile Castellana (I programma manutenzione): 11 punti luce da riaccendere, nei quali verrà realizzato l'impianto di terra (3 giorni lavorativi). Sempre in questa settimana inizieranno i lavori in via Pietro Nenni (II programma manutenzione): devono essere sostituiti due tratti di cavo ormai privi di condizioni di isolamento, in modo da riaccendere complessivamente 18 punti luce. Si inizierà a lavorare nel tratto di strada dal civico 114 (durata prevista 3 giorni) e si proseguirà con un altro tratto dal civico 10 (altri 3 giorni lavorativi). Nell'ultima settima di dicembre si avvieranno i lavori in via della Martora (II programma manutenzione). La durata prevista dell'intervento è di 5 giorni. Verrà sostituito un tratto di cavo ormai vecchio in modo da poter riaccendere 16 punti luce nelle seguenti strade: via della Martora (tratto Ermellino-Castoro, via dell'Antilope angolo Visone, via del castoro (tratto Martora-Antilope), via Panepinto (tratto castoro-Guido Rossa), via Guido Rossa (tratto Panepinto-Guido Rossa). La prima settimana di gennaio, subito dopo le feste, partiranno i lavori in corso Tukory (II programma manutenzione). La durata prevista è di 7 giorni, i punti luce da riaccendere sono tre e sono stati spenti il 6 giugno scorso per ragioni di sicurezza a tutela della pubblica incolumità: durante i controlli di routine, eseguiti costantemente dai tecnici di Amg sugli impianti di illuminazione pubblica, all'altezza del civico 112, è stato trovato un tratto di cavo privo di isolamento ma c'è anche un trasformatore da sostituire. Nella seconda settimana di gennaio inizieranno i lavori in via Marco Fanno (II programma manutenzione), allo Zen. Verranno riaccesi 2 punti luce (durata prevista 3 giorni).Nella terza settimana di gennaio si darà il via ai lavori in viale Margherita di Savoia (II programma manutenzione) per riaccendere 4 punti luce con la sostituzione di un tratto di cavo privo di isolamento (3 giorni lavorativi) e in via dell'Antilope (II programma manutenzione) dove verranno razionalizzati le linee elettriche esistenti (2 giorni lavorativi): nella strada non ci sono punti luce spenti. Nell'ultima settimana di gennaio verranno effettuati i lavori che riguardano il polo tecnico di via De Gasperi, con lo smistamento e la razionalizzazione delle linee elettriche esistenti. La durata prevista è di 5 giorni. Sempre in questa settimana verrà effettuato un intervento di razionalizzazione di linee elettriche esistenti in cortile Fiorelli dove non ci sono punti luce spenti. All'inizio di febbraio partiranno, infine, i lavori in via Brigata Aosta che avranno una durata prevista di 9 giorni. Verranno effettuati lavori, con derattizzazioni e bonifica, per eliminare la presenza di topi che comunque non hanno compromesso il funzionamento dell'impianto: i punti luce, infatti, sono accesi. Le strade interessate sono oltre a via Brigata Aosta, Largo Villaura, via terrazzano, via Vigo, via Lo Cascio, piazza Giachery, via Capuana, via Costanzo.

PALERMO:PUBBLICATO L'AVVISO PER LA RICERCA DI CASE PER SOGGETTI IN EMERGENZA ABITATIVA.

Palermo, 25 Novembre 2008.
È stato pubblicato l'avviso pubblico con il quale si informa che l'Amministrazione comunale ricerca, nel territorio cittadino, appartamenti da prendere in locazione per un periodo di tre anni prorogabili per altri due, e adibirli ad abitazione di soggetti in emergenza abitativa. Una possibilità prevista dalla legge n. 431/98 art. 2 co. III, Gli appartamenti dovranno avere destinazione residenziale, assimilabile all'edilizia residenziale pubblica: dovranno rientrare nelle categorie catastali A/2, A/3, A/4, A/5, A/6 ed A/7 ed essere conformi agli strumenti urbanistici vigenti. Gli alloggi dovranno, inoltre, essere liberi da persone e cose ed in condizioni di fatto che ne consentano l'immediato utilizzo. L'Amministrazione comunale si farà carico del puntuale pagamento del canone di locazione, del rilascio dell'immobile alla scadenza contrattuale prevista, nonché del risarcimento al proprietario di eventuali danni arrecati nel corso dell'utilizzo da parte del beneficiario. Le offerte dovranno pervenire entro il 15 dicembre all'indirizzo: Comune di Palermo - settore Interventi abitativi - Servizio Assegnazione e Sostegno all'Affitto - Via Fattori n. 60, 90146, Palermo. Le offerte dovranno, inoltre, contenere: le generalità complete dell'offerente (compreso recapito telefonico); e l'indicazione dell'esatta ubicazione dell'immobile; una copia della pianta dell'immobile in scala, con riportata la consistenza della superficie commerciale; una copia della visura catastale; l'indicazione del canone annuo di locazione che non potrà essere superiore ad 80 euro per mq di superficie commerciale. Occorre anche presentare la dichiarazione con la quale si attestano alcuni requisiti: essere proprietario dell'immobile; che esso sia munito del certificato di abitabilità e possiede tutti i requisisti per essere adibito ad uso abitativo; che gli impianti tecnologici ed elettrici esistenti all'interno dell'immobile siano muniti di certificati di conformità alla Legge 46/90 e alle vigenti normative di sicurezza. Le offerte verranno sottoposte a verifica tecnica per determinare la congruità del canone proposto in relazione ai seguenti aspetti: categoria catastale, ubicazione dell'immobile in base alle diciannove microzone, caratteristiche generali e stato d'uso. Fra esse verranno privilegiate quelle più vantaggiose per il Comune. Le offerte pervenute non vincolano in alcun modo l'Amministrazione, che si riserva, comunque, di vagliare anche proposte eventualmente pervenute oltre il termine indicato.

I NEGOZI RESTERANNO CHIUSI DOMENICA 30 NOVEMBRE.

Palermo, 25 Novembre 2008. I negozi resteranno chiusi domenica 30 novembre. A stabilirlo è una determinazione dirigenziale del settore Servizi alle Imprese. In base al calendario delle aperture festive e domenicali stilato ad inizio anno, era stato stabilito che il 30 novembre gli esercizi commerciali aprissero al pubblico. Con questa nuova disposizione, invece, resteranno chiusi.

Fonte: Comune di Palermo .

PALERMO: A VILLA NISCEMI UN INCONTRO TRA IL SINDACO E IL COMANDANTE DEI VIGILI DEL FUOCO.

Palermo, 25 novembre 2008. Il sindaco Diego Cammarata ha ricevuto questa mattina, a Villa Niscemi, la visita di commiato del comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, Filippo Trovato, che lascia l'incarico dopo quattro anni. Il Sindaco ha ringraziato il comandante Trovato per la grande professionalità con cui ha affrontato un ruolo complesso, trovando soluzioni tempestive per risolvere molte emergenze cittadine.Al termine dell'incontro il sindaco Diego Cammarata ha regalato al comandante il libro "La Palermo di Marco Glaviano".

Fonte: Comune di Palermo .

martedì 25 novembre 2008

Palermo/calcio: Highlights Bologna vs Palermo.

lunedì 24 novembre 2008

Parchi e riserve naturali in Sicilia.

Parchi Regionali


Parco dell'Etna:

Via Etnea 107/a 95030 Nicolosi (CT) tel.095914588 fax 0957914788 http://www.parcoetna.ct.it/

Parco delle Madonie:

Corso P.Agliata 16 90027 Petralia Sottana (PA) tel.0921608021 fax 092160478

http://www.parcodellemadonie.it/

 Parco dei Nebrodi:

 V.R.Orlando 123 97072 Caronia (ME) tel.0921333211 fax 0921333230

http://www.parcodeinebrodi.it/  e e-mail: parconebrodi@legacy.it

 

  Riserve naturali


Isola di Lampedusa (Ag) tel/fax 0922971611 - fax 971812

Grotta di S.Ninfa (Tp) tel. 092462376 - fax 62360

Macalube di Aragona (Pa) tel.0=22699210 - fax 690021

e-mail: mailto:macalube@tin.it

Grotta di Carbulangeli - Carini (Pa) tel/fax 0918669797

Lago Sfondato tel/fax 091301663

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Crozza Conza (Pa) tel/fax 091322689

Grotta di Entella (Pa) tel.0918465770 - 3473721766

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Isola delle Femmine (Pa) tel 091861667

Monte Conca (CL) tel/fax 0934933254

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Saline di Trapani e Paceco tel/fax 0923867700

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Monte Pellegrino (PA) tel 0916716066

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Biviere di Gela tel/fax 0933926051

Geologica di Contrada Scaleri tel. 0934584445

Fiumefreddo tel 095382112 fax 095377498

Oasi del Simeto tel.095382112 fax 095377498

Montagne delle Felci e dei Porri tel. 0907761267-71-66 fax 7761403

Bagni di Cefalà Diana

Serre di Ciminna

Isola di Ustica tel.0916628274-446-348 fax 6628446-98

Fiume Irminio Pino d'Aleppo tel. 032675518-03-21-25-26 fax 775519

Fiume Ciane Saline di Siracusa tel.0931790270-1 fax 66002

Stagnone di Marsala tel. 0923957897

Foce del fiume Belice (Tp) tel/fax 092446042

Foce del fiume Platani tel 0916274235

Bosco di Alcamo tel/fax 0924507629

Zingaro (Castellammare del Golfo) tel 092435108 fax 35752                

Storia: Palermo e le sue Sante Patrone.



24 Novembre 2008.

Prima della nascita di Rosalia, giovane donna palermitana di origine nobile che scelse di vivere da eremita presso il Monte Pellegrino di Palermo (monte solitario, mons Peregrinus), in un giorno che non si conosce, in un anno che non si conosce (nel dodicesimo secolo), che per sua libera scelta aveva stabilito di prendere dimora in un'umida e profonda grotta di quel monte, poi divenuta Santa, e per acclamazione popolare patrona di Palermo(in seguito alla debellione della pestilenza che aflisse il capoluogo siciliano nel seicento per intercessione delle spoglie mortali della Santuzza che vennero portate in processione per le vie della città attanagliata dalla epidemia, da poco rinvenute sul Pellegrino),la città ebbe come Sante Patrone altre e ben diverse figure della religione Cristiana.

L'icone della Madonna Odighitria
Nel 718 d. C. una imponente flotta saracena mise l'assedio alla capitale dell'impero romano, la splendida ed invitta città di Costantinopoli. Durante l'invasione fu ordinato di portare sulle mura della città la sacra icona della Madonna odighitria custodita nella cappella imperiale della Blacherne, affinchè assistesse le armi cristiane. La leggenda narra che, all'apparire della venerata immagine, si levasse improvvisamente un forte vento su tutto il Bosforo e il Corno d'Oro. La tempesta strappò dagli ormeggi le navi saracene disperdendole come fuscelli di paglia dal mare di Marmara agli stretti e i soldati nemici, presi dallo sconforto, abbandonarono disordinatamente la mischia. La città, grazie all'intercessione divina della Vergine, era salva e, con essa, l'impero cristiano di Costantinopoli. In seguito, alcuni soldati siriani che avevano partecipato alla difesa di Costantinopoli, scioccati e commossi dall'evento soprannaturale a cui avevano assistito, fecero dipingere copia dell'icona miracolosa e la portarono con loro a Palermo, dove erano stati destinati di guarnigione. Da allora, grazie ai loro racconti della miracolosa vittoria dell'esercito Cristiano sui saraceni durante l'assedio di Costantinopoli, si diffuse la devozione verso la Vergine odighitria (nella vasta iconografia bizantina l'odighitria è quella Madonna che "indica il cammino", detta anche "condottiera", ed è raffigurata frontalmente con il bambino sorretto dal braccio sinistro, mentre la mano destra è tesa in avanti nell'atto di indicare la direzione) che salva la patria contro gli invasori. Il culto della odighitria si diffuse rapidamente in tutta la Sicilia e venne, in seguito, ufficializzato con la proclamazione appunto della Signora di Costantinopoli a patrona del thema di Sicilia, cioè della provincia imperiale bizantina che, creata nell'VIII secolo, comprendeva la Sicilia con le isole minori annesse, la Calabria ed il Salento. La venerazione dei palermitani per la odighitria si concretizzò allorquando l'icona che i soldati avevano portato da Costantinopoli venne custodita nella chiesa della Madonna di Costantinopoli, che era ubicata presso il castrum superius, la sede dell'autorità civile e militare della città, l'attuale palazzo reale. Durante la prima epoca del regno di Sicilia (dodicesimo secolo) la chiesa della Madonna di Costantinopoli divenne suffraganea della cappella di san Pietro (la cosiddeta "cappella palatina" di Palermo) costruita da re Ruggero II Altavilla proprio all'interno del palazzo reale, e che fu di jus-patronato regio.
La grande popolarità raggiunta dal culto per la Vergine - a Palermo - impedì a figure locali come la giovinetta di nome Oliva, pur vissuta in odore di santità, di assurgere subito al rango di patrona cittadina. Negli anni oscuri dell'occupazione saracena le tradizioni cristiane si affievolirono nel tempo pur senza mai spegnersi del tutto. Con la liberazione della città da parte di Ruggero e Roberto d'Altavilla il suo rapido emergere politico, prima come città principale della gran contea di Sicilia, poi come capitale del regno fondato da Ruggero II d'Altavilla, fecero sì che la questione del suo prestigio e del suo patronato si ponessero nuovamente ma guardando sempre alla figura della Vergine. Infatti, anche la cattedrale di Palermo e il vicino duomo di Monreale - entrambi costruiti nel dodicesimo secolo - erano dedicati alla Vergine. Si consideri, inoltre, che altre quattro chiese di Palermo in quell'epoca erano intestate alla Madonna Odighitria. Questo culto molto diffuso era, quindi, fortemente radicato nella coscienza religiosa e nazionale del popolo siciliano.
A partire della prima metà del cinquecento la città di Messina prevalse su quella di Palermo. In particolare, il 15 Agosto, giorno dell'Assunta, venivano esibite nella città dello stretto una serie di grandi macchine trionfali: la vara dell'Assunta; i due Giganti; la Galea ed il vascello del grano. Tutti i simboli attinenti alla storia di Messina ed alle sue aspirazioni politico-economiche. In quell'epoca i messinesi avevano eletto a patrona della città proprio la Madonna, a differenza di Palermo, che non aveva osato tanto.
I palermitani, tenuto conto dell'audace decisione dei messinesi, decisero di adottare come patrone quattro sante: sant'Oliva; santa Ninfa; sant'Agata e santa Cristina. Di queste quattro sante solo Oliva, sicuramente, era palermitana. La vita di Oliva è incerta, ricca di superfetazioni dovute alle leggende che l'hanno arricchita posteriormente, nonché di punti interrogativi. Prima di tutto l'epoca in cui è vissuta. Probabilmente visse verso il 437, epoca in cui Genserico, capo delle bande dei vandali, s'insediò nelle provincie romane del Nordafrica occupando la città di Cartagine. Da qui condusse due incursioni in Sicilia; la prima nel 446, nella quale occupò Lilibeo, la seconda, nel 454, nella quale assediò Palermo senza poterla espugnare.

La Storia di Santa Oliva
A quest'epoca Oliva era una giovinetta di tredici anni. Più fonti la indicano come figlia di una famiglia molto agiata. Di sentimenti tanto religiosi da aver fatto voto di castità ed essersi dedicata ai poveri e ai diseredati della città. Caduta nelle mani dei vandali di Genserico venne deportata a Cartagine. Qui i vandali, essendo ariani, imposero l'abiura ai deportati. Oliva, condotta davanti al governatore Amira, rifiutò. Forse anche perchè il riscatto non arrivava , costui la spogliò di ogni cosa e la fanciulla, ridotta in povertà, riprese la sua vita fra i poveri. Costituì una piccola comunità e la sua operosità benefica la rese nota e popolare anche a Cartagine.
Dopo un certo tempo il governatore della città di Cartagine, per evitare che i cattolici ne facessero un simbolo per riprendere vigore contro gli ariani, le ingiusse di vivere fuori città, in una grotta.
Ma anche qui Oliva,imperterrita,continuava la sua attività benefica verso gli esclusi, gli emarginati. Alla fine il governatore, fattala prendere, la sottopose a supplizio e le fece decapitare. Era il 10 giugno dell'anno 463. Oliva aveva ventidue anni. I suoi poveri, che avevano seguito le vicissitudini della giovane benefattrice nei nove anni di deportazione, ne trafugarono il corpo e lo seppellirono facendo edificare in seguito, presso la sepoltura, una piccola cappella. Con l'arrivo dei saraceni questa fu trasformata in moschea. Altre fonti danno per certo - invece - che il corpo fosse stato riportato a Palermo. D'allora in poi la vita di Oliva fu circonfusa dalla leggenda, in seguito sopravvenne la canonizzazione.
La particolare morte della santa panormita dal nome curioso e familiare, si contornava subito di mistero e ammirazione. Il fatto che ella fosse morta in quella terra nordafricana dalla quale vennero poi le terribili incursioni navali dei saraceni, le aggiunse un colore tutto particolare. La leggenda è legata alla vicenda del corpo della martire. In particolare, alcuni affermavano che, riportato a Palermo, fosse stato sepolto nella chiesetta che in suo onore era stata eretta in una zona cimiteriale fuori dalle mura della città; la chiesa di santa Oliva appunto, oggi inglobata in quella di san Francesco di Paola. Altri sostenevano invece ch'esso fosse rimasto a Tunisi, venerato sia dai cristiani sia dai musulmani, e che i saraceni avessero edificato nel luogo della sepoltura una delle loro pià grandi moschee. Ma nell'uno e nell'altro caso, questo corpo, avvolto nella pelle di un cammello, giacerebbe nel fondo di un profondo pozzo. Nessuno potrà nè trovarlo nè vederlo. Soltanto quando piacerà alla divina provvidenza esso sarà rivelato.
La leggenda narra che nel giorno in cui il corpo della martire sarà restituito ai fedeli un terremoto sconvolgerà Palermo e il sangue correrà a rivoli riversandosi lungo le vie dell'antico Cassaro (oggi via Maqueda). Grazie a tale sconvolgimento la città - purificata da tanta tragedia - uscirà mondata da una lunga precedente sciagura e avrà inizio un'era migliore.
Alcune cronache monastiche narrano di due tentativi fatti da altrettanti frati del convento di san Francesco di Paola i quali si fecero calare nel pozzo di sant'Oliva. Il primo, dopo aver digiunato e fatto altre penitenze per prepararsi spiritualmente, si fece calare, appeso ad una fune e armato di una fiaccola, nel profondo del pozzo. Tutto andò bene fino a quando , giunto quasi a lambire l'acqua del fondo, si levò improvviso un vortice di vento, la fiaccola si spense e il frate, sbattuto da una parete all'altra del pozzo, quasi tramortito, fu subito tirato su dai confrati atterriti. Per nulla sgomento da questo episodio un'altro frate volle tentare la stessa esperienza. Si fece calare nel pozzo e, giunto sul fondo, notò la presenza di una caverna. Decise di entrare al suo interno quando una terribile voce lo ammonì a non tentare la sua impresa in considerazione del fatto che il tempo non era giunto e che non era possibile rivelare ai devoti la presenza nel fondo del pozzo del corpo della santa.

Bibliografia:
  • Palermo, la corona perduta - di Rodo SANTORO - edizioni pegaso s.r.l. Palermo del 1991

Itinerari turistici di Palermo: Dal Palazzo Reale ai Quattro Canti

24 Novembre 2008.

Posto al culmine della città antica, il Palazzo dei Normanni fu residenza degli Emiri, poi dei re Normanni e dei vicerè spagnoli, e dal 1947 è sede dell'Assemblea Regionale Siciliana. Al suo interno la meravigliosa Cappella Palatina, costruita nel 1130 ed arricchita da splendidi mosaici. Poco lontano, in un tranquillo giardino, la chiesa di San Giovanni degli Eremiti ed il piccolo chiostro annesso sono mirabili esempi di architettura arabo - normanna. Costruita nel 1132 da Ruggero II, la chiesa è sormontata da un elegante campanile e da cinque cupolette rosse di gusto orientale. Accedendo al Cassaro (Corso Vittorio Emanuele) da Porta Nuova, a Piazza Vittoria si trovano i resti di tre grandi residenze di età romana: un pavimento musico raffigurante una "caccia di Alessandro Magno" ed una fossa frumentaria; altri due pavimenti sono custoditi presso il Museo Archeologico Regionale "A. Salinas".


La maestosa Cattedrale (Madonna Assunta), già paleobasilica, poi moschea, conserva un fastoso patrimonio: le cappelle , il presbiterio, l'altare, la cupola, raccolgono quanto di meglio abbiano espresso le diverse culture che si sono susseguite ed integrate in Sicilia. Nella cripta il Tesoro è costituito da oggetti preziosi rinvenuti nelle tombe reali ed imperiali e mirabili esempi di oggettistica sacra. Si incontrano poi la chiesa del S.S. Salvatore, a pianta ottagonale; la chiesa di S. Giuseppe dei Teatini, addossata al Cantone meridionale di Piazza Vigliena (Quattro Canti), una delle più alte espressioni del primo barocco palermitano; la chiesa di San Matteo, che custodisce quattro statue del Serpotta. Si giunge così ai Quattro Canti (Piazza Vigliena), concepiti in epoca spagnola (1608-1620) come centro della città e punto di incontro dei quattro mandamenti. Ciascuno è decorato con tre statue raffiguranti le quattro stagioni, quattro vicerè spagnoli e le quattro sante protettrici dei quattro quartieri. Dopo i quattro canti la via Maqueda si apre su Piazza Pretoria, con il Municipio e la fastosa Fontana, complesso marmoreo barocco di tema mitologico. Nell'attigua piazza Bellini domina la chiesa della Martorana (S. Maria dell'Ammiraglio), di rito greco, la cui architettura si inserisce nella tradizione bizantina, e si distingue per l'insieme di elementi strutturali e decorativi normanni e barocchi e la splendida decorazione musiva dell'interno. Più avanti su via Maqueda si incontra Palazzo Comitini, oggi sede della Provincia Regionale, edificato alla fine del '700 quale dimora di MIchele Gravina Cruillas principe di Comitini e pretore della città.


Storia: La Sicilia al tempo degli Aragonesi.

24 Novembre 2008.

L'11 dicembre del 1295 il Parlamento Siciliano (il Parlamento Siciliano era composto da feudatari, sindaci delle città, dai conti e dai baroni ed era presieduto e convocato dal re. La funzione principale era la difesa dell'integrità della Sicilia, come valore massimo anche nei confronti dell'assolutismo del re e nell'interesse di tutti i siciliani. Il re, infatti, non poteva stringere accordi di qualunque natura - politica, militare o economica - ne dichiarare guerre senza aver prima consultato ed ottenuto l'approvazione dell'organo parlmentare che, per costituzione, doveva essere convocato almeno una volta l'anno nel giorno di «Tutti i Santi». Il Parlamento costituzionalmente aveva il compito di eleggere il re e di svolgere anche la funzione di organo garante del corretto svolgimento della giustizia ordinaria esercitata da giustizieri, giudici, notai e dagli altri ufficiali del regno),riunito a Palermo, dichiarò Federico re. Federico di Aragona era il terzogenito di re Pietro. Divenne re dopo l'improvvisa morte di Alfonso III (1291) per la decisione del fratello maggiore Giacomo II. La proclamazione avvenne a Catania il 15 gennaio 1296 al Castello Ursino (il Castello Ursino è un castello di Catania, fondato da Federico II di Svevia nel XIII secolo. Il maniero ebbe una certa visibilità nel corso dei Vespri siciliani come sede del parlamento e residenza dei sovrani aragonesi fra cui Federico III. Oggi è sede del museo civico della città etnea. All'interno del castello si vissero alcuni dei momenti più importanti della guerra del Vespro. Nel 1295 vi si riunì il parlamento siciliano che dichiarò decaduto Giacomo II ed elesse Federico III a re di Sicilia. Nel corso del 1296 il castello fu preso da Roberto d'Angiò e successimente espugnato nuovamente dagli aragonesi. Nello stesso anno probabilmente vi nacque Luigi d'Angio figlio di Roberto e futuro re di Napoli. Re Federico abitò a partire dal 1296 il maniero, facendone la corte aragonese e così fecero anche i successori Pietro, di Ludovico, Federico IV e Maria. Inoltre la sala dei Parlamenti fu nel 1337 anche la camera ardente per la salma di re Federico III. Nel 1347 all'interno del castello venne firmata la cd. pace di Catania fra aragonesi ed angioini). Federico III, pur essendo aragonese, sentiva fortemente il fascino della discendenza sveva: la madre Costanza infatti era figlia di Manfredi che, a sua volta, era figlio naturale dell'imperatore Federico II. Egli apparve ai suoi sudditi, parafrasando Antonio De Stefano, " il re ideale, giusto e generoso, prode in armi e cavalleresco, intelligente e colto". Quello di Federico III fu un regno lungo e costruttivo contrassegnato da un riordinamento politico e amministrativo dell'isola. Già nel discorso pronunciato subito dopo l'incoronazione, egli si ricollegò spiritualmente al pensiero politico del grande antenato Federico II. Dopo aver affermato il principio secondo cui i re sono posti sul trono dal volere divino, non mancò di ricordare ai siciliani che Carlo II d'Angiò non aveva mai rinunciato ad impossessarsi dell'isola e che era il nemico da combattere.


Il 13 aprile del 1296, in una lettera scritta al fratello Giacomo, Federico manifestò i suoi propositi di riconquistare le parti dell'antico regno passate all'odiato angioino e di vendicare la morte di due grandi svevi: Manfredi e Corradino. Appena dieci giorni dopo l'abdicazione di papa Celestino V, i componenti del Sacro Collegio si riunirono in conclave in Castel Nuovo, nella città di Napoli, il 23 dicembre 1294 per dare alla Chiesa il nuovo Pastore. Già il giorno successivo, vigilia di Natale, fu eletto papa il Cardinal Benedetto Caetani, nativo di Anagni e titolare della Chiesa dei SS. Silvestro e Martino. Fu incoronato nella Basilica di San Pietro il 23 gennaio 1295 e assunse il nome di Bonifacio VIII. Aveva 64 anni circa. Come primo atto del suo pontificato, dopo aver riportato la sede papale da Napoli a Roma per sottrarre l'istituzione all'influenza di re Carlo II d'Angiò, dichiarò nulle tutte le decisioni assunte dal suo predecessore Celestino V.Immediatamente dopo, a causa dell'ostilità dei cardinali francesi, ebbe timore che il suo predecessore, Pietro del Morrone, ritornato semplice frate, potesse essere cooptato dai porporati transalpini come antipapa. Per cui si rendeva necessario che la sua persona rientrasse sotto il ferreo controllo del Pontefice. Bonifacio VIII fece pertanto arrestare Celestino V da Carlo II d'Angiò, lo stesso monarca che pochi mesi prima ne aveva sostenuto l'elezione pontificia, e lo rinchiuse nella rocca di Fumone, di proprietà della famiglia Caetani, dove rimase fino alla morte. Nonostante ci siano varie ipotesi (suffragate anche dalla presenza di un ampio foro nel suo cranio) non è certo che la morte di Celestino V sia avvenuta per mano di Bonifacio VIII. Lo stato di detenzione, però, fu voluto dal Caetani.


Eliminato un potenziale antipapa come avrebbe potuto essere l'ex Pontefice, il primo atto politico cui egli dovette adempiere fu la risoluzione della controversia in corso tra gli angioini e gli aragonesi per il possesso della Sicilia; controversia che si protraeva dall'epoca dei "vespri siciliani"; cioè dal 1282. A Napoli governava Carlo II d'Angiò e in Sicilia Federico d'Aragona, fratello di Giacomo II che, a sua volta, era passato sul trono d'Aragona. Il 20 giugno del 1295, spinto dal Papa, che parteggiava per l'angioino avendolo questi aiutato nella cattura del Morrone, Giacomo II sottoscrisse la Pace di Anagni con la quale rinunciava ad ogni diritto sulla Sicilia a favore del Papa. Mentre questi, a sua volta, li trasferiva a Carlo d'Angiò. Ma la Sicilia si ribellò preferendo come re il suo governatore Federico e non l'angioino. Il Papa, seppur malvolentieri, dovette acconsentire e incoronò Federico nella cattedrale di Palermo il 25 marzo 1296. Questa incoronazione fu la prima amara sconfitta per papa Bonifacio. Questa sconfitta sarà sanzionata successivamente e definitivamente mediante la Pace di Caltabellotta, stipulata nel 1303 tra Roberto d'Angiò, figlio di Carlo II e Federico, il quale riceveva il titolo di re di Trinacria e, come feudo, la Sicilia. La Pace di Caltabellotta segnò l'affermazione definitiva degli Aragonesi per l'inizio della loro espansione nel Mediterraneo. La pace di Caltabellotta, divideva il meridione italiano in regno di Trinacria (solo l'isola), affidato a Federico ed Eleonora d'Angiò (figlia di Carlo II), e quello di Sicilia (la penisola), guidato da Carlo. Federico, affidata la corona al figlio Pietro, cercò di aggirare la pace e la guerra riprese. Si riuscì a trovare un accordo finale solo alla morte di Pietro (1342), quando salì al trono il figlio Ludovico sotto tutela di Giovanni d'Aragona. Fu probabilmente grazie alla diplomazia di Giovanni che si raggiunse un primo accordo di pace con gli Angioini detto la pace di Catania l'8 novembre 1347. Ma la guerra fra Sicilia e Napoli si sarebbe chiusa solo il 20 agosto 1372 dopo ben novanta anni, con la pace di Avignone firmata da Giovanna d'Angiò e Federico IV d'Aragona con l'assenso di Papa Gregorio XI.


Federico III (pare giusto chiamarlo Federico IV perchè fu il quarto Federico a regnare in Sicilia) lasciò, morendo (morì nel convento dei Cavalieri di San Giovanni tra Paternò e Catania, il 25 giugno 1337. Fu sepolto provvisoriamente nel duomo di Catania. Ma la sua tomba rimase lì, e ancora in quel tempio si trova ), la Sicilia ancora in guerra; è questo il dato più appariscente del suo lungo regno. Dopo la sua scomparsa , per circa ottant'anni, si succedettero avvenimenti convulsi contrassegnati ancora dalle mai spente aspirazioni al dominio dell'isola da parte degli angioini, appoggiati sempre dal papato, dagli interventi sempre più massicci dai regnanti iberici, dall'emergere e dall'affermarsi di una potente e agguerrita nobiltà feudale. All'inizio del secolo successivo, la Sicilia avrebbe perduto la sua identità diventanto un viceregno. Federico III fu l'ultimo grande re di una Sicilia che ancora aspirava con fierezza alla propria autonomia. L'ultimo grande re di Sicilia, nonostante fosse stato impegnato in modo massiccio nelle campagne militari, riuscì a portare avanti i suoi disegni miranti a dare nuovi ordinamenti all'isola. Egli diede alla regione da lui amministrata leggi più giuste, incrementò le attività letterarie e scientifiche, migliorò le condizioni di servi e schiavi, disciplinò la presenza di saraceni ed ebrei in seno alla comunità siciliana, combattè il gioco e l'esercizio delle arti magiche, emanò norme per reprimere il lusso. Il suo capolavoro è tuttavia costituito dalle cosiddette "costituzioni federiciane" del 1296 emanate sulla scia dell'ordinamento dell'età normanno-sveva. Egli come prima cosa stabilì che il monarca non poteva assolutamente abbandonare l'isola nemmeno nel caso fosse entrato in possesso di un altro regno. Ristrutturò inoltre il parlamento fissando precise norme. Il parlamento siciliano infatti doveva riunirsi almeno ogni anno, il giorno dei Santi, con tutti i suoi componenti: prelati, baroni, amministratori delle città per decidere della guerra e della pace, provvedere alla gestione della cosa pubblica,emanare leggi, stipulare trattati con potenze straniere, decidere la misura dei donativi. Con una visione assai aperta, se rapportata ai tempi, Federico III avrebbe potuto porre le basi di una monarchia costituzionale se alcuni vizi di fondo non avessero minato la sua costituzione politica. Questi vizi erano costituiti dalla formazione stessa del parlamento federiciano: i nobili che ne facevano parte erano in misura preponderante ed erano quindi in grado di portare le loro rivalità e le loro risse in seno al congresso e di imporre le loro decisioni. I nobili, appunto, ebbero un enorme influenza nelle città demaniali soprattutto dopo la morte di Federico III. Basterebbe dire che mentre in età normanna il feudo er considerato una concessione temporanea fatta al barone, nell'età di Federico III i nobili ebbero il possesso delle loro terre con obblighi soltanto formali nei confronti del sovrano. I Chiaramonte, I Ventimiglia, i Palizzi, i Moncada, i Peralta con le loro rivalità, con le loro alleanze, con i loro contratti di matrimonio, furono autentici protagonisti della vita pubblica nel XIV secolo in Sicilia. Testimonianza del loro splendore sono oggi gli imponenti palazzo baronali: lo Steri e lo Sclafani a Palermo e i castelli con torri di difesa sparsi in tutta l'isola, ad Agrigento, Naro, Bivona,Favara. L'architettura promossa dalla famiglia Chiaramonte venne definita "chiaramontana" per le sue precise caratteristiche. I Chiaramonte fecero dipingere da Cecco da Naro, Simone da Corleone e Darenu da Palermo il soffitto ligneo della loro superba dimora palermitana. Dentro i loro plazzi i baroni esercitavano anche il diritto di "mero e misto imperio", avevano cioè potere di vita e di morte nei confronti dei loro sudditi.


Alla morte del re Federico III sembrò pacifica l'ascesa al trono del figlio Pietro che tanti anni prima il padre stesso aveva voluto al suo fianco con la dignità di monarca. Il cronista MIchele da Piazza narrò nella sua Cronaca che i nobili catanesi, dopo le esequie al genitore, gli andarono incontro "tutti vestiti in abiti di seta e nella più pomposa foggia e con le palme alle mani". L'ascesa di Pietro II d'Aragona al trono di Sicilia era una aperta violazione del trattato di Caltabellotta. Roberto d'Angiò reclamò quello che riteneva un suo diritto, la reintegrazione del trono di Sicilia, e chiese ancora una volta l'intervento papale. Pietro tentò di ingraziarsi il papa Benedetto XII; inviò una ambasceria ad Avignone per dirsi disposto a pagare un censo pur di essere considerato re legittimo di Sicilia. Ma il papa, così come avevano fatto tutti i suoi predecessori negli anni burrascosi del conflitto con la Sicilia, si schierò apertamente dalla parte degli angioini. E fu di nuovo guerra. Nello scacchiere politico - diplomatico intanto facevano la loro apparizione le potenti famiglie feudali e tra queste i Ventimiglia , i Palizzi, i Chiaramonte. Quest'ultima famiglia aveva reso grandi servizi alla corona aragonese. Manfredi I Chiaramonte aveva preso parte alla guerra antifrancese e alle vicende belliche sotto i re Pietro e Giacomo. Morto nel 1321 Manfredi I, divenne erede il fratello Giovanni I il quale fece parte dell'ambascieria inviata dal senato palermitano a Bonifacio VIII (1295) per ottenere il consenso papale della nomina di Federico III come re di Sicilia. Giovanni I Chiaramonte sposò qualche tempo dopo una Palizzi di nome Lucca accrescendo così, con l'apporto di altra potente famiglia feudale, il suo prestigio e la sua forza d'urto nei confronti di altra famiglia rivale, quella dei Ventimiglia. Uno dei Ventimiglia, nel corso della lotta, morì cadendo da cavallo, e allora i suoi seguaci si rivolsero direttamente a Roberto d'Angiò per piegare la potenza dei Chiaramonte e dei Palizzi coalizzati.


Roberto d'Angiò accolse ben volentieri l'invito e in breve tempo organizzò una spedizione contro la Sicilia alla cui testa mise un suo figlio naturale Carlo d'Artois. La spedizione nel 1338 conseguì qualche successo occupando Termini. L'anno seguente dopo la scomunica di re Pietro che aveva rifiutato (temendo il peggio) di presentarsi al cospetto di Benedetto XII, un'altra spedizione angioina salpò verso la Sicilia. Prima a cadere fu la fortezza di Lipari; successivamente gli angioni occuparono anche Milazzo. Mentre ancora c'era questa situazione caotica, il 15 agosto 1342 si spense Pietro II. La morte lo colse così improvvisamente che il suo cadavere venne frettolosamente deposto nel grande sarcofago di porfido che già custodiva le spoglie del grande svevo Federico II. Erede rimase il figlio Ludovico che allora aveva soltanto cinque anni. Approfittando delle incertezze derivate da questa situazione, i Palizzi, che nel 1340 - caduti in disgrazia - erano stati costretti ad andare in esilio, si ribellarono apertamente all'autorità regia e chiesero l'aiuto degli angioini. Ma in questo frangente anche Roberto d'Angiò lasciò questo mondo (1343). La sua fine vanificò sia i propositi di vendetta da parte dei Palizzi che i vecchi e mai soddisfatti desideri della dinastia di Napoli di riconquistare la Sicilia. Questi eventi produssero una salutare tregua: in nome del piccolo Ludovico, regnò Giovanni, quartogenito di Federico, il quale era già marchese di Randazzo nonchè duca di Atente e di Neopatria. Combattivo, ma sfortunato, Giovanni non riuscì a sollevare le sorti del regno.

Bibliografia:

* A. Paravicini Bagliani. Bonifacio VIII. Torino, Einaudi, 2003 (ISBN 80-06-16005-2), RCS, Milano, 2006 (ISSN 1129-08500)


* E. Duffy. La grande storia dei Papi. Milano, Mondadori, 2003, ISBN 88-04-49052-7 * G. Filoramo, D.Menozzi. Storia del cristianesimo - Il medioevo. Roma-Bari, Laterza, 2001, ISBN 88-420-6559-5


* C. Rendina. I papi. Roma, Newton & Compton, 2004, ISBN 88-8289-070-8 * J.N.D. Kelly. Dizionario illustrato dei Papi. Oxford-New York, PIEMME, 2003 * G. Piccinni. I mille anni del medioevo. Milano, B. Mondadori, 2000, ISBN 88-424-9355-4


* P. Partner. Duemila anni di cristianesimo. Torino, Einaudi, 2003, ISBN 88-06-16647-6 * A. Vauchez. Roma medievale. Roma-Bari, Laterza, 2006, ISBN 88-420 -8024-1 * H. Fuhrmann. Guida al medioevo. Roma-Bari, Laterza, 2004, ISBN 88-420-7428-4


* M. Montanari. Storia Medievale. Roma -Bari, Laterza, 2005, ISBN 88-420-6540-4 * S. Claramunt, E. Portela, M. Gonzales, E. Mitre. Storia del medioevo. Milano, B. Mondadori, 1997, ISBN 88-424-9333-3


* P. Montaubin. Entre gloire curiale et vie commune: le chapitre cathédral d'Anagni au XIII siecle in Mélanges de l'École Française de Rome, Moyen Âge, CIX (1997), pp. 303-442


* Les registres de Boniface VIII (1294 -1303). Parigi, ed. A. Thomas, M. Faucon, G. Digard e R. Fawtier, 1884-1939


* Mille anni in Sicilia (Terza edizione maggio 2002), di Giuseppe Quatriglio, ISBN 88-317-6405-5, Marsilio Editori*

Storia:da corso Calatafimi a Monreale.


24 Novembre 2008.


Lo stradone per Monreale

Antiche cronache arabe narrano che tutto il nord della città era un'oasi di sogno dove si viveva alla raffinata maniera orientale. Testimonianza più fulgida dell'epoca è il Castello della Zisa, (da Aziz, in arabo:splendida) edificato nel 1154, sotto il regno di Guglielmo I, su modello arabo. E' una costruzione rettangolare ornata di arcate e di feritoie. L'interno, che evoca i fasti decorativi dei Palazzi Orientali, ha una sala a volta con stalattiti, preceduta da un atrio. Lungo le pareti corre un fregio in mosaico che rappresenta cacciatori e pavoni. Nelle cripte del Convento dei padri Cappuccini, del XVII secolo, si estende un cimitero noto come le Catacombe dei Cappuccini, che custodisce circa 8.000 salme, imbalsamate fino al 1881. I corpi, appartenenti all'alta borghesia palermitana e al clero, sono divisi per categorie sociali o professionali. In corso Calatafimi, all'ingresso della Caserma Tukory, si scopre un edificio rettangolare chiamato la Cuba, costruito nel 1180 da artisti arabi. Doveva il suo nome alla sua alta cupola ora crollata. La chiesa di S. Spirito, o dei Vespri, è l'armonioso risultato di una contaminazione fra gli stili arabo normanno e gotico. Essa prende il nome per ciò che vi successe il giorno di Pasqua nel 1282, mentre si cantava il Vespro, quando un soldato francese recò offesa all'onore di un giovane siciliana e la reazione dei presenti diede vita alla celeberrima rivolta contro il dominio angioino, conosciuta con il nome di rivolta dei Vespri Siciliani. Ad otto chilometri dalla città, Monreale è il principale centro turistico dei dintorni di Palermo, noto soprattutto per la sua Cattedrale e lo splendido Chiostro. L'interno della Cattedrale presenta la più vasta superficie coperta da mosaici nel mondo, dopo quella di Santa Sofia di Instanbul. Eseguiti tra il XII e il XIII secolo culminano nel Cristo Pantocratore, che occupa tutta la conca dell'abside centrale e rappresenta il punto di convergenza del poema teologico. Il Chiostro benedettino annesso è un quadrato di 47 metri di lato, porticato con una teoria continua di arcate a sesto acuto sostenute da 228 colonnine abbinate e decorate da intarsi moreschi tutti differenti. Diversi l'uno dall'altro sono anche i capitelli, ornati mirabilmente con motivi antropomorfici, fitomorfici e con altri elementi di fantasia tradizionali dell'immaginario medievale. Il corso si trova tra porta Nuova e la strada provinciale. Fa parte del quartiere Palazzo Reale - Monte di Pietà, Mezzomonreale-Villatasca. Il largo si trova nel corso Calatafimi. Chiamato originariamente lo "stradone" di Mezzo Monreale", prese il nome di corso Calatafimi dopo l'annessione della Sicilia al Regno d'Italia, in onore di Garibaldi, vincitore della battaglia di Calatafimi,che, dopo aver sconfitto le truppe borboniche a Pioppo, venne a Palermo proprio attraverso questa strada. Sulla data di costruzione, il prof. La Duca, nella Città perduta, espone i dubbi tuttora esistenti: infatti Gaspare Palermo, nella sua Guida, annota che ne fu autore il vicerè Marcantonio Colonna, nel 1580, mentre il Villabianca, in Palermo d'oggigiorno, cita come anno di inizio il 1583 e come anno di completamento il 1595. La Duca ritiene che fu Marcantonio Colonna ad avere l'idea di costruire questa strada contemporaneamente al prolungamento del Cassaro sino al mare , e che essa venne realizzata in seguito. Fatto sta che, alla fine del XVI secolo, esisteva già una "via diritta che conduceva dalle falde del Monte Caputo sino al mare, attraversando la città. La strada , larga e ombreggiata dagli alberi fatti piantare dal pretore Aleramo del Carretto per proteggere dal sole i monrealesi che andavano e venivano da Palermo, giungeva sino alla scala di Monreale. Doveva essere bella e grande se i palermitani la chiamavano "lo stradone" e vi si recavano a passeggiare. E se la memoria popolare - che è memoria storica - ne ha conservato per secoli il ricordo, come testimonia un "cantu di carretteri", certamente tramandato da padre in figlio, che dice: "Che bedda chista via di Monriali. / Ci su li chiuppi filari fileri / e 'intra lu mezzu li quattru funtani/ pi l'arrifriscu di li passeggeri. "Li quattru funtani" a cui la nenia popolare si riferisce - e che erano in realtà cinque - furono costruite nel 1630, quando il vicerè Francesco Fernandez, duca di Albuquerque, completò la costruzione della strada e, per il ristoro dei passeggeri, la fece ornare di artistiche fontane di pietra di Billiemi su disegno dell'architetto Mariano Smiriglio. Di esse una sola è sopravvissuta: la seconda, detta "fontana dei Dragoni", che si trova accanto all'Educandato "Maria Adelaide", di fronte all'Albergo delle Povere (e perciò fu detta anche "dell'Albergo"). E' posta al centro di una esedra, chiusa da una provvidenza cancellata in ferro battuto , aggiunta in epoca posteriore. Al di là di questa, circondata da un sedile semicircolare in pietra,l'imponente vasca di forma ovale, adorna ai due lati di due massicci dragoni dalle ali spiegate, che sembrano volersi affrontare. Delle altre si ha solo qualche notizia dalla descrizioni degli storici e da qualche antico disegno. La prima era situata nel piano di Santa Teresa (oggi piazza Indipendenza): aveva nel mezzo una colonna, sostenuta da quattro leoni dalla cui bocca fuoriusciva l'acqua, e terminava con una torre, dalla cima della quale uscivano quattro getti d'acqua. La terza sorgeva accanto al convento della Vittoria (oggi Caserma "Tukory"). Circondata da un anfiteatro, ornata di marmi bianchi e pietre grigie, era strutturata a forma di scalinata,lungo la quale scendeva l'acqua che andava a raccogliersi dentro una conca. La quarta era all'inizio della strada dei Cappuccini (oggi via Pindemonte) contornata da sedili, circondata da pioppi, cipressi e altri alberi ombrosi, offriva frescura e riposo a quanti vi si spingevano nelle loro passeggiate. La quinta, deta "fonte della Scaffa", era quasi al termine della strada.


LA NECROPOLI

Il sottosuolo di Corso Calatafimi, nella parte che va da piazza Indipendenza all'incrocio con via Pindemonte, è occupato dal più vasto e completo cimitero ipogeo della città, databile tra la seconda metà del VII secolo a.C. e il III secolo d.C. Le tombe sono per lo più a camera, con pianta rettangolare o trapezoidale, cui si accedeva per mezzo di una scalinata; il vano era chiuso da un lastrone molto grande, dinanzi al quale, talvolta era posto un cippo a forma di piramide. Nel vano erano contenuti uno o due sarcofaghi di calcare, coperti per lo più da lastre, talvolta da tegole di terracotta; a terra, il corredo funerario: anfore, ciotole, lucerne, vasetti, qualche gioiello.


Castello della Zisa


Piazza Guglielmo il Buono - tel. 0916520269. Feriali ore 9.00-19.30, festivi ore 9.00 - 19.00 fino al 29.07.2005. Ingresso intero € 3,00 - Ingresso ridotto € 1,50. Ingresso gratuito <18> 65.





Catacombe Cappuccini

Via Cappuccini,1 - tel. 091212117. Tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 12.00 e dalle 15.00 alle ore 17.30. Annuale - ingresso € 1,50.


(La) Cuba

C.so Calatafimi,100 - tel. 091590299. Da lunedì a Sabato dalle ore 9.00 alle ore 19.00. Festivi ore 9.00 - 19.00. Ingresso intero € 2,00 - ingresso ridotto € 1.




Chiesa dei Vespri

Via Santo Spirito - Cimitero S. Orsola . Tel. 091422691. Tutti i giorni dalle ore 8.00 alle ore 14.00 Annuale.


Duomo di Monreale

Piazza Duomo - tel. 0916404413. Ingresso al Duomo gratuita, tutti i giorni dalle ore 08.00 alle ore 18.00. Tesoro e terrazze dalle ore 08.00 alle ore 12.30 e dalle ore 15.30 alle ore 18.00. Tesoro € 2,07, terrazze € 1,55.





Chiostro Monreale di Santa Maria la Nuova


Piazza Guglielmo il Buono - tel. 0916404403. Da lunedì a sabato dalle ore 09.00 alle ore 19.00. Festivi dalle ore 9.00 alle ore 19.00 fino al 29.07.2005. Ingresso Chiostro : intero € 6,00 - ridotto € 3,00. Gratuito <25>65

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