Sicilia bedda e amata,cantata e disprizzata...

lunedì 11 febbraio 2008

Il Castello di Maredolce di Palermo.

(Fonte: http://www.palermoweb.com/cittadelsole/monumenti/immagini/castel9.jpg)
Il Castello di Maredolce o della Favara ha un'importanza notevole sia per le sue caratteristiche architettoniche, sia per il suo significato storico. Oltre a testimoniare la centralita' culturale ed economica che la Sicilia ha avuto nel passato, e' architettonicamente molto importante poiche' e' l'unico complesso normanno esistente al mondo in cui si possono ammirare il disegno complessivo e il rapporto architettura - paesaggio. Prende il nome dal parco della Favara (in arabo fawarah significa risorgiva) che si estendeva dal monte Grifone fino al mare, mentre il nome Maredolce si riferisce al laghetto che circondava il castello su tre lati, alimentato dalle sorgenti di Monte Grifone. Il palazzo e' a pianta rettangolare, con una rientranza nell'angolo est. A Nord - Ovest si aprivano quattro ingressi, il primo dei quali, oggi chiuso, portava probabilmente alle scuderie e a zone riservate alla servitu'. Il secondo ingresso e' il piu' grande e conduce, attraverso un ampio cortile, a un portico di forma quadrata; questa sezione e' purtroppo deturpata da numerose costruzioni abusive che hanno nascosto e distrutto molte tracce. Il terzo e il quarto ingresso portano rispettivamente alla cappella dedicata a San Filippo e a un'aula regia. Il castello e' stato restaurato negli anni Novanta.
Apertura: Annuale Pagamenti Ingresso gratuito
Servizi Parcheggio - Wc -
Castello di Maredolce Vicolo Castellaccio Palermo (PA)

Come raggiungerci Treno: Palermo
Autostrada: da CT: A18-A19 uscita PA 
Aeroporto: Falcone e Borsellino

L'architettura

Il Castello di Maredolce è architettonicamente molto importante poiché è l'unico complesso normanno esistente al mondo in cui si possono ammirare il disegno complessivo e il rapporto architettura-paesaggio. Il Castello della Favara rientra nel quadro dell'arte siciliana, si presenta con elementi propri in quanto, pur conservando elementi dell'arte bizantina e araba, acquista anche le caratteristiche costruttive preesistenti in Sicilia.

Il palazzo è a pianta rettangolare con una rientranza nell'angolo est; ed inoltre la fonte non presenta tutta la stessa altezza. Esso era bagnato su tre lati dalle acque del lago e ciò è testimoniato dalla mancanza di intonaco idraulico rosso sul lato che oggi dà sulla stradella, intonaco che invece si trova sui rimanenti lati. La costruzione poggia su dei grossi conci di tufo.
Sulla fronte Nord-Ovest si aprivano quattro ingressi il primo dei quali, oggi tampognato, portava probabilmente alle scuderie e a zone riservate alla servitù. Il secondo ingresso, che è il più grande, immette in un cortiletto oblungo che si allarga in un ampio cortile su cui si apriva un portico di forma quadrata (è questa la parte del castello più "sconvolta" dalla numerose costruzioni abusive che hanno nascosto o distrutto molte tracce).

Il terzo ingresso portava alla cappella dedicata a San Filippo. Il quarto ingresso della facciata Nord-Ovest conduce nell'ambiente annesso alla cappella: l'aula regia, che è stata divisa in due da un soppalco, la parte delle nervature. Gli altri ambienti, spesso ricoperte da costruzioni abusive, stanno venendo alla luce con il restauro attuale e gli studi su di esso sono ancora in corso. Nel lato Nord-Ovest si trovano sovrastante nasconde la nicchia con la volta plissettata alla "persiana", ornata condelle finestre con ghiera acuta. L'ambiente scelto per la cappella prima era probabilmente la moschea dell'Emiro; infatti durante gli scavi eseguiti nel 1951, nelle vicinanze sono stati ritrovati frammenti di stoviglie in argilla tipicamente arabi. Il piccolo luogo di culto è a pianta rettangolare ad unica navata coperta da due volte a crociera, divise dal presbiterio da un arco a sesto acuto. Al centro del presbiterio si innalza il tamburo che inizia a forma quadrata, diventa un ottagono e termina a forma cilindrica coperto da una piccola cupola che all'esterno si presenta coronata da una piccola serie di mensole poste nella parte alta a simboleggiare l'appartenenza ad un palazzo reale. In fondo al presbitero si trova l'abside illuminato da una finestra e affiancato da due nicchie di forma rettangolare probabilmente utilizzata per conservare le suppellettili sacre. Sulla parete di sinistra si aprono quattro finestre che danno luce alla navata. Sulla parete di fronte all'abside si nota una apertura, oggi tampognata, che immetteva in un ambiente delle stesse dimensioni della cappella. Il pavimento, sullo stesso livello del piano esterno, era ricoperto da un semplice battuto di malta e coccio pesto. Nel lato Nord-Est si trovano delle finestre con ghiera acuta.

Lato SUD-OVEST
Nella parte Sud-Ovest si trovano due finestre bifore probabilmente divise da una colonna.

Sul lato Sud-Est un ponte levatoio collegava il castello all'isolotto ed era possibile l'attracco per le piccole imbarcazioni sul lago. Sempre su questo lato si trovano delle feritoie strombate riconducibili al periodo in cui il castello, di proprietà dei cavalieri Teutonici assume una funzione difensiva.

Il restauro

Il restauro del complesso, avviato nel 1990, ha interessato in un primo momento solo la cappella e per alcuni anni ha avuto rallentamenti e perfino periodi in cui è stato del tutto fermo.
Nel 1992-93, durante il restauro, è stata effettuata l'indagine archeologica della cappella e di una larga trincea (2 m) presso la diga che chiude a Nord-Est la depressione del lago artificiale. Proprio qui si è evidenziato non solo lo strato limoso relativo all'uso lacustre del bacino, ma anche uno strato di insabbiamento di terreno giallastro alluvionale, fino agli strati di interramento artificiale per uso agricolo, nei quali è stato possibile perfino leggere le fosse praticate per l'impianto di colture arboree. E' venuto così alla luce il fondo del lago pavimentato a cocciopesto come il rivestimento delle strutture murarie, il fondo presenta una inclinazione di circa 20 gradi rispetto al piano normale della struttura, in modo da smorzare la forza delle acque provenienti dal monte Grifone a sud-ovest. Nello strato relativo all'insabbiamento con terreno giallastro alluvionale si sono recuperati alcuni esemplari di formae e canterelli che, insieme a pochi ma significativi materiali utili per stabilire una cronologia testimoniano la trasformazione di quello che era stato nei secoli XII e XIII un luogo di delizie in un'area a prevalente funzione agricola-industriale. Le formae e i canterelli erano contenitori di terracotta utilizzati per la lavorazione dello zucchero. L'esistenza di coltivazioni di canna da zucchero e di un piccolo stabilimento industriale (un trappeto) per la lavorazione della preziosa sostanza a Maredolce è confermata anche da numerose fonti archivistiche. Nel corso degli ultimi due anni è stato reso quasi del tutto esecutivo l'esproprio delle numerose costruzioni abusive che si addossano o circondano il castello e i lavori sono ripresi a pieno ritmo. La Sovrintendenza per la conservazione dei beni culturali e ambientali conta di ultimare i lavori di restauro in pochi anni. Il progetto ambizioso prevede, oltre al restauro, anche il ripristino del lago e la creazione di un parco in modo tale che il complesso possa avere degna collocazione dal punto di vista artistico monumentale e possa costituire un'occasione di riscatto culturale ed economico per il quartiere e per tutta la città.

BIBLIOGRAFIA:

M. Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, Le Monnier, Firenze 2002 (nuova ediz.).
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G. Bellafiore, Parchi e giardini della Palermo normanna, Flaccovio, Palermo 1996.
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V. Di Giovanni, Il castello e la chiesa della Favara di S. Filippo a Mare Dolce, in ‹‹Archivio Storico Siciliano›, XXII, Palermo 1897.
G. Di Stefano, Edifici della Sicilia Normanna, Flaccovio, Palermo 1979.
R. La Duca (a cura di), Storia di Palermo, II: Dal tardo-antico all’Islam, L’epos, Palermo 2002.
S. Morso, Descrizione di Palermo antico, Dafni, Catania 1981.
M.G. Paolini, Edifici civili di età normanna a Palermo, Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti, Palermo 1974.
B. Patera, L’arte della Sicilia normanna nelle fonti medievali, I.L.A. Palma, Palermo 1980.
A. Schmidt (a cura di), Castelli dimore cappelle palatine, Fondazione culturale ‹‹Lauro Chiazzese›, Palermo 2002.

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