Monreale, lì 20 Gennaio 2012.
Che ci crediate o no, siamo tutti figli degli alieni.
Agli albori della civiltà umana una forza aliena è scesa sul nostro pianeta, segnandone il destino per l’eternità. Gli alieni hanno creato l’uomo perché fosse servo degli “dèi”. Milioni di persone in tutto il mondo si considerano, oggi, una creazione degli extraterrestri. Di questa verità i nostri avi ci avrebbero lasciato indizi misteriosi in tutti gli angoli del mondo. I testi antichi parlano di strane creature scese dal cielo; oggi l’uomo moderno interpreta quelle scritture come probabili incontri fra civiltà aliene e l’umanità in tempi antichi. Secondo i fautori della “teoria degli antichi astronauti” è possibile che in tempi remoti visitatori alieni provenienti da altre stelle della nostra Galassia abbiano, attraverso ardite operazioni di ingegneria genetica, incrociato il loro DNA con quello degli ominidi presenti sul nostro pianeta migliaia e migliaia di anni fa, creando l’essere che ha dominato la Terra negli ultimi 3500 anni: l’Homo Sapiens. Migliaia di anni fa gli uomini conducevano una vita estremamente semplice; non possedevano molto e non comprendevano l’immensità del mondo che li circondava…. finché un fatidico dì l’Universo cambiò per sempre. Fra fragore e polvere un giorno gli uomini delle caverne incontrarono degli esseri extraterrestri che scambiarono per divinità. Si trattava di alcuni antichi astronauti sbarcati sulla Terra provenienti da un altro pianeta sperduto nella Galassia, i quali stabilirono un contatto con i nostri antichi antenati, ancora primitivi. Lontano nel tempo e nello spazio un pianeta simile al nostro fu minacciato dal surriscaldamento globale. Gli abitanti di quel pianeta trovarono un unico strumento per proteggere l’atmosfera dai distruttivi raggi solari: l’oro. Fu così che un gruppo scelto di astronauti, capeggiati da Enki, figlio di An (Anum in accadico), si misero ad esplorare lo spazio in cerca di una fonte alternativa. Dopo un lungo viaggio fra i corpi celesti della nostra galassia trovarono la Terra con le sue miniere e la sua popolazione che ridussero in schiavitù affinché estraessero per loro il prezioso metallo. Durante la permanenza nel nostro mondo gli alieni costruirono opere monumentali. Si ricordano, fra tutte, le Grandi Piramidi di Giza, in Egitto, e le Piramidi delle civiltà Precolombiane. Gli alieni utilizzavano le Piramidi come strumento di navigazione astrale e come piattaforme di atterraggio per le loro potenti astronavi. I visitatori extraterrestri insegnarono all'uomo l’uso delle nuove tecnologie. Gli antichi Sumeri li chiamavano Anunnaki (Coloro che dal cielo scesero sulla Terra), mentre la Bibbia li chiama
Nephilim.
Secondo Zecharia Sitchin gli Anunnaki sarebbero degli alieni provenienti da Nibiru, un pianeta del nostro sistema solare. Secondo questa tesi avrebbero avuto un ruolo importante nella veloce evoluzione della civiltà umana e in particolare di quella sumerica. I signori provenienti da Nibiru, sin dall'antichità, sarebbero scesi sulla Terra per sfruttare le risorse minerarie del nostro pianeta. Quando il pianeta Nibiru giunse nel punto della sua orbita più vicino alla Terra fu inviata una prima spedizione di esseri viventi capeggiata da Enki, un nome che ricorre spesso nella mitologia dei Sumeri. I luoghi scelti furono la Valle del Nilo, la Valle dell'Indo e la Mesopotamia.
L’oro la carne degli dèi.
L’Egitto forse aveva la migliore scorta d’oro del mondo antico. Ma perché l'oro era così importante per gli Egizi? Innanzitutto l'oro è incorruttibile, non si ossida, ed è simbolo di quella eternità che gli Egizi hanno sempre cercato nella mummificazione dei corpi e nelle pratiche funerarie. Inoltre l'oro era strettamente legato alle loro divinità; gli Egizi ritenevano infatti che "la carne degli dèi" fosse d'oro e le ossa di elettro, cioè d'oro bianco. Forse più importante dell'aspetto religioso era il potere politico e la posizione preminente che l'oro assicurava a coloro che lo possedevano in grandi quantità. Non solo; l'oro serviva anche all'aristocrazia faraonica per far costruire da abili artigiani collane, braccialetti, anelli, pendenti che indossavano in vita e che avevano poi la cura di far deporre nella tomba per poterne disporre nell'Aldilà. Così l'oro, faticosamente estratto dal buio delle miniere, tornava ancora sotto terra nel buio delle tombe. All'oro usato in gioielleria si aggiungeva anche l'oro donato dai Faraoni ai sacerdoti, indispensabile ai templi e ai santuari per la celebrazione delle cerimonie giornaliere: vasi rituali e statue di culto. Alcuni grandi santuari erano proprietari non solo di estesi terreni agricoli ma anche di miniere aurifere. Nei templi le pareti di intere stanze erano rivestite di foglie d'oro e il pavimento di certe sale era cosparso di pezzetti dell'immortale metallo. La punta degli obelischi, il "pyramìdion" (la cuspide piramidale), era coperto d' oro massiccio che all'alba rifletteva i raggi del sole appena spuntato sopra l'orizzonte a simboleggiare la rinascita della vita. Uno spettacolo certamente stupefacente per gli abitanti dei villaggi ancora immersi nel buio che vedevano svettare sopra di loro gli obelischi (pesanti centinaia di tonnellate e che potevano superare i30 m d'altezza) dalla cui cima si irradiava una morbida luce dorata. Inoltre gli orafi egizi erano talmente abili da riuscire a laminare l'oro in sottilissimi fogli (che non superavano i 0,01 millimetri di spessore, quello di una cartina di sigarette), con cui venivano rivestiti troni, mobili e molti altri oggetti come poggiatesta, archi, e le più svariate suppellettili. Dall’alba dei tempi gli uomini sono ammaliati da leggende che narrano di luoghi che custodiscono dei tesori nascosti. L’uomo sembra quasi che “sia programmato geneticamente” per “amare l’oro”. Oggi più che mai si suppone che l’oro, questo pregiato metallo, sia un’ancestrale connessione fra l’Homo Sapiens e le stelle. Alcuni teorici degli “antichi astronauti”, fra tutti lo scrittore, studioso della civiltà Sumera, Zacharia Sitchin, hanno suggerito che “gli antichi alieni” sono venuti sulla terra per estrarre l’oro. Sitchin, in particolare, nei suoi libri diventati un cult dell’ufologia, per meglio dire dell’archeologia misteriosa, della paleoufologia, narrava che gli Anunnaki, gli abitanti del pianeta Nibiru, creatori dell’uomo, fra il 10.000 e l’8.000 a.C.,dopo essere atterrati nella penisola del Sinai, ed essere sbarcati dalle loro astronavi, si stanziarono sulla Terra al solo fine di ricercare ed estrarre dalle miniere aurifere il prezioso metallo che sarebbe servito loro, a dire del defunto professore, per “riparare“ e “migliorare” l’atmosfera del loro mondo morente;
essi, tuttavia, dopo aver per tanti anni lavorato nei siti minerari, resisi conto delle difficoltà oggettive che si incontravano durante la lavorazione finalizzata all’estrazione del pregiato metallo, e ritenendosi, giustamente, degli astronauti, avendo rivenuto sulla Terra un ominide ai primordi della sua evoluzione, attraverso complessi esperimenti di ingegneria genetica, crearono una nuova specie ibrida (Anunnaki– ominide) da utilizzare come schiavo da impiegare nel faticoso lavoro in miniera: nasceva così l’Homo Sapiens.
Le teorie di Sitchin sono esposte in una serie di libri facenti parte di un vasto progetto editoriale, iniziato nel 1976 e denominato The Earth Chronicles (Cronache della Terra). Come molti sostenitori della paleoastronautica, Sitchin è convinto che opere come La Bibbia, L'epopea di Gilgamesh, le iscrizioni reali degli Accadi e dei Sumeri, debbano essere considerate come vere e proprie documentazioni storico-scientifiche; e da questi testi ne ricava che la nascita e lo sviluppo della vita sulla Terra sarebbe stata guidata da esseri extraterrestri. Nella Bibbia questi esseri vengono chiamati col nome di Nephilim (o Nefilim, dalla parola ebraica Nafal, "caduti") che significa "coloro che sono scesi (o caduti) sulla Terra dal Cielo", mentre nella lingua degli Accadi questi esseri diventano gli Anunnaki, che letteralmente significa "coloro che sono venuti sulla Terra". Gli Anunnaki avrebbero avuto un ruolo importante nella veloce evoluzione della civiltà umana e in particolare di quella sumerica. I signori di Nibiru, sin dall'antichità, sarebbero scesi sulla Terra per sfruttare le risorse minerarie del nostro pianeta. All'inizio furono inviate delle sonde automatiche per verificare l'abitabilità del nostro mondo. Quando il pianeta Nibiru giunse nel punto della sua orbita più vicino alla Terra fu inviata una prima spedizione umana capeggiata da Enlil, un nome che ricorre spesso nella mitologia dei Sumeri. I luoghi scelti furono la Valle del Nilo, la Valle dell'Indo e la Mesopotamia. Il sottosuolo mesopotamico, in particolare, era ricco di petrolio ed era possibile ottenere combustibile e fonti di energia per le strutture installate; il terreno pianeggiante favoriva la costruzione di veri e propri campi di atterraggio. I "visitatori" fondarono le prime città e costruirono dei veri e propri luoghi di lavorazione dei prodotti minerari a loro utili. Secondo Sitchin i nomi delle prime città sumeriche rivelano la funzione del Sumer come territorio di scambio o come base per le operazioni a terra degli "Dèi" e degli "dèi minori": Bad.Tibira era il "luogo luminoso dove viene lavorato il minerale grezzo"; La.ra.ak ("Luce splendente da vedere") era un fuoco sempre acceso come un faro, sul quale si orientavano le navi spaziali in fase di atterraggio; Sippar ("Città degli Uccelli") era l'aeroporto spaziale; Shu.rup.pak ("Luogo del massimo benessere") era il centro della medicina. Enlil stesso fondò Nibru.ki ("posto di Nibiru sulla Terra") come sede di rappresentanza. Alcuni ritrovamenti archeologici hanno contribuito ad accrescere il mistero. A Tell-Brak, un sito preistorico sul fiume Khabur, sono state recuperate dalla cosiddetta "piattaforma di mattoni grigi" del Tempio degli Occhi centinaia di piccole statuette di alabastro. Le statuette, chiamate "Divinità Occhio", sono caratterizzate da uno strano cappello affusolato, mentre altre sembrano essere madri con bambino. La forma vagamente umanoide di alcune di queste statue ha alimentato la fantasia dei sostenitori della paleoastronautica. Rappresentazioni di extraterrestri divinizzati? Le "Divinità Occhio" sarebbero la sintesi di un culto legato ad esseri supremi che lo stesso Sitchin vede come personaggi dotati di pesanti tute spaziali oppure come oggetti assimilabili ai moderni satelliti terrestri. Nel suo libro La Genesi, Sitchin afferma che durante la missione degli Anunnaki sulla Terra, alcune unità rimanevano in orbita ad occuparsi della navetta spaziale, oltre che ad osservare dall'alto ciò che avveniva sul pianeta. Il termine sumero che li definisce è Igi.gi, e significa "coloro che osservano e vedono".
I "visitatori" però non erano venuti sulla Terra soltanto per osservarla. Consideravano molto utile e prezioso l'oro e cominciarono ad estrarne in gran quantità soprattutto in Africa (nell'odierno Zimbabwe). Con il passare del tempo le operazioni di raccolta diventavano sempre più faticose. Accadde che gli Anunnaki smisero di prendere ordini dai signori di Nibiru e decisero di ammutinarsi. Fu così che per alleggerire il lavoro decisero di creare una razza di lavoratori sfruttando forme di vita già presenti sulla Terra. All'inizio cercarono di effettuare incroci tra diverse specie. Infine, il grande passo fu compiuto: in una zona dell'Africa orientale viveva un ominide dall'aspetto scimmiesco che sembrava, più di ogni altra creatura, predisposto a essere modificato geneticamente. Un ovulo di ominide femmina venne fecondato con il seme di un Anunnaki, dando origine a una creatura ibrida detta “Lulu", ovvero "il misto".
Tale creatura fu chiamata Adama, ovvero il "venuto dalla terra", e da essa ebbe origine il genere umano. Sitchin ritiene che le cronache sumeriche riportino la storia della creazione dell'uomo in modo corretto, sia dal punto di vista del tempo che del luogo. Dopo di ciò ebbe inizio "il Regno degli Dèi" sulla "Terra dei due Fiumi" con la fondazione di Eridus, circa 428.000 anni fa. Per 144.000 anni, pari a 40 rivoluzioni dell'orbita di Nibiru, gli Anunnaki avevano sopportato il pesante lavoro che i signori di Nibiru imponevano loro di fare, prima di ribellarsi. Ciò significa che il "Lulu" è apparso sulla Terra circa 280.000 anni fa, "al di là di Ab.zu", cioè a nord dello Zimbabwe. Ed è precisamente a quell'epoca e in quella regione dell'Africa Orientale che i paleoantropologi fanno risalire la comparsa dello Homo Sapiens sulla Terra. All'inizio gli uomini venivano impiegati come lavoratori nelle miniere e laddove fosse necessaria la forza manuale. In seguito, gli Anunnaki diedero loro un'istruzione sommaria e informazioni concernenti il pianeta Nibiru. Agli uomini fu anche concesso di costruire dei villaggi di capanne disposti intorno alle basi aliene. Gli uomini si diffusero ben presto su tutta la Terra ma questa proliferazione preoccupò gli Anunnaki, che si trovarono impreparati a gestire i problemi derivanti da una simile mole di popolazione. A modificare gli eventi in modo inaspettato giunse una catastrofe ricordata in tutte le mitologie del mondo come il Diluvio Universale. Sitchin ipotizza che la causa di quest'evento fu, al termine dell'ultima glaciazione cioè circa 13.000 anni fa, uno slittamento della massa di ghiaccio delle calotte polari che provocò un'ondata tale da sommergere interi paesi costieri e l'entroterra di numerosi continenti. Tutto ciò che gli Anunnaki avevano costruito venne distrutto nell'arco di pochi mesi durante quella gigantesca inondazione. Gli alieni non fecero alcunché per salvare l'umanità, limitandosi a mettere in salvo loro stessi decollando a bordo delle astronavi.
Se le cose stanno così, dove sono oggi gli Anunnaki? Le loro visite avrebbero luogo ogni 3.600 anni, cioè ogni volta che Nibiru, nel percorrere la sua lunghissima orbita, si avvicina maggiormente alla Terra. Se esiste, si tratta di un pianeta che descrive un'orbita irregolare e il cui punto più vicino al Sole si trova tra Marte e Giove. Prendendo come partenza la data del Diluvio (all'epoca Nibiru si sarebbe trovavo in un punto abbastanza vicino alla Terra), calcolata attorno all'11600 a.C., tenendo conto dei passaggi già avvenuti attorno l'8000 e il 4400 a.C., il prossimo passaggio si avrebbe attorno all'anno 2800. Il pianeta, dopo aver raggiunto nell'anno 1000 il punto più lontano dal Sole, avrebbe già percorso più della metà del viaggio di avvicinamento alla Terra. Per Sitchin il fenomeno degli UFO è da collegare alla normale attività di controllo e osservazione dei messaggeri degli Anunnaki (probabilmente dei robot o delle biomacchine che guidano questi oggetti), che vigilano sulla Terra in attesa del ritorno dei loro padroni. Secondo Sitchin sarebbero questi gli Angeli descritti nel Vecchio Testamento; questi esseri sono spesso chiamati anche "Guardiani" o "Malachim", che in ebraico significa "messaggeri". A sostegno di questa teoria fa notare la somiglianza di alcune statuette raffiguranti i Malachim, eseguite circa 5500 anni fa dalle popolazioni mesopotamiche, con i cosiddetti "grigi", gli alieni macrocefali più frequentemente descritti dai testimoni UFO.
Il mito di El Dorado.
Milioni di persone, in tutto il mondo, credono che in passato siamo stati visitati da esseri extraterrestri. E se fosse vero? Degli alieni antichi hanno contribuito a forgiare la nostra storia? Se è così, potrebbero essere venuti qui alla ricerca dell’oro? Il lago Guatavita, in Columbia, un antico cratere meteoritico, è stato per secoli accostato alla città dell’oro per antonomasia: “El Dorado”. Dal XVI sec. d.C. El dorado è stato il Santo Graal dei cacciatori di fortune. A tutt’oggi, tuttavia, la mitica città non è stata ancora trovata. Alcuni credono che Eldorado, o ciò che ne è rimasto, con i suoi antichi tesori d’oro, siano in qualche modo nascosti sul fondo del lago Guatavita. Si narra che gli abitanti della regione in cui è ubicato il predetto lago possedessero tantissimo oro. Questo antico popolo, noto come i Muisca, un’antica civiltà coeva degli Inca, governata nella parte meridionale di quel territorio da un sovrano a nome Zipa, si narra che lavorassero questo pregiato metallo e che fossero degli abili orafi. I conquistadores che arrivarono nel XVI sec. d.C. chiamarono il re Zipa con il nome di “El Dorado” che in spagnolo significa “quello dell’oro”. Questo nome deriva dal più sacro rituale Musica. La leggenda narra che Zipa raggiungesse il centro del lago su una chiatta reale al fine di offrire dell’oro al dio che pensava vivesse sul fondo del lago. Si narra altresì, che Zipa fosse, durante la cerimonia, ricoperto di resina d’oro e che sovente si scrollasse di dosso la patina d’oro lavandosi con l’acqua del lago; così facendo, nel corso degli anni, si accumulò tantissimo oro sul fondo del lago. E’ così che si diffuse la leggenda di El Dorado nei pressi della Columbia. Gli indigeni americani, che facevano largo uso di monili in oro fecero pensare agli spagnoli di essere giunti vicino ad un luogo mitico ricco di oro dove i bisogni materiali fossero appagati. Uno dei primi spagnoli a cercare un luogo mitico fu Juan Ponce de Leon, che nel 1513 cercò in Florida la fonte dell'eterna giovinezza, leggenda che aveva le sue origine nel medievale Romanzo di Alessandro. Hernán Cortés e Francisco Pizarro, nel conquistare gli imperi azteco e inca rispettivamente credettero di essere giunti in questo luogo leggendario ma poi la loro sete di potere e ricchezza li spinse a continuare la ricerca. Furono proprio i tesori riportati in Spagna da questi conquistadores a spingere i banchieri Welser di Norimberga a farsi coinvolgere nella ricerca dell'El Dorado.
I Welser avevano ottenuto dall'Imperatore Carlo V i diritti di sfruttamento delle risorse naturali della colonia del Venezuela,a garanzia del prestito di centoquarantunmila ducati, necessari a corrompere i Grandi Elettori che lo elessero Sacro Romano Imperatore.
Lo "Starchild" rinvenuto intorno al 1930 da una ragazzina di circa 13-15 anni in Messico.
E’ possibile che gli alieni abbiano accelerato il processo evolutivo della nostra specie?
Nel febbraio dell’anno 1999 i coniugi Ray e Melanie Young, di El Pazo (Texas, U.S.A.) affidarono allo scienziato e scrittore L. Pye un teschio da loro posseduto dalla curiosa conformazione, affinché questi ricercasse, ed infine determinasse, quale fosse stata la causa dell'insolita forma e le proprietà del tessuto osseo di quel cranio che, ben presto, sarebbe stato battezzato come "Starchild". Lloyd Pye, ravvisando una somiglianza tra la forma del cranio dello "Starchild" e quella attribuita agli alieni Grigi, sostiene che "Starchild" fosse un ibrido umano-alieno. Pye e chi segue la sua tesi rammentano che l'esame del DNA mitocondriale del 2003 non è riuscita ad estrarre il dna nucleare e che quindi, a loro dire, questo invaliderebbe il test eseguito nel 1999. Tale affermazione manca però di fondamento: ovviamente il fatto che tale esame non dia informazioni sulla paternità non significa che la paternità umana sia esclusa, fatto anzi palese poiché l'esame del DNA del 1999 ha individuato entrambi i cromosomi umani X e Y. Nel 2011 alcuni tabloid riportarono la notizia secondo la quale alcuni non meglio identificati genetisti avrebbero rivelato che il DNA materno dello Starchild presenterebbe maggiori differenze rispetto al DNA umano rispetto a quanto possa avvenire normalmente e che da ciò si dedurrebbe che lo Starchild avrebbe origine aliena. Tale notizia riportata dai media non trova riscontro in ambito scientifico. Secondo Pye, il teschio sarebbe stato rinvenuto intorno al 1930 da una ragazzina di circa 13-15 anni in Messico, nel tunnel di una miniera a circa 160 km a sud-ovest da Chihuahua. Il teschio sarebbe stato sepolto di fianco a un normale scheletro umano coricato sulla schiena, supino, probabilmente appartenuto a una donna amerinda morta approssimativamente all’età di 20-30 anni. Il teschio è stato sottoposto alla datazione con il carbonio-14 (grazie al quale si è stabilita la sua età di 900 anni), analisi a raggi X, al microscopio atomico e TAC. L’analisi ha confermato che il teschio è composto da idrossiapatite di calcio, cioè il materiale del quale è composto il normale osso umano.
In base alle analisi effettuate sulla mascella destra superiore, pare che il cranio fosse appartenuto a un bambino di età compresa tra i 4 e i 5 anni; tuttavia il volume cerebrale ammonta a 1600 cm³, ovvero a 200 cm³ in più rispetto alla media di un cervello umano adulto e 400 cm³ in più di un adulto con un cranio della stessa grandezza. Il teschio presenta diverse evidenti anomalie:
- l'area parietale sporge da entrambi i lati delle orbite senza alcuna traccia di tempie normali;
- le cavità oculari sono troppo poco profonde rispetto alla norma;
- le orbite sono ovali e completamente cave;
- i canali del nervo ottico sono deviati in basso ed in dentro in modo da rendere molto inverosimile la mobilità del normale bulbo oculare;
- l’attaccatura del collo è in posizione anomala;
- i seni paranasali frontali sono assenti e la superficie è regolare dalle arcate sopraccigliari fino all'inizio del setto nasale.
Tali caratteristiche indicano che il bambino era affetto da defomazioni congenite del cranio. Secondo Steven Novella, il bambino soffriva di idrocefalo non curato. Adelina Chow, avvalendosi del parere di medici specializzati, ha concluso che "Starchild" "soffriva di vari difetti umani congeniti" che avevano causato una pronunciata brachicefalia e un'anomalia della sutura frontale. Sul cranio è stata eseguita un'analisi del DNA al BOLD di Vancouver nel 1999. Tale esame ha mostrato la presenza di cromosomi X e Y, confermando quindi che "Starchild" era un bambino di sesso maschile. Un successivo esame del DNA mitocondriale eseguito nel 2003 ai laboratori della Trace Genetics ha indicato che il cranio di "Starchild" e quello trovato insieme ad esso appartenevano a diversi aplogruppi amerindi e quindi la donna il cui cranio era vicino a quello di "Starchild" non poteva esserne la madre.
Al prossimo post!
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