Sicilia bedda e amata,cantata e disprizzata...

  • A proposito degli alieni....

    Il saggio dal titolo "A proposito degli alieni....", di Francesco Toscano e Enrico Messina

    Sinossi: Fin dalla preistoria ci sono tracce evidenti del passaggio e dell’incontro tra esseri extraterrestri ed esseri umani. Da quando l’uomo è sulla Terra, per tutto il suo percorso evolutivo, passando dalle prime grandi civiltà, all’era moderna, sino ai giorni nostri, è stato sempre accompagnato da una presenza aliena. Lo dicono i fatti: nei reperti archeologici, nelle incisioni sulle rocce (sin qui rinvenute), nelle sculture, nei dipinti, in ciò che rimane degli antichi testi, sino ad arrivare alle prime foto e filmati oltre alle innumerevoli prove che oggi con le moderne tecnologie si raccolgono. Gli alieni ci sono sempre stati, forse già prima della comparsa del genere umano, e forse sono loro che ci hanno creato.

  • Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.

    Il saggio dal titolo "Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Milioni di persone in tutto il mondo credono che in passato siamo stati visitati da esseri extraterrestri. E se fosse vero? Questo libro nasce proprio per questo motivo, cercare di dare una risposta, qualora ve ne fosse ancora bisogno, al quesito anzidetto. L`archeologia spaziale, o archeologia misteriosa, è definibile come la ricerca delle tracce, sotto forma di particolari reperti archeologici o delle testimonianze tramandate nel corso dei millenni, di presunti sbarchi sulla Terra di visitatori extraterrestri avvenuti all’alba della nostra civiltà.

  • Condannato senza possibilità d'appello

    Il romanzo breve dal titolo "Condannato senza possibilità d'appello.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Le concezioni primitive intorno all`anima sono concordi nel considerare questa come indipendente nella sua esistenza dal corpo. Dopo la morte, sia che l`anima seguiti a esistere per sé senza alcun corpo o sia che entri di nuovo in un altro corpo di uomo o d`animale o di pianta e perfino di una sostanza inorganica, seguirà sempre il volere di Dio; cioè il volere dell’Eterno di consentire alle anime, da lui generate e create, di trascendere la vita materiale e innalzarsi ad un piano più alto dell’esistenza, imparando, pian piano, a comprendere il divino e tutto ciò che è ad esso riconducibile.

  • L'infanzia violata, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "L'infanzia violata", di Francesco Toscano

    Sinossi: Dovrebbero andare a scuola, giocare, fantasticare, cantare, essere allegri e vivere un'infanzia felice. Invece, almeno 300 milioni di bambini nel mondo sono costretti a lavorare e spesso a prostituirsi, a subire violenze a fare la guerra. E tutto ciò in aperta violazione delle leggi, dei regolamenti, delle convenzioni internazionali sui diritti dell'infanzia. La turpe problematica non è lontana dalla vostra quotidianità: è vicina al luogo in cui vivete, lavorate, crescete i vostri bambini. Ad ogni angolo dei quartieri delle città, dei paesi d'Italia, è possibile trovare un'infanzia rubata, un'infanzia violata.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei "ru viddrani", Don Ciccio, "u pastranu", capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un'acredine che amplifica l'entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea Romanescu, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il fantasy dal titolo "E un giorno mi svegliai", di Francesco Toscano

    Sinossi: "E un giorno mi svegliai" è un fantasy. Il personaggio principale del libro, Salvatore Cuzzuperi, è un impiegato residente nella provincia di Palermo che rimane vittima di un'esperienza di abduction. Il Cuzzuperi vivrà l'esperienza paranormale del suo rapimento da parte degli alieni lontano anni luce dal pianeta Terra e si troverà coinvolto nell'aspra e millenaria lotta tra gli Anunnaki, i Malachim loro sudditi, e i Rettiliani, degli alieni aventi la forma fisica di una lucertola evoluta. I Rettiliani, scoprirà il Cuzzuperi, cercano di impossessarsi degli esseri umani perché dotati di Anima, questa forma di energia ancestrale e divina, riconducibile al Dio Creatore dell'Universo, in grado di ridare la vita ad alcune specie aliene dotate di un Dna simile a quello dell'uomo, fra cui gli stessi Rettiliani e gli Anunnaki. Il Cuzzuperi perderà pian piano la sua umanità divenendo un Igigi ammesso a cibarsi delle conoscenze degli "antichi dèi", ed infine, accolto come un nuovo membro della "fratellanza cosmica".

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei “ru viddrani”, Don Ciccio, “ù pastranu”, capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un’acredine che amplifica l’entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea ROMANESCU, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • Naufraghi nello spazio profondo, di Francesco Toscano

    Il romanzo di fantascienza dal titolo "Naufraghi nello spazio profondo ", di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza.

  • Malacarne, di Francesco Toscano

    Libro/E-book: Malacarne, di Francesco Toscano

    Sinossi: Nella primavera dell'anno 2021 a Palermo, quando la pandemia dovuta al diffondersi del virus denominato Covid-19 sembrerebbe essere stata sconfitta dalla scienza, malgrado i milioni di morti causati in tutto il mondo, un giovane, cresciuto ai margini della società, intraneo alla famiglia mafiosa di Palermo - Borgo Vecchio, decide, malgrado il suo solenne giuramento di fedeltà a Cosa Nostra, di vuotare il sacco e di pentirsi dei crimini commessi, così da consentire alla magistratura inquirente di assicurare alla giustizia oltre sessanta tra capi e gregari dei mandamenti mafiosi di Brancaccio, Porta Nuova, Santa Maria Gesù. Mentre Francesco Salvatore Magrì, inteso Turiddu, decide di collaborare con la Giustizia, ormai stanco della sua miserevole vita, qualcun altro dall'altra parte della Sicilia, che da anni ha votato la sua vita alla Legalità e alla Giustizia, a costo di sacrificare sé stesso e gli affetti più cari, si organizza e profonde il massimo dell'impegno affinché lo Stato, a cui ha giurato fedeltà perenne, possa continuare a regnare sovrano e i cittadini possano vivere liberi dalle prevaricazioni mafiose. Così, in un turbinio di emozioni e di passioni si intrecciano le vite di numerosi criminali, dei veri e propri Malacarne, e quella dei Carabinieri del Reparto Operativo dei Comandi Provinciali di Palermo e Reggio di Calabria che, da tanti anni ormai, cercano di disarticolare le compagini mafiose operanti in quei territori. Una storia umana quella di Turiddu Magrì che ha dell'incredibile: prima rapinatore, poi barbone e mendicante, e infine, dopo essere stato "punciutu" e affiliato a Cosa Nostra palermitana, il grimaldello nelle mani della Procura della Repubblica di Palermo grazie al quale potere scardinare gran parte di quell'organizzazione criminale in cui il giovane aveva sin a quel momento vissuto e operato.

  • NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA , di Francesco Toscano

    Libro/E-book: NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA,di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza. Nel giro di pochi anni, pur tuttavia, a differenza di quanto auspicatosi dagli scienziati che avevano ideato e progettato la missione Marte, l’ingegnere MIGLIORINI e la sua progenie sarebbero rimasti coinvolti in un’aspra e decennale guerra combattuta da alcuni coloni di stanza sul pianeta Marte e da altri di stanza sulla superficie polverosa della nostra Luna, per l’approvvigionamento delle ultime materie prime sino ad allora rimaste, oltre che per l’accaparramento del combustibile, costituito da materia esotica e non più fossile, di cui si alimentavano i motori per viaggi a velocità superluminale delle loro superbe astronavi; ciò al fine di ridurre le distanze siderali dello spazio profondo e al fine di generare la contrazione dello spazio-tempo per la formazione di wormhole, ovvero dei cunicoli gravitazionali, che avrebbero consentito loro di percorrere le enormi distanze interstellari in un batter di ciglia...






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giovedì 11 novembre 2010

I formaggi siciliani: il pecorino.

I formaggi siciliani
11 Novembre 2010.

Il più illustre dei formaggi siciliani, il pecorino, ha un testimonial letterario di tutto rispetto: Omero. Sissignori. Quando Ulisse ed i suoi compagni entrano nell'antro di Polifemo, sull'Etna, trovano "cacio, latte e tanta uva". Con quell'uva faranno il vino con cui ubriacheranno il ciclope, fuggendo nascosti nel vello delle pecore. Quindi quel cacio era un "pecorino". Si produce nel Palermitano - non solo sulle pendici dell'Etna - perchè l'ovinicoltura è una delle grandi ricchezze del territorio, con un arco di maggiore produzione nelle zone di Godrano, Cinisi e in alcuni Comuni limitrofi. Si produce pure il famoso caciocavallo, che deve la curiosa assonanza equestre perchè messo "a cavallo delle canne" per asciugare. E' prodotto con il latte delle "Cinisare", mucche allevate allo stato brado, sfruttando i pascoli naturali della zona di Cinisi, ricchi di essenze foraggere tipiche dell'ambiente mediterraneo. Già nel 1412, come si rileva dal calmiere imposto per i mercati della città di Palermo, si distingue tra "cacio vacchino" e "caciocavallo". Dal 1549 al 1553 è indicato nella "dieta delle suore" del monastero di San Castrenze di Monreale, e lo ritroviamo, in data 23 febbraio 1679, in un "rinfresco" aristocratico. Re Ferdinando di Borbone, da Palermo, inviava "casicavalli", come pegno d'amore, alla sua favorita, Donna Lucia Migliaccio duchessa di Floridia. Palermo è la capitale dei pecorini: ricotta, primosale, tuma e cannestrato riescono a soddisfare i palati più esigenti.

Tratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storia e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web.
L'azienda è presente sul web all'indirizzo:

La pasta nella provincia di Palermo.

La pasta con le sarde
11 Novembre 2010.
A Palermo la pasta è un pezzo di storia. Furono i musulmani a creare, nei primi anni del X secolo a Trabia - a pochi chilometri dal capoluogo - il pirmo impianto per la produzione di "itria", gli spaghetti, da cui deriverebbe il nome del paese. Pare che li abbia portati Marco Polo dal lontano Catai: sarà anche vero, ma questo succedeva alla fine del XIII secolo ed i palermitani mangiavano spaghetti già da trecento anni. Si esportavano, in epoca normanna, "nelle Calabrie". Termine che indicava non solo la Calabria, ma pure Puglia, Basilicata e Campania. Fu con il pane, la prima "materia plastica" alimentare che non aveva più alcun rapporto con l'elemento di provenienza: un prodotto del'ingegno umano.


PASTE CON LE SARDE

ingredienti(4 persone):
Bucatini gr. 400, sarde fresche gr. 800, finocchietto di montagna gr. 500, uva passa gr. 30, pinoli gr. 30, due sardine sottosale, una grossa cipolla, un bicchiere di vino bianco, mezzo bicchiere di olio di oliva, una bustina di zafferano, sale e pepe.

La "pasta con le sarde" è una esperienza unica perchè pranzo completo. Comprende la pasta, pesce e verdura; fu il primo piatto "mari e monti" della storia, nato oltre mille anni fa. Entrò in tutte le case e finanche nei conventi. La sua variante più celebre, la "pasta alla palina" fu creata nel palermitano convento di San Francesco di Paola: i Padri Paolini, la cui Regola prevede l'osservanza più stretta nel "mangiare di magro", tolsero pure le sarde. Poichè i "Paolini" sono dialettalmente intesi "Palini", quel piatto si effeminò in "palina". Altra delizia palermitana: gli "anelletti al forno", immancabili compagni di pic nic in campagna e giornate sulle spiagge al fresco riparo di un ombrellone. Occasione di competizioni fra suocere e nuore visto che la ricetta è, ancora oggi, affidata alla personale interpretazione. A Casteldaccia ed a Corleone soprattutto - in provincia di Palermo - continua, fortunatamente, l'antica tradizione dei maestri pastai. Piccole aziende continuano a fare la pasta con il buon grano duro, come si faceva un tempo, per la gioia degli estimatori. Altri primi meno "unici", ma altrettanto sostanziosi includono la pasta con le acciughe, al nero di seppia, , alla carrettera (aglio, olio, peperoncino e pecorino), con i broccoli o alla Norma (pomodoro e melanzane). Tra le minestre da provare il maccu di fave (con finocchietto e pomodoro).


Ttratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storia e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web.
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Le verdure: Asparagi,lattughe,cicoria....

11 Novembre 2010.

Asparagi,lattughe,cicoria,borragine,spinaci,cavoli,cavolfiori,broccoli,indivia,ortica,scarola,finocchio,sedano:furono cibo e medicina, oggi un modo per riflettere su una scelta di vita a tavola.Non dimentichiamo che la verdura fu cibo dei palermitani più poveri e dei contadini che non disponevano di carni o pesci freschi, sia per l'alto costo che per la mancanza di sistemi di refrigerazione.Furono le verdure ed il pinolo ad evitare pericolose intossicazoini, fungendo da antisettico, vermifugo e, comunque, da antidoto.Verdure e ortaggi hanno un loro sovrano nel territorio palermitano: il carciofo. Cresceva spontaneo (ancora oggi) il cardo, tipico dei terreni aridi e sassosi: "plernix" per i greci. Più tardi per gli arabi fu "Karsciuf", una delizia anche per gli angioini che, in francese naturalmente, lo chiamavano "chardon". Per indicare quello spazio dove ne crescevano tanti spontaneamente, fra la città e il Monte Pellegrino, dissero "où il y a les chardons", cioè dove ci sono i cardi. Oggi è celebre, universalmente, come Ucciardone, una delle prigioni cittadine. Le varietà di carciofi sono numerosissime, ma lo "spinoso di Palermo" resta una vera delizia che vi serviranno sott'olio, sott'aceto, al naturale e in oltre cento ricette, come è possibile assaggiare a Cerda, "capitale del carciofo", a due passi da Palermo.
Il medico di re Luigi XIV, La Framboisière, scrisse che "il carciofo scalda il sangue e lo eccita ai combattimenti amorosi". Nel Medioevo fu proibito alle fanciulle "inducendo il suo succo alle tentazioni del demonio" ....Lo stesso succo fu usato come test di gravidanza: infatti Castore Durante scrisse: " Alla donna si dia da bere il succo di foglie di carciofo, se essa lo vomiterà è segno che è gravida...Provare per credere.

Verdure bollite, pronte da portare a casa, si vendevano già 2500 anni fa nel "thermopolion" delle città greche di Sicilia. Le verdure dai mille sapori raggiunsero un'elevata dignità gastronomica grazie al gustoso olio d'oliva siciliano. Più tardi si accompagnarono egregiamente con una salsa molto economica in uso preso le comunità ebraiche siciliane e cioè l'aglio soffritto nell'olio d'oliva. Una salsa apprezzata dai "Monsù", ideale per "assaisonner", ossia per condire verdure, dando vita ai numerosi piatti "assassunati" della cucina palermitana.

Tratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storia e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web.
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Il pesce nella cucina palermitana.

11 Novembre 2010.

Palermo e la sua provincia onorano il pesce cucinato in modo semplice e antico per poterne esaltare tutta la freschezza.

Lessato e accompagnato da olio extra vergine d'oliva, succo di limone fresco e prezzemolo; arrostito sulla brace, con un profumato "salmoriglio"; fritto croccante, sfumato all'aceto, marinato nel succo di limone, in agrodolce, alla pescatore, oppure al forno su un verde, delicato cuscino di alghe. E poi ancora zuppe e brodini dove lo zafferano rimanda ad orientali profumi da bazar arabo. Agli amanti del pesce, Palermo offre piatti magici in una passerella di colori, sapori, odori sempre diversi: calamari, totani,gamberi, aragoste, polpi, sogliole, pagelli, ricciole, orate, dentici, branzini, cernie, triglie, sgombri, boghe, scorfani, sardine...Ma anche lo squalo, sotto le mentite spoglie di palumbo, gattuccio ecc. ritenuti indispensabili in una zuppa di pesce. Tonno e pescespada sollecitano la fantasia di abilissimi chefs che inventano sempre nuove tentazioni: basta leggere gli invitanti menù di ristoranti e trattorie. Il tonno sott'olio fu invenzione tutta palermitana quando il tonno era la carne dei poveri. Naturalmente il migliore è stato sempre quello dalla "pinna rossa". La precisazione è d'obbligo. Si comprava per San Giovanni o San Pietro perchè costava poco: in effetti basta immaginare in che condizioni fosse il tonno, pescato normalmente nel mese di maggio, alla data del 24 o del 29 giugno. In epoco in cui non esistevano sistemi di refrigerazione. Quel maleodorante tonno era bollito e conservato sott'olio con foglie di alloro e grani di pepe: una manipolazione che lo trasformava in un autentico peccato di gola. Delizia delle serate estive quando si ha poca voglia di stare davanti ai fornelli. Poi finì in scatola e oggi, si spezza con un grissino.... Provate, invece, ad assaggiare quello scuro, quasi marrone, profumatissimo e che un grissino non riuscirà mai a intaccare!

LE ANTICHE TONNARE

Nel tratto di mare che va da Terrasini fino a Cefalù, lungo la costa palermitana, esistettero decine di antichissime "tonnare"


Le ultime tonnare, quella di mondello e di trabia, hanno resistito fino agli anni Cinquanta. Al Museo Mandralisca di Cefalù è conservato un antico boccale siceliota, lavorato a Lipari, su cui è riprodotto un venditore di tonno, nell'atto di affettare le carni del pesce, mentre discute con un cliente che, nella desra, mosra la moneta per il pagamento. Una tradizione millenaria che, ogni anno, si rinnova a maggio e che riflette una plurisecolare civiltà. Come un codice di identificazione: da una parte c'è la civiltà del maiale, del grasso, del burro; dall'altra, invece, quella del tonno, del sale, dell'olio d'oliva. Sia il maiale che il tonno sono stati utili allo sviluppo dell'umanità. Intanto perchè ci hanno nutriti, e ci nutrono ancora, con le loro carni fresche, e poi perchè ci hanno fornito proteine in tempi di carestie e penurie alimentaricome "cibo conservato". Di loro non si butta via niente. Non per nulla i palermitani chiamarono il tonno "maiale di mare". Con le code si fabbricarono le scope; con le spine più grosse, legate assieme, spzzoloni per pulire le carene dei bastimenti.

IL TONNO OGGI


Oggi i tonni con si pescano più nelle "tonnare" , ma in mare aperto e per tutto l'anno. Fino agli ultimi anni Cinquanta erano 32 gli "stalli", cioè le parti in cui si divideva la carne, poi ridotti a 25 fino a metà degli anni Settanta. Oggi, purtroppo, il tonno viene lavorato in blocco togliedo soltanto la testa, la coda, le pinne e le interiora. Le parti più pregiate si mangiano ancora oggi fresche: affettate e cotte sulla brace con un battuto di olio, limone, origano e menta, come consigliava Archestrato di Gela, vissuto attorno al III sec. a.C. Assicura, nei suoi versi, che l'odore di quel piatto "farà venire l'acquolina in bocca anche agli dei dell'Olimpo". Tagliato a grossi tocchi si fa ancora " a ragù", con salsa di pomodoro, aglio e menta. Una delizia... Un tempo, le parti magre meno nobili si tagliavano in tranci, si mettevano sotto sale e si stivavano in botti di legno; attraverso un foro si "rinnovava " la salamoia per 40 giorni. Poi si spedivano nel mondo intero. Il mercato non lo richiede più perchè il sale, come è noto, provoca ipertensione. E di quella, nel mondo, pare che ce ne sia già troppa.


Tratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storia e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web.
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Dalle economiche melanzane un piatto tipico: "La caponata"

11 Novembre 2010.

Della cucina popolare siciliana "la parmiciana" e la "caponata" sono i piatti tipici palermitani più conosciuti. Le economiche melanzane furono trasformate dal popolo in quaglie: bastarono due spacchi ai lati e il gambo lasciato intero a ricordare un ipotetico collo senza testa. Affettate e fritte furono disposte in una teglia rettangolare in modo da sembrare una "parmiciana" che in dialetto è la persiana. Altro che cacio di Parma. Con le stesse economiche melanzane, il popolo creò il vero capolavoro della cucina popolare palermitana: la caponata. Qui i tocchetti di melanzane fritte affogano nell'antichissima salsa "agrodolce" in compagnia dei profumati capperi e delle olive verdi carnose. Questo piatto, considerato "la regina" della cucina popolare, è uno dei grandi misteri della sua storia gastronomica. Il consumo delle melanzane, nelle diverse qualità, fu introdotto dai musulmani: furono affettate e fritte in olio d'oliva, arrostite sulla brace, impanate come cotolette, usate come scodelle per contenere pasta corta. Il suo trionfo in cucina, però, fu decretato quando si coniugò con una antichissima salsa che veniva dalla Persia pre -islamica: l'agrodolce. Una salsa nata da un concetto filosofico-religioso. Infatti, secondo gli insegnamenti di Zarathustra, la dinamicità che la materia trasse dal nulla, destò una forza opposta da cui nache lo spirito del "Male", distruttore dell'armonia dell'Universo. L'uomo, quindi, doveva tendere a ristabilire l'equilibrio delle energie: fra sole e luna, fra bianco e nero, fra dolce e aspro...L'agrodolce, dunque, fu salsa "armoniosa" con il giusto equilibrio per arrivare all'anima.

Le origini e i misteri di una insalata fantastica

I misteri circa la caponata riguardano il nome e la data di nascita: essendo divenuto cibo da poveri non venne mai preso in considerazione dai letterati, cosa non rara per buona parte dei piatti della cucina dell'Isola. Il nome compare per la prima volta in "Etymologicum siculum", stampato a Messina nell'anno 1759: alla voce "caponata" si legge " piatto fatto di cose varie"!
Nel 1853, Vincenzo Mortillaro, illustre studioso di cose siciliane, scrisse che fra gli ingredienti, oltre il pesce, ci sono melanzane o carciofi, capperi e olive. Come mai pure il pesce?
Secondo alcuni studiosi, quella salsa agrodolce veniva acquistata dai marinai dalle taverne (cauponae, in latino) e serviva a condire l'insipida galletta di bordo, biscotto duro e senza sale. I naviganti, spiritosamente, avevano chiamato quel biscotto "cappone di galera" e lo mangiavano arricchendolo (e ammorbidendolo...) con verdure cotte, pesce e quanto di più eterogeneo ed a buon mercato riuscivano a trovare. Insomma una insalata. E come tale, tecnicamente, viene ancora oggi considerata. Altri, invece, sostengono che il nome derivi dalla cucina dei "Monsù" perchè quella salsa fu usata per una conservazione " a breve" di fagiani, lepri e soprattutto di capponi. Da qui "capponata", ridotta a "caponata" dai poveraci che vi affogarono tocchetti di melanzane fritte ivece dei più nobili ingredienti. Quella salsa, inoltre, fu ritenuta ottima per "appareiller", in francese "mettere assieme" cose diverse, e così finì per diventare "apparecchio", cioè una salsa per condire a freddo sia cernie che carciofi: trance di "cernia apparecchiata" o "carciofi apparecchiati" si servono a Palermo ancora oggi come estive delizie. Si contano ben 37 ricette di caponata, tutte rigorosamente documentate storicamente. La caponata, sicuramente la più antica, prevede: gallette da marinario, capperi sotto sale, olive verdi snocciolate, acciughe salate, filetti di tonno sotto sale, olio d'oliva, aceto di vino bianco, un pò di miele e sale. Quanti tipi di caponata si fanno ai nostri giorni? Un numero infinito, certamente, perchè l'interpretazione è ancora affidata alla fantasia e alla creatività di chiunque. Conseguenza dello spiccato individualismo isolano.
Tratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storia e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web.
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La parmiciana.

11 Novembre 2010.

La cucina da noi è stata da sempre un grande sistema di comunicazione, e la comunicazione avveniva attraverso i servi di casa, per cui la cameriera arrivava a casa al piano di sotto e la mamma gli chiedeva: "Chi manciau u signor baruni?" e la cameriera: "Manciau i beccaficu!", spiegando cos'erano. Al che la madre per copiare i nobili prese le sarde fituse, costavano di meno, li avvolse, lascio il codino a V, e invece di condirle di interiora, li condì con mollica di pane, un poco di odore di arancia o di limone, per cercare di confondere il puzzo del pesce puzzolente, e prudentemente ci mise i pinoli. In tutta la cucina popolare il pinolo è presente perchè rappresenta nella medicina popolare l'unico deterrente contro l'intossicazione alimentare, praticamente è una bivitasi preventiva. E quindi nasce la sarda a beccafico. La stessa sarda viene elevata al rango di lenguado, i nobili mangiavano lenguado, da noi si parlò spagnolo fino al 1741. Il lenguado in spagnolo è la sogliola, per cui anche li per copiare le sogliole si prese una sarda, aperta, deliscata, ed ecco le sarde al lenguado, allinguata, la fregatura era che non ci si potevano mettere i pinoli, allora bagnetto d'aceto, ed avevano risolto il problema. Sempre in questa cucina di rappresentazione, i nobili mangiavano le quaglie, allora si prese una melanzana tutta intera con il gambo, che rappresentava un collo senza testa, due tagli a fare le ali, quattro botte sul di dietro, per fare il culo piumato della quaglia, fritta e servita su un piatto sembrava una quaglia, la quaglia di melanzane. Con le stesse melanzane un'altro piatto importante forse fondamentale della nostra cucina, la parmiciana, con la "c" e non con la "g", che altro non è che una persiana, quella con le scalette, allora le fette di melanzane fritte venivano disposte a scaletta, volendo rappresentare proprio una persiana, si condiva con una spolverata di caciocavallo fresco, che simulava il polverone della strada, a cui più tardi si aggiunse un pochino di salsa di pomodoro, ma questo avvenne alla fine dell''800. Addirittura se vogliamo fare la ricerca etimologica, che viene dalle piccole cose, c'era una bellissima taverna in corso dei Mille, gestita da una signora, a dir poco giunonica, matrimoniale a due piazze, immensa, enorme, e il suo giovane garzone di bottega, aveva una settantina d'anni, era alto un metro e cinquanta, tanto è vero che d'inciuria (ndr: soprannome) faceva "naticchio", che in siciliano non è altro che il nottolino di rame con cui si chiude la persiana, la signora quando arrivava in sala la teglia con la parmiciana, perchè si serve sempre nella teglia rettangolare, diceva: "Arriva la parmiciana cu naticchio".

di Gaetano Basile scrittore giornalista storico delle tradizioni popolari.

Quale cucina? Patrizia, baronale o dei "Monsù".

11 novembre 2010. C'è quella patrizia, baronale o dei "Monsù" (siciliana riduzione di Monsieur le Chef...), quella popolare o di reinvenzione spiritosa e, ancora, quella di strada o dei "buffittieri". Come si disse, derivandolo dal francese buffet. Il " Monsù" cioè signore della cucina oltre che capo, era colui che dava l'impronta di originalità ed eleganza ad ogni piatto. È proprio dai Monsù di corte che i giovani apprendisti siciliani hanno appreso i segreti sui tempi di cottura, sul dosaggio degli ingredienti e soprattutto sulla presentazione delle varie portate. Il titolo di Monsù era un vanto e si tramandava da padre in figlio anche se, bisogna precisare che negli anni, i Monsù della nascente e ricca borghesia poco o nulla hanno apportato di nuovo nella cucina siciliana. I"Monsù" ammannirono ai loro raffinati datori di lavoro, sogliole, cernie, fagiani, pavoncelle, capponi, lepri, cinghiali, caprioli, agnelli e capretti con gelatine, patès, glaces, soufflès, medaillons di aragoste, foie gras o gibier; mousses di fegatini, agnelli al cognac, capretti in fricassé, solenni ragouts, spaghetti in terrine, maccheroni in crosta profumati di burro e di lontano, carissimo, parmigiano... Gli odori e le descrizioni meravigliose di quei piatti, raccontati dalla servitù, arrivarono agli abitanti dei vicoli che, con fantasia e ingegno, li reinventarono con ingredienti poveri, sovente miserabili. Il pesce, per esempio, lo compravano quando già puzzava perchè costava di mneo e così le sarde, aperte e deliscate, assursero al rango di prelibate sogliole: "sarde a linguata" furono battezzate, giacché " lenguado", nella lingua spagnola degli aristocratici, era la sogliola. Opportunamente acconciate diventarono anche beccafichi, uccelletti simili alle capinere che i "Monsù" servivano " in bellavista" per farne un solo boccone. Il pan grattato servì a dare u pò di consistenza mentre i pinoli si aggiunsero per evitae una sicura intossicazione alimentare. Nella medicina popolare, infatti, il pinolo è antidoto antichissimo contro ogni sorta di intossicazione. Tratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storia e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web. L'azienda è presente sul web all'indirizzo: www.palermotourism.com

La cucina Palermitana: Raffinata opera d'arte perchè sinfonia.

11 Novembre 2010. La cucina palermitana offre un curioso, intrigante viaggio nella sua lunga storia ed è anche raffinata opera d'arte perchè sinfonia. Armonia perfetta dei diversi apporti. Conoscere la cucina di questa provincia può essere anche, per il viaggiatore attento e cuirioso, una divertente e intrigante chiave di lettura delle società che l'usarono come "sistema di comunicazione". Le su ricette, raffinate e aristocratiche, semplici e popolari, oppure contadine, rivelano gli usi alimentari di sicelioti (come si chiamarono i greci di Sicilia) arabi, ebrei, normanni, francesi, aragonesi e catalani che da qui passarono. Sono vivissimi, ancora oggi, i riferimenti culturali e la ragnatela di richiami che un piatto, compreso il modo in cui viene pesentato e mangiato, spande attorno a sé. Scorrendo un menù di un ristorante palermitano si ha la sensazione di sfogliare un manuale di storia. Cedri, limoni, aranci e mandarini modificarono per sempre il paesaggio palermitano, tinteggiandolo come Conca d'oro. Il loro irresistibile aroma penetrò nelle cucine e il succo di limone e d'arancio divenne elemento indispensabile nei piatti. Gli agrumi si sposarono felicemente con le aringhe, con le olive, con i finocchi, in deliziose insalate sempre presenti sulle tavole palermitane. Arance e limoni, per chi viene da Palermo, rappresentano qualcosa che va oltre gli ingredienti della cucina di tradizione. Li troverete nel bagaglio a mano di professionisti, imprenditori, studenti ed emigranti che vanno "in continente". Se li portano dietro, come i superstiziosi che non possono fare a meno dell'amuleto o i fumatori dei pacchetti di sigarette. Forse soltanto per sentirne l'odore. Che è l'odore di casa. Testo tratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storiadelle e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web. L'azienda è presente sul web all'indirizzo:

Cucina: storia e tradizioni,l'arte del gusto.

11 novembre 2010. "Palermo la ghiotta" è definita con caratteristica proverbiale, perché i suoi abitanti hanno sempre ritenuto il cibo non solo alimento fisiologico, ma pure appagamento del gusto. I palermitani non si nutrono, mangiano. La città ha quasi tremila anni, ma non li dimostra. Il primo insediamento umano al riparo del Monte Pellegrino - in una tranquilla caletta dove sfociavano due ruscelli - fu opera di Fenici, Sicani, Greco-ciprioti e mercenari provenienti da ogni angolo del Mediterraneo. Una città emporio per i commerci, con un cosmopolitismo che continuò anche quando arrivarono i Romani, e che influenza ancora oggi la cucina derivante proprio da quelle antiche culture. Occidente e Oriente qui fusero spirito e materia: attorno a Palermo confluì quel corredo. Per conseguenza, anche la cucina è un immenso giacimento culturale. La tavola può diventare, così, luogo di introspezione delle differenti civiltà che si sono avvicendate. Testo tratto dall'opuscolo informativo "alla scoperta della provincia di Palermo - Cucina storia delle e tradizioni" edito dall'Azienda Autonoma Provinciale per l'incremento Turistico di Palermo, sita a Palermo alla piazza Castelnuovo 35. Il webmaster del sito, Francesco Toscano, ringrazia l'AAPIT per la gentile concessione fattagli a seguito della quale è stato possibile realizzare questa e le successive pagine web. L'azienda è presente sul web all'indirizzo: 

giovedì 14 ottobre 2010

Halloween 2010.La zucca è servita - Consigli e ricette per la cena.

14 Ott. 2010.

La zucca è servita - Consigli e ricette per la cena. Passerete la festa di Halloween in casa invece di correre in giro per l'Europa o di andare in cerca di atmosfere gotiche negli States? Consolatevi con questo ricco menù tutto a base di zucca, nel mese di ottobre regina incontrastata della tavola. Famosa non solo per la festa di Halloween ma anche per la sua presenza nella nostra tradizione gastronomica, è un prodotto forse maggiormente consumato al nord che al sud, si sposa con diverse soluzioni per una cena in tema oppure solo per alcuni momenti del pasto. Il risotto, il piatto più famoso, è solo una delle possibili ricette da preparare con la zucca. Una cosa che forse non tutti sanno è che la zucca è uno dei prodotti a più basso contenuto calorico, non bisogna quindi farsi trarre in inganno dal suo sapore dolce, non esiste infatti una relazione diretta tra sapore e densità calorica. Il resto del menù vi attende qui.

Fonte: http://abagnomaria.blogosfere.it/

sabato 3 aprile 2010

Gastronomia Siciliana: "U pupu cu’ l’uovu".

3 Aprile 2010.

Si avvicina la Pasqua. Pochi sanno che in passato, prima della produzione a livello industriale delle golose uova di Pasqua di cioccolato, di qualunque tipo e forma, le nostre nonne erano solite deliziare i palati dei loro nipotini con "Il Pupo con l'uovo". Si tratta di un vero e proprio dolce, che le massaie siciliane realizzavano amorevolmente per i loro familiari nel periodo di Pasqua. La tradizione di realizzare questo dolce, tuttavia, è venuta meno e la sua realizzazione e produzione è stata in parte dimenticata in questa epoca ove il "consumismo" la fa da padrona. E' un dolce tipico della cultura contadina siciliana, fatta di piccole cose, sicuramente genuine e nutrienti.


L'uovo è sempre stata una figura dai marcati tratti simbolici sin dai tempi antecedenti al sorgere della religione cristiana. Le uova, infatti, hanno spesso rivestito il ruolo del simbolo della vita in sé, ma anche della sacralità, anche molti millenni avanti Cristo: secondo alcune credenze di molte religioni pagane e mitologiche del passato, il cielo e il pianeta erano considerati i due emisferi che andavano a creare un unico uovo, e le uova costituivano la vittoria della vita. Gli antichi Egizi, inoltre, lo consideravano come il fulcro dei quattro elementi dell'universo (acqua, aria, terra e fuoco).

La tradizione del dono di uova ebbe inizio ben prima della nascita del Cristianesimo: già fra i Persiani, infatti, era diffusa la tradizione dello scambio di semplici uova di gallina all'avvento della stagione primaverile, seguiti nel tempo da altri popoli antichi quali gli Egizi, i quali consideravano il cambio di stagione una sorta di primo dell'anno, i Greci e i Cinesi. Spesso le uova venivano rudimentalmente decorate a mano.

L'usanza dello scambio di uova decorate si sviluppò poi anche, nel Medioevo come regalo alla servitù. Nel medesimo periodo l'uovo decorato, da essere essenzialmente il simbolo della rinascita primaverile della natura, andò ad intrecciarsi con il Cristianesimo divenendo il simbolo della rinascita dell'Uomo, di Cristo: la diffusione dell'uovo come regalo pasquale sorse probabilmante in Germania, quando fra i tradizionali doni di Pasqua fece la comparsa il regalo di semplici uova.

Sempre nel Medioevo si diffuse anche la tradizione della creazione di uova artificiali fabbricate o rivestite in materiali preziosi quali argento, platino od oro, ovviamente destinata agli aristocratici e ad i nobili: Edoardo I d'Inghilterra commissionò la creazione di circa 450 uova rivestite d'oro e donate in occasione della Pasqua. Ma la ricca tradizione dell'uovo decorato è dovuta all'orafo Peter Carl Fabergé, che nel 1883 ricevette dall'attuale zar il compito di preparare un dono speciale per la zarina Maria; l'orafo creò per l'occasione il primo uovo Fabergé, un uovo di platino smaltato di bianco contenente un ulteriore uovo, creato in oro, il quale conteneva a sua volta due doni: una riproduzione della corona imperiale ed un pulcino d'oro. La fama che ebbe il primo uovo di Fabergé contribuì anche a diffondere la tradizione del dono interno all'uovo.

In tempi più recenti l'uovo di Pasqua maggiormente celebre e diffuso è il classico uovo di cioccolato, la cui diffusione è stata probabilmente incentrata nell'ultimo secolo.



Ingredienti:

1 kg di farina
200 gr di burro
250 gr di zucchero
1 lievito
1 bicchiere di latte
1 cucchiaio di ammoniaca per dolci
10 uova sode



Preparazione: Unite il burro fuso allo zucchero e fatelo sciogliere un pò. Ottenuta una bella crema spumosa, aggiungere gli altri ingredienti.Una volta ricavata un bel panetto di pasta, tagliatene una fetta e fatene un grissino.Prendete un uovo sodo e imprigionatelo con dei serpentelli di pasta. Ripetete l'operazione fino al termine della pasta. Infornate i vostri nidi a 180°.


Fonte:

venerdì 2 aprile 2010

Cefalù, gara tra chef.

2 Aprile 2010.

Giovani chef crescono nella provincia di Palermo. A Cefalù, affascinante località turistica della provincia palermitana, studenti degli istituti alberghieri aventi sede in provincia si sono sfidati a suon di piatti succulenti. La giuria ha premiato una ragazza di origine rumena .

Fonte: Telegiornale di Sicilia, notiziario delle ore 14.00 di oggi 2 Aprile 2010.

domenica 29 novembre 2009

La cucina siciliana: Dalla ricca gastronomia palermitana, oggi prepariamo le panelle e le crocchè.

Monreale (Pa),lì 29 Nov. 2009.

Alcune delle pietanze tipiche della città di Palermo sono le panelle e le crocchè, ovvero le prime, delle frittelle realizzate con la farina di ceci, condite subito dopo la frittura con sale (e se piace qualche goccia di limone), mentre le seconde, anche dette cazzille palermitane, sono delle frittelle realizzate con un'impasto a base di patate lesse, a cui viene aggiunto del parmigiano grattugiato e prezzemolo tritato, fritte in abbondate olio di seme e sale quanto basta. Spesso vengono consumate all'interno della "focaccia", un panino simile a quello da hamburger e dalla pasta morbida, ma dalla crosta croccante e arricchita dal sesamo.

Ingredienti per la preparazione delle panelle:
  • farina di ceci
  • acqua
  • sale
  • prezzemolo
  • olio di semi
Preparazione:
  1. Prendete una pentola, versatevi un litro d'acqua circa e ponetela sul fuoco lento.
  2. Unite a pioggia la farina di ceci, salate e mescolate continuamente fino ad ottenere un impasto denso che si staccherà dalle pareti della pentola.
  3. Spegnete il fuoco ed aggiungete parte del prezzemolo.
  4. Quindi versate il composto su un piano di marmo precedentemente inumidito e con una spatola bagnata allargate in modo da ottenere una superficie uniforme di circa tre millimetri di spessore.
  5. Fatelo raffreddare e tagliate a rettangoli.
  6. Friggete in abbondante olio di semi.
Ingredienti per la preparazione delle crocchè:

  • 1 Kg. di patate ;
  • 50 gr. parmigiano;
  • sale, pepe, uno spicchio di aglio e del prezzemolo tritati.
Impastare il tutto in un tegame e formate delle crocchette ("cazzille") ovali che friggerete in olio ben caldo.

Preparazione:


Schiacciate a mano o con l'apposito schiacciapatate 1 Kg. di patate fatte bollire precedentemente , alla purea così ottenuta aggiungete: il parmigiano, sale, pepe, uno spicchio di aglio e del prezzemolo tritati. Impastare il tutto in un tegame e formare delle crocchette ovali che friggerete in olio ben caldo. Nella Sicilia orientale si usa passare le crocchette nella chiara d'uovo e nel pangrattato prima di friggerle.


Un pò di storia:

Le panelle:
Nate durante la dominazione araba, risalgono al IX secolo. Preparate con farina di ceci, acqua e sale e l'eventuale aggiunta di prezzemolo, le panelle solitamente si mangiano in mezzo a panini con sesamo, rotondi e morbidi, spesso accompagnate con crocchè di patate alla menta (chiamate in siciliano "cazzilli") o con altre specialità fritte in pastella.
Prerogativa del territorio, le panelle rappresentano il caratteristico spuntino del palermitano. Si possono acquistare in una serie infinita di “friggitorie", anche ambulanti, sulle strade di grande traffico, nei quartieri popolari o residenziali, nei quartieri nuovi, nel centro storico.

Le crocchè:
(dal francese croquettes) sono un piatto tipico della cucina napoletana e siciliana a base di patate e uova, che vengono fritte dopo essere impanate in pan grattato.
Oltre ad essere preparate in casa, sono anche un prodotto tipico di friggitoria insieme a pastacresciute, sciurilli, scagliozzi, fette di melanzane fritte e le palle di riso (piccoli arancini). Si tratta di una specialità diffusa a Napoli ma anche in Sicilia ed a Palermo in particolare, città in cui si utilizza il latte anziché le uova ed in cui all'impasto si aggiungono foglie di menta. A Napoli ed a Lecce prendono spesso anche il nome di panzarotti, a Palermo vengono invece chiamate cazzilli.

Fonte:

sabato 17 ottobre 2009

La cucina siciliana: Capperi di Salina e cioccolato di Modica.

Monreale, lì 17 Ottobre 2009.

Capperi di Salina e cioccolato di Modica: due perle rare dell'eccellenza produttiva dell'isola. La pianta del cappero cresce rigogliosa da secoli nelle isole di Ustica, Favignana, Lipari, Pantelleria e Salina. Le produzioni più pregiate provengono da quest'ultima. La specie più diffusa è la tendina, che produce capperi piuttosto grandi e sodi, ideali per essere messi in conserva sotto aceto o sottosale. Nel primo fine settimana di giugno, a Salina si svolge in onore di questa prelibatezza la Sagra del Cappero. Il cioccolato è stato introdotto in Sicilia dagli spagnoli. Nel piccolo centro di Modica, da secoli si tramanda l'arte della produzione artigianale di questo nettare degli dei. I semi di cacao oggi come allora, sono frantumati a mano su una tavola di pietra, fino a trasformarsi in aromatica farina. Per la lavorazione delle celebri tavolette si aggiungono poi la pasta di mais, la vaniglia, la cannella e lo zucchero. La particolarità del cioccolato di Modica è proprio nella lavorazione delle sue pregiate tavolette, con il cacao lavorato a crudo: ciò impedisce ai cristalli di zucchero di sciogliersi ed amalgamarsi alla pasta. Ne risulta così un cioccolato incredibilmente croccante. Per la sua particolare produzione, e per la qualità della materie prime utilizzate il cioccolato di Modica ha un costo decisamente più elevato rispetto ai prodotti industriali e una distribuzione di nicchia, ma è comunque possibile rintracciarlo in negozi specializzati nel commercio di dolci di alta qualità su quasi tutto il territorio italiano.
Fonte:
  • Il libro della casa - Oggi & Domani 2005, pubblicazione di INA S.p.A., Aurelio Candido & Partners|AC&P S.r.l. , pag. 277.

La cucina siciliana tra dominazioni e barocchismi.

Monreale, lì 17 Ottobre 2009.

Colorata, carica di ingredienti e di sapori, talvolta esagerata e barocca, mai banale, però, e volgare, la cucina siciliana racconta la storia di un'isola a lungo posseduta da dominatori stranieri, dai quali un popolo intelligente, vivace e pragmatico ha saputo cogliere il meglio, adattando volta per volta vecchie abitudini e tradizioni secolari a nuove consuetudini e influenze. Siculi, Elimi e Sicani avrebbero introdotto olivo e cereali come il frumentone e il farro, e ricavavano dall'allevamento e dalla pastorizia pollame e carni bovine, ovine, caprine e suine. Dai Greci deriverebbe la coltivazione della vite, insieme al largo uso di origano, capperi, aglio. Mentre gli Arabi avrebbero avviato la coltivazione del riso,degli agrumi e della canna da zucchero, ora scomparsa, e avrebbero inventato, tra le altre cose, il gelato e la pasta secca, la itrija o trija, la cui produzione a Trabia e nel palermitano sarebbe attestata dal X secolo; ai normanni risalirebbe l'uso del baccalà o pisci stoccu, agli aragonesi la tecnica della frittura con impanatura; ai castigliani e ai Borbone tutto il lusso e la messa in scena della più complessa cucina "cerimoniale", come i vari timballi e le preparazioni in gelatina e in bellavista. Insomma, una cucina unica persino nell'incredibile panorama italiano. Straordinaria innanzitutto quella di mare. Due le specialità esclusive regalateci dal mare isolano: il tonno e il pesce spada. Con la rossa carne del primo, tra Trapani e le Isole Egadi, dove abbonda, sono nate mille gustose ricette per consumarlo fresco o conservato. Mentre nella cucina messinese trionfa il secondo. In tutta la Sicilia poi si trovano aragoste, gamberi, granchi, polpi, seppie, merluzzi, murene e sarde, quest'ultime sublimi se preparate a beccafici*. Gli amanti del pesce non devono perdere la Festa di Santa Venera, la patrona protettrice del paese d'Avola, dove la notte di Ferragosto si possono gustare sulla spiaggia deliziosi brodetti di pesce cucinati con acqua di mare. Ma, parlando più in generale: tutti i primi piatti siciliani hanno la particolarità di essere così elaborati e ricchi da poter essere utilizzati come piatti unici. È il caso del cous cous di pesce, dei maccheroni con i broccoli arriminati, della pasta alla Norma, e ancora della pasta con le sarde, degli spaghetti con i ricci di mare, degli spaghetti alla bottarga e dei timballi di maccheroni. Anche i secondi sono quasi sempre veri e propri capolavori dell'arte culinaria, in grado di stupire e sedurre olfatto e palato: citiamo alla rinfusa l'ammucca ammucca, le braciole di pesce spada, il coniglio alla stimpirata, il falsomagro, forse l'unica ricetta a base di vitello appartenente alla cucina tradizionale, e ancora, gli involtini di pesce spada, la panata alla palermitana, le gelatine (aspic) di magro di maiale. Celebrato il tesoro dei cibi "di strada" e di friggitoria, dagli arancini in giù. Da ultimo, non si possono tralasciare i dolci. Oltre agli imitatissimi cannoli di ricotta ed alla cassata, esiste un'infinita varietà di dolci come la Cubbaita, un torrone di sesamo e mandorle, o i buccellati, biscotti di fichi secchi, i deliziosi "geli" di gelsomino o di anguria, il Biancomangiare e per finire la Frutta alla Martorana, di pasta di mandorle. Celebri da sempre i vini siciliani da dessert o da meditazione, primo tra tutti il Marsala. Oggi la Sicilia è tra le zone vinicole emergenti per qualità: si va dai vitigni autoctoni, come il potente Nero d'Avola, a quelli di tipo internazionale, come sauvignon, chardonnay, cabernet merlot, syrah.



Fonte:

sabato 26 settembre 2009

San Vito Lo Capo (TP): Dal 22 al 27 Settembre 2009 il XII Cous Cous fest.

26 Sett. 2009.

Dal 22 al 27 Settembre 2009 a San Vito Lo Capo (TP) è in programma il XII^ Cous Cous Fest. E' il Festival internazionale dell’integrazione culturale, un importante appuntamento che si rinnova da undici anni, coinvolgendo nella sua atmosfera festosa tutti i paesi dell’area euro-mediterranea e non solo. Protagonista indiscusso dell’evento è il cous cous, piatto ricco di storia ed elemento di sintesi tra culture, simbolo di apertura, meticciato e contaminazione. Il tutto nella splendida cornice di questo borgo marinaro che con il suo clima caldo, il suo mare cristallino e la bellezza delle sue spiagge è la location ideale per prolungare un altro po’ il piacevole relax delle vacanze estive. La manifestazione è un’occasione di festa, fatta di sapori, sfide gastronomiche tra grandi chef, momenti di approfondimento e spettacoli che vedranno alternarsi sul palco del Cous Cous Fest numerosi artisti di fama internazionale. Per saperne di più...

lunedì 21 settembre 2009

Trapani, al via la XII edizione del 'Cous Cous Fest'.

Palermo, 21 set. - (Adnkronos) - La granella della pace quest'anno a San Vito Lo Capo (Trapani) abbraccera' le differenze tra popoli e culture testimoniando, ancora una volta, il suo messaggio di pace. Il cous cous, piatto ricco di storia ed elemento di sintesi tra culture, simbolo di apertura, meticciato e contaminazione, sara' celebrato ancora una volta a San Vito Lo Capo in occasione della 12esima edizione del Cous Cous Fest, da quest'anno festival internazionale di integrazione culturale che si svolgera' da domani a domenica, 27 settembre, nella cittadina del trapanese. Il messaggio pacifista si insinua gia' nello slogan 2009 della rassegna, ''Make cous cous, not war'', (Fai il cous cous, non la guerra), che sottolinea l'appello che, ancora una volta da San Vito Lo Capo, parte da delegati e ambasciatori di otto paesi dell'area euro-mediterranea che si confrontano amichevolmente intorno ad una tavola. Domani il taglio del nastro della rassegna con musica, spettacoli, incontri culturali e degustazioni dove protagonista sara' il cous cous che si potra' degustare in tutte le varianti: dalle piu' tradizionali versioni con verdure, carne e pesce, fino alle piu' originali, preparate con la manna della riserva dello Zingaro, il salmone dell'Alaska, il gambero rosso di Mazara del Vallo o secondo le ricette dei paesi del Mare Nostrum disponibili nel nuovo punto di degustazione ''Casa del cous cous del Mediterraneo''. Quest'anno saranno otto i paesi partecipanti alla competizione internazionale di cous cous: Francia, Israele, Italia, Marocco, Palestina, Senegal, Tunisia e Costa d'Avorio, che difendera' il titolo conquistato lo scorso anno con il piatto preparato da Mama Africa, la chef ivoriana che torna anche quest'anno tra i fornelli della rassegna con una ricetta nel segno della tradizione. Per saperne di più...

martedì 11 agosto 2009

Il sito "Home Page di Francesco Toscano" compie 4 anni. Questa settimana è censito fra i primi cinque siti xoomer del portale Virgilio.







Il sito "Home Page di Francesco Toscano", raggiungibile all'indirizzo http://xoomer.alice.it/francesco_toscano, compie 4 anni. Questa settimana il sito da me creato nell'Agosto dell'anno 2005 è censito nella classica "Top five della settimana" fra i siti xoomer di Virgilio.

Monreale (Pa), lì 11 Agosto 2009.


Nel mese di Agosto dell'anno 2005 decisi di creare un sito internet che mi permettesse di parlare della mia città natia, Palermo, della sua provincia, della sua storia, della storia della Sicilia, della sicilianità in genere.

In particolare, ricordo, che mi ero talmente appassionato alla storia della mia città , millenaria, che all'epoca conoscevo solo in parte, tanto da decidermi a recarmi presso la biblioteca a me più vicina, di iscrivermi al prestito dei libri, al fine di consultare i testi necessari per soddisfare la mia sete di conoscenza sulla storia del capoluogo siciliano, sulla storia dei suoi monumenti e quant'altro.

Iniziai, ricordo, dai testi che descrivevano i monumenti della città. Mi accorsi ben presto che Palermo era famosa nel mondo, oltre che per la sua storia passata e recente, anche per le sue bellissime chiese,oratori,conventi ecc. ecc. .

Nello stesso periodo chiesi ed ottenni attraverso il portale http://www.aapit.pa.it/ alcuni opuscoli informativi su Palermo, sulla sua storia, sugli usi e costumi palermitani.

Nasceva così il mio primo sito internet, una sorta di blog, dedicato a Palermo, alla sua storia, alla storia della sua provincia e alla Sicilia, oggi censito sui più importanti motori di ricerca.

E' con sommo piacere che comunico ad amici, colleghi e a quanti hanno apprezzato in questi anni il mio lavoro, che la sezione del sito dedicata alla cucina, denominata "Palermo la ghiotta", è censita fra i primi cinque siti xoomer del portale "Virgilio", nella sezione i Top Five della settimana, raggiungibile all'indirizzo:
http://directory.sitipersonali.virgilio.it/fmpages/topfive/topfive.html.

Ciò è per me motivo di orgoglio. Sono convinto che il lavoro paga sempre. Ho volato basso in questi anni, cercando di imparare il più possibile sul mondo di internet. Ringrazio quanti mi hanno collaborato e quanti sono stati sempre pronti a darmi suggerimenti, consigli pratici, su come migliorare il mio lavoro al fine di renderlo sempre più accattivante agli occhi delle migliaia di persone che hanno avuto accesso al sito "Home Page di Francesco Toscano".

Molte delle sezioni del suddetto sito sono raggiungibili da questo blog, che ne costituisce parte integrante, nonchè un naturale sviluppo, anche in considerazione del fatto che non mi è stato più possibile aggiornarlo poichè ho da tempo del tutto utilizzato lo spazio del server del portale Virgilio che mi è stato a suo tempo concesso.

Francesco Toscano.


giovedì 21 maggio 2009

Gastronomia palermitana: Pane con le panelle.


21 Maggio 2009.

Le panelle, frittelle di farina di ceci, sono una delle specialità gastronomiche "da strada" palermitane, diffuse anche nelle province di Agrigento, Trapani e Caltanissetta.Nate durante la dominazione araba, risalgono al IX secolo. Preparate con farina di ceci, acqua e sale e l'eventuale aggiunta di prezzemolo, le panelle solitamente si mangiano in mezzo a panini con sesamo, rotondi e morbidi, spesso accompagnate con crocchè di patate alla menta (chiamate in siciliano "cazzilli") o con altre specialità fritte in pastella.Prerogativa del territorio, le panelle rappresentano il caratteristico spuntino del palermitano. Si possono acquistare in una serie infinita di “friggitorie", anche ambulanti, sulle strade di grande traffico, nei quartieri popolari o residenziali, nei quartieri nuovi, nel centro storico.

Fonte: it.wikipedia.org

mercoledì 11 febbraio 2009

A Piana degli Albanesi si svolgerà "Cannoli & friends".

11 Febbraio 2009.

A Piana degli Albanesi si svolgerà "Cannoli and friends". L'iniziativa è prevista dal 16 al 19 aprile prossimi.


Piana degli Albanesi (Pa). La pasticceria secolare internazionale ad aprile si darà appuntamento a Piana degli Albanesi in occasione di Cannoli & Friends, il primo festival di dolci e culture in programma nella cittadina dal 16 al 19 aprile, dedicato alla promozione e alla valorizzazione del cannolo, dolce simbolo nel mondo di Piana degli Albanesi. Per saperne di più......

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Buonasera!  Oggi mi pregio di pubblicare la recensione del romanzo giallo "L'infanzia violata", dello scrivente Francesco ...

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La storia dei blog e di "Sicilia, la terra del Sole."

Cenni storici sul Comune di Palermo,Monreale, la Sicilia in genere.News su società e cultura. News dalle Province Siciliane. Storia di Palermo e della Sicilia dalla preistoria ai giorni nostri. Elementi di archeologia misteriosa,della teoria del paleocontatto.


La storia del blog nasce nel 1997 in America, quando lo statunitense Dave Winter sviluppò un software che permise la prima pubblicazione di contenuti sul web. Nello stesso anno fu coniata la parola weblog, quando un appassionato di caccia statunitense decise di parlare delle proprie passioni con una pagina personale su Internet. Il blog può essere quindi considerato come una sorta di diario personale virtuale nel quale parlare delle proprie passioni attraverso immagini, video e contenuti testuali. In Italia, il successo dei blog arrivò nei primi anni 2000 con l’apertura di diversi servizi dedicati: tra i più famosi vi sono Blogger, AlterVista, WordPress, ma anche il famosissimo MySpace e Windows Live Space. Con l’avvento dei social network, tra il 2009 e il 2010, moltissimi portali dedicati al blogging chiusero. Ad oggi rimangono ancora attivi gli storici AlterVista, Blogger, WordPress e MySpace: sono tuttora i più utilizzati per la creazione di un blog e gli strumenti offerti sono alla portata di tutti. Questo blog, invece, nasce nel 2007; è un blog indipendente che viene aggiornato senza alcuna periodicità dal suo autore, Francesco Toscano. Il blog si prefigge di dare una informazione chiara e puntuale sui taluni fatti occorsi in Sicilia e, in particolare, nel territorio dei comuni in essa presenti. Chiunque può partecipare e arricchire i contenuti pubblicati nel blog: è opportuno, pur tuttavia, che chi lo desideri inoltri i propri comunicati all'indirizzo di posta elettronica in uso al webmaster che, ad ogni buon fine, è evidenziata in fondo alla pagina, così da poter arricchire la rubrica "Le vostre lettere", nata proprio con questo intento. Consapevole che la crescita di un blog è direttamente proporzionale al numero di post scritti ogni giorno, che è in sintesi il compendio dell'attività di ricerca e studio posta in essere dal suo creatore attraverso la consultazione di testi e documenti non solo reperibili in rete, ma prevalentemente presso le più vicine biblioteche di residenza, mi congedo da voi augurandovi una buona giornata. Cordialmente vostro, Francesco Toscano.