Sicilia bedda e amata,cantata e disprizzata...

  • A proposito degli alieni....

    Il saggio dal titolo "A proposito degli alieni....", di Francesco Toscano e Enrico Messina

    Sinossi: Fin dalla preistoria ci sono tracce evidenti del passaggio e dell’incontro tra esseri extraterrestri ed esseri umani. Da quando l’uomo è sulla Terra, per tutto il suo percorso evolutivo, passando dalle prime grandi civiltà, all’era moderna, sino ai giorni nostri, è stato sempre accompagnato da una presenza aliena. Lo dicono i fatti: nei reperti archeologici, nelle incisioni sulle rocce (sin qui rinvenute), nelle sculture, nei dipinti, in ciò che rimane degli antichi testi, sino ad arrivare alle prime foto e filmati oltre alle innumerevoli prove che oggi con le moderne tecnologie si raccolgono. Gli alieni ci sono sempre stati, forse già prima della comparsa del genere umano, e forse sono loro che ci hanno creato.

  • Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.

    Il saggio dal titolo "Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Milioni di persone in tutto il mondo credono che in passato siamo stati visitati da esseri extraterrestri. E se fosse vero? Questo libro nasce proprio per questo motivo, cercare di dare una risposta, qualora ve ne fosse ancora bisogno, al quesito anzidetto. L`archeologia spaziale, o archeologia misteriosa, è definibile come la ricerca delle tracce, sotto forma di particolari reperti archeologici o delle testimonianze tramandate nel corso dei millenni, di presunti sbarchi sulla Terra di visitatori extraterrestri avvenuti all’alba della nostra civiltà.

  • Condannato senza possibilità d'appello

    Il romanzo breve dal titolo "Condannato senza possibilità d'appello.", di Francesco Toscano

    Sinossi: Le concezioni primitive intorno all`anima sono concordi nel considerare questa come indipendente nella sua esistenza dal corpo. Dopo la morte, sia che l`anima seguiti a esistere per sé senza alcun corpo o sia che entri di nuovo in un altro corpo di uomo o d`animale o di pianta e perfino di una sostanza inorganica, seguirà sempre il volere di Dio; cioè il volere dell’Eterno di consentire alle anime, da lui generate e create, di trascendere la vita materiale e innalzarsi ad un piano più alto dell’esistenza, imparando, pian piano, a comprendere il divino e tutto ciò che è ad esso riconducibile.

  • L'infanzia violata, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "L'infanzia violata", di Francesco Toscano

    Sinossi: Dovrebbero andare a scuola, giocare, fantasticare, cantare, essere allegri e vivere un'infanzia felice. Invece, almeno 300 milioni di bambini nel mondo sono costretti a lavorare e spesso a prostituirsi, a subire violenze a fare la guerra. E tutto ciò in aperta violazione delle leggi, dei regolamenti, delle convenzioni internazionali sui diritti dell'infanzia. La turpe problematica non è lontana dalla vostra quotidianità: è vicina al luogo in cui vivete, lavorate, crescete i vostri bambini. Ad ogni angolo dei quartieri delle città, dei paesi d'Italia, è possibile trovare un'infanzia rubata, un'infanzia violata.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei "ru viddrani", Don Ciccio, "u pastranu", capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un'acredine che amplifica l'entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea Romanescu, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il fantasy dal titolo "E un giorno mi svegliai", di Francesco Toscano

    Sinossi: "E un giorno mi svegliai" è un fantasy. Il personaggio principale del libro, Salvatore Cuzzuperi, è un impiegato residente nella provincia di Palermo che rimane vittima di un'esperienza di abduction. Il Cuzzuperi vivrà l'esperienza paranormale del suo rapimento da parte degli alieni lontano anni luce dal pianeta Terra e si troverà coinvolto nell'aspra e millenaria lotta tra gli Anunnaki, i Malachim loro sudditi, e i Rettiliani, degli alieni aventi la forma fisica di una lucertola evoluta. I Rettiliani, scoprirà il Cuzzuperi, cercano di impossessarsi degli esseri umani perché dotati di Anima, questa forma di energia ancestrale e divina, riconducibile al Dio Creatore dell'Universo, in grado di ridare la vita ad alcune specie aliene dotate di un Dna simile a quello dell'uomo, fra cui gli stessi Rettiliani e gli Anunnaki. Il Cuzzuperi perderà pian piano la sua umanità divenendo un Igigi ammesso a cibarsi delle conoscenze degli "antichi dèi", ed infine, accolto come un nuovo membro della "fratellanza cosmica".

  • I ru viddrani, di Francesco Toscano

    Il romanzo giallo dal titolo "I ru viddrani", di Francesco Toscano

    Sinossi: Non è semplice per un vecchietto agrigentino rientrare in possesso del suo piccolo tesoro, che consta di svariati grammi di oro e di argento, che la sua badante rumena gli ha rubato prima di fuggire con il suo amante; egli pensa, allora, di rivolgersi a due anziani suoi compaesani che sa essere in buoni rapporti con il capo mafia del paesino rurale ove vive, per poter rientrare in possesso del maltolto. A seguito della mediazione dei “ru viddrani”, Don Ciccio, “ù pastranu”, capo mafia della consorteria mafiosa di Punta Calura, che ha preso a cuore la vicenda umana di Domenico Sinatra, incarica i suoi sodali di mettersi sulle tracce della ladruncola e di far in modo che ella restituisca la refurtiva all`anziano uomo. Qualcosa, però, va storto e fra le parti in causa si acuisce un’acredine che amplifica l’entità del furto commesso, tanto che nel giro di pochi anni si arriva all`assassinio di Ingrid Doroteea ROMANESCU, la badante rumena resasi autrice del furto in questione.

  • Naufraghi nello spazio profondo, di Francesco Toscano

    Il romanzo di fantascienza dal titolo "Naufraghi nello spazio profondo ", di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza.

  • Malacarne, di Francesco Toscano

    Libro/E-book: Malacarne, di Francesco Toscano

    Sinossi: Nella primavera dell'anno 2021 a Palermo, quando la pandemia dovuta al diffondersi del virus denominato Covid-19 sembrerebbe essere stata sconfitta dalla scienza, malgrado i milioni di morti causati in tutto il mondo, un giovane, cresciuto ai margini della società, intraneo alla famiglia mafiosa di Palermo - Borgo Vecchio, decide, malgrado il suo solenne giuramento di fedeltà a Cosa Nostra, di vuotare il sacco e di pentirsi dei crimini commessi, così da consentire alla magistratura inquirente di assicurare alla giustizia oltre sessanta tra capi e gregari dei mandamenti mafiosi di Brancaccio, Porta Nuova, Santa Maria Gesù. Mentre Francesco Salvatore Magrì, inteso Turiddu, decide di collaborare con la Giustizia, ormai stanco della sua miserevole vita, qualcun altro dall'altra parte della Sicilia, che da anni ha votato la sua vita alla Legalità e alla Giustizia, a costo di sacrificare sé stesso e gli affetti più cari, si organizza e profonde il massimo dell'impegno affinché lo Stato, a cui ha giurato fedeltà perenne, possa continuare a regnare sovrano e i cittadini possano vivere liberi dalle prevaricazioni mafiose. Così, in un turbinio di emozioni e di passioni si intrecciano le vite di numerosi criminali, dei veri e propri Malacarne, e quella dei Carabinieri del Reparto Operativo dei Comandi Provinciali di Palermo e Reggio di Calabria che, da tanti anni ormai, cercano di disarticolare le compagini mafiose operanti in quei territori. Una storia umana quella di Turiddu Magrì che ha dell'incredibile: prima rapinatore, poi barbone e mendicante, e infine, dopo essere stato "punciutu" e affiliato a Cosa Nostra palermitana, il grimaldello nelle mani della Procura della Repubblica di Palermo grazie al quale potere scardinare gran parte di quell'organizzazione criminale in cui il giovane aveva sin a quel momento vissuto e operato.

  • NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA , di Francesco Toscano

    Libro/E-book: NAUFRAGHI NELLO SPAZIO PROFONDO : I 12 MARZIANI, GLI ULTIMI SUPERSTITI DELLA SPECIE UMANA,di Francesco Toscano

    Sinossi: In un futuro distopico l’umanità, all’apice della sua evoluzione e prossima all’estinzione, sarà costretta, inevitabilmente, a lasciare la Terra, la nostra culla cosmica, alla ricerca di un pianeta alieno in cui poter vivere, sfruttando le conoscenze del suo tempo. Inizia così l’avventura del giovane Joseph MIGLIORINI, di professione ingegnere, e di altri giovani terrestri, un medico, un geologo, un ingegnere edile, che, da lì a poco, a bordo di una navetta spaziale allestita dal loro Governo, sarebbero stati costretti a raggiungere il pianeta Marte, il “nostro vicino cosmico”, al fine di atterrare nei pressi del suo polo nord ove, anni prima, dei robot costruttori avevano realizzato una stazione spaziale permanente, denominata “New Millenium”; tutto questo affinché parte dell’umanità sopravvissuta agli eventi nefasti e apocalittici potesse prosperare su quella landa desolata, tanto ostile alla vita in genere, giacché ritenuta unico habitat possibile e fruibile ai pochi sopravvissuti e alla loro discendenza. Nel giro di pochi anni, pur tuttavia, a differenza di quanto auspicatosi dagli scienziati che avevano ideato e progettato la missione Marte, l’ingegnere MIGLIORINI e la sua progenie sarebbero rimasti coinvolti in un’aspra e decennale guerra combattuta da alcuni coloni di stanza sul pianeta Marte e da altri di stanza sulla superficie polverosa della nostra Luna, per l’approvvigionamento delle ultime materie prime sino ad allora rimaste, oltre che per l’accaparramento del combustibile, costituito da materia esotica e non più fossile, di cui si alimentavano i motori per viaggi a velocità superluminale delle loro superbe astronavi; ciò al fine di ridurre le distanze siderali dello spazio profondo e al fine di generare la contrazione dello spazio-tempo per la formazione di wormhole, ovvero dei cunicoli gravitazionali, che avrebbero consentito loro di percorrere le enormi distanze interstellari in un batter di ciglia...




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mercoledì 4 febbraio 2009

La città di Catania festeggia la Santa Patrona: Sant'Agata.


04 Febbraio 2009.

Si svolgono in questi giorni nella città di Catania i festeggiamenti in onore di Sant'Agata. La Festa di Sant'Agata è la più importante festa religiosa della città di Catania e si celebra in onore della santa patrona della città. Si svolge tutti gli anni dal 3 al 5 febbraio e il 17 agosto. La prima data è quella del martirio della santa catanese, mentre la data di agosto ricorda il ritorno a Catania delle sue spoglie, dopo che queste erano state trafugate e portate a Costantinopoli dal generale bizantino Giorgio Maniace quale bottino di guerra e dove rimasero per 86 anni. La festa è la terza al mondo per partecipazione di fedeli: fra il 3, 4, 5 e 6 arrivano a Catania circa 400.000 persone fra devoti provenienti da tutta Italia e turisti.

Le origini della festa

Le origini della venerazione di sant'Agata si pensa siano da far risalire all'anno seguente il martirio della santa vergine e martire catanese, ovvero al 252. Il popolo nutrì subito una grande devozione per la vergine Agata che si era votata al martirio pur di difendere il suo onore e per non abiurare alla sua fede. I catanesi furono orgogliosi di questa giovane che si rivoltò contro il volere del proconsole romano Quinziano. In questo si dovette innestare l'odio per l'oppressore straniero. Per quanto attiene la festa vera e propria è molto difficile stabilire quale fu l'anno di inizio delle celebrazioni. Secondo alcune testimonianze ancora prima della nascita di Agata veniva celebrata una festa pagana durante la quale un simulacro di una vergine veniva portato in processione per le vie della città. Un'altra tradizione viene riportata da Apuleio ne Le metamorfosi, secondo la quale la festa della dea Iside nella città greca di Corinto avrebbe molti punti di contatto con la festa catanese. In particolare il popolo vestito di una tunica bianca che partecipava ai festeggiamenti (questo sarebbe l'accostamento al saccu bianco indossato dai devoti in processione). Sicuramente i primi festeggiamenti a sant'Agata, anche se non programmati, avvennero spontaneamente il 17 agosto 1126 quando le spoglie della santa catanese, trafugate nel 1040, furono riportate in patria da due soldati, Gilberto e Goselino, dalla città di Costantinopoli dove erano state trasportate 86 anni prima. Esse furono accolte dal vescovo di Catania Maurizio che si recò al Castello di Jaci per accoglierle. Sparsasi la voce, nel corso della notte, i cittadini si riversarono nelle strade della città per ringraziare Dio di aver fatto tornare, dopo 86 anni, le spoglie della amata martire Agata. Ma anche dopo il ritorno delle reliquie non vi furono dei festeggiamenti organizzati, almeno come li intendiamo oggi.

I festeggiamenti erano per lo più di natura liturgica e si svolgevano all'interno della Cattedrale. Ciò sarebbe dimostrato in maniera indiretta da quanto avvenne il 4 febbraio 1169, quando un tremendo terremoto rase al suolo la città di Catania seppellendo sotto le macerie il popolo di fedeli che si trovava all'interno della cattedrale, in preghiera, per la celebrazione del martirio di sant'Agata. In quella occasione, secondo alcune cronache dell'epoca, perirono oltre 80 monaci ed alcune migliaia di fedeli sotto le volte del tempio crollato.

Soltanto nel 1376, anno di costruzione della vara (fercolo), in legno, si presume che siano iniziati i festeggiamenti con la processione per le vie della città. Dal 1209 al 1375 avvenivano processioni con il velo della santa. Il fercolo attuale fu ricostruito nel 1946 dopo che i bombardamenti della seconda guerra mondiale lo avevano seriamente danneggiato, tutto in argento su di un telaio in legno. Quello preesistente era stato invece inaugurato nel 1519.

Poco a poco alla festa puramente religiosa si affiancò una festa più popolare, voluta dal Senato della città e anche dal popolo che coglieva l'occasione per avere qualche giorno di sano divertimento. A questo punto, per evitare degenerazioni che potessero creare problemi di ordine pubblico, venne creato un regolamento al quale dovevano attenersi gli organizzatori dei festeggiamenti. Pertanto in abbinamento alla processione della vara per le vie cittadine, si inserirono spettacoli di natura diversa per intrattenere i fedeli che arrivavano da ogni parte della Sicilia.

Fino al 1692 la festa si svolgeva in un giorno solo il 4, il 5 febbraio era il giorno della ricorrenza del martirio di sant'Agata. Dal 1712 la festa assunse un'importanza maggiore venendo strutturata su due giornate di festeggiamenti, il 4 e 5 febbraio; forse anche per il fatto che dopo il terremoto del 1693, che rase al suolo tutta la città, Catania venne ricostruita attuando una pianta ortogonale che rese la viabilità più facile con strade più larghe e ordinate, ma soprattutto la città si era espansa e il giro dei quartieri cittadini non poteva più essere effettuato in un solo giorno. Verosimilmente la festa dovette subire delle interruzioni negli anni successivi a due eventi drammatici che distrussero la città:

  • Nel 1669 una eruzione catastrofica dell'Etna ricoprì di lava gran parte della città rendendo impraticabile oltre il 50% della viabilità cittadina;
  • Nel 1693, come già detto, un terremoto di enorme magnitudo sconvolse il Val di Noto distruggendo completamente la città di Catania.
Per saperne di più.......

sabato 18 ottobre 2008

Domani 19 ottobre riscoprite Catania nel Medioevo.

Domani 19 ottobre RISCOPRITE CATANIA NEL MEDIOEVO con un lungo tour per il Centro Storico.

Appuntamento
: ore 9.30 Piazza Santa Maria di Gesù (davanti al Bowling).
Itinerario: Cappella Paternò in S. M. di Gesù, Castello Ursino(soloesterno), Mura e Porta di CarloV, Fontana dei settecanali, fortificazioni della Cattedrale normanna, Arco di via Cestai, Portale S.Agata al Carcere. Per lo spostamento da S. M. di Gesù al Castello Ursino si useranno le auto, e poi si cointunuerà a piedi la passeggiata nel centro storico fino alle 13 circa.


STORIA DI CATANIA

Catania… questo bel paese cui danno il nome di “Paese dell’Elefante” è di gran momento e di gran fama. Posta sulla spiaggia del mare, la città di Catania ha dei mercati molto frequentati, degli splendidi palazzi, delle moschee grandi e piccole, dei bagni, dei caravanserragli ed un bel porto. Da ogni parte dell’orizzonte muovono viaggiatori alla volta di Catania; dalla quale parimenti si esporta ogni maniera di mercanzie minute e di grossi carichi. Prende l’acqua dai fiumi del territorio ed ha fontane abbondanti… Vasti i colti di Catania; buona la terra da seminare; forti le mura della città; estesa la giurisdizione...

Edrisi (Xii sec.)


Catania era originariamente un insediamento siculo, rifondato come Kατάvη nel 729 a.C. da coloni greci calcidesi guidati daTucle. Dopo la dominazione siracusana, è stata conquistata dai romani nel 263 a.C. Alla caduta dell'Impero romano ha seguito le sorti della Sicilia, venendo conquistata prima dagli ostrogoti, poi dagli arabi, dai normanni, dagli svevi e dagli angioini. Nel 1282, passò agli aragonesi e con re Martino I di Sicilia Catania divenne capitale del Regno di Sicilia dal 1402 al 1416. Passata sotto i domini spagnolo, piemontese e borbonico, nel 1860 Catania entrò a far parte del Regno d'Italia.Del periodo greco e della dominazione romana a Catania rimangono pochissime tracce e reperti, a causa dei disastrosi terremoti (che hanno raso al suolo la città) e delle conseguenti ricostruzioni che spesso hanno ricoperto le precedenti architetture. Inoltre, non sono mai state eseguite grandi campagne di scavi e studi archeologici se non in casi sporadici della sua storia recente. Il Teatro Romano (del II secolo), l'Odeon (III secolo), l'Anfiteatro (II secolo), le Terme dell'Indirizzo, le Terme della Rotonda, le Terme Achilliane, i resti di un acquedotto presso il parco Gioeni e alcuni edifici funerari sono tutti i resti attualmente visibili della Catania romana. Il Teatro romano e l'Odeon sono stati restaurati negli ultimi anni e sono comodamente visitabili. Anche i resti dell'anfiteatro sono visitabili dal 1907 (anno in cui sono stati riportati alla luce) dall'ingresso di piazza Stesicoro. Probabilmente anche u Liotru, il simbolo della città situato attualmente al centro di Piazza Duomo, è stato costruito in epoca romana. È un manufatto in pietra lavica porosa, che raffigura un elefante. Il nome deriva probabilmente dalla storpiatura del nome di Eliodoro, necromante semi-leggendario e grande avversario di Leone il Taumaturgo. L'elefante sormonta un obelisco egittizzante di cronologia incerta con figure puramente decorative. Inoltre, sono state prodotte a Catania una serie di monete, che comprende bellissimi conii - da quelli arcaici - con Nike e Zeus in trono - a quelli dei grandi incisori - Eveneto, Eraclide eProcle, con testa di Apollo.


La città medievale


Del periodo normanno si conservano principalmente il castello di Aci Castello e le absidi della Cattedrale di Sant'Agata (il Duomo), che poi sarebbe stata ristrutturata dopo il terremoto del 1693. Oggi la cattedrale conserva la vara, il busto-reliquiario e la cassa-reliquiaria di Sant'Agata, realizzato dal senese Giovanni di Bartolo nel XIV secolo. Unico monumento di età bizantina è la Cappella Bonajuto (nome derivante dalla famiglia nobiliare che l'aveva tenuta come sacrario di famiglia nonché cappella privata): si tratta di una "trichora" bizantina cioè un edificio con tre absidi; prima del suo restauro se ne aveva conoscenza grazie ai disegni di Jean Houel. Del periodo svevo (XIII secolo) è il portale della chiesa di Sant'Agata al Carcere e il federiciano Castello Ursino (di recente restaurato, è ora sede del Museo civico (raccolte Biscari e dei benedettini) coevo del più famoso castello pugliese di Castel del Monte.


La città rinascimentale


Della dominazione aragonese rimane la chiesa di Santa Maria di Gesù situata nella piazza omonima, costruita nel Cinquecento e ristrutturata nel Settecento.Nel 1558, fu iniziata la costruzione del Monastero dei Benedettini, a cui sarebbe poi stata affiancata la chiesa di San Nicolò l'Arena. Distrutto dalla colata lavica del 1669 e dal terremoto del 1693, nel 1703 se ne avviò la ricostruzione che tuttavia non è stata mai più portata a termine.Le cosiddette Mura di Carlo V, che racchiudono il centro storico, furono iniziate nel XVI secolo ma vennero praticamente ricostruite dopo il terremoto.


La città barocca

Catania è stata ampiamente distrutta nel 1169 e nel 1693 dai terremoti. Il suo territorio circostante è stato più volte coperto da colatelaviche che hanno raggiunto il mare. Ma i catanesi caparbiamente l'hanno ricostruita sulle sue stesse macerie. La leggenda vuole che la città sia stata distrutta sette volte durante la sua storia, ma in realtà tali eventi disastrosi si possono sicuramente riferire a pochi ma terribili terremoti. Anche le distruzioni del centro urbano a causa delle colate laviche sono frutto di una storiografia fantasiosa.Tutti i monumenti antichi sono stati inseriti nel tessuto urbano della città ricostruita grazie all'opera dell'architetto Giovan Battista Vaccarini, che ha dato alla città una chiara impronta barocca. Tra gli altri che hanno aiutato la rinascita della città si ricordanoFrancesco Battaglia, Stefano Ittar, Alonzo Di Benedetto e Girolamo Palazzotto.


Fonte:

Per la news

(http://095.bloglist.it/2008/10/18/domani-catania-nel-medioevo/);

Per la storia di Catania (Wikipedia).


giovedì 7 febbraio 2008

La Sicilia è la più grande isola del Mediterraneo.


PRESENTAZIONE

La
Sicilia è la più grande isola del Mediterraneo ed è anche la più estesa regione italiana, con i suoi 25.710 kmq di superficie. È bagnata da tre mari: a nord dal Mar Tirreno, a est dal Mar Ionio e a sud dal Mare di Sicilia. Ha una caratteristica forma triangolare, per cui dagli antichi ebbe il nome di Trinacria (che significa tre angoli). Estremi di questo triangolo sono: a nordest il Capo Peloro, a ovest il Capo Lilibeo e a sud-est il Capo Isola delle Correnti. È divisa dalla Calabria, di cui costituisce la continuazione geologica, dal breve Stretto di Messina (3 km). Dal 26 febbraio 1948 la Sicilia è costituita in Regione autonoma; sede dell'Assemblea e della Giunta regionale è Palermo, capitale amministrativa e politica della regione. Gli altri capoluoghi di provincia sono: Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Ragusa, Siracusa e Trapani. Pur essendo la maggiore italiana per estensione, la Sicilia è la quarta per numero di abitanti (5.098.234 ab.), dopo Lombardia, Campania e Lazio; ha una densità di 193 abitanti per kmq.

IL TERRITORIO

Il territorio si presenta essenzialmente collinare e montuoso. I principali rilievi montuosi si allineano da est ad ovest, lungo la costa tirrenica e sono: i Monti Peloritani (Pizzo di Polo 1286 m), simili ai rilievi calabresi, con un paesaggio aspro e selvaggio; i Monti Nebrodi (o Caronie), con punte superiori ai 1500 m (M. Soro 1847 m) e forme arrotondate; il gruppo Le Madonie con cime più alte delle precedenti (Pizzo Carbonara 1979 m) e ricoperte di boschi di faggi, lecci e querce. All'interno, all'altezza di Palermo si trovano i Monti Sicani, tra i quali spicca il bosco della Ficuzza, ultimo residuo del mantello arboreo che una volta ricopriva l'intera Sicilia. L'ambiente si presenta molto diverso nella zona dei Monti Erèi, dove l'arido terreno calcareo e l'abbandono del luogo, rendono il paesaggio assai desolato. A sud-ovest il tavolato dei Monti Iblèi (Monte Lauro, 986 m) mostra un paesaggio ingentilito dalla presenza dei mandorli. Nella morfologia dell'isola spicca, per altezza (3323 m) e per superficie (1570 kmq), l'apparato vulcanico dell'Etna. Piccoli coni vulcanici si trovano nelle isole minori: Stromboli e Vulcano (attivi), Ustica e Pantelleria. All'interno della regione le colline sono riarse dal sole e dalla siccità estiva; i pochi centri abitati e le campagne abbandonate contribuiscono ad accentuare la desolazione del passaggio. Le pianure sono ristrette a brevi tratti lungo la costa; la Piana di Catania, che si apre a nord dei Monti Iblèi, è la più vasta di Sicilia ed una delle più fertili per i sedimenti lavici lasciati dall'Etna. Per la sua ricca vegetazione e per gli agrumeti che la ricoprono, (da cui deriva il nome Conca d'Oro), molto importante è la Piana di Palermo. I fiumi sono brevi e a carattere torrentizio; i più importanti sono: il Simeto, l'Alcantara, il Salso, il Belice, il Torto e il Platani. Sulle coste meridionali prevale un clima mite d'inverno e caldo d'estate; nell'interno è più caldo e talvolta torrido. Aspetto negativo del clima è la scarsità di piogge nella stagione estiva.

L'ECONOMIA

L'attività economica prevalente dell'isola è l'agricoltura che, nonostante la mancanza d'acqua, è riuscita a sfruttare intelligentemente clima e suolo, scegliendo le colture più adatte. L'agricoltura siciliana è caratterizzata da colture cerealicole (grano duro, orzo) all'interno e lungo la costa meridionale, e da agrumeti (limoni, arance, mandarini, di cui è la principale produttrice italiana). Notevole è anche la produzione di ortaggi (carciofi, piselli, cavolfiori). Segue per importanza la vite, da cui si ottengono vini ad alta gradazione alcoolica e vini pregiati, come il famoso Marsala. Altre coltivazioni caratteristiche dell'isola sono quelle del pistacchio, del mandorlo e dei capperi. Si allevano pochi bovini a causa del terreno arido e dei pochi pascoli; discreto è l'allevamento dei suini e degli equini. Rilevante la pesca (tonni, sarde, alici, pesci spada, molluschi e crostacei). In passato molto attive erano le tonnare di San Vito lo Capo, Favignana, Sciacca e Mazara del Vallo, in cui la pesca del tonno terminava con la cruenta fase della mattanza. Oggi i principali centri di pesca si trovano lungo le coste meridionali. Nel settore industriale importanti sono le lavorazioni legate alle risorse agricole della regione, come le industrie alimentari e dei derivati degli agrumi (succhi, estratti, essenze, ecc.). Riveste importanza notevole per l'economia dell'isola anche l'industria estrattiva: dal sottosuolo della Sicilia infatti si estraggono idrocarburi (petrolio, metano), salgemma e salmarino, asfalto. Lo sfruttamento dei giacimenti di zolfo, che per un lungo periodo ha rappresentato la maggior industria estrattiva dell'isola, è ora in declino. Grossi complessi industriali (chimici e petrolchimici) sono sorti nel secondo dopoguerra ad Augusta, Gela, Porto Empedocle, Milazzo. Il turismo è abbastanza sviluppato; e fa capo a Taormina, Siracusa, Agrigento, Palermo, isole Egadi ed Eolie, Pantelleria. Sono infine da ricordare le stazioni termali di Termini Imerese, Sciacca ed Acireale.

CENNI STORICI

I primi abitanti dell'isola furono i Siculi e i Sicani, di cui non è rimasta però traccia. Dal 735 a.C. la Sicilia fu soggetta all'immigrazione greca: i Calcidesi fondarono Nasso, Leontinoi (Lentini), Catania e Messina; Corinto fondò Siracusa; Megara fondò Megara Iblea; Creta e Rodi fondarono Gela. A sua volta Siracusa fondò Selinunte, e Gela fondò Agrigento. Tra il 415 e 413 a.C. gli Ateniesi cercarono di invadere l'isola, ma l'impresa fall'i a causa della reazione opposta dai Siracusani; tentarono la medesima impresa anche i Cartaginesi, che vinsero e distrussero Agrigento, Gela e Camarina, finché Dionisio, tiranno di Siracusa non li fermò. L'isola divenne provincia romana nel 241 a.C., ottenendo sotto Cesare la concessione del diritto latino e con Antonio la piena cittadinanza per i suoi abitanti. Nel 280 d.C. fu invasa dai Franchi e nel V secolo dai Vandali, che furono poi scacciati dai Bizantini nel 535. La Sicilia in seguito venne invasa dagli Arabi nell'826 e rimase sotto il loro dominio fino al 1061, quando subentrarono i Normanni. Nel 1250, dopo la morte di Federico II, cominciò un lungo e cruento periodo di lotte: Manfredi, proclamatosi re, venne destituito con la violenza da Carlo I d'Angiò nel 1266, e la capitale fu trasferita a Napoli. I Siciliani si ribellarono e, con la famosa insurrezione dei Vespri, si staccarono da Napoli nel 1282, e si consegnarono a Pietro III d'Aragona (1296). Ciò causò la guerra con gli Angioini, che si concluse favorevolmente per l'isola. Ma alla morte di Federico III il Regno di Trinacria decadde per lo strapotere baronale, e l'isola diventò nuovamente vassalla degli Aragonesi nel 1412, e poi degli Spagnoli nel 1415. Trasformatasi in possesso sabaudo sotto Vittorio Amedeo II, la Sicilia fu poi austriaca (1718-1734), e venne infine conquistata nel 1734 da Carlo di Borbone, formando così con Napoli il Regno delle Due Sicilie. Lo sbarco di Garibaldi a Marsala (1860) segnò il crollo del regno borbonico e l'annessione al Regno d'Italia. Dal 26 febbraio 1948 la Sicilia è costituita in Regione autonoma.


LE CITTÀ

Palermo
(686.551 ab.). Palermo è situata sul golfo omonimo, che si apre sul mar Tirreno al limitare della Conca d'Oro dominata dal monte Pellegrino. È un importante centro commerciale ed ha un attivo porto. Fra le industrie principali ricordiamo quelle metallurgiche, meccaniche, alimentari, chimiche, farmaceutiche, tessili, cartarie, del vetro e della ceramica. Altre attività sono l'artigianato (ceramiche, terrecotte, merletti e ricami), la pesca e il turismo.STORIA. Palermo fu fondata dai Fenici e in seguito venne occupata dai Cartaginesi che ne fecero un'importante piazzaforte. Conquistata dai Romani nel 245 a.C., godette di una notevole prosperità economica fino alla caduta dell'Impero. Dopo essere stata invasa da Vandali e Ostrogoti venne definitivamente occupata dai Bizantini che ne favorirono la ripresa (552). Nell'831 fu conquistata dagli Arabi che ne fecero una metropoli fiorente, nota in tutto il mondo (nel X sec. fu capitale dell'emirato indipendente di Banu Kalb). La sua importanza economica e culturale aumentò sotto i Normanni, che la nominarono sede politico-amministrativa del Regno di Sicilia, e mantenne un ruolo di prestigio in campo internazionale anche sotto gli Svevi. L'arrivo degli Angioini (1266-1282), che accentrarono i poteri a Napoli, provocò una situazione di disagio economico e sociale che sfociò nella rivolta dei Vespri Siciliani. Cacciati gli Angioini dagli Aragonesi, Palermo godette delle autonomie comunali e fu di nuovo sede del re di Sicilia, ma non riuscì a riprendersi completamente dalla crisi politica, economica e culturale, che si aggravò ulteriormente sotto la dominazione spagnola. Nel XVIII sec., dopo le occupazioni dei Savoia (1713-18) e austriaca (1718-35), si affermò la dinastia dei Borboni contro cui la città insorse durante il Risorgimento (moti del 1820, 1840, 1860). Nel 1860 venne conquistata da Garibaldi e votò con un plebiscito l'annessione allo Stato Sabaudo. ARTE. I principali monumenti di Palermo risalgono ai periodi arabo, normanno, aragonese e spagnolo, mentre della città punico-romana rimangono solamente alcuni tratti di mura. Il nucleo medievale è raccolto all'incrocio delle vie Maqueda e Vittorio Emanuele. Nella piazza Vigliena (Quattro Canti) prospettano quattro edifici dalle caratteristiche facciate barocche animate da fontane e statue. Lungo la via Maqueda si incontrano le chiese della Martorana e di San Cataldo. La Martorana venne fondata nel 1143 da Giorgio di Antiochia, ammiraglio di Ruggero II, ed assunse la denominazione di Santa Maria dell'Ammiraglio. Il nome attuale è dovuto a Eloisa Martorana, fondatrice di un attiguo monastero, a cui la chiesa fu ceduta nel 1433. Nonostante i rifacimenti del '500 e del '600 conserva l'elegante campanile ed è considerata una della migliori realizzazioni dell'architettura normanna per l'armonica fusione di caratteristiche arabe e bizantine. All'interno pregevoli sono i mosaici bizantini della cupola, raffiguranti il Cristo Pantocratore, gli Arcangeli, i Profeti e gli Evangelisti (XII sec.). San Cataldo, dalle caratteristiche tre cupolette rosse, conserva intatta la struttura originaria con la merlatura araba. Percorrendo la via Vittorio Emanuele verso l'interno della città si arriva al Duomo dall'imponente mole. Costruito nel 1185, ha subito numerosi rimaneggiamenti nel corso dei secoli che hanno alterato la struttura originaria, di cui restano l'abside e la cripta. All'interno (trasformato alla fine del Settecento) si trovano le tombe dei reali Normanni e Svevi (XII e XVI sec.). Il Palazzo dei Normanni sorge, non molto distante dalla cattedrale, nel luogo di una precedente costruzione araba del IX sec. ampliata dai re normanni nel XII sec. Nel Palazzo si trova la Cappella Palatina, vero capolavoro dell'arte normanna con preziose decorazioni musive su fondo oro (storie dei Ss. Pietro e Paolo, Scene evangeliche, Cristo Pantocratore fra Arcangeli, Profeti ed Evangelisti) di puro stile bizantino che si fondono mirabilmente con il soffitto in legno di stile arabo. Altra splendida testimonianza della Palermo normanna è San Giovanni degli Eremiti a cui si accede dopo aver attraversato un suggestivo giardino. La chiesa, voluta da Ruggero II (1132) 1un essenziale edificio dalla forma squadrata, sormontato da cinque cupolette rosse che le conferiscono un'impronta di sapore arabo. Sempre di gusto musulmano sono il palazzo della Zisa (metà XII sec.) e i padiglioni della Cuba e della Cubula (fine XII sec.). Questi due padiglioni si trovavano nello scomparso parco dei Normanni. Del XIII sec. è la chiesa di San Francesco d'Assisi con un bel portale e, all'interno, statue di G. Serpotta (1723). Un fenomeno caratteristico del XIV sec. fu la costruzione delle dimore dell'aristocrazia feudale palermitana: Palazzo Chiaramonte (1307-1380), dalla struttura compatta e severa, Palazzo Sclafani (1330) e Palazzo Artale. I palazzi Abatellis (1495) e Aiutamicristo (1490-95), entrambi opera di M. Canelivari, come la chiesa di Santa Maria della Catena, testimoniano l'affermazione dell'architettura gotico-catalana nel XIV sec., pur contenendo elementi rinascimentali. Durante la dominazione spagnola la città si arrichì di palazzi (Ugo, Villafranca, Spaccaforno, Butera) e chiese barocche che ancora oggi le conferiscono un aspetto caratteristico. Notevoli esempi dell'architettura barocca siciliana sono le chiese di San Giuseppe dei Teatini (1612) e di Santa Caterina del Gesù (1614, detta di Casa Professa) con sfarzosi interni ad intarsi marmorei. Grande protagonista dell'arte del Settecento fu G. Serpotta che decorò con stucchi gli oratori di Santa Zita, del Rosario di San Domenico e di San Lorenzo. Nello stesso secolo Palermo venne abbellita con i parchi di Villa Giulia (1777) e della Favorita (1799), quest'ultimo situato ai piedi del Monte Pellegrino. Al suo interno 1la Palazzina Cinese, curioso esempio di architettura neoclassica con motivi cinesi. Dell'800 sono il Teatro Massimo e il Teatro Politeama. Un discorso a parte meritano i musei, dei quali il più importante è certamente il Museo Archeologico, uno dei più ricchi d'Italia, dove sono raccolte le sculture dei templi di Selinunte (metope del tempio C, metà VI sec. a.C., e del tempio E, 460-450 a.C.). Nella Galleria Nazionale della Sicilia, sistemata nel palazzo Abatellis, si trova una bella collezione di opere d'arte fra cui il busto di Eleonora d'Aragona di F. Laurana, l'Annunziata e i Tre Santi di Antonello da Messina.LA PROVINCIA. La provincia di Palermo (1.242.055 ab.; 4.995 kmq) occupa la costa nord-occidentale della Sicilia e comprende parte del golfo di Castellammare, il golfo di Palermo, il golfo di Termini Imerese, il monte Pellegrino e le Madonie. Risorsa principale è l'agricoltura che, produce agrumi, olive, frutta, verdura, cereali, vini. Diffuso è l'allevamento di ovini, equini e caprini; la pesca è attiva lungo la costa. L'industria è presente con industrie estrattive (zolfo), alimentari, chimiche e meccaniche. Il turismo è sviluppato nelle località balneari e di interesse artistico. Fra i centri principali ricordiamo Bagheria, Cefalù, Corleone, Misilmeri, Monreale, Partinico, Termini Imerese.

Agrigento
(55.665 ab.). La città di Agrigento è situata su un colle di tufo (326 m s/m.) a pochi km di distanza dal mare. È un centro agricolo e industriale con industrie meccaniche, alimentari, distillerie e mobilifici. Il suo importante patrimonio archeologico richiama turisti da ogni parte del mondo. STORIA. Agrigento (in greco Akràgas e poi in latino Agrigentum) fu fondata da coloni dorici provenienti da Gela verso il 580 a.C. Divenuta importante e potente sotto il tiranno Terone, si alleò con Siracusa e sconfisse i Cartaginesi ad Imera (480 a.C.). Conquistata dai Cartaginesi verso la fine del secolo, attraversò un periodo di decadenza che durò fino alla liberazione ad opera di Timoleonte (340 a.C.). Nel 210 a.C. venne conquistata dai Romani e durante l'Impero conobbe un periodo di prosperità. Alla caduta dell'Impero romano fu dominata dai Bizantini, sotto i quali decadde. Gli Arabi (827-1087) la ricostruirono la città in altura, e ne fecero un'importante fortezza (Karkint e poi Gergent). Alla dominazione normanna seguì quella angioina e, Agrigento sostenne Palermo durante la rivolta dei Vespri Siciliani. Dopo l'arrivo degli Aragonesi seguì le vicende storiche della Sicilia fino al 1860, quando insorse contro i Borboni, aderendo al proclama di Garibaldi. ARTE. Ricostruita dagli Arabi in posizione più elevata rispetto alla città greca, Agrigento conserva un nucleo medievale i cui edifici più rappresentativi sono la chiesa di Santo Spirito (fine XIII sec.) con bel portale gotico e interno decorato a stucchi (XVIII sec.) e il Duomo, costruito nell'XI sec. e ingrandito in seguito. Da piazza Marconi proseguendo per viale Crispi si scende al complesso archeologico della valle dei Templi, dove risaltano imponenti i templi della Concordia e di Giunone, entrambi risalenti alla metà del V sec. a.C. Il tempio della Concordia è una delle migliori realizzazioni dell'architettura greca per la perfezione delle sue proporzioni; del tempio di Giunone rimangono le colonne del lato nord e alcune del lato est. Il tempio di Ercole (V sec. a.C.), il Santuario delle Divinità Ctonie (VI-V sec. a.C.), con i resti del tempio dei Dioscuri, diventato l'emblema della città, e le grandiose rovine del tempio di Giove Olimpico (480 a.C.) sono altre preziose testimonianze della potenza passata di Agrigento. Il complesso urbano del Quartiere ellenistico-romano (IV sec. a.C.- V sec. d.C.) permette di ricostruire la struttura della città greca. Da visitare sono anche l'antichissimo Santuario di Demetra e Persefone (VII sec. a.C.) e la chiesa romanico-gotica di San Nicola, edificata nella forma attuale dai Cistercensi (XIII sec.) sulla sede di un santuario greco. Il Museo Archeologico Nazionale, è importantissimo per conoscere la storia dalla preistoria alla conquista normanna. Notevoli sono la collezione di vasi (dal VI al III sec. a.C.), il telamone (7,75 m di altezza) proveniente dal tempio di Giove Olimpico, il cratere greco del V sec. a.C. e i materiali provenienti dagli scavi del quartiere ellenistico-romano.LA PROVINCIA. La provincia di Agrigento (472.202 ab.; 3.042 kmq), prevalentemente montuosa e collinare, si estende lungo la costa meridionale della Sicilia fra Menfi e Licata. Risorse principali sono l'agricoltura (vite, olivo, cereali, mandorle, agrumi, pistacchi, fichi d'India, cotone e liquirizia), la pesca (sardine, tonni, corallo, spugne), praticata lungo la costa, e lo sfruttamento delle miniere di zolfo, gesso e salgemma. Fra i centri principali ricordiamo Bivona, Canicattì, Casteltermini, Licata, Menfi, Porto Empedocle e Sciacca.

Caltanissetta

(62.708 ab.). Caltanissetta, situata ai piedi del monte San Giuliano (568 m s/m.), è un importante centro agricolo e commerciale (notevole è il commercio di zolfo). STORIA. Conquistata dagli Arabi, la città di Nissa assunse il nome di Caltanissetta che significa Castello di Nissa. Conquistata dai Normanni e poi dagli Aragonesi, nel XV sec. fu feudo dei Moncada, principi di Patern'o. Seguì poi le sorti della Sicilia sotto i Borboni ai quali restò fedele fino al 1860, quando venne conquistata da Garibaldi. ARTE. I principali monumenti di Caltanissetta sono il Duomo (1570-1622), le chiese di San Sebastiano (1605) e di Sant'Agata (XVII sec.) e il Palazzo Moncada (1625), tutti in stile barocco. Ad est della città si trovano i ruderi del Castello di Pietrarossa (di origine araba o normanna) e Santa Maria degli Angeli, che conserva un bel portale gotico del XIV sec.LA PROVINCIA. La provincia di Caltanissetta (283.433 ab.; 2.128 kmq) si estende su un territorio collinare a nord e pianeggiante a sud, comprendendo la piana di Gela. Importante per l'economia della provincia è lo sfruttamento dei giacimenti di zolfo, potassio e petrolio. Prodotti dell'agricoltura sono cereali, vino, olio, mandorle, fichi, pistacchi, agrumi, cotone, tabacco. Fra i centri principali ricordiamo Gela, Mazzarino, Mussomeli, Niscemi, Riesi, San Cataldo.

Catania
(339.271 ab.). Catania è situata sulla costa orientale della Sicilia allo sbocco della piana omonima sul Mar Ionio. È un importante centro culturale ed economico ed un notevole mercato agricolo (agrumi, frutta, vino, cereali). Le industrie principali sono quelle alimentari, chimico-farmaceutiche, minerarie e conciarie. STORIA. La colonia greca di Catania (III sec. a.C.) venne occupata dai Romani nel 263 a.C. Durante l'Impero godette di una certa prosperità economica, ma nel periodo seguente alla caduta dell'Impero Romano venne occupata da Ostrogoti, Bizantini e Arabi. Ripresasi sotto i Normanni, la città seguì le vicende storiche della Sicilia sotto le dominazioni angioina, aragonese, spagnola e borbonica fino all'annessione al Regno d'Italia nel 1860. Più volte colpita dalle eruzioni dell'Etna e dai terremoti nel corso dei secoli, Catania fu distrutta da un terremoto nel 1693 e dovette essere ricostruita. ARTE. Artefice della ricostruzione di Catania dopo il terremoto del 1693 fu G.B. Vaccarini, che diede alla città un'impronta inconfondibilmente tardo-barocca. Opera del Vaccarini sono il bel Palazzo del Municipio (1741), la fontana dell'Elefante (1736) e la chiesa di San Giuliano (1760). Sulla piazza del Duomo prospetta la Cattedrale che dell'originaria costruzione dell'XI-XII sec. conserva parte del transetto e il complesso absidale. La facciata è di G. B. Vaccarini. All'interno si trova la tomba del musicista catanese Vincenzo Bellini (1801-1835). Oltre alla piazza del Duomo, nuclei principali della città sono la piazza dell'Università, con bei palazzi barocchi anch'essi del Vaccarini, la via dei Cruciferi e la via Etnea che dal mare sale verso le pendici dell'Etna. Il Museo Civico, dove sono raccolte testimonianze della storia locale ha sede nel Castello Ursino, fatto costruire da Federico II di Svevia nel XIII sec.LA PROVINCIA. La provincia di Catania (1.097.371 ab.; 3.552 kmq) è delimitata dal massiccio montuoso dell'Etna a nord, dai Monti Iblei a sud, e comprende la piana di Catania. Risorsa principale è l'agricoltura con produzioni di cereali, tabacco, barbabietole, pomodori, foraggi, agrumi, vino, olio, frutta e verdura. Diffuso è l'allevamento e attiva è la pesca (sardine, tonno, alici). Fra i centri principali ricordiamo Acireale, Adrano, Biancavilla, Bronte, Caltagirone, Giarre, Paternò, Randazzo e Riposto.

Enna

(28.475 ab.). La città di Enna sorge su un alto terrazzo calcareo a 931 m s/m. È un attivo centro agricolo e minerario (zolfo, salgemma ecc.) con industrie tipografiche e molitorie. STORIA. L'antico villaggio siculo di Enna fu colonizzato dai Greci nel V sec. a.C. e, grazie alla sua posizione strategica, divenne molto importante. Liberata da Pirro dopo le occupazioni Siracusana e Cartaginese, Enna si alleò con Roma durante la prima guerra punica. Distaccatasi da Roma nel corso della seconda guerra punica, e iniziò a decadere. Dall'858 al 1091 fu occupata dagli Arabi e seguì poi le sorti della Sicilia dopo la conquista normanna. ARTE. La posizione dominante la valle del Dittáino è valsa ad Enna l'appellativo di Belvedere della Sicilia. Per rendersi conto di quanto questo titolo sia meritato basta pensare allo splendido panorama che si gode da piazza Crispi o dal Castello di Lombardia. Questo imponente edificio dalla forma irregolare chiude ad est l'arteria principale della città, la via Roma, lungo la quale sono situati i più importanti monumenti: la chiesa barocca di San Benedetto e il Duomo (XIV sec., rifatto nel secolo successivo) dalle absidi gotiche. Nel Museo Alessi è conservato il Tesoro del Duomo.LA PROVINCIA. La provincia di Enna (182.794 ab.; 2.562 kmq) si estende su un territorio montuoso che comprende i monti Erei e il versante meridionale dei Nebrodi. Importante è lo sfruttamento dei giacimenti di zolfo, salgemma e sali potassici. Prodotti dell'agricoltura sono cereali, frutta, legumi, olivi, viti, mandorli e agrumi. L'allevamento ovino e caprino alimenta la produzione di lana, ricotta, formaggi e burro. Fra i centri principali ricordiamo Agira, Barrafranca, Centuripe, Leonforte, Nicosia, Piazza Armerina, Pietraperzia, Regalbuto, Troina, Valguarnera Caropepe.

Messina
(261.134 ab.). La città di Messina è situata sulla sponda occidentale dello stretto omonimo. È importante nodo di collegamento fra la Sicilia e il continente e centro agricolo (produzione di uva, olive, nocciole, agrumi) e commerciale. Vi è inoltre praticata la pesca del pesce spada. Industrie principali sono quelle navali, metalmeccaniche, molitorie, enologiche, alimentari e chimiche. STORIA. La colonia greca di Zancle (fondata dai Calcidesi nell'VIII sec. a.C.) venne chiamata Messana e poi Messena dal tiranno Anassile che la conquistò nel V sec. a.C. e vi trasferì numerosi esuli messeni, da cui il nome. Divenuta prospera e potente, la città fu distrutta dai Cartaginesi nel 396 a.C. e venne ricostruita da Dionigi il Vecchio di Siracusa. Nel 288 a.C. Messina fu occupata dai Mamertini che, per sconfiggere Gerone II di Siracusa, chiamarono in loro aiuto i Cartaginesi, ai quali poco dopo si ribellarono, alleandosi con i Romani che li liberarono. Questo episodio fu all'origine della prima guerra punica che si concluse con la conquista della Sicilia da parte dei Romani (264 a.C.- 241 a.C.). Messina divenne un prospero centro commerciale e sembrò non risentire della caduta dell'Impero Romano, continuando ad essere importante e fiorente sotto Bizantini, Arabi e Normanni. Nel XIV sec. gli Aragonesi la nominarono loro capitale. Passata agli Spagnoli venne privata di ogni autonomia politica e amministrativa e seguì le sorti della Sicilia fino al 1860, quando venne liberata dalle truppe garibaldine. Nel 1908 fu distrutta da un terremoto e durante la seconda guerra mondiale venne gravemente danneggiata dai bombardamenti (1943). ARTE. Il terremoto del 1908 e i bombardamenti del 1943 hanno distrutto quasi tutti gli edifici antichi della città, che è stata ricostruita con una struttura regolare caratterizzata da vie ampie e parallele. Fra i pochi monumenti rimasti, risalenti quasi tutti al Medioevo, meritano una particolare attenzione il Duomo (inizio del XII sec., più volte ricostruito) e la chiesa della SS. Annunziata dei Catalani (metà XII sec.). Di notevole interesse è il Museo Nazionale, che raccoglie importanti documentazioni archeologiche e artistiche fra cui ricordiamo il polittico di San Gregorio di Antonello da Messina (1473), l'Adorazione dei Pastori e la Resurrezione di Lazzaro del Caravaggio (1609).LA PROVINCIA. La provincia di Messina (679.909 ab.; 3.247 kmq) si estende lungo la costa nord-orientale della Sicilia su un territorio prevalentemente montuoso (monti Peloritani) bagnato a nord dal mar Tirreno e ad est dal mar Ionio. l'economia è prevalentemente agricola (agrumi, viti, noccioli, prodotti ortofrutticoli) e la pesca (pesce spada) è molto diffusa. Accanto alle industrie dolciarie, delle essenze e dei profumi, sono presenti le industria petrolifera, chimica ed estrattiva. Il turismo è sviluppato nelle isole e nelle località di interesse artistico. Fra i centri principali ricordiamo Barcellona, Lipari, Milazzo, Mistretta, Patti, Pozzo di Gotto, San Fratello, Sant'Agata di Militello, Taormina, Tortorici.

Ragusa

(69.683 ab.). La città di Ragusa è situata su un'altura (502 m s/m.) in prossimità dei monti Iblei. Il nucleo cittadino si è sviluppato su due alture calcaree collegate fra loro da una scalinata. Risorsa principale è l'industria, alimentata dalle cave d'asfalto e dai giacimenti petroliferi; sono inoltre presenti industrie alimentari, delle materie plastiche e cementifici. STORIA. Il nucleo più antico di Ragusa (Ragusa Ibla) era probabilmente l'antico centro siculo di Ibla Erea. Conquistata nel corso del Medioevo da Bizantini, Arabi e Normanni, durante la dominazione aragonese fu feudo di varie famiglie locali e, dopo l'avvento dei Borboni, seguì le vicende storiche dell'isola. Nel 1693 fu gravemente danneggiata da un terremoto e venne ricostruita. Alla città si aggiunse un nuovo centro in posizione più elevata. ARTE. Ragusa ha mantenuto la caratteristica planimetria medievale, mentre gli edifici hanno aspetto e forme barocche, essendo stati ricostruiti dopo il terremoto del 1693.Bella è la chiesa di San Giorgio (1738-75) dalla maestosa facciata barocca, opera di R. Gagliardi, come la chiesa di San Giuseppe, dall'elegante interno. Nei pressi della chiesa di Santa Maria dell'Idria (anch'essa barocca) sale la scalinata (242 scalini) che termina vicino alla chiesa di Santa Maria delle Scale (XV-XVI sec., rifatta dopo il terremoto) nella nuova città (Ragusa) sorta dopo il terremoto. Il monumento più interessante di questa zona è il Duomo (1706-60), fiancheggiato da un alto campanile.LA PROVINCIA. La provincia di Ragusa (301.207 ab.; 1.614 kmq) occupa parte della Sicilia occidentale e confina con le province di Caltanissetta, Catania e Siracusa. Prodotti dell'agricoltura sono cereali, uva da vino, olive, agrumi, ortaggi. Diffuso è l'allevamento del bestiame che alimenta l'industria lattiero-casearia. Altre industrie sono quelle estrattive, dei materiali da costruzione, chimiche, petrolchimiche, alimentari e della carta. Fra i centri principali ricordiamo Comiso, Ispica, Modica, Scicli, Vittoria.

Siracusa
(126.721 ab.). Siracusa è situata sulla costa sud-orientale della Sicilia e occupa anche l'isoletta di Ortigia, cui è collegata da un ponte. Agricoltura (ortaggi, frutta, uva, agrumi) e industria (cementifici, oleifici, industrie conserviere, chimiche e petrolchimiche) sono le principali risorse della città, che è anche un importante centro commerciale con un attivo porto. STORIA. Nel 734 a.C. un gruppo di coloni greci provenienti da Corinto fondò il centro di Syrakûsai sull'isola di Ortigia. Retta da un governo aristocratico, la città ebbe un rapido sviluppo e in breve tempo si espanse sulla terraferma. La crisi politico sociale del V sec. a.C. portò al potere Gelone, tiranno di Gela, che instaurò la tirannide (485-78 a.C.). Sotto Gelone e il suo successore, il fratello Gerone (478-66 a.C.), Siracusa raggiunse un'importanza commerciale e culturale e una potenza politico-militare (vittoria sui Cartaginesi ad Imera, 480 a.C.) tali da infastidire Atene. Scacciato il successore di Gerone (466 a.C.), i Siracusani si diedero un ordinamento democratico, ma dopo aver sconfitto gli Ateniesi nel 413, non riuscirono a tenere testa a Cartagine e chiamarono in loro aiuto lo stratega Dionisio il Vecchio: costui, respinta l'offensiva cartaginese, ristabilì la tirannide (405-367). Nonostante il periodo di confusione seguito alla morte di Dionisio (nel 340 Siracusa fu a capo di una lega delle città siceliote organizzata da Timoleonte e nel 317 Agatocle divenne il nuovo tiranno della città), Siracusa continuò ad affermare la sua potenza politica e commerciale. Alla morte di Agatocle (289) ripresero le lotte interne fra i vari gruppi politici, che durarono fino al governo di Gerone II (265-215): questi, coinvolto nella prima guerra punica, si alleò con Roma. Traditi dal successore di Gerone II, Geronimo, che si schierò con i Cartaginesi, i Romani assediarono Siracusa, conquistata nel 212 a.C.Sotto i Romani la città mantenne la sua importanza e la sua prosperità economica. Annessa all'Impero d'Oriente nel 535, rimase bizantina fino alla conquista araba dell'878. Alla dominazione araba seguirono quelle normanna, pisana, genovese, sveva e aragonese. Sotto gli Aragonesi la città godette di un periodo particolarmente felice e ritornò all'antica prosperità; dopo la loro caduta seguì le vicende storiche della Sicilia sotto i Borboni, cui si ribellò nel 1860. ARTE. Siracusa conserva splendide testimonianze del suo passato di fiorente città della Magna Grecia.Fondata sull'isoletta di Ortigia, si estese nel V sec. a.C. sulla terraferma, dove sorse l'agorà e si svilupparono i quartieri di Acradina, Neapoli, Tiche ed Epipoli. Nell'isola di Ortigia si trovano il più antico dei templi dorici siciliani (Tempio di Apollo, VII-VI sec. a.C.), il Duomo (costruito nel VII sec. d.C. inglobando il Tempio di Athena V sec. a.C. le cui colonne sono visibili all'interno) con una sontuosa facciata barocca (XVIII sec.) la Fontana Aretusa (la cui origine è legata alla leggenda della ninfa che si tramutò in fonte per sfuggire ad Alfeo) in cui crescono i papiri, il Castello Maniace (XIII sec.) situato su uno sperone roccioso all'estremità meridionale dell'isola e il Museo Archeologico, che raccoglie preziose testimonianze della storia della Sicilia dalla preistoria all'epoca romana.Tra queste ricordiamo il ripostiglio di Adriano (VIII sec. a.C.), il corredo della tomba di un guerriero (IV sec. a.C.), un Kouros di arte greca arcaica (VI sec. a.C.), la statua di terracotta di Dea in trono (530-20 a.C.) e la collezione numismatica. Il Palazzo Bellomo (XIII sec.) ospita il Museo Nazionale, dove si trova l'Annunciazione di Antonello da Messina (1474). Sulla terraferma è il Parco Archeologico della Neapoli dove sono i principali monumenti archeologici della città. Di questi il più importante è certamente il Teatro Greco (V sec. a.C.; rinnovato nel 230 a.C.), dove ancora oggi vengono rappresentate, tragedie greche. Nei pressi del teatro sono l'Anfiteatro Romano (III sec. d.C.) e la Latomia del Paradiso, cava di calcare da cui veniva estratto il materiale per le costruzioni militari e civili.Qui si aprono l'Orecchio di Dionisio (grotta artificiale dalla forma curiosa) e la Grotta dei Cordari. L'Orecchio di Dionisio deve il suo nome alla leggenda secondo cui il tiranno Dionisio poteva udire, senza essere visto, le rivelazioni dei prigionieri, grazie al fenomeno acustico della risonanza. Nella zona ad est della città, l'antica Acradina, è situata la Latomia dei Cappuccini, dove si trovano suggestive formazioni rocciose. Qui morirono 7.000 prigionieri ateniesi nel 414 a.C.. Sull'altopiano di Epipoli, nell'angolo a nord-ovest dove si incontrano le mura della città, sorge il Castello Eurialo, una delle più complete realizzazioni dell'architettura militare greca, costruito per volere di Dionisio il Vecchio (402-397 a.C.) in posizione imprendibile. Testimonianza del periodo cristiano sono le catacombe di San Giovanni (IV-V sec. d.C.), a cui si accede dalla chiesa di San Giovanni (VI sec., distrutta dal terremoto del 1693) e di Santa Lucia (III sec.). La chiesa di Santa Lucia, costruita secondo la tradizione sul luogo dove la santa subì il martirio nel 304, risale al XII sec. e conserva il Seppellimento di Santa Lucia dipinto dal Caravaggio nel 1609.LA PROVINCIA. La provincia di Siracusa (404.825 ab.; 2.109 kmq) si estende su un territorio prevalentemente montuoso e collinare confinante con le province di Catania e Ragusa. Le uniche pianure sono la piana di Lentini e quella di Pachino. Le coste sono frastagliate (golfi di Augusta, Noto e Siracusa). Risorsa principale è l'agricoltura che produce agrumi, mandorle, olio, vini, ortaggi, frutta, carrube, cereali.Diffusi sono l'allevamento ovino, caprino e bovino e la pesca (Augusta e Siracusa sono i porti principali). L'industria è presente con industrie chimiche, delle materie plastiche, metalmeccaniche, alimentari, estrattive (saline e calcare) e raffinerie di petrolio. Fra i centri principali ricordiamo Augusta, Avola, Lentini, Noto, Pachino.

Trapani
(69.510 ab.). La città di Trapani è situata all'estremità nord-occidentale della Sicilia e si estende su una stretta penisola dominata dal monte Erice (751 m). È un centro commerciale con un attivo porto peschereccio (pesca del tonno). La pesca alimenta l'industria conserviera del pesce, favorita anche dalla produzione di sale. Fra le altre industrie ricordiamo i cantieri navali, le industrie enologiche, i liquorifici, i pastifici e le vetrerie. Tipica dell'artigianato è la lavorazione del corallo, del legno e della madreperla. STORIA. L'importante centro cartaginese di Drepanum decadde nel periodo seguente la conquista romana. Dopo le dominazioni vandala e bizantina venne occupato dagli Arabi (XI sec.) sotto cui divenne una delle città più fiorenti della Sicilia. La sua importanza aumentò durante il periodo normanno. Alla fine del XIII sec. Trapani insorse contro gli Angioini e sostenne gli Aragonesi nella loro conquista dell'isola. Seguì poi le vicende storiche del Regno delle Due Sicilie fino all'annessione al Regno d'Italia. ARTE. Città di aspetto prevalentemente moderno, Trapani conserva un interessante nucleo antico che si snoda lungo il corso Vittorio Emanuele, fiancheggiato da edifici barocchi (palazzo del Municipio, chiesa del Collegio del 1636, Liceo-Ginnasio e Cattedrale del 1636). Il monumento più interessante è il Santuario dell'Annunziata (XIV sec.), che della costruzione originale conserva solo il portale gotico con rosone. La chiesa, rifatta nel XVIII sec., custodisce all'interno la statua di marmo della Madonna col Bambino (la Madonna di Trapani), attribuita a Nino Pisano. Il Museo Nazionale Pepoli raccoglie materiale archeologico, e ha una sezione dedicata alle arti minori locali.LA PROVINCIA. La provincia di Trapani (434.438 ab.; 2.461 kmq) occupa la punta occidentale della Sicilia e confina con le province di Agrigento e Palermo.Si estende su un territorio collinare caratterizzato a nord da coste alte e scoscese. Prodotti dell'agricoltura sono olive, ortaggi, mandorle, fichi, agrumi; la viticoltura alimenta l'industria enologica (marsala, moscato di Pantelleria, passolato). Altre industrie sono quelle estrattive (sale marino), del metano, della lavorazione del marmo, alimentari e conserviere. L'industria turistico-alberghiera è sviluppata nelle località di interesse paesistico (Erice, Isole Egadi) e archeologico (Segesta, Selinunte, Marsala, Erice, Mozia). Fra i centri principali ricordiamo Alcamo, Castellammare del Golfo, Castelvetrano, Erice, Marsala, Mazara del Vallo, Salemi.

L'ETNA
Situato sulla costa nord-orientale della Sicilia, l'Etna è il vulcano più alto d'Europa (3.340 m) ed uno dei principali vulcani attivi della terra. Questo massiccio vulcanico nacque verso la fine del quaternario nel luogo dove era un grande golfo marino e, nel corso dei millenni, assunse la caratteristica forma a cono piuttosto schiacciato, interrotto da coni avventizi e valli di schiacciamento (valle del Bove e valle di Calanna). Il cono terminale si alza a circa 2.900 m dall'altopiano dell'antico cratere ed è formato da un insieme di crateri fra loro indipendenti. Alle quote più basse le falde del monte sono ricoperte da una ricca vegetazione e sono intensamente coltivate (agrumi, viti, peri e meli) fino a 1.700 m. A quest'altitudine si incontrano splendidi boschi di pini e larici. Verso i 2.000 m il paesaggio subisce un brusco cambiamento dovuto alla diminuzione delle acque, abbondanti invece a quote inferiori. I pascoli e i cespugli di ginepro e di astragolo etneo (spino santo) scompaiono dopo i 2.400 m. Fra le molte eruzioni dell'Etna ricordiamo quella del 475 a.C. È legata alla leggenda secondo cui il filosofo Empedocle, che si era ritirato in meditazione sul vulcano (Torre del Filosofo), morì inghiottito dal cratere centrale. Durante l'eruzione del marzo-luglio 1669 nacquero i Monti Rossi e si ebbe lo sprofondamento del cratere centrale: un mare di lava invase Catania e si inabissò nel mare. Fra le eruzioni più recenti citiamo quelle degli anni '70 e '80 durante le quali si aprirono nuovi crateri e nuove bocche eruttive. Nel marzo 1987 veniva istituito il Parco dell'Etna che si estende su una zona di 50.000 ha comprendente 18 comuni e divisa in quattro zone. A cavallo tra il 1991 e il 1992 si vericava una nuova, drammatica eruzione del vulcano. Per mesi la colata lavica ha minacciato il paese di Zafferana Etnea, posto sulle pendici del monte, ma grazie all'intervento della Protezione Civile l'eruzione è stata deviata senza provocare danni alla popolazione e alle zone abitate.

IL DUOMO DI MONREALE
Nei pressi di Palermo, su un terrazzo da cui si domina la Conca d'Oro, è situata l'antica cittadina di Monreale, eletta dai re normanni a loro residenza preferita. Qui si trova uno dei più bei complessi monumentali realizzati in Sicilia nel Medioevo: la Cattedrale, voluta da Guglielmo II e considerata uno dei capolavori dell'arte normanna (1172-1185). l'esterno della basilica è opera di artisti arabi che idearono per l'abside un rivestimento policromo ad archi intrecciati che si moltiplicano creando fantasiosi motivi assieme alla luce che crea begli effetti di colore. La facciata, preceduta da un portico del 1700, è chiusa fra due torri campanarie, secondo uno schema tipico dell'architettura medievale in Sicilia. Un altro portico, molto elegante, opera di F. e V. Gagini (XVI sec.), corre lungo il fianco sinistro. Belli sono i portali con porte in bronzo di Bonanno Pisano (1186) e di Barisano da Tani (1179). L'interno è maestoso, a tre navate scandite da colonne, con pareti coperte da magnifici mosaici raffiguranti storie del Vecchio e del Nuovo Testamento, santi, martiri e vescovi, che culminano nell'immagine del Cristo Pantocratore posta nel catino absidale. Il pavimento è anch'esso a mosaico. Pregevole è la cappella di San Benedetto (XVI sec.), rivestita di tarsie di marmo e di rilievi di G. B. Marino (1788). Sul lato destro della facciata è l'ingresso del chiostro (XII sec.) appartenente al convento benedettino un tempo adiacente alla cattedrale. Il portico è ad archi acuti sostenuti da colonnine gemine, ognuna di forma diversa, con rilievi, mosaici e bellissimi capitelli. Dal giardino di fronte al chiostro e dai terrazzi della cattedrale si gode uno stupendo panorama sulla Conca d'oro e sulla valle dell'Oreto.

LE SOLFARE

Durante il secolo scorso le miniere di zolfo ebbero un ruolo fondamentale nell'economia sicula (all'inizio del XX sec. la regione era una delle principali produttrici di zolfo) e la loro presenza nell'area compresa fa le province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna ha modificato il paesaggio e ha lasciato tracce profonde nel costume e nelle tradizioni locali. Nel Museo della solfara, a Caltanissetta, è stato riprodotto l'interno di una solfara e si possono vedere gli strumenti di lavoro dei minatori. Presso le principali miniere, molte delle quali sono ormai disattivate, si vedono le caverne scavate nella roccia, dove i minatori trascorrevano la notte assieme agli asini e ai numerosi bambini (i carusi, dai sette anni in su) addetti al trasporto dello zolfo all'esterno della miniera. Molto spesso i minatori dormivano nei forni o nei sotterranei delle miniere. Nella solfara di Giangagliano, ancora in attività e dotata di una moderna attrezzatura, è possibile assistere alla lavorazione dello zolfo. Interessante è il procedimento nel quale lo zolfo liquido (in gergo olio) cola dalla porta del calcarone (detta morte) e viene incanalato e fatto solidificare in appositi spazi. La più antica miniera dell'isola è quella di Trabia-Tallarita, situata sul fiume Salso. La parte più antica è la solfara di Trabia (Solfara Grande), iniziata nel 1730. I lavori nella miniera Tallarita iniziarono verso la fine del XVIII sec. e vennero organizzati secondo un'impostazione tecnica più moderna e razionale. L'attività della solfara cessò nel 1976.



CENTRI MINORI

Acireale

(51.614 ab.). Città in provincia di Catania. Ha due sorgenti minerali conosciute e frequentate fin dall'antichità: una sulfurea radioattiva (malattie della pelle e del ricambio, affezioni ginecologiche), l'altra alcalina. Vanta una fonte Galatea e una caverna detta del Ciclope Polifemo.

Augusta

(34.111 ab.). Città in provincia di Siracusa, sullo Ionio. Base navale e militare, porto commerciale e per la pesca. Possiede una raffineria per il petrolio proveniente da Ragusa, una centrale termoelettrica ed estese saline. Produce vino, olio, grano e mandorle. Conserva numerosi monumenti come il castello di Federico II, il Palazzo Comunale e il Duomo del '700. Fondata nel 42 a.C. da Augusto, fu dominio dei Saraceni, dei Normanni e degli Svevi. Durante la dominazione angioina (iniziata nel 1268), acquistò sempre maggiore importanza grazie alla sua posizione. Passò poi nelle mani degli Aragonesi e fu dominata dalle grandi famiglie siciliane (Moncada, Londogna). Divenne un grande porto militare: da qui salpò la flotta cristiana che sconfisse i Turchi a Lepanto. Dal 1675 al 1681 fu dominio francese, poi ancora degli Spagnoli. Fu danneggiata da due scosse telluriche, nel 1693 e nel 1848. Durante la seconda guerra mondiale, da Augusta iniziò l'avanzata alleata in Sicilia.

Bagheria

(48.318 ab.). Città in provincia di Palermo. In ridente posizione, circondata da fiorenti agrumeti e vigneti, fu il centro di villeggiatura preferito dei patrizi palermitani, che vi eressero splendide ville fra cui ricordiamo la Villa Palagonia, fatta costruire dal principe Ferdinando Francesco Gravina nel 1715.

Caltabellotta

(5.079 ab.). (dall'arabo Qal'at-al-ballut: castello delle querce). Centro in provincia di Agrigento, sulla destra del fiume omonimo. Nel 1302 venne qui firmato il trattato di Caltabellotta fra Federico II d'Aragona e Carlo di Valois, che pose fine alla guerra dei Vespri, dichiarando decaduti gli Angioini ed assegnando la corona di Sicilia a Federico II.

Caltagirone

(37.450 ab.). (dall'arabo Qal'at-al-ghiran: castello delle grotte). Centro in provincia di Catania. Nei dintorni della città si trovano necropoli greche. Importanti l'ex cattedrale e la chiesa di San Giorgio, del XVII sec. Caratteristica l'antica industria di terrecotte artistiche.

Canicattì

(32.914 ab.). Centro in provincia di Agrigento. Antico feudo dei Bonanno, vi si ammirano i resti di un castello normanno. Importante centro agricolo e industriale con fabbriche e opifici.

Cefalù
(13.964 ab.). Cittadina in provincia di Palermo, presso la riva tirrenica. È di antica origine; possiede una cattedrale del 1131, ricca di pregevoli mosaici bizantini; ruderi del cosiddetto tempio di Diana. Conserva nei suoi monumenti evidenti tracce della dominazione araba.

Centuripe
(6.521 ab.). Centro in provincia di Enna. Di antichissima origine, fu distrutta da Federico II in seguito ad una sollevazione contro di lui (1232). La città attuale fu fondata nel 1548 da Francesco Moncada. Il territorio è fertile; notevole la produzione di zolfo. Nel 1943 vi si svolsero lunghi ed aspri combattimenti.

Comiso
(29.022 ab.). Centro agricolo in provincia di Ragusa, situato su un colle delle propaggini sud-occidentali dei Monti Iblei, presso le sorgenti del fiume Ippari. Cave di pietra da costruzione e da calce. Fabbriche di sapone e di vasi di terracotta. Nelle vicinanze di Comiso vi è un'importante base NATO. Città nota in età bizantina, Comiso nel XIII sec. passò dalla signoria dei Lubera a quella dei Chiaromonte; nel 1453 fu acquistata dai Naselli della Mastra, che la tennero fino all'abolizione della feudalità in Sicilia (1813). Rimangono le Terme di Diana, con mosaici del III sec. d.C. Fra i monumenti dell'età medievale e moderna vanno ricordati il battistero bizantino di San Gregorio al Castello; la chiesa di San Francesco del XIII sec.; il castello del XIV-XVI sec.; la cattedrale del XV sec.

Corleone

(11.321 ab.). Centro agricolo in provincia di Palermo, a 542 m s/m. sul fiume omonimo. Cereali, olio. Industria casearia e molitoria. Di origine saracena, fu feudo dei Normanni, poi dei vescovi di Monreale. Decadde sotto gli Aragonesi.

Egadi

Isole situate ad ovest della Sicilia e, geologicamente, appartenenti al sistema orografico della Sicilia occidentale. Anticamente si chiamavano Aegates. Il gruppo è formato da 8 isole di cui le principali sono Favignana, Levanzo e Marettimo. Le minori si chiamano S. Pantaleo, Mozia, isola degli Asinelli, Maraone e Formica.

Eolie o Lipari, Isole

Arcipelago (114,8 kmq) del Mar Tirreno, a nord della Sicilia: comprende sette isole principali, tra cui le tre maggiori, Lipari, Salina e Vulcano, formano un gruppo molto ravvicinato. Le altre sono Alicudi, Filicudi, Stromboli e Panarea.

Erice

(29.975 ab.). Centro in provincia di Trapani in suggestiva posizione panoramica; fino al 1934, Monte San Giuliano. Celebre nell'antichità per il tempio di Venere fondato da Enea e distrutto durante le guerre puniche. Conserva la cinta muraria eretta dai Cartaginesi (V sec. a.C.) con rifacimenti romani e normanni. Altri monumenti sono il Castello (XII-XIII sec.), il Castello Pepoli, la chiesa Matrice (1314), San Giovanni Battista, con opere di A. Gaggini e San Martino (XIII sec.).

Gela

(72.612 ab.). Città in provincia di Caltanissetta, sul golfo omonimo, tra capo Scaramia e capo Sant'Angelo. Centro agricolo e commerciale. La piana di Gela è per estensione la seconda pianura della Sicilia dopo quella di Catania. Fu fondata da coloni di Rodi e di Creta nel 688 circa a.C., secondo la tradizione. Primo tiranno di Gela fu Cleandro (V sec.), cui successe il fratello Ippocrate e più tardi Gelone che, impadronitosi di Siracusa, vi trasferì la capitale del suo Stato; gli succedettero i fratelli Gerone e Trasibulo. La città riacquistò l'indipendenza nel 466. Nel 456 vi morì Eschilo.Divenuta possesso dei Siracusani, fu distrutta nel 282 dai Mamertini. Nel 1230 venne fondata da Federico II la città attuale, che ebbe il nome di Terranova di Sicilia, rimastole fino al 1927. In località Caposoprano, è stato recentemente ritrovato un tratto di 200 m della cinta meridionale di mura, databile alla seconda metà del V sec. a.C., e restaurato al tempo di Timoleonte. Ricco il materiale archeologico rinvenuto nella città e nella necropoli.

Lampedusa

Piccola isola del Mediterraneo nel gruppo delle Pelagie. È un grande scoglio scosceso dal suolo sterile; allevamento di conigli, abbondante pesca. Appartiene alla provincia di Agrigento.
Lampedusa e Linosa
(5.697 ab.). Centro in provincia di Agrigento, formato dalle due isolette omonime, le quali costituiscono il gruppo delle isole Pelagie. Vennero occupate dai Borboni nel 1843 e nel 1845. Pesca delle sardelle e delle spugne.

Lentini

(27.470 ab.). Centro agricolo in provincia di Siracusa, sulle prime propaggini collinari al margine meridionale della piana di Catania. Commercio agricolo (agrumi, prodotti ortofrutticoli). Industrie alimentari, del vetro e del cemento. È l'antica Leontinoi, una delle prime colonie greche in Sicilia, fondata nel 729 a.C. dai Calcidesi, caduta poi in potere dei Siracusani. Decadde sotto i Romani che l'avevano conquistata durante la seconda guerra punica. Occupata dagli Arabi nell'848, passò poi ai Normanni. Devastata dal terremoto del 1693, venne ricostruita nello stesso luogo. Notevoli resti archeologici.

Licata

(41.315 ab.). Centro agricolo ed industriale in provincia di Agrigento su un promontorio, posto all'estremità occidentale del golfo di Gela. Commercio agricolo (cereali, ortaggi, mandorle, cotone). Pesca. Industrie chimiche (concimi), dello zolfo, del cemento, cantieristiche, alimentari. Sorge sulle rovine dell'antica Phintias, fondata dai Greci nel III sec. a.C. presso il capo Ecnomus (attuale Capo Sant'Angelo) nelle cui acque Attilio Regolo sconfisse la flotta cartaginese (256 a.C.). Fiorente di traffici sotto gli Svevi (XII-XIII sec.), riprese importanza tra il XVII e il XVIII sec. dopo la quasi completa distruzione da parte dei Turchi nel 1553.

Marsala

(80.292 ab.). Città in provincia di Trapani, presso il Capo Boeo, è l'antica Lilibeo, situata all'estremità più occidentale della Sicilia. Nota per la produzione del vino omonimo. È sede di un importante istituto agrario. Attivo porto. Estrazione di salgemma. Il monumento principale è il duomo, con facciata barocca; notevoli anche la chiesa del Carmine (XVI sec.) e quella di Santa Maria della Grotta, di stile romanico siculo, con affreschi bizantini. Museo comunale. La città fu costruita dai Cartaginesi al principio del IV sec. a.C. e fortificata in modo inespugnabile. Occupata dai Romani dopo la prima guerra punica (241), divenne un importante centro commerciale. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, la città decadde. Gli Arabi la ricostruirono e le diedero il nuovo nome di Marsa 'Ali (porto di AlB), dal quale proviene il nome attuale. Fu emporio commerciale fiorente sotto i Normanni, nel XII sec. Prospera nei secc.XV e XVI, in seguito decadde, per risorgere alla fine del XVIII sec. come centro di commercio vinicolo. A Marsala sbarcò, l'11 maggio 1860, Garibaldi coi Mille.

Mazara del Vallo

(48.377 ab.). Centro in provincia di Trapani sulla riva del mare. È di origine molto antica, costruita forse sulle rovine dell'emporio di Selinunte. Stazione balneare.

Menfi

(13.248 ab.). Centro agricolo in provincia di Agrigento, a 119 m s/m. Allevamento. Ricordata dai tempi di Giacomo d'Aragona, re di Sicilia (m. 1327); dal 1654 al 1812 appartenne, col titolo di contea, ai Pignatelli duchi di Monteleone.

Milazzo

(31.689 ab.). Città in provincia di Messina. È sede di industrie chimiche, tonnare, industria conserviera, ed è il più importante centro vinicolo della provincia di Messina. Grande importanza ha il porto. Nel territorio si producono limoni, vino, olio, pomodori e ortaggi, che vengono esportati. Milazzo, colonia di Zancle (l'antica Messina), fondata nel VII sec. a.C., rimase sempre dipendente da questa città. Decadde in età saracena; ricostruita da Ruggero I, conte di Sicilia, nella seconda metà dell'XI sec., fu fiorente in periodo normanno e durante la successiva dominazione sveva ed aragonese. Cadde sotto il dominio degli Spagnoli e questi, cacciati dalla città nel 1713, tentarono invano di riprenderla ai Piemontesi e agli Imperiali nel 1718, ma gli Austriaci, sbarcati con imponenti forze presso Milazzo, costrinsero gli assedianti a ritirarsi su Messina.

Modica

(50.618 ab.). Cittadina in provincia di Ragusa; è situata a 381 m s/m., sulle pendici meridionali dei monti Iblei. Mercato agricolo (cereali, legumi, uve, olive, ortaggi) e del bestiame; industrie connesse. Fu la Mòtyka dei Siculi, fiorente anche in epoca romana. Occupata dagli Arabi che la ribattezzarono Mohac, fu in seguito eretta contea e divenne uno dei feudi più potenti della Sicilia. Castello dei Chiaromonte, cattedrale barocca.

Noto
(21.811 ab.). Città in provincia di Siracusa, presso la fiumara omonima. Ricostruita dopo il terremoto del 1693, ha edifici e numerose chiese con pregi artistici, di spiccato carattere settecentesco. Ricordiamo il Duomo (XVII sec.), l'ex Convento dei Domenicani (1727), il Monastero del S.S. Salvatore (1706), il Palazzo Comunale (1746), il Palazzo Villadorata (1737), Santa Chiara (1730), la chiesa del Santissimo Crocefisso con all'interno la Madonna del Neve (1471) di F. Laurana.

Pantelleria
Isola (83 kmq) del Mediterraneo centrale. Ha morfologia accidentata e culmina, al centro, nella Montagna Grande (836 m). La sua origine vulcanica è rivelata dalla natura delle rocce, dai frequenti movimenti sismici e da fenomeni secondari. Quasi del tutto priva d'acqua potabile, ha tuttavia un suolo molto fertile. L'isola è costituita in comune dipendente amministrativamente dalla provincia di Trapani, e ha per capoluogo il centro omonimo. Agricoltura (uve pregiate, cereali, fichi, capperi, cotone), con una buona produzione di vini. Allevamento di pecore e asini. Pesca. Movimento turistico in sviluppo.

Patti

(13.262 ab.). Cittadina in provincia di Messina, alle falde dei Nebrodi; è situata a 153 m s/m. Fu edificata dai Normanni di Ruggero I nell' XI sec., nei pressi della distrutta Tindari.

Piazza Armerina

(22.415 ab.). Centro in provincia di Enna; è situato a 697 m s/m., presso il torrente Nociara. Centro agricolo (uva, olive) e minerario (solfatare). Industrie alimentari. Nella contrada Casale, resti di una villa romana (IV sec. d.C.) con pregevoli pavimenti a mosaico.

Porto Empedocle

(16.888 ab.). Centro in provincia di Agrigento. Porto artificiale per l'imbarco dei prodotti dell'interno (zolfo, gesso, fertilizzanti, salgemma) e per l'importazione di prodotti chimici e carbone. Centrale termoelettrica. Attiva è la pesca. Fiorente il turismo.

Sciacca

(38.791 ab.). Centro in provincia di Agrigento. Due antichi castelli e varie chiese. Costruzioni navali; fabbriche di terraglie. Salnitro, soda, zolfo. Pesca delle sardelle. Sciacca sorge alle falde del monte Cronio, sulle rovine dell'antica Selinunte che fu distrutta nell'827 dai Saraceni, i quali si stabilirono nei pressi e fondarono la nuova città. Celebri sono le terme sul Monte Cronio (395 m), perforato da molte caverne dalle quali si ricava il salnitro.

Segesta
Antica città della Sicilia, a nord-ovest dell'odierna Calatafimi, fondata dagli Élimi. Importanti resti archeologici risalenti in gran parte al V sec. a.C.: tempio dorico (fra i meglio conservati della Sicilia), privo di cella interna; santuario; teatro, probabilmente di epoca ellenistica.

Selinunte
Antica città greca, a poca distanza del mare, nel settore sud-occidentale dell'isola (nel territorio dell'odierna Castelvetrano). Fu fondata nella seconda metà del VII sec. a.C. da coloni provenienti da Megara Iblea come caposaldo difensivo contro l'espansionismo fenicio nell'occidente dell'isola. Durante la prima guerra punica Selinunte cadde in mano ai Cartaginesi; e quando costoro vennero costretti a ritirarsi, la città fu di nuovo distrutta e la popolazione evacuata.Da allora Selinunte, città già fiorentissima, fu soltanto un borgo che sopravvisse stentatamente in epoca romana, bizantina e musulmana. Gli scavi sistematici, intrapresi nel 1864, hanno messo in luce le rovine imponenti dell'antica città, sì che oggi Selinunte è uno dei centri archeologici più importanti d'Italia.La zona archeologica è compresa tra due corsi d'acqua, il Gorgo Cottone e il Modione (antico Selinon), alle foci dei quali si trovavano due porti, oggi completamente interrati.L'importanza di Selinunte nella storia dell'arte greca è dovuta soprattutto ai suoi templi (Tempio C, metà VI sec. a.C.) che presentano caratteristiche architettoniche tali da distinguerli nettamente dalle contemporanee costruzioni d'altre città siceliote e più ancora da quelle della Grecia. Di grande interesse sono anche le necropoli. Selinunte è l'unico centro della Sicilia che abbia lasciato resti di valide sculture eseguite sul luogo; anche in questo settore è evidente un gusto locale che interviene a modificare forme di importazione ellenica.Famoso l'efebo bronzeo ora conservato nel municipio di Castelvetrano (è databile verso la metà del V sec.); grande importanza hanno anche le metope conservate nel Museo Nazionale di Palermo.

Taormina
(10.238 ab.). Centro climatico in provincia di Messina;è situato a 204 m s/m. su un terrazzo del monte Tauro, in posizione dominante il mar Ionio. Per il suo incantevole scenario di bellezze naturali è stazione turistica di fama internazionale dotata di buona attrezzatura alberghiera. Rinomato il lido di Mazzarò con l'isola Bella.Miniere di zolfo. Fondata dai Siculi, fu centro della Magna Grecia e in seguito colonia romana. Nel Medioevo conobbe le dominazioni bizantina e araba. Occupata dai Normanni nell'XI sec., fu prospero centro commerciale fiorente con gli Svevi, gli Angioini e gli Aragonesi. Nel XV sec. ebbe inizio la sua decadenza. Conserva parte del Teatro greco, ricostruito dai Romani, l'Odeon, le Terme e la Naumachia. Numerosi anche i monumenti medievali quali la cattedrale, le chiese di Santa Caterina e di Sant'Agostino, il palazzo Corvaia in stile arabo normanno.

Ustica

Isola (8,1 kmq) del mar Tirreno, a nord delle coste settentrionali della Sicilia, in provincia di Palermo. Unico centro il paese omonimo. Viti, cereali, ortaggi e frutta. Turismo. Durante il ventennio fascista, fu luogo di confino.

venerdì 26 settembre 2008

La Provincia di Messina: Milazzo

Milazzo (Sicilia)


La cittadina (poco più di 31 500 abitanti) è situata sulla costa nord della Sicilia, alla base di una lunga e sottile penisola.


Le origini e lo sviluppo medievale.

Sorta su un antichissimo insediamento neolitico tra il IX e l' VIII secolo a. C., la città subì una progressiva ellenizzazione. Nel secondo quarto del III secolo fu conquistata dai Romani. L'antico nucleo urbano dell'acropoli greco-romana si trovava laddove tutt'oggi sono il Castello e la prima città murata. Nell'843 gli Arabi sottraevano la città ai Bizantini, sopprimendo una delle prime sedi vescovili di Sicilia, ma ridandole nuova vitalità. Più tardi Federico II di Svevia vi insediava un importante Castello, primo nucleo difensivo di un sistema fortificatorio ancora oggi conservato quasi integro, cui non fu estranea l'opera di Riccardo da Lentini (1237-40).

Dal XIII secolo traeva origine la teoria territoriale di Milazzo, strategico antemurale di Messina. A conseguenza di tale ruolo la città nel corso del Duecento fu teatro di continue vicende di natura bellica e politica.

A seguito dell'assedio di Roberto d'Angiò iniziarono a sorgere (1346) piccoli nuclei abitati ben più a sud del Castello, nell'area denominata dei Casali. Cominciava, pertanto, a prendere vita quella che gli storici denominarono «terra nuova» o «nuovo borgo».


Dal Quattrocento al Settecento.

Ai tempi di Alfonso d'Aragona il Castello fu rafforzato da una poderosa cinta muraria a torrioni circolari, un sistema fortificatorio destinato a essere superato da nuovi interventi che ai tempi di Carlo V portarono alla costruzione della possente «cinta spagnola». Quest'opera, delineata molto più in basso della cinta aragonese e con un vasto perimetro bastionato, veniva concepita come potenziamento del Castello, ma anche a difesa dell'ampio pianoro a questa circostante. Nel nuovo perimetro vennero collocati due poderosi sistemi a tenaglia rivolti uno a nord-est, l'altro a sud. A lavori terminati (1605), si rese tuttavia necessaria l'aggiunta di due rivellini progettati da Pietro Novelli(1645-46). L'incremento demografico e la stessa fortuna delle sorti messinesi contemporaneamente ispirarono il progetto di nuove costruzioni pubbliche e private nella parte pianeggiante, sull'istmo. Veniva così a realizzarsi una radicale trasformazione strutturale e sociale. La città bassa assumeva un ben preciso impianto urbanistico e una chiara fisionomia anche con edifici di rilievo, soprattutto con palazzi gentilizi di nobile architettura. L'agibilità del sito, l'immediato accesso al mare e alla campagna avevano sedotto la nuova residenza, al punto da determinare, già agli inizi del XVII secolo, il graduale spopolamento della città murata.

Ne conseguiva l'esigenza di arricchire con nuove opere fortificatorie sia la parte bassa della città, sia l'appendice meridionale del Borgo. Veniva costruita pertanto, a partire dal 1578, la lunga cortina occidentale bastionata e si difendevano il versante meridionale di Porta Messina (1582) e quello litoraneo orientale tra quest'ultima e le propaggini del borgo. Nel 1585 Camillo Camilliani avviava i lavori di costruzione del lungo edificio dei Quartieri Militari, che avrebbe separato le due parti della città: quella di pianura, autonoma e decisamente più esposta, e quella del Borgo culminante con la cittadella. Nel 1718-19 Milazzo fu vanamente assediata dal marchese De Lede che tentava di riannettere i Sicilia alla corona di Spagna. I sistemi di offesa avevano suggerito nuovi criteri di attacco che privilegiavano il terreno aperto alle ardite scalate delle roccheforti. Con lo scontro bellico, che si allontanava dal dominio del Castello per invadere i terreni meridionali piatti, anche la città ricomponeva i propri nuovi ritmi lontano dal Borgo; e, infatti, dopo i bombardamenti del 1718-19 e il terremoto del 1783, il disegno nuovo dell'abitato avrebbe interessato soltanto la parte bassa lungo due direttrici centrali e parallele: l'ampia e rettilinea «strada reale» di tracciato cinquecentesco (l'attuale via Umberto I) e l'irregolare percorso orientale che costeggiava la «Marina» (l'attuale lungomare Garibaldi).

Le trasformazioni ottocentesche e la realtà odierna.

Il secolo XIX confermava la centralità della città bassa, dove nuove esigenze urbanistiche stabilivano, in luogo delle cesure fortificatorie, attraversamenti viari. Il primo strumento urbanistico organico promosso dal Sindaco Antonio Cumbo Borgia (1893) proiettava lo sviluppo della città in direzione sud/sud est con la creazione di nuovi quartieri e l'apertura di strade.

Il piano tracciava un asse che con il suo taglio longitudinale avrebbe spaccato i Casali tardomedievali e rinascimentali (l'attuale via A. Cumbo Borgia, opera completata dopo il 1936), arricchendo l'attraversamento della città bassa. Nonostante i bombardamenti del 1943, la lenta attuazione del piano di ricostruzione e altri fattori di natura diversa hanno purtroppo provocato danni non indifferenti alla città e al territorio.

Itinerario di visita

La struttura urbanistica si distingue, per una sorta di gioco di un architetto bizzarro, in tre differenti nuclei:

  • la “città bassa”, posta sull’acrocoro meridionale del promontorio, che si distingue per la presenza di una gran quantità di chiese tutte di pregevole fattura, quali: Chiesa del Carmine innalzata nel 1574 sul luogo ove sorgevano due piccoli templi, Chiesa di S.Giacomo edificata nel 1434 quale voto fatto sotto re Alfonso d'Aragona, per aver questi liberata Milazzo, da un assedio di Luigi d'Angiò re di Napoli, il Duomo di S.Stefano moderna costruzione iniziata nel 1937 ed inaugurata ed aperta al culto nel 1951, custodisce opere di grande valore artistico, provenienti da chiese più antiche come dipinti del '400 siciliano, Chiesa di S. Maria Maggiore, Chiesa di S. Caterina di epoca bizantina, Chiesa del S.S.Crocifisso già esistente nell'anno 1566 ma di seguito restaurata;

  • la “città alta” o “città murata” del Borgo antico, che è quella più remota, di chiara impronta medioevale, dove troviamo il Castello romano-bizantino, bene della Comunità Economica Europea, esemplare unico dell’arte fortificatoria in Sicilia, con il suo Borgo Antico; da segnalare anche: Santuario di S. Francesco da Paola, Chiesa dell'Immacolata, Chiesa del S.S.Salvatore, Chiesa di S. Gaetano, Chiesa di S. Rocco, Chiesa della Madonna del Rosario, Chiesa di S. Giuseppe, Il Palazzo dei Viceré e dei Governatori;

  • la “città nuova” in pianura, ove inaspettatamente si trova l’ottocentesco Palazzo Comunale, la Chiesa dell’Addolorata, sorta tra il 1810 ed il 1813, la Chiesa di San Nicola, nella “Villa Lucifero” (sec. XVII-XIX), il Santuario di S. Antonio da Padova e la Chiesa della S.S. Trinità.

  • Oltre alle innumerevoli risorse cultuali appena elencate, Milazzo, con la sua flora e la sua fauna rimane un’ “isola” naturalistica davvero molto interessante. Per godere le bellezze dei luoghi e del paesaggio e permettere agli amanti della natura un’osservazione più approfondita sono, infatti, possibili ben due percorsi: Salita Monte Trino, della durata di 20 minuti circa e La Baronia.

FESTE E TRADIZIONI..

  • S. Francesco di Paola – Compatrono, il 4 Maggio;

  • Festa patronale - S. Stefano Protomartire, la festa del Santo patrono di Milazzo si tiene ogni anno la prima domenica del mese di settembre;

  • La Berrettella, processione al mare il 6 maggio;

  • Festa di S. Antonio da Padova, pellegrinaggio al Santuario, il 12 giugno;

TIPICITA' GASTRONOMICHE..

Quella della vite sia per la produzione di pregiati vini che di uve da tavola occupa, fra tutte le altre colture, uno dei posti preminenti. Da segnalare le prelibate granite di limone, caffè, frutta e mandorla.

Bibliografia:

“Milazzo – Ritratto di una città” – Antonino Micale e Giovanni Petrungaro – La Nuova Provincia Milazzo (1996);

Milazzo città d’arte: Disegno urbano e patrimonio architettonico” – Franco Chillemi – Mesogea (1999);

Milazzo Sacro” – Padre Francesco Perdichizzi – Stes – Milazzo (1996);

Milazzo: guida turistica artistica” – Antonino Micale – Stes – Milazzo (1974)“;

Guida di Milazzo” – Domenico Ryolo – (1974);

Stradario Storico della città di Milazzo” – Antonino Micale – Stes – Milazzo (1987);

Il Carmelo in Sicilia” – (Non sono disponibili altre informazioni sul testo, danneggiato nella copertina);

Il recupero del centro antico di Milazzo attraverso lo studio dell’iconografia antica” – Cinzia Di Paola – Quaderno del DAU No 20 (Dipartimento di Architettura ed Urbanistica dell'Università di Catania);

Italia da scoprire – Viaggio nei centri minori – Ed. Touring Editore s.r.l., Milano 1996.

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