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domenica 2 giugno 2013

La condizione della donna nell'Ottocento.

2 giugno 2013.

La donna dell’Ottocento, a differenza di quelle delle epoche precedenti, specialmente nel nord Europa, visse quei cambiamenti tipici che si ebbero in quell'epoca ed in particolare quell'intenso processo di trasformazione delle attività umane noto come “rivoluzione industriale”.
Si assiste, comunque, come si è avuto modo di notare nei secoli precedenti, la sostanziale differenza della vita delle donne appartenenti alle diverse classi sociali.
Durante il primo quindicennio del secolo era maturato in Germania una nuova cultura, il Romanticismo, che aveva radici nel pensiero di alcuni filosofi e letterati tedeschi degli ultimi anni del Settecento.
In questo periodo un articolo di Madame de Stiaël fu l’occasione per uno scontro fra classicisti e romantici. I classici insorsero accusando la Stiaël di voler togliere all’Italia l’unica gloria che ancora le rimaneva, quella delle lettere. I romantici, invece, difesero la Stiaël, perché sentivano che amare la patria significava, in quel momento, riconoscere lucidamente la decadenza delle sue cause per sforzarsi di superarle.
La nostra letteratura romantica risorgimentale non raggiunse risultati artistici veramente notevoli, ad eccezione di Foscolo, Leopardi e Manzoni. Fra le donne emerse la figura di Aurore Dupin, scrittrice del movimento romantico, che scandalizzò la società parigina per la vita anticonformista e le relazioni amorose: sfidò la società benpensante portando abiti maschili, scegliendosi lo pseudonimo maschile di George Sand, lanciandosi in amori passionali e sposando la causa dei più deboli ed emarginati.
Dopo alcuni decenni attorno il 1870, prese forma un nuovo movimento artistico in contrapposizione al Romanticismo: l’Inpressionismo.
A scandalizzare il pubblico e la critica fu la mancanza di idealizzazione con cui Eduard Manet presentò il nudo in Olympia; la figura della donna viene esaltata in molti quadri di pittori come Renoir, Monet e Degas.
In un'altra corrente artistica letteraria denominata Verismo, il cui fine era una letteratura che fosse strumento e conoscenza del vero, ebbe come principali rappresentanti meridionali il catanese Luigi Capuana, ed in seguito Giovanni Verga, e una donna: la napoletana Matilde Serao.
Una delle manifestazioni più significative della spinta verso la democrazia fu il movimento per l’emancipazione femminile. Il movimento per i diritti delle donne detto anche “Movimento femminista”, si affermò per la prima volta in Europa nel tardo XVIII secolo e dopo importanti conquiste ottenute a cavallo tra il XIX secolo e il XX secolo passò momenti di difficoltà fino a rifiorire durante gli anni Sessanta del Novecento.
Le tre direzioni di riflessione e di impegno del femminismo sono state:
• la ricerca della solidarietà e la presa di coscienza dell’identità di genere , al fine di consolidare le posizioni politiche e sociali delle donne;
• le campagne di sensibilizzazione a favore dell’aborto, dell’eguaglianza di trattamento economico, dell’eguale responsabilità nella cura dei figli e contro la violenza domestica;
• il fiorire delle discipline accademiche che raccolsero intorno all'area dei cosiddetti “woman studie’s” (studi delle donne e del genere) e che forniscono argomenti teorici e dati empirici del movimento.
Durante la rivoluzione industriale il passaggio dal lavoro artigianale ( che le donne avevano svolto tradizionalmente in casa e senza essere retribuite) alla produzione di massa fece sì che le donne delle classi meno abbienti entrassero in fabbrica come salariate. Ciò rappresentò, pur tra grandi contraddizioni sociali, il primo passo per l’indipendenza, sebbene i rischi sul lavoro fossero elevati e i salari, inferiori a quelli degli uomini, amministrati dai mariti.
Un ruolo determinante nell'affermazione dell’uguaglianza di genere ebbe il movimento delle “Suffragette”, che fiorì dal 1860 al 1930, riunendo donne di diverse classi sociali e di diversa istruzione attorno al comune obiettivo del diritto di voto. Questo movimento era attivo soprattutto negli USA e in Inghilterra dove alcune associazioni iniziarono ad organizzare manifestazioni e proteste.
Negli ultimi decenni del XIX secolo, tuttavia, il movimento per l’emancipazione della donna, grazie soprattutto ad Anna Maria Mozzoni e Anna Kuliscioff, si intrecciò strettamente con quello operaio e socialista e con il Congresso delle donne, indetto a Roma nel 1908 dal Consiglio nazionale delle donne, nacque il suffragismo femminile italiano.
In Italia le donne votarono solamente il 2 Giugno 1946.


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