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Busto dedicato a Giacomo Serpotta in occasione del secondo centenario della sua morte, presso oratorio del Santissimo Rosario in Santa Cita a Palermo.
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Giacomo Serpotta,si formò quasi certamente a Roma. Nel 1682 è di sicuro a Palermo per l'esecuzione della statua equestre di Carlo II di Borbone. Iniziò con l'"Oratorio di San Fedelio" (1678) la sua lunga attività di decoratore in stucco d'interni di edifici sacri nella città di Palermo, che viveva sotto i Borboni un periodo fiorente delle arti, grazie al loro mecenatismo. Tra le sue opere più alte ricordiamo le decorazioni degli oratori di Santa Cita, del Rosario a San Domenico, di San Lorenzo e la chiesa di San Francesco d'Assisi.La personalità del Serpotta sovrasta di gran lunga quella, pur notevole, degli artisti siciliani del suo tempo; i suoi rilievi, che si dilatano sulle pareti degli edifici come ramificazioni sinuose e sensuali, riflettono solo in parte i motivi della scultura barocca, ma l'interpretano in chiave assolutamente personale ed inedita con un gusto che prelude già chiaramente allo stile rococò. I suoi famosi Teatrini, vere e proprie nicchie di grande profondità ed elevata complessità, rappresentano un elemento innovativo e geniale che ha cambiato il volto delle decorazioni a stucco nel periodo barocco innovandone il linguaggio formale. Mirabili ed esemplari sono sia quelli dell'Oratorio del Santissimo Rosario in Santa Cita, in cui vengono ripercorsi i misteri gaudiosi e dolorosi, che quelli, altrettanto straordinari anche se mutilati da furti e atti di vandalismo, dell'Oratorio di San Lorenzo, incentrati questa volta sulla vita dei santi Francesco e Lorenzo.
Un percorso nei quattro mandamenti della città alla scoperta dei capolavori di Giacomo Serpotta.
Qualche anno addietro l’Amministrazione comunale di Palermo ha dato ufficialmente il via all’Anno serpottiano, che focalizza l’attenzione nazionale ed internazionale su Palermo e sui capolavori del grande artista siciliano, custoditi in chiese e oratori del centro storico. In quest’anno che vede la ricorrenza del 350° anniversario della nascita di Giacomo Serpotta, sono stati inaugurati quattro percorsi serpottiani, dislocati nei mandamenti del centro storico. I siti visitabili sono complessivamente venti. L’iniziativa, promossa dall’Amministrazione comunale in collaborazione con la Regione, la Sovrintendenza ai Beni culturali e ambientali e la Curia, è stata fortemente voluta dal Sindaco Diego Cammarata. Il percorso “Itinerari serpottiani” s’inserisce nel Progetto Cultourmed, nell’ambito del Programma di Iniziativa Comunitaria Medocc, a cui partecipano, oltre Palermo, anche Palma di Maiorca, Creta, Malta, la Sardegna e la Campania, e che prevede la realizzazione di differenti itinerari culturali in questi diversi luoghi del Mediterraneo, mete favorite delle navi da crociera. L’avvio dei quattro itinerari è stato anche occasione per eseguire interventi di manutenzione e riqualificazione nei siti interessati. Il sindaco Cammarata ha costituito una task force formata da rappresentanti del settore manutenzioni, del Coime, del Settore Ville e Giardini, con la collaborazione delle aziende Amia e Amap e della Polizia municipale. Una ventina di questi interventi sono già stati eseguiti, dalla sistemazione di alcune basole alla riparazione di caditoie, e si continuerà a monitorare la zona per migliorare l’arredo urbano delle zone che ospitano l’iniziativa, che rimangono sotto stretto controllo anche dal punto di vista della pulizia. Ai visitatori viene distribuita una guida realizzata dal gruppo di lavoro del progetto, coordinato da Donatella Palumbo e Cleo Li Calzi, contenente la piantina del percorso lungo i quattro mandamenti e le schede approfondite delle chiese e degli oratori, appositamente realizzate dallo storico dell’arte e vicedirettore del Museo Diocesano, Pierfrancesco Palazzotto. Il progetto consente, dunque, di unire in un unico circuito chiese e oratori in cui si trovano le opere di Giacomo Serpotta, offrendo tutti gli elementi per renderli fruibili. Ciascun sito è visitabile nei quotidiani orari di apertura, mentre per quelli abitualmente chiusi è possibile prenotare apposite visite guidate.
L’elenco delle chiese e degli oratori inseriti nel circuito degli itinerari Serpottiani.
Il primo itinerario comprende l’oratorio dei Bianchi (via dello Spasimo), la chiesa di Santa Maria della Pietà (via Torremuzza), l’oratorio dell’Immacolatella (via Immacolatella), la chiesa di Santa Maria degli Angeli detta la Gancia (in via Alloro),la chiesa di San Francesco d’Assisi (piazza San Francesco d’Assisi),la chiesa dell’Assunta (in via Maqueda) e l’oratorio di San Lorenzo (via Immacolatella); il secondo itinerario comprende l’oratorio del Santissimo Rosario in San Domenico (in via dei Bambinai), l’oratorio del Santissimo Rosario in Santa Cita (via Valverde) e la chiesa di San Matteo (corso Vittorio Emanuele); il terzo itinerario, la chiesa di Sant’Agostino alias Santa Rita (via S.Agostino), l’oratorio di Santo Stefano Protomartire (piazza Monte di Pietà) e la chiesa di Santa Ninfa (via Maqueda); nel quarto itinerario, infine, sono comprese la chiesa del Carmine Maggiore (in piazza Carmine), la chiesa del Gesù a Casa Professa (piazza Casa Professa), la chiesa di Sant’Orsola (via Maqueda), l’oratorio di San Giuseppe dei Falegnami (via G. D’Alessi), l’oratorio del Carminello (via Porta Sant’Agata), l’oratorio del Sabato a Casa Professa (piazza Casa Professa) e l’oratorio di San Mercurio (cortile San Giovanni degli Eremiti).
LA VITA E LE OPERE DI GIACOMO SERPOTTA.
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Stucchi del Serpotta presso la Chiesa di Sant'Agostino, anche detta di Santa Rita, a Palermo |
Definito da Donald Garstang “il principale artista dello stucco in Europa” e da Giulio Carlo Argan “uno dei massimi scultori del Settecento”, Giacomo Serpotta (Palermo, 1656-1732) realizzò un’autentica rivoluzione stilistica e culturale, rinnovando la tecnica tradizionalmente povera dello stucco in arte ricercata e alla moda. Ebbe fama, successo e committenze dalle principali congregazioni e compagnie ecclesiastiche cittadine e siciliane: oggi i sontuosi apparati decorativi (suoi o di allievi membri della famiglia) sono presenti in una trentina fra oratori e chiese nella sola Palermo.
Il suo “segreto” fu quello di aggiungere polvere di marmo alla calce e al gesso, fino ad allora normalmente usati per formare lo stucco: polvere di marmo che dava una inusitata patina di lucentezza alle figure. La difficoltà di questa tecnica, cioè la rapidità con cui doveva essere lavorato lo stucco prima che si asciugasse, richiedeva un artista particolarmente fantasioso nell’improvvisare dettagli nei volti, nei gesti e negli ornamenti. Accadde, così, che molte confraternite che, per motivi economici, non potevano permettersi il marmo, si rivolsero a Serpotta, il quale con lo stucco realizzava opere assai meno costose, ma dai risultati ugualmente brillanti. L’eccezionale tecnica di Serpotta si sposò al suo talento compositivo, all’esuberanza del gusto e alla capacità di organizzare spazio, immagini e forme nell’ambiente in cui doveva operare. Quel che continua ad essere sorprendente, infatti, dopo 350 anni, nell’opera di questo genio della plastica scultorea, è la sua qualità di magistrale regista di spettacoli d’incomparabile grazia, rispetto al contesto spaziale in cui sono poste le sculture, dove risulta stupefacente la loro orchestrazione plastica e fluttuante. Al punto che, forse, più che di decorazione, è più opportuno parlare di un raffinato teatro nel quale figure allegoriche, putti e “teatrini prospettici” possiedono una vitalità così intensa e morbida, da realizzare una dinamica ritmica quasi musicale. La vita. Poco si sa della sua vita, che non provenga da documenti riguardanti le opere. Nacque nel 1656 a Palermo, nel quartiere della Kalsa, da una famiglia di lapicidi e marmorari palermitani. Il padre Gaspare – autore di due gradevoli statue in Cattedrale – era un uomo difficile, amava i cavalli da corsa e nel 1656 rimase gravemente ferito in una rissa; fu poi arrestato e andò in galera, lasciando la famiglia in gravissime difficoltà economiche. Questa condizione di estrema povertà dei Serpotta e i loro legami di parentela con le principali famiglie artigiane della città fanno pensare che la formazione di Giacomo avvenne nelle botteghe locali, peraltro di eccellenti tradizioni. Certi suoi riferimenti al Barocco romano, più che dovuti ad una sua permanenza nella capitale (piuttosto dubbia), sono da ascrivere alla conoscenza di stampe coeve o a collaborazioni con artisti che a Roma avevano lavorato. Il primo incarico lo ebbe a Monreale, dove collaborò alla decorazione della chiesetta della Madonna dell’Itria. Ma il primo lavoro significativo lo fece nell’oratorio della compagnia della Carità in San Bartolomeo (1679), una delle più antiche di Palermo, distrutto nell’ultima guerra. Fu forse grazie a questo intervento che gli venne commissionata (1680) la statua di Carlo II di Spagna, fusa in bronzo a Messina e distrutta durante i moti del 1848. L’opera più antica che ci è pervenuta, invece, è costituita dai due altari del transetto della chiesa del Carmine, a Ballarò, con l’uso di gigantesche colonne tortili. Il primo capolavoro è l’apparato decorativo nell’oratorio del Rosario a Santa Cita (1685-1690), dove l’artista stuccatore diventa scultore a tutto tondo, padroneggiando sia i grandi spazi che i più piccoli dettagli; e dove si mescolano armoniosamente senso drammatico, sottigliezza psicologica e capacità comunicativa. Qui è importante la probabile collaborazione progettuale con Giacomo (o Paolo) Amato. Ma l’opera forse più equilibrata e solenne di Giacomo Serpotta è la decorazione per l’oratorio dei Santi Lorenzo e Francesco (1699-1706), dove la fusione tra lo stucco e i dipinti seicenteschi presenti nell’ambiente crea un’atmosfera da sacra rappresentazione barocca; un barocco non più grave e pesante, bensì giocoso e leggiadro. Le principali opere successive andranno verso una visione sempre più tendente al rococò: i modelli per i marmi scolpiti da Gioacchino Vitagliano a Casa Professa (primi ’700), gli stucchi nelle chiese di Sant’Agostino (1711), di San Francesco d’Assisi (1723) e di San Matteo (1728). Famiglia e allievi. Serpotta si circondò spesso di allievi e collaboratori, anche per gestire l’enorme quantità di commesse che riceveva. Alcune opere, così, seppure documentate a Giacomo, non sono a lui riferibili, se non nel disegno generale e in qualche parziale intervento. Tra questi collaboratori, che raggiunsero peraltro ottimi livelli di qualità, ci furono il fratello Giuseppe (Palermo, 1659-1719), autore degli stucchi dell’oratorio dei Falegnami; il figlio Procopio (Palermo o Monreale, 1679 - Caccamo 1755), considerato il vero erede del padre, cui si devono, fra l’altro, le decorazioni della chiesa dell’Assunta e degli oratori di Santa Caterina d’Alessandria e del Sabato a Casa Professa; e il nipote Giovan Maria Serpotta (notizie nella metà del ’700), figlio di Procopio. “Il progetto – sottolinea il sindaco Diego Cammarata – promuove la nostra città, ne mette in mostra un passato illustre, evidenziandone, nello stesso tempo, un presente fatto di cantieri aperti, di lavori per creare infrastrutture e sviluppo. I quattro itinerari serpottiani danno la possibilità ai turisti e anche agli stessi cittadini di conoscere un patrimonio prezioso; ma mostranno pure una città che ha fatto della riqualificazione e del recupero una delle sue priorità, che accende i riflettori sul suo cuore antico, con grande attenzione al decoro e all’arredo urbano”.
ITINERARI SERPOTTIANI (una task-force si occupa degli interventi di manutenzioni e riqualificazione).
L’avvio dei quattro itinerari alla scoperta delle opere del Serpotta è stato anche l’occasione per portare avanti interventi di riqualificazione e manutenzione nei siti dove insistono chiese ed oratori. Numerosi interventi sono già stati eseguiti nelle strade inserite nei percorsi interessati. Si va dalla sistemazione del basolato alla riparazione di alcune caditoie, allo spostamento e alla ricollocazione di alcuni cassonetti. E si continua a lavorare per migliorare l’arredo urbano delle aree interessate alla manifestazione. La zona resta sostanzialmente sotto stretto controllo, anche dal punto di vista della pulizia, affinché sia gradevole ed accogliente. La filosofia che anima ancora una volta questo progetto è quella del recupero, della riqualificazione e rivalutazione del territorio, che va di pari passo con l’offerta culturale, con l’apertura e la fruizione di uno dei patrimoni più preziosi che la città possiede. Per raggiungere questo obiettivo è stata messa in campo una task-force, coordinata dall’ingegnere Girolamo D’Accardio, formata da rappresentanti del Settore Manutenzioni, del Coime e dell Settore Ville e Giardini, con la collaborazione delle aziende Amia ed Amap.
Tratto dal sito:
- http://www.comune.palermo.it/
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