Care lettrici e cari lettori, buongiorno. Continuano i post dedicati alle isole dell'arcipelago delle Pelagie, da me visitate nella settimana compresa fra il 23 ed il 30 Agosto 2009. Oggi parleremo della stupenda isola di Lampedusa.
Visualizzazione ingrandita della mappa
L'isola di Lampedusa (isula di Lampidusa in lingua siciliana) è la più estesa dell'arcipelago delle Pelagie nel mar Mediterraneo. Assieme a Linosa conta 6.166 abitanti. Con una superficie di 20,2 km², è la sesta per estensione delle isole siciliane. In antichità il nome era LopadùsaΛοπαδουσσα in greco). Amministrativamente, assieme con Linosa, forma il comune di Lampedusa e Linosa di cui è la sede municipale.
Questa isola, più vicina all'Africa che all'Europa, come si diceva, in effetti è parte della piattaforma continentale africana, e la flora e la fauna sono in parte originarie di questo continente e della sua regione maghrebina.
Geologicamente, Lampedusa, è costituita da depositi calcarei che risalgono al miocene medio-superiore ed in questo sito, allo scopo di tutelare l'ambiente naturale, particolarmente antropizzato nell'ultimo scorcio di secolo, la Regione Siciliana ha istituito, con DD.AA. 291/44, 16.5.95 - 533/44, 11.8.95, su una superficie di 369,68 ettari, una riserva regionale in una zona di protezione speciale (ZPS) e sito di importanza Comunitaria localizzandola fra il Vallone dell'Acqua e Cala Greca.
Ciò in quanto sul territorio indicato esistono importanti specie faunistico - botaniche - ambientali e paesaggistiche che necessitano di particolare tutela, considerato il ristretto ecosistema. Le isole di Linosa (Spiaggia della Pozzolana di Ponente) e di Lampedusa (Spiaggia di Isola dei Conigli nella foto a destra) sono gli unici siti in Italia in cui la presenza di regolari ovodeposizioni da parte di alcuni esemplari è documentata e certa. Purtroppo la densità del turismo di massa e la frequentazione crescente del turismo appiedato (ancora permesso) stanno facendo perdere alla spiaggia dell'isola dei conigli ogni attrattiva per la deposizione delle tartarughe. Nel 2007 e nel 2008 non è stato censito infatti alcun nido a Lampedusa. Le ovodeposizioni sono fortunatamente riprese nel giugno del 2009.Sul versante meridionale dell'isola di Lampedusa si osservano ampie zone di trottoir a vermeti, tipica ecostruttura mediterranea.
STORIA
Che Romani e Arabi avessero creato un insediamento stabile nell'isola, è confermato anche dal ritrovamento di monete dell'epoca e i molti reperti greci provenienti da relitti affondati nel mare lampedusano, testimoniano anche un consistente traffico navale intorno all'isola fin dal 700 a.C.Anche qui gli Arabi approfittarono della sua estrema collocazione geografica e utilizzarono Lampedusa allo stesso modo di Linosa come approdo per le loro scorribande. Si narra, tra racconti fantastici e crude verità sulla ferocia dei pirati , che nascoto in qualche grotta, o sepolto sotto terra, nelle Pelagie vi sia ancora il prezioso tesoro del pirata Dragùt o del più temibile Kaireddin (nella foto a destra). Questo perchè ritenevano le due isole più sicure delle loro città e avrebbero preferito tenerlo nascosto piuttosto che rischiare di essere uccisi dai nemici che volevano impadronirsi dell'immenso tesoro accumulato in anni di razzie. Il fatto che l'isola sia stata rifugio di cristiani, arabi, eremiti e personaggi singolari diede lo spunto a Ludovico Ariosto per ambientarvi il cruento duello tra cristiani e saraceni descritto nei canti 41° e 42° dell'Orlando Furioso. Lo scontro dei tre contro tre a Lampedusa, fra i cristiani Orlando, Brandimarte e Oliviero e i mori Agramente, Sobrino e Gradasso.
Informazioni certe sulla storia di Lampedusa, tuttavia, si hanno a partire dal 1430, quando Alfonso V d'Aragona, Re di Napoli, soprannominato "Il Magnanimo" concesse i diritti e la potestà del mero e misto imperio sull'Isola al suo cameriere personale, Giovanni De Caro dei Borboni di Montechiaro detto "Giovannello". Nel 1551, una flotta ai comandi dell'ammiraglio Andrea Doria, su ordine di Carlo V, distrusse la roccaforte di Mekdia, in Tunisia, covo del pirata turco Dragùt. Durante il viaggio di ritorno, sorpreso da una forte tempesta e dopo avere perso buona parte del suo equipaggio, la flotta si riparò a Lampedusa, probabilmente a Cala Pisana (nella foto a sinistra). Gli uomini dell'equipaggio, affascinati dalla naturale bellezza dell'isola vi si stabilirono incrementando così il numero degli abitanti. Ma la vendetta del turco Dragùt non si fece attendere e due anni dopo durante una scorreria furono deportati dall'isola in schiavitù più di mille abitanti. Tuttavia, il 7 Ottobre 1571 la flotta cristiana comandata da Don Giovanni d'Austria riuscì a sconfiggere la flotta turca e a liberare complessivamente circa quindicimila cristiani prigionieri, catturati dai musulmani durante gli anni delle loro scorribande nel Mediterraneo. Successivamente, per un lungo periodo, l'isola rimase disabitata.
Nel 1630 Giulio Tomasi, avo dell'autore del "Gattopardo", fu insignito da Carlo II di Spagna del titolo di principe di Lampedusa e Linosa. Nel 1760 l'isola venne colonizzata da sei francesi, seguiti, dopo sedici anni, da un nucleo familiare maltese. Successivamente, fu un susseguirsi di arrivi di piccoli gruppi di agricoltori capeggiati ora da maltesi ora da inglesi. Anche i Russi, con il principe Grigori Alexandrovich Potemkim tentarono l'acquisto dell'Isola per poter insediarvi una colonia di sudditi della zarina. Nel 1780 una terribile pestilenza colpì l'isola ed una lapide in marmo datata 1784 rinvenuta in una grotta, conferma appunto la sepoltura di un morto per peste.
Le notevoli risorse economiche necessarie al recupero delle due isole di Lampedusa e Linosa, costrinsero i Tomasi a chiedere un congruo finanziamento ai Borbone minacciando in caso contrario di vendere l'isola agli Inglesi interessati all'acquisto per ovvie ragioni strategiche finalizzate a farne una base militare. La richiesta di vendita venne ufficializzata a Ferdinando II - re delle due Sicilie, che negò fermamente l'autorizzazione, ma anzi per un prezzo di 12.000 ducati, nel 1839 le riacquistò intenzionato a trasformarle in colonie agricole.
Nel 1843 il governo borbonico decise di colonizzare Lampedusa e Linosa emanando un bando tra i sudditi del Regno delle due Sicilie con il quale si cercavano volontari disposti a trasferirsi nelle due isole promettendo loro l'utilizzo di tutto il terreno coltivabile e una rendita per cinquanta anni di 3 tarì al giorno. Vi aderirono alcune famiglie provenienti da Ustica, Agrigento e Pantelleria accompagnati dal capitano di fregata Bernardo Maria Sanvisente (Bernardo Maria Sanvisente prende possesso delle isole di Lampedusa e di Linosa con la carica di «governatore di S.M. Ferdinando Il di Borbone, re del regno delle Due Sicilie, gran principe ereditario di Toscana, duca di Parma, Piacenza,Castro” ecc. ecc. (1810-1859). Come primo atto conferma agli enfiteuti, Gatt di Malta Fernandez, le sentenze di revoca già notificate nel 1839. Sanvisente si era imbarcato a Palermo il 18 settembre a bordo del Piroscafo Rondine con le istruzioni del re di costituire Lampedusa e Linosa in «colonia della real Casa di Borbone e di “costituirvi la novella ne con lo incivilimento del nuovo paese da edificarsi (cfr. Sanvisente, 1849). Giunto a Girgenti (Agrigento) il 19 settembre, prosegue per Lampedusa il 21 settembre insieme con il vapore L'Antilope recando con sé autorità ecclesiastiche e amministrative, gente di varie arti e mestieri con autorità di guardie urbane e sanitarie, un distaccamento militare al comando di un ufficiale. Le navi arrivano a Lampedusa alle ore 13 dei giorno seguente e colte da 24 maltesi, capeggiati da un certo Fortunato Frenda - che è sposato con una figlia di Salvatore Gatt - . Pochi giorni dopo i maltesi, a eccezione di qualcuno, lasciano l'isola per tornare a Malta e Fortunato Frenda si trasferisce con la famiglia sulla costa tunisina, il 6 marzo 1844. Inizia cosi la felice colonizzazione borbonica delle due isole).
Nel rapporto inviato al re Sanvisente descrive il suo arrivo confermando di avere trovato sull'isola pochi ruderi, alcune sepolture e un territorio rimasto dominio di una natura totalmente incontaminata. Vi si estendeva un folto manto vegetale costituito da una fitta macchia mediterranea nella sua forma più evoluta e diversificata. Una vegetazione rigogliosa che confermava la presenza di acqua dolce e che avrebbe facilitato l'opera di colonizzazione. Un ambiente che ospitava una ricchissima fauna composta da conigli, volpi, cinghiali, tartarughe, capre selvatiche e alcuni esemplari di cervi di piccole dimensioni. L'impatto dell'arrivo di Sanvisente e dei suoi coloni fu disastroso. A cinque anni dallo sbarco erano già diventati settecento e su questo paradiso terrestre si generò un sistematico e inevitabile sconvolgimento del territorio. Vennero realizzate le prime grandi opere di Lampedusa, alcune delle quali ancora esistenti. Furono costruiti proprio di fronte al porto sette edifici dove furono alloggiati i nuovi abitanti: "i sette palazzi" (tuttora esistenti). In merito alla colonizzazione di Lampedusa, le cronache dell'epoca riportano due versioni sul comportamento del Capitano Sanvisente. La prima narra che a seguito delle crescente domanda di energia da destinare alla grande rivoluzione industriale in corso in Europa nel corso del diciannovesimo secolo, arrivavano sempre più numerose le richieste di carbone vegetale, ovvero di alberi da tagliare e bruciare. Re Ferdinando, più interessato al denaro che alla salvaguardia dell'ambiente dell'isola, concesse senza problemi le autorizzazioni per la produzione di carbone vegetale acconsentendo, tra le forti proteste del governatore Sanvisente, al disbocamento indiscriminato di Lampedusa.
In pochi anni, l' isola perdette la propria vegetazione (nella foto ecco come si presenta oggi, in prossimità di Cala Galera), di conseguenza, le coltivazioni, sempre più esposte ai forti venti, diventarono più difficili e meno redditizie. Il Governatore Sanvisente non approvando tale decisione, si dimise dalla sua carica e lasciò l' isola. Con le foreste disboscate e il terreno via via sempre più arido, l' economia di Lampedusa si spostò definitivamente verso la pesca, e l' aspetto morfologico cominciò a diventare quello odierno: roccioso, brullo ed arido.
Nel 1860, in seguito alla nascita del regno d'Italia e con la conseguente annessione del Regno delle Due Sicilie, anche le Pelagie diventarono italiane. Nel 1872 il governo italiano interviene su Lampedusa, e decide di convertirla in colonia penale. (Vedasi Cala Galera e quanto resta della colonia penale istituita sull'isola nelle foto sulla destra)
Fonte:
- Isole Pelagie - Linosa e Lampedusa. Opuscolo informativo edito dalla Provincia Regionale di Agrigento;
- Le Pelagie - Lampedusa e Linosa. Vademecum del turista. Opuscolo informativo edito dalla Provincia Regionale di Agrigento;
- it.wikipedia.org;
- www.isoladilampedusa.it;
- http://images4.fotoalbum.virgilio.it/v/www1-4/592/59272/298083/DSCN176-vi.jpg;
- http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/6/69/Lampedusa_versante_sud.jpg/200px-Lampedusa_versante_sud.jpg;
- Sicilia - Di Michelin / MFPM
0 comments:
Posta un commento