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mercoledì 17 agosto 2022

I 12 marziani, di Francesco Toscano. Capitolo sette.

 


Sette.


Marte è un luogo desolato e freddo, inospitale per qualsiasi forma di vita, compresa quella umana; è un mondo arido e di ciò ne fummo coscienti sin dal primo momento in cui mettemmo piede sul suo suolo polveroso di fine regolite, tossico per la presenza di perclorati. Su Marte se non sei concentrato muori; se le tue capacità motorie sono già precarie la percentuale di rimanere in vita su questo corpo celeste è pressoché nulla. Noi quattro sopravvissuti ci trascinavamo stancamente sul suolo marziano, segno che le nostre energie vitali erano ridotte ai minimi termini. Malgrado fossimo giunti sul Pianeta rosso già da qualche giorno e fossimo rimasti per ben cinque giorni nascosti all'interno dell'abitacolo della nostra navetta spaziale, non fummo in grado di recuperare le nostre forze in tempi rapidi, atteso gli otto lunghi mesi trascorsi a bordo di quella assurda "latta di metallo" durante il nostro tormentato viaggio tra le stelle. I segnali di allarme che riecheggiavano all'interno della cabina di comando di quel "catafalco spaziale" continuavano a suonare imperterriti, evidenziandoci l'immediato crash dei sistemi, compreso quello afferente la produzione di ossigeno, necessario per il nostro fabbisogno giornaliero. 

- Prendi quella maledetta pinza, Red! - esclamò Clif.
- Che cazzo ci devi fare?-
- Devo smontare questo maledetto affare, prima che l'ossigeno si esaurisca.-
- Lasciate fare a me!- replicai ai miei due compagni di avventura, avuto riguardo delle mie competenze ingegneristiche.

L'ossigenatore indicava che ci rimanevano pochi minuti di aria in cabina. Era necessario, quindi, abbandonare la navetta, dopo aver indossato le nostre tute, alla ricerca di un riparo ove poter ricreare le condizioni abitative già presenti all'interno della nostra "scialuppa di salvataggio" cosmica.

- Red, Clif, Johannés, abbandoniamo la nave! Recuperiamo ciò che ci occorre per allestire un campo base. Tu, Clif, prendi l'ossigenatore da campo; tu Red, per favore, aiuta Johannés a trasportare la macchina per la produzione di acqua potabile, utilizzando, del caso, il robot trasportatore che è chiuso nella stiva.-

L'ossigenatore da campo produceva una miscela gassosa costituita da ossigeno e azoto. Esso, poi, era in grado di azzerare la produzione di CO₂ chimicamente, con l'introduzione nel dispositivo di idrossido di litio e la consequenziale formazione di carbonato; l'ossigeno non consumato nella stanza che avremmo dovuto creare nel nostro campo base, invece, sarebbe stato riciclato ad hoc. L'acqua per la nostra sopravvivenza sarebbe stata creata utilizzando l'idrazina presente nei serbatoi della nostra navetta spaziale, ancora pieni, sfruttando, poi, i sassi marziani come catalizzatore, tenuto conto che essi sono costituiti, in parte, da iridio. L'idrogeno così prodotto sarebbe stato poi combinato con l'ossigeno per formare l'acqua, sfruttando come  innesco iniziale una scintilla da noi autoprodotta, in modo tale da dare inizio alla reazione chimica. L'acqua da noi prodotta sarebbe stata poi riciclata con un depuratore. Sia l'ossigenatore, che il depuratore, che l'idrazina, erano già presenti all'interno della nostra navetta spaziale e, anche se ingombranti, era solo necessario trasportarli nel luogo in cui si sarebbe deciso di creare il nostro primo campo base.

Red uscì in esplorazione. Era stato addestrato dal governo per cercare un luogo su Marte in cui, in caso di necessità, noi tutti fossimo stati costretti ad abbandonare la nave alla ricerca di un riparo. Fortunatamente a poche centinaia di metri dal luogo in cui la navetta toccò il suolo polveroso di Marte era presente un cunicolo lavico, con un ampia apertura d'ingresso da dove il robot trasportatore ci avrebbe consentito di calare l'attrezzatura necessaria per la nostra sopravvivenza sul Pianeta rosso, compreso l'RTG (Radioisotope Thermoelectric Generators) per la produzione di energia elettrica, ovvero un sistema in grado di produrre una fonte di calore utilizzando il decadimento radioattivo del Plutonio - 238; esso, poi, sarebbe stato sotterrato a breve distanza dal campo base che avremmo dovuto allestire, così da consentirci di avere una produzione di elettricità avente una potenza di 110 W. Il modello dell'RTG in dotazione era un riadattamento tecnologico dell'RTG già presente nella sonda Curiosity che, a decorrere dall'anno 2012, esplorò Marte. Gli scienziati a Terra ci dissero che l'involucro che ricopriva l'RTG fosse sicuro e che non avremmo dovuto temere per la nostra salute, considerando che le emissioni da esso emesse, dei raggi alfa, si sarebbero estinti in pochi secondi.

Continua...

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