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domenica 31 luglio 2022

I 12 marziani, di Francesco Toscano. Capitolo quarto.

  



Quattro.


Conobbi la mia futura moglie all’età di trentadue anni. La nave spaziale con cui era giunta su Marte, proveniente dalla Luna, era ammartata su “New Millenium” in perfetto orario. Il viaggio di andata Luna – Marte era stato perfetto, "un gioco da ragazzi!", così mi disse lei qualche giorno dopo. 

I robot ci avevano aiutato, nel frattempo, a costruire delle navi spaziali sempre più funzionali e adatti ai viaggi spaziali a cui, ai miei tempi, noi esseri umani non eravamo minimamente abituati. Ella era magnifica allorquando la intravidi mentre si accingeva a sbarcare su Marte, dopo un viaggio di pochi minuti, nella sua tenuta da capitano della “Arcade”, la nave spaziale costruita dalla “Indipendence”, una nuova società dedita alle costruzioni di navi spaziali per viaggi a velocità superluminale, che da poco era in esercizio sulla superficie della Luna. La “Arcade” trasportava, oltre che la mia futura moglie, altre 9.000 persone. I robot, a quei tempi, e soprattutto la IA che aveva preso coscienza di sé, avevano inventato oggetti e strumenti che sino a pochi anni addietro noi esseri umani ci potevamo solo immaginare; artefatti, frutto della nuova tecnologia cibernetica, che erano in grado di piegare lo spazio-tempo, e, soprattutto, di generare una energia paragonabile a quella che sprigiona il Sole, poi racchiusa in uno spazio angusto, inimmaginabile ai più allorquando io mi accinsi ad abbandonare la Terra, così consentendoci di intraprendere i primi viaggi a velocità superluminale.

Di lei mi innamorai al primo sguardo. Non fu, pur tuttavia, amore a prima vista per lei; mi raccontò infatti, e solo anni dopo, che si innamorò di me solo dopo qualche mese in cui iniziammo a frequentarci. A quel tempo ero divenuto un ingegnere capo di stanza su “New Millenium”, che io e i miei compagni di viaggio avevamo raggiunto circa cinque anni dopo il nostro ammartaggio.

La stazione marziana “New Millenium”, sino ad allora, contava circa 10.000 abitanti: un numero spropositato di persone, tenuto conto degli spazi e della superficie occupata dalla base, che i robot avevano realizzato per noi in un cratere marziano sovrastato da una cupola enorme.

Alcuni di loro, pochi anni dopo, furono costretti ad abbandonare Marte alla volta di Encelado, il satellite di Saturno, su cui l’umanità aveva realizzato delle infrastrutture abitabili a far data dal 2050.

Su Encelado, pur tuttavia, in pochi anni l’umanità perì a causa di un virus alieno mortale che ci rendeva dei vegetali, giacché il DNA di cui esso era costituito intaccava pesantemente il nostro sistema nervoso centrale. Decenni dopo, fortunatamente, l’umanità riuscì a sconfiggere il virus, riuscendo a ripopolare Encelado. Eravamo ormai una specie intergalattica, che era riuscita, in un ventennio, a realizzare avamposti spaziali sin su Plutone.

Nel 2060 eravamo rimasti solo 100 sopravvissuti su Marte. La guerra intrapresa dalle colonie di stanza sulla Luna e su Marte aveva distrutto gran parte dell’umanità sopravvissuta all’Apocalisse che aveva interessato la Terra. Alcuni governi, infatti, che si erano nel tempo formati sia su Marte che sulla Luna, avevano deciso di dichiararsi guerra, giacché le risorse minerarie, di acqua, di cibo, necessarie alla nostra sopravvivenza erano cominciati a scarseggiare sin dagli anni Quaranta della nuova era.

Ma la causa che aveva fatto scaturire il conflitto era stata la pecunia dell’elemento “115” della tavola periodica degli elementila cui esistenza era stata scoperta decenni prima sulla Terra e che ci aveva fatto comprendere come costruire dei motori a curvatura, simili a quelli che erano stati rinvenuti sugli UFO che alcuni governi avevano gelosamente custodito in talune basi militari a lungo rimaste segrete.
L'elemento 115, infatti, ci consentì di generare un "campo gravitazionale inerziale" in grado di ottemperare al fabbisogno energetico e gravitazionale delle navi spaziali che fummo in grado di costruiremotori di cui erano dotate le nostre navi spaziali avrebbero sfruttato le proprietà della materia definite esotiche, come appunto la generazione di una contrazione dello spazio-tempo per la formazione di wormhole, ovvero dei cunicoli gravitazionali che ci avrebbero consentito di percorrere degli spazi enormi in un batter di cigliaLa fonte energetica della navicella era il reattore che utilizzava l'elemento 115 come carburante primario causando una totale annichilazione dell'elemento che produceva altresì una fonte di energia eccezionale.

Solo 223 grammi di questo elemento sarebbe potuto essere utilizzato per 20 o 30 anni. All'interno del reattore l'elemento 115 veniva bombardato da protoni che trasformavano questo elemento in 116, a cui seguiva poi un decadimento quasi istantaneo con consequenziale produzione di antimateria. Questa antimateria sarebbe poi stata incanalata all'interno di una struttura che la portava a reagire con la materia, così producendo una reazione in cui si otteneva una conversione quasi totale in energia.

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