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domenica 18 dicembre 2016

L'oratorio della Carità di San Pietro di Palermo.

18 dicembre 2016.

Buongiorno!

Ieri sera, passeggiando per via Maqueda di Palermo, a pochi metri da Piazza Vigliena o Quattro Canti, ho avuto modo di constatare che l'oratorio della Carità di San Pietro fosse aperto al pubblico. Così, previo pagamento di un ticket di 3 euro (a persona), ho avuto il privilegio di visitare questo splendido gioiello nascosto di Palermo. L'addetto all'ingresso, a specifica richiesta del pubblico presente, cordialmente fungeva da cicerone. 

La Storia:

L'oratorio è ubicato all'interno del settecentesco edificio noto come Casa Professa dei Camilliani o dei Padri Crociferi, che si affaccia proprio sulla predetta via Maqueda.

Nel 1600 i preti poveri stazionavano ai Quattro Canti per chiedere l’elemosina o aspettare che qualcuno li ingaggiasse per celebrare una messa: un gruppo di sacerdoti sentì l’urgenza di autotassarsi per offrire la propria solidarietà ai fratelli più disagiati. 
Nacque nel 1608, così, la Congregazione della Carità di San Pietro, che resiste ancora oggi dopo più di 400 anni e che ha sede in via Maqueda, al civico 206. 

La costruzione di detto edificio fu avviata nel primo scorcio del Seicento, quasi contemporaneamente ai lavori di costruzione della Chiesa di Santa Ninfa.   
L'architetto Giacomo Amato, religioso dell'ordine dei Chierici regolari Ministri degli Infermi, ne curò la definizione agli albori del Settecento. 
Nel 1738, Guglielmo Borremans, pittore fiammingo nato ad Anversa nel 1672 circa, dopo una breve sosta ad Alcamo, tornò a Palermo per decorare l'oratorio della Carità di San Pietro. Il Borremans, nella circostanza, creò gli splendidi affreschi della volta noti come la Liberazione di San Pietro dal carcere e la Gloria di San Pietro
L’assetto dell’oratorio fu modificato alla fine dell’800 per ricavare delle botteghe a pian terreno.
Di seguito, pubblico alcune immagini e un breve filmato, realizzati con il mio smartphone durante la visita del tesoro d’arte realizzato nel Settecento da Guglielmo Borremans:









Fonte:


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